CINEMACRISI al Madre

Nei momenti di grave crisi le forme di rappresentazione più significative e popolari, e tra esse il cinema, hanno elaborato opere sintomatiche. Il crollo della Borsa di New York nel 1929 (evento spesso accostato alla situazione attuale) e la “Grande Depressione” fecero conquistare allo spettacolo cinematografico un enorme spazio e una rilevanza, anche politico-ideologica, prima sconosciuta. I gravi disagi e le peripezie di una popolazione violentemente segnata dalla mancanza di occupazione e da una perdita generalizzata del potere d’acquisto, portarono Hollywood a far sua la politica del New Deal, proponendo al pubblico americano opere basate sui valori dell’ideologia rooseveltiana.

I nuovi ideali, che la nazione elesse come salvifici, trovarono nel cinema una cassa di risonanza in perfetta sintonia con le scelte del potere democratico: da un lato le crude descrizioni di John Ford (che con “Furore” diresse uno dei film più progressisti mai fatti a Hollywood, in linea con le ideologie del New Deal) dall’altro le commedie di Frank Capra nelle quali l’ideologia dell’ottimismo rooseveltiano amplificava le proprie suggestioni. La crisi economica attuale, che investe il mondo globalizzato, vede il cinema in posizione non più egemonica e dominante, ma solo come uno dei molteplici mezzi di comunicazione, non certo quello in grado di influenzare le risposte sociali. In ogni caso, il cinema denuncia da tempo i sintomi di un malessere che si è rivelato in tutto il suo potere destabilizzante.

Geometrie perfettibili, architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti

La geometria, la matematica, le forme costituenti il mondo circostante e, in definitiva, l’architettura, rappresentano il punto d’incontro del lavoro di Guido Bagini, Paolo Cavinato, Michael Johansson e Michelangelo Penso che viene presentato dal 19 gennaio alla Galleria The Flat – Massimo Carasi di Milano in una mostra che, partendo da concetti classici ormai ben radicati nella storia dell’arte, giungono ad una loro rielaborazione in chiave contemporanea nella quale passato e presente sono perfettamente sintetizzati.

Quattro artisti dal background e dagli stili differenti, accomunati da una profonda ricerca di deformazione e integrazione di forme geometriche che generano architetture nuove, spesso irreali ma sempre illusorie e accattivanti. Quattro artisti che non possono prescindere dal contatto fisico con l’opera d’arte, per cui la manualità è primo e fondamentale strumento per esprimere l’idea. In Geometrie perfettibili il loro lavoro parte dall’assemblaggio di differenti forme, spesso dilatate, distorte, incastrate, prospetticamente illusorie e singolarmente insignificanti, per arrivare ad un perfezionamento insito nell’opera finita, inseparabile dall’intervento manuale dell’artista. Linguaggio oggettivo elevato a linguaggio creativo. Architettura come medium per rivelare l’espressione estetica in tutta la sua forza; geometria come punto di partenza e di arrivo per ottenere la perfezione che, notoriamente, non fa parte dell’universo umano ma a cui l’uomo ha sempre aspirato.

Omaggio alla carriera per Luigi Ontani, succede a Bologna in occasione di Arte Fiera

Venerdì 27 Gennaio alle ore 21.00 il Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna e UniboCultura, con la collaborazione del Comune di Bologna e Arte Fiera Art First 2012, presentano la terza edizione dell’omaggio dedicato ad artisti di fama internazionale invitati a Bologna in occasione di Artefiera. Dopo Bill Viola nel 2010 e “Lady Performance” Marina Abramovic nel 2011, l’omaggio di quest’anno è rivolto a Luigi Ontani, protagonista indiscusso nel panorama artistico internazionale. Renato Barilli, curatore e moderatore dell’evento, sarà affiancato da Aldo Busi in un dialogo a tre. Illy, abituale sostenitore di eventi di prim’ordine nel panorama artistico contemporaneo, ha confermato anche quest’anno il suo supporto all’evento.

L’omaggio alla carriera di Luigi Ontani avverrà attraverso immagini e video delle sue storiche performances realizzate negli anni Settanta, fino alle sue più recenti produzioni. S’intende percorrere l’intero curriculum dell’artista, ricco senza fine di esiti brillanti nella creazione di dipinti, oggetti, tessuti, ceramiche, e in una serie incessante di tableaux vivants, ricostruendolo mediante la proiezione su maxi-schermo di una fitta documentazione, fino all’ultima creazione che vede un gruppo di maschere impersonare i colori della tavolozza recando mazzi di fiori.

New York: Directions, Points of Interest alla Galleria Massimo De Carlo

Il 25 gennaio 2012 la Galleria Massimo De Carlo di Milano inaugura la mostra New York: Directions, Points of Interest, una collettiva di giovani artisti che vivono e lavorano a New York, curata da Elena Tavecchia. La mostra si presenta come una mappatura artistica della città. Così suggerisce il titolo, composto dalle prime parole che appaiono aprendo Google Maps. Gli artisti che partecipano sono eterogenei per formazione, per mezzi espressivi che utilizzano e per messaggi che comunicano con le loro opere, ma ciò che li accomuna è che ognuno di loro vive, a modo suo, la Grande Mela.

Melting pot di culture e centro della scena artistica contemporanea, New York è un mosaico di realtà disparate, racchiuse tra i confini urbani, una città con un doppio sviluppo, verticale con i suoi grattacieli svettanti e orizzontale con l’esteso reticolo di strade e incroci. Ogni quartiere vive di una propria identità, così da Brooklyn a Chelsea al Lower East Side il panorama artistico può variare notevolmente. I protagonisti della collettiva riproducono questa molteplicità di ambienti, situazioni, stimoli culturali, offrendo ognuno un modo diverso di percorrere artisticamente questa grande città. I lavori di Jason Loebs, Justin Matherly, Sean Paul, Valerie Snobeck, Mika Tajima, Josh Tonsfeldt, Daniel Turner e Sara VanDerBeek dialogheranno e si confronteranno nelle tre sale della galleria.

Click or Clash? Strategie di collaborazione

LaRete Art Projects e la Galleria Bianconi di Milano presentano il 19 gennaio la seconda tappa di Click or Clash? Strategie di collaborazione con la partecipazione di Marco Giovani, Niklas Goldbach e Yves Netzhammer e la collaborazione curatoriale di Julia Draganovic e Elena Forin. Click or Clash? Strategie di Collaborazione è un progetto articolato e di lungo periodo che si propone di affrontare come l’accordo o il disaccordo, il consenso o il conflitto, possano oggi creare delle nuove opportunità nell’ambito della sfera della collaborazione, tema fortemente attuale non solo  nelle pratiche artistiche.
Attraverso una strategia di collaborazione orientata verso l’affermazione di una vicinanza complessiva, declinata anche attraverso il valore delle singole differenze, il secondo episodio di Click or Clash? Strategie di collaborazione si concentra sul tema delle strutture di potere nella nostra società: il singolo individuo e le sue relazioni, lo spazio e la tecnologia, e il ruolo dell’immagine sono il punto di partenza di un nuovo confronto sul tema della collaborazione. In questo caso i tre artisti hanno deciso di sviluppare individualmente le loro visioni sul tema, al fine di creare un dialogo all’interno di un percorso tra i singoli lavori. Il team curatoriale, formato da Julia Draganovic e Elena Forin, sviluppa in questa occasione una nuova pratica di collaborazione nella lettura delle opere, al fine di estendere e di approfondire le possibilità critiche e il potere narrativo dei singoli lavori e della mostra.

Anthony James alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery è lieta di presentare Consciousness And Portraits Of Sacrifice (dal 12 gennaio al 23 febbraio 2012), prima personale italiana dell’artista anglo-americano Anthony James. In una sintesi di eleganza formale e concettuale, le opere di Anthony James fondono precisione tecnica, ripetitività e spettacolarità, mettendo a nudo l’influenza mitica e persistente di un minimalismo velatamente surreale nell’arte e nella cultura contemporanea.

Lo spazio milanese ospita due installazioni dell’artista della serie Birch Cube, che si configurano come due light box trasparenti, cubi luminosi che custodiscono intricate foreste vergini di legno di betulla, moltiplicate all’infinito grazie agli specchi sapientemente posizionati a disorientare lo sguardo, che viene assorbito in un’immagine suggestiva capace di ricollocare lo spettatore in uno spazio innaturalmente distante e riflettente. Il legno rimane così intrappolato in questo gioco illusionistico, tremendamente immobile e avulso dalla mano dell’uomo; le opere di Anthony James diventano vetrine minimaliste simili ad un tempio, reliquiari di grandi dimensioni.

Brian Duffy, l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda

Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze inaugura il 12 gennaio la prima retrospettiva completa di Brian Duffy (1933-2010), l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda. La mostra arriva in prima assoluta in Italia dopo il grande successo ottenuto alla Idea Generation Gallery di Londra. L’ evento è inserito nelle manifestazioni di Pitti Immagine Uomo 81. Celebrato autore di tante immagini della Swinging London e famoso per le sue fotografie a musicisti, attori e modelle, Duffy ha creato il culto del fotografo di moda mettendo se stesso al centro della passerella, insieme a modelle e celebrità.

All’apice della sua carriera, nel 1979, Duffy ha lasciato la fotografia. Ha radunato la maggior parte dei suoi lavori nel giardino dietro casa e ne ha fatto un falò. Faticosamente, dopo anni di ricerca tra gli archivi e le pubblicazioni di tutto il mondo, il figlio Chris ha recuperato 160 fotografie. L’insieme di immagini iconiche, rare e inedite che ne è risultato, offre un vero e proprio catalogo dell’iconografia culturale degli anni ’60 e ’70: dai mitici divi di Hollywood da Michael Caine e Sidney Poitier alle grandi rock star John Lennon, David Bowie e Debbie Harry, dalle bellezze di quegli anni Jean Shrimpton e Joanna Lumley alla leggenda letteraria William Burroughs, e molti altri ancora.

Ursula Mumenthaler allo Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande di Roma

Lo studio d’arte contemporanea Pino Casagrande è lieto di ospitare (dal 26 gennaio al 16 marzo 2012) per la prima volta nei suoi spazi l’artista svizzera Ursula Mumenthaler. In mostra una selezione di oltre 20 fotografie che testimoniano i diversi lavori sullo spazio risalenti alla metà degli anni novanta, fino alla recente serie berlinese “Eingezäunte Brachflächen in Berlin” del 2007.

Lo spazio e la luce sono le linee guida essenziali per entrare nei lavori di Ursula Mumenthaler che a partire da interventi pittorici all’interno di edifici industriali dismessi come fabbriche, garage, sanatori e hotels, traccia perimetri geometrici che risolve in campiture di colore monocrome, poi racchiuse in un’unica prospettiva fotografica, quella frontale dell’osservatore. Da luogo come spazio vissuto in prima persona, a luogo come habitat universale, l’artista sentirà poi il bisogno di allontanarsi dalla geometrizzazione della forma come pratica pittorica, per cercare la stessa nell’edificio in quanto architettura.

SCAMBIO D’AUTORE dopo GEORGES DE LA TOUR 6 STREET ARTIST DIPINGONO IL MURO DOVE ERANO COLLOCATE LE DUE OPERE

Si e’ conclusa con il successo decretato da 210.000 visitatori la mostra dei capolavori di Georges de La Tour, L’Adorazione dei Pastori e San Giuseppe Falegname, organizzata da Eni con il museo del Louvre e il Comune di Milano. La novita’ di quest’anno e’ che le luci dell’esposizione si abbassano ma non si spengono e, in una staffetta di creativita’, il testimone passa ora a sei giovani street artist che, con la performance Scambio d’autore, danno nuova vita a un muro speciale, quello dell’allestimento.

Scambio d’autore continua il percorso artistico iniziato con la mostra e si sviluppa in una sola notte all’interno della sala Alessi di Palazzo Marino in pieno centro a Milano per poi essere esposto nello spazio Superground nella periferia sud della città. L’arte diventa il trait d’union tra il passato del pittore francese e il presente di sei artisti contemporanei, tra il centro di Milano, dove il muro verrà dipinto, e la periferia della città, dove il muro verrà ricostruito, tra la notte in cui l’opera verrà realizzata e il giorno in cui l’opera verrà esposta.

Davide Balliano – SONO LEGIONE. Concerto per coltello, chitarra e tempesta

Mercoledì 11 gennaio si inaugura al Madre di Napoli per SONO LEGIONE. Concerto per coltello, chitarra e tempesta, un progetto di Davide Balliano con la collaborazione di Stefano Manzi e Danilo Battocchio. La performance è il secondo appuntamento della rassegna Corpus. Arte in Azione, a cura di Adriana Rispoli | Eugenio Viola.

La ricerca di Davide Balliano indaga il lato oscuro dell’esistenza attraverso un’estetica minimale e a tratti asettica che restituisce scenari cupi e visionari. L’artista esplora le scaturigini dell’animo umano, le sue fragilità e incoerenze. Il suo è un immaginario multiforme che emerge da una pluralità di media: disegno, installazione, pittura, performance, piegati ad evidenza degli aspetti irrazionali di un’umanità alienata, in balìa di ansie e ossessioni.

A bordo del Cuore d’Oro, è il titolo della 7ª edizione del Bologna Art First

A bordo del Cuore d’Oro, è  il titolo di questa 7ª edizione del Bologna Art First, curata da Julia Draganovic, e visitabile dal 27 Gennaio al 26 Febbraio 2012. Ricordate i primi anni ottanta, la guerra fredda e la constante sensazione di minaccia mondiale? Era Douglas Adams che ci insegnava a relativizzare la nostra situazione illustrando, con la sua Guida Galattica per Autostoppisti, la fine del mondo e facendoci capire che non siamo l’ombelico dell’universo. La teoria dell’eterno ritorno proclamata da Friedrich Nietzsche sembra confermarsi un’altra volta: all’inizio del secondo decennio di questo nuovo millennio ci sentiamo di nuovo vicino all’implosione, stavolta però non è la minaccia delle armi nucleari, ma quella del mercato finanziario mondiale.

Con A Bordo del Cuore d’Oro, titolo preso in prestito dal nome dell’astronave sulla quale il protagonista di Douglas Adams viaggiava per la Galassia, Bologna Art First invita ad un viaggio che porta lontano dalle preoccupazioni economiche. Camminando per il centro storico di Bologna si scoprono 10 posizioni artistiche serie ed ironiche, che provocano a volte delle riflessioni critiche, altre volte  stimolano un sorriso. Lo scopo di questo percorso eterogeno ed ecclettico non è di far dimenticare le crisi, ma di prendere una distanza sdrammatizzante per farsi stimolare a riflessioni non scontate.

Montaggio delle Attrazioni

Il 13 gennaio inaugura alla Galleria L’Attico di Roma la mostra Montaggio delle Attrazioni. Dal comunicato stampa: “Trovare il titolo a una mostra o a uno spettacolo è un’incombenza che mi tocca, piacevole rovello, alcune volte l’anno. Il giusto titolo, calzante, vuole i suoi tempi per rivelarsi. Può darsi che venga alla luce di getto, vena carsica snidata dal mio bastone appuntito di rabdomante. Più spesso, però, l’idea buona non sgorga subito. E’ stato questo il caso di Montaggio delle attrazioni. Così definì il cineasta russo Sergej Ėjzenštejn il suo processo di assemblaggio delle immagini filmiche disposte in sequenza. E per l’appunto cos’è questa mostra, fatta salva la diversità strutturale del cinema, se non una ricerca di relazione tra le immagini, nella fattispecie dipinti e sculture? “Ecco, la mostra è montata” ho come sempre mormorato tra me e me alla fine dell’allestimento. In quel momento, sgominando gli altri titoli in lizza, mi è scattata l’associazione con Ėjzenštejn.

È pur vero che il modo di allestire le mostre non può essere più lo stesso dopo il consolidamento dell’installazione come nuova forma d’arte. Essa è sì la provvidenziale foglia di fico, il comodo escamotage cui ricorrono tanti sedicenti artisti. Ma non si può negare che abbia nobilitato l’idea di spazio, elevato da mero contenitore a rango di opera d’arte, fondata sull’equilibrio d’insieme dei singoli elementi in gioco. In linea di principio è con questo spirito che allestisco spettacoli e mostre. Ed ora inoltriamoci nelle cinque sale espositive. Quella di Di Stasio è una vera e propria scatola ottica dove due pitture si fronteggiano: un gigantesco viandante nudo provvisto di bastone che sovrasta la città notturna, e lo stesso gigante divenuto lillipuziano, visto come attraverso un cannocchiale rovesciato. Il lavoro maniacalmente figurativo di Di Stasio è perfetto per gli illusionismi.

Urs Fischer a Palazzo Grassi

La mostra di Urs Fischer inaugura una serie di esposizioni monografiche dedicate ai più importanti artisti contemporanei che saranno presentate dal 15 aprile a Palazzo Grassi in alternanza e complementarietà con le mostre tematiche della collezione.

Ideata dall’artista stesso e da Caroline Bourgeois espressamente per gli spazi di Palazzo Grassi, la mostra raccoglierà una trentina di opere dell’artista e comprenderà lavori provenienti da collezioni internazionali, realizzati dall’artista a partire dagli anni ’90 sino a oggi, e alcune nuove produzioni. L’esposizione si articolerà negli spazi dell’atrio di Palazzo Grassi e lungo tutto il primo piano, mentre al secondo piano proseguirà la presentazione di opere della François Pinault Foundation. La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione curata dall’artista e da un programma di film da lui selezionati.