Da mezzogiorno a mezzanotte – Giornata di disorientamento: A.R.I.A. al Valle Occupato

Domenica 11 dicembre, da mezzogiorno a mezzanotte, il Teatro Valle Occupato, ospiterà  gli artisti di A.R.I.A. offrendo riflessioni, dibattiti ed esposizioni di opere sul tema del disorientamento.

La giornata organizzata dagli artisti di A.R.I.A si svolgerà a conclusione della Permanenza artistica di Riccardo Caporossi – dello storico gruppo teatrale “REM & CAP” – proponendo una riflessione sul disorientamento (tema dell’intera giornata), utilizzando linguaggi eterogenei: performance, dibattiti, istallazioni, video, etc… Nell’intero spazio del Teatro Valle Occupato, si alterneranno, quindi, momenti assembleari intorno ai temi già evidenziati dagli artisti nei mesi scorsi a presentazioni di opere appositamente create o già esistenti, ma comunque scelte direttamente dagli artisti per l’attinenza col tema della giornata. 

Ragnar Kjartansson e la difficile vita del performance artist

Giusto in questi giorni ha avuto luogo la cerimonia di chiusura di Performa 11, l’ormai celebre biennale della performance art che puntualmente richiama un sempre più crescente nugolo di spettatori in quel di New York. Quest’anno la manifestazione ha persino istituito un premio in denaro, vale a dire il Malcolm Award alloro che deve il suo nome al grande Malcolm McLaren, compianto manager e produttore discografico nonché lungimirante scopritore del fenomeno punk e motore centrale dei Sex Pistols di Rotten e compagni.

Il premio è stato vinto dal bravissimo Ragnar Kjartansson che con la sua opera in 12 ore dal titolo Bliss è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico e degli organizzatori, portandosi così a casa un bel gruzzoletto costituito da ben 10.000 dollari di premio finale. Questo congruo bottino apre però una parentesi sul reale mercato della performance art. Se è vero che in questa occasione Kjartansson è stato remunerato per una sua opera, è altrettanto vero che, salvo sporadiche occasioni, le fonti di guadagno per un performer artist sono molto limitate.

Sara Wookey accusa Marina Abramovic ed il MOCA

La serata di gala organizzata dal MOCA di Los Angeles con tanto di performance progettata da Marina Abramovic è tornata nuovamente sulle prime pagine dei maggiori magazine di arte contemporanea. Artinfo ha infatti pubblicato una lunga lettera scritta dalla performer Sara Wookey la quale si è rifiutata di partecipare alla performance organizzata dalla celebre artista.

Vorremmo qui di seguito pubblicare le parti salienti della lettera, evitando ulteriori commenti e lasciando così al nostro affezionato pubblico il diritto di giudicare su alcune consuetudini dell’establishment artistico. Comportamenti ampiamente diffusi anche nel nostro belpaese. Ecco il testo della lettera:

“Il 7 novembre ho partecipato ad un’audizione per la performance di Marina Abramovic al gala annuale del Museum of Contemporary Art di Los Angeles. L’ho fatto perché volevo essere coinvolta nel progetto di un’artista che ho seguito con interesse per moltissimi anni. Alle selezioni hanno partecipato 800 persone ed il mio nome è stato inserito nella lista dei 200 selezionati, in particolare il mio ruolo era quello di rimettere in scena la celebre opera Nude with Skeleton (2002) di Marina Abramovic sopra i tavoli del gala.

Performance o Teatro? (non) ce lo spiega James Franco

Di articoli riguardanti le mirabolanti imprese dell’attore James Franco ne abbiamo scritti parecchi. Ebbene, non vogliatecene perché proprio in questo momento ne state leggendo un altro. Il problema è che il celebre divo di Hollywood sembra esser divenuto una sorta di esempio principe per illustrare lo sconfinamento del teatro all’interno del vasto mondo della performance e viceversa.

Del resto agli albori della performance art troviamo proprio le prime forme di happenings (che hanno dato vita alla performance art) partorite dalla mente del geniale Allan Kaprow prendevano le mosse proprio dal teatro per sviluppare in seguito elementi ancor più sperimentali. Il problema è che queste indagini sono nate cinquant’anni fa ma molti artisti dei nostri giorni cercano di spacciarle per ricerche odierne e soprattutto fresche. Quando la performance art non aggiunge nulla di più al teatro sperimentale, allora il senso stesso di questa disciplina si perde definitivamente.

“La Musa” ispiratrice dei MASBEDO

Sabato 29 ottobre la sala del Palladium di Roma è stata invasa da un trionfo di sounds e visual art grazie alla presentazione de “La Musa”, ultima creazione dei MASBEDO (Nicolò Massaza, Milano, 1973 e Jacopo Bedogni, Sarzana, 1970; entrambi lavorano a Milano) in collaborazione con Lagash, al secolo Luca Saporiti, attuale bassista dei Marlene Kuntz. Quest’ultimo dal 2007 alterna l’attività propria di musicista a quella di sound designer e live performer con il duo milanese. Lo spettacolo s’inserisce all’interno del vasto assortimento di eventi organizzati per Digitalife 2, rassegna romana realizzata da Romaeuropa Festival, con l’obiettivo di promuovere le manifestazioni creative nate grazie al rapporto tra arte contemporanea e tecnologie avanzate.

L’improvvisazione è  l’elemento caratterizzante di tutta l’opera del trio. Al centro del palcoscenico due megaschermi, uno posto sopra l’altro, trasmettono le immagini di ciò che si concretizzava in quell’istante nei due tavoli ubicati ai lati dei pannelli, il tutto accompagnato da una musica accattivante. Inizia così una sfida tra occhio ed orecchio in una esibizione ispirata da una musa in quanto il medesimo progetto non nasce da un pianificazione preesistente. In questo lavoro i tre artisti effettuano una ricerca sull’artigianalità della performance come forma d’arte e di comunicazione.

Marina Abramovic e Pasolini accusati di sevizie

Marina Abramovic la conosciamo tutti ed è lecito affermare che questa grande artista occupa ed occuperà un ruolo preponderante all’interno della storia dell’arte di tutti i tempi. A volte però anche i mostri sacri vengono criticati o attaccati, fa parte del gioco ed anche la grande “nonna della performance art”, come lei stessa ama definirsi, non può certo essere indenne dalle critiche.

Ma andiamo per gradi, come ogni anno il MOCA di Los Angeles guidato dal volpone Jeffrey Deitch ha deciso di organizzare il suo Annual Gala, sarebbe a dire uno degli eventi più attesi di questo autunno. In precedenza il Gala ha visto militare tra le sue fila gente come Lady Gaga ma quest’anno il ruolo di direttore creativo è stato affidato proprio alla mitica Marina. Per l’occasione l’artista ha deciso di mettere in piedi una performance basata su Salò o le 120 giornate di Sodomia, opera del nostro grande Pier Paolo Pasolini.

La galleria diventa una sala parto e il museo un parco giochi

Incredibile ma vero, anche venire al mondo può essere considerata una vera e propria performance d’arte contemporanea. A rafforzare l’ipotesi ci ha pensato Marni Kotak, giovane artista statunitense che ha deciso di organizzare una performance dal titolo The Birth of Baby X alla Microscope Gallery di New York. L’artista ha pensato bene di completare il suo parto all’interno degli spazi della galleria, trasformando così la nascita del suo bebè in una performance.

Stando a quanto dichiarato in un comunicato stampa emesso dalla galleria, l’artista di 36 anni ha sfornato un bel bambino (in piena salute) alle ore 10:17 di martedì 25 ottobre. Insomma, dopo tante e tante performance in cui l’artista di turno mette a repentaglio la sua integrità fisica rischiando la vita, finalmente qualcuno ha deciso di creare la vita. Marni Kotak si è stabilita all’interno della galleria lo scorso 15 ottobre ed ha trasformato gli spazi in una camera da letto. In questi giorni l’artista ha accolto i visitatori incuriositi ed ha risposto alle loro domande.

IL RIGOVERNATORE LUNARE performance di Giuliano Nannipieri

Foto di Letizia Romeo di Giuliano Nannipieri nella sua multi perfornance nel Padiglione Spagna Biennale di Venezia

Space Metropoliz / Museo dell’arte contemporanea italiana in esilio
In esilio sulla Luna
IL RIGOVERNATORE LUNARE
performance di Giuliano Nannipieri
sabato 22 ottobre 2011 – ore 15,00 – Metropoliz_città meticcia – via Prenestina 913 – Roma

“[…]La lepre pesta nel mortaio il filtro, trae l’essenziale e rigoverna, va nella case di tutti ed entra in contatto con l’essenziale di ognuno, va e rigoverna va e paga per entrare in contatto con l’essenziale, con ciò che ha reso ognuno tranSITOriamente immortale. Riflette ed elabora l’eternità  paga per essere un riflesso di un nuovo mondo dove si paga per aiutare, – è un regalo a  se stessi avere la possibilita di spendersi per gli altri- dove la sperimentazione scientifica è tutt’uno con la vita, con la casa  e gli affetti, senza  acceleratori  .piuttosto decelerando, ascoltaldo dei sughi le tracce residue, l’inafferrato, l’inafferrabile[…]”
(Giuliano Nanniperi)

Metropoliz, spazio di sperimentazione sociale e abitativa, rappresenta uno di quei luoghi in cui la produzione culturale si esprime liberamente perché estranea all’autocelebrazione mediatica che tende a sottrarsi a voci critiche. Uno spazio dove si creano piani di realtà e di densità di significato che mancano nei luoghi deputati all’arte e alla cultura.

TAXXI, Performance artistica condivisa al MAXXI

Sabato 15 ottobre alle ore 18.00, 6 artisti insieme a un gruppo di 60 persone prenderanno possesso degli spazi del MAXXI con una performance condivisa per sperimentare un’inversione di ruoli: da visitatori passivi a visitatori attivi e compartecipi. E’ TAXXI, evento conclusivo di un progetto del Dipartimento educazione del museo, a cura di Myriam Laplante, ideato e realizzato da Petra Arndt, Ali Assaf, Myriam Laplante, Ilaria Loquenzi, Branislav Petric, Gianni Piacentini.

La performance gratuita TAXXI sarà basata su una ideale appropriazione degli ambienti, coinvolgendo gli spazi aperti al pubblico del museo (l’ingresso, le scale, la piazza). Azioni, tableaux vivants, video e suoni elaborati durante i workshop creeranno un’installazione collettiva performativa e sonora. “Il progetto – dichiarano gli artisti – intende dimostrare che il punto di vista dello spettatore su quello che si dice sia il sistema dell’Arte è legittimo, e soprattutto che il museo non è un tempio riservato agli iniziati. A bordo del TAXXI virtuale il visitatore acquisirà una nuova percezione dello spazio del museo. Da passeggero ad autista indipendente”.  

Wall Street occupata a colpi d’arte contemporanea

Dopo le rivolte di Grecia, Spagna e Tunisia e le varie attività di protesta come quella delle tende a Tel Aviv in Israele, anche gli Stati Uniti hanno deciso di insorgere contro il tradimento degli ideali, le morse della crisi economica ed il fallimento della politica globale. Da oltre due settimane infatti, New York è teatro delle attività di Occupy Wall Street, una sorta di Costituente composta da veterani, insegnanti, studenti, disoccupati e quanto altro, che ha scelto come quartier generale Zuccotti Park, proprio sotto i grattacieli di Wall Street.

Il movimento si è detto tradito dalla politica di Barack Obama, indignato a causa della corruzione ed affamato dalla miseria imperante ed ha quindi deciso di piantare le tende e dormire all’aperto, organizzando ogni giorno numerose attività e raccogliendo un sempre più crescente numero di adepti. Proprio lo scorso 1 ottobre, circa 700 manifestanti sono stati arrestati per aver preso d’assalto uno dei simboli dell’america moderna, il Ponte di Brooklyn. Occupy Wall Street ha fermato il traffico per oltre due ore, prima di cadere nella rete delle forze di polizia. Ovviamente anche il mondo della creatività si è unito alla causa del movimento e numerose scuole d’arte come numerosi artisti hanno già offerto i loro contributi.

UniverZi DiverZi, Due giorni di performance artistiche, laboratori, esposizioni, musica, danza e cucina per Space Metropoliz

Sabato 8 e Domenica 9 Ottobre 2011 il Metropoliz, l’occupazione meticcia di via Prenestina, 913 a Roma apre ancora una volta le porte all’arte nell’ambito del “cantiere cinematografico” di Space Metropoliz. Le basi di” Big Rocket”, il Grande Razzo che traghetterà  i metropoliziani sulla Luna sono state approntate: “UniverZi DiverZi” è la risposta di visionari d’ogni sorta alla chiamata lanciata per partecipare tutti insieme alla sua festosa progettazione condivisa.

Antonello Viola, trasferirà al Metropoliz il suo studio di pittore per un giorno, chiedendo ospitalità a una delle famiglie che vivono nell’ex fabbrica. Ad ospitarlo saranno peruviani, marocchini, etiopi, rom rumeni, ucraini, italiani? Angelo Bellobono, con la sua installazione “Tutte le lune del mondo”, porterà i volti di uomini, donne e bambini del Metropoliz a librarsi leggeri nell’aria, oltre l’alto muro di cinta che li separa dalla città, a metà strada tra il cielo e la terra. In ogni angolo dell’ex-salumificio l’arte sarà di casa. Sulla torre ancora visitabile il telescopio di Gian Maria Tosatti, e negli essiccatoi l’installazione di Guendalina Salini (visitabile fino a domenica 9 e poi riproposta a partire dal 13 ottobre alla Casa dell’Architettura).

Tenuta Dello Scompiglio – Relazioni Interpersonali

È un progetto complesso, quello elaborato da Angel Garcia Moya per la Tenuta Dello Scompiglio (circa duecento ettari sulle colline del Vorno, a pochissimi chilometri da Lucca). Spalmato su tre fine settimana del mese di settembre (10-11, 17-18 e 24-25), Relazioni Interpersonali alterna, infatti, sette artiste che, attraverso delle performance ideate appositamente per la rassegna, indagano su alcuni aspetti dei legami sociali.

Analisi e riflessioni condotte prendendo le mosse dalle coordinate curatoriali imperniate sullo Schema di Johari. Fortemente interessato alle tematiche della personalità e dell’identità, lo Schema rappresenta per il curatore la perfetta sintesi dalla quale ciascuna artista poteva trarre spunti per la genesi del proprio lavoro performativo. Ideato più di sessant’anni or sono dagli studiosi Joseph Luft e Harry Ingham, lo Schema prevede un quadrato a sua volta suddiviso in quattro quadranti (Arena, Facciata, Punto Cieco, Ignoto) ciascuno dei quali, se diversamente rapportato alle altre sezioni, rappresenta altrettanti gradi di conoscenza che la persona ha di sé e di quella che gli altri hanno della medesima, in un’analisi della personalità, delle conoscenze, delle capacità e delle emozioni, nella definizione della sfera pubblica, privata e inconscia.

Se You Tube uccide la performance

Video Killed the Radio Star era un celebre pezzo dei Buggles del lontano 1979 che narrava la capitolazione di una stella della radio, uccisa dall’avvento dei video musicali e quindi dalla fruizione della musica unicamente tramite il tubo catodico. Le cose non sono andate proprio così, visto che tutte le emittenti di video musicali hanno subito un tremendo calo di ascolti dopo l’avvento di internet e Youtube, mentre le radio sono ancora lì, vive e vegete.

Oggi però la preoccupazione è un’altra, come ci ha fatto giustamente notare il New York Times: Video Killed Performance Star. In parole povere Youtube, Facebook, Flickr e tutte le altre piattaforme web dove e possibile fruire immagini ferme o in movimento, hanno generato una nuova forma di soggettività: quella di trovarsi in una continua situazione di performance individuale. Il Times ha inoltre aggiunto che la performance di Zefrey Throwell, a cui hanno partecipato numerosi performers coinvolti in uno strip tease a Wall Street proprio davanti la sede della Borsa, non ha generato molto clamore o shock nel pubblico.

Zefrey Throwell mette a nudo Wall Street

L’economia degli Stati Uniti non va di certo a gonfie vele. Proprio in questi giorni il presidente Barack Obama, dopo settimane di stallo, è riuscito a trovare un accordo sull’aumento del tetto del debito capace di scongiurare lo spettro di quel tanto temuto default che avrebbe certamente devastato l’economia americana.

Le borse internazionali fino ad oggi hanno lanciato segnali allarmanti e Wall Street è fra le prime di una lunga lista.  La borsa è però il tempio del capitalismo e non tutti gli americani sono in linea con gli assurdi principi del capitalismo. Uno di questi cittadini è l’artista Zefrey Throwell che la scorsa settimana ha portato a termine una sua performance di fronte a Wall Street, assumendo una posizione critica nei confronti di questo “mostro” economico. Throwell ha preso ispirazione da sua madre, una donna di 60 anni che ha perso tutti i suoi risparmi nel crollo finanziario ed ha dovuto ricominciare a lavorare per guadagnarsi da vivere dopo la pensione.