Jeff Koons, la prima volta in Svizzera

Jeff Koons (classe 1955) è uno dei più noti artisti contemporanei e dagli anni ’80 la sua arte non cessa di suscitare scalpore. Deve la sua celebrità soprattutto alle opere con cui ha saputo mettere in questione i concetti di arte e di kitsch. La Fondation Beyeler presenta la prima mostra di Jeff Koons mai realizzata in un museo svizzero.

 Fin dagli esordi, Jeff Koons ha lavorato a serie di opere cronologicamente successive, ognuna dotata di un proprio titolo. Nell’insieme, i titoli delineano una panoramica generale del suo progetto artistico. Questa esauriente presentazione, comprendente circa 50 lavori, è dedicata a tre centrali gruppi di opere; esse rappresentano delle tappe decisive nell’evoluzione artistica di Jeff Koons e percorrono l’insolita strategia di coniugare cultura alta e cultura popolare, portando l’oggetto a una continua evoluzione, tutt’oggi in atto. Le tre serie esposte, selezionate di comune accordo con l’artista, sono The New (risalente agli anni 1980-1987), Banality (1988) e Celebration (dal 1994).

Quando manca il supporto

Queste sono le copie delle tue foto, i negativi sono nascosti in un posto sicuro, per averli dovrai sborsare una bella sommetta!”. Chissà quante volte avrete sentito questa frase, magari all’interno di qualche film noir o di qualche romanzo hard boiled. Nel film in questione, solitamente, al protagonista di turno venivano mostrate delle fotografie scottanti che avevano l’amaro sapore del ricatto.

 Ai più giovani questa storia dei negativi potrebbe sembrare alquanto bizzarra. Già, nell’epoca del digitale abbiamo definitivamente perso il supporto, e questo non vale solo per la fotografia ma anche per la video arte. Fino a poco tempo fa si poteva salvare tutto su nastro magnetico, poi si è passati al DVD, ora vanno di gran moda gli Hard Disks multimediali

CASA CON VISTA, a Trastevere 15 case ospitano 15 artisti

Il 12 e 13 maggio, a Roma nel quartiere di Trastevere, si svolgerà la prima edizione del progetto Casa Con Vista. Nato sull’impronta di un progetto con cadenza annuale ormai consolidato in Germania, l’evento prevede interventi artistici in quindici case situate in punti strategici del quartiere. Nei due pomeriggi previsti, i proprietari di tali abitazioni apriranno le loro porte a tutti coloro vorranno partecipare a questo esperimento.

La casa rappresenta dai tempi più antichi un rifugio, una linea di demarcazione netta tra l’io e il mondo circostante, diventando quasi una naturale protesi dell’esperienza individuale; lo dimostra il fatto stesso che molta attenzione si presta all’arredamento e in genere alle scelte espressive e logistiche correlate all’abitazione; questo denota come a mettersi in gioco per occasione non siano solo gli artisti ma anche coloro che offrono le proprie case come accesso privilegiato alle proprie vite.

I tecnici con il martello

 

Facciamo finta che il Padiglione Italia di Vittorione Nazionale© alla scorsa Biennale di Venezia sia equiparabile al disastroso governo Berlusconi, il prossimo curatore del padiglione dovrebbe quindi essere messo in relazione con il governo Monti. Il Mibac dell’era Berlusconi non era certo un belvedere ma questo tecnicissimo Ornaghi sembra sia destinato a far molto peggio.

Già, il nostro caro vecchio Ministero per i Beni e le Attività Culturali invece di amministrare e far proliferare la nostra cultura sembra ne sia divenuto il refugium peccatorum. Eppure questo è il governo dei tecnici, di quelli che dovrebbero risolvere i problemi con il cacciavite, quando appare evidente che si stanno adoperando per distruggere tutto con mazzetta e scalpello.

Una MAXXI rissa

Il tracollo del MAXXI di Roma somiglia troppo a quello che negli ultimi mesi stiamo assistendo nel resto del nostro martoriato stivale. Andiamo a farvi il riassunto di questa assurda telenovela. Circa un mese fa la decisione presa dal Mibac di commissariare il museo per un presunto buco nel bilancio. Di fatto il ministero aveva già da tempo chiuso i rubinetti, pregiudicando così il bilancio preventivo del 2012. Insomma una situazione del tipo “ti levo i soldi e poi dico che non hai soldi”. La presidenza del museo si era invece difesa sciorinando 450 mila visitatori nel 2011 ed una capacità di autofinanziamento di circa il 50% per quanto riguarda i fondi necessari alla sopravvivenza, tutto questo nonostante il taglione del 43% dei fondi statali che abbiamo citato poco fa.

 In tutto questo bisogna calcolare il disastroso danno d’immagine subito dal museo, quasi tutti i più importanti quotidiani internazionali hanno parlato di questa vicenda e ciò non è senz’altro salutare per la ricerca di nuovi sponsor.

The Collector’s choice all’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena

Dal 12 maggio al 22 luglio 2012 la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena presenta presso lo storico spazio espositivo dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena un’importante selezione di opere dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo dal titolo significativo “The Collector’s Choice”. Le opere sono state scelte da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con Filippo Maggia, curatore capo di Fondazione Fotografia di Modena.

La mostra raccoglie oltre 100 opere tra fotografie, video e installazioni rappresentative del percorso di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista da vent’anni e oggi fondamentale figura di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea in ambito nazionale e internazionale.

Artspace ed il concorso da 5.000 dollari in opere d’arte

Delle piattaforme di vendita d’arte contemporanea online ne abbiamo più volte parlato ed abbiamo più volte registrato la loro rapida ascesa all’interno del mercato dell’arte internazionale. In Italia, causa l’immarcescibile crisi ed un mercato un pochino stagnante, progetti di questo tipo stentano e decollare. All’estero invece sembra che gli affari vadano bene ed anche gli organizzatori di VIP art fair, la fiera dell’arte esclusivamente online, hanno parlato di una sostanziale crescita d’interesse da parte dei collezionisti per così dire “virtuali”.

 Comunque sia questo è il momento della vendita d’arte tramite internet. La piattaforma Artspace ha deciso ultimamente di pubblicizzarsi con un concorso in cui l’utente può vincere 5.000 dollari in “Arte seriamente grande” almeno stando a quanto campeggia sulla prima pagina del sito. Per partecipare al concorso non bisogna fare altro che iscriversi gratuitamente alla piattaforma di mercato ed aver così accesso all’estrazione.

Pensiamo che i fotografi siano dei cogl**ni

Lo scorso anno il fotografo freelance Tony Sleep pubblicò un illuminato post sul suo sito. Il post fece in breve tempo il giro del mondo, rimbalzando su tutti i social network della rete. Alcuni semplici ma diretti concetti sciorinati dal buon Tony sullo “sporco” mestiere del freelance mi sembrano decisamente illuminanti, tanto che ho deciso di ripostare alcuni stralci qui sotto, tanto per ribadire a tutti alcuni punti fermi. Ovviamente il discorso è valido anche per altre categorie di lavoratori freelance legati all’arte contemporanea e non solo alla fotografia:

Ogni settimana, ricevo in media un paio di proposte di lavoro da parte di gente che “non ha soldi” per pagare le mie foto. Case editrici, riviste, giornali, organizzazioni, aziende affermate o appena avviate: tutti pensano che la fotografia non costi niente, o peggio che mi stiano facendo un favore ad offrirmi di pubblicare il mio lavoro offrendo come compenso di aggiungere il mio nome qui o là.

Collettiva alla Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea di Milano

Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta la collettiva di Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo e Pete Keller. L’esposizione conferma la tendenza del gallerista a incentivare la sperimentazione artistica di giovani pittori, prendendo in considerazione esperienze provenienti da contesti e personalità eterogenee. L’audace accostamento dei tre protagonisti segna anche un netto ritorno alla pittura figurativa: “Nell’aria c’è desiderio di identificarsi in qualcosa, di instaurare un dialogo, una sorta di comunicazione anche tra artista e spettatore, come tra gallerista e collezionista” (M. Scognamiglio).

Ed è proprio alla ricerca di un contatto con il reale che si rivolgono le riflessioni dei tre giovani protagonisti della rassegna. Riflessioni che, partendo dal tema figurativo, giungono a risultati profondamente radicati nell’individualità degli artisti, i quali utilizzano materiali, stili, tecniche e ispirazioni completamente differenti tra loro.

Quando il curatore non si cura della mostra

La Berlin Biennale di quest’anno non ha lasciato il segno. Il tema, incentrato su questioni politiche, non è stato sviscerato al meglio e gli artisti si sono accostati a fatica al progetto curatoriale. Purtroppo la mania di fagocitare le opere con linee curatoriali troppo complesse imperversa in tutto il mondo e, visto che le opere sono divenute solamente degli elementi arredativi a compendio del progetto, tra non molto si assisterà a mostre di soli testi curatoriali.

Ovviamente ciò rappresenterebbe il definitivo tramonto dell’arte contemporanea, il colpo che precede il tracollo, visto che da più parti si è già da tempo ipotizzata una crisi della bellezza all’interno del mondo creativo di oggigiorno. Il curatore è divenuto una primadonna che deve per forza di cose stupire il pubblico con trovate ad effetto che di fatto non tengono in considerazione le opere e non hanno alcun rispetto per gli artisti in mostra.

A scuola con Marina Abramovic

Marina Abramovic si è più volte autodefinita la nonna della performance art ma a quanto pare è sua ferma intenzione allontanare lo spauracchio della pensione il più a lungo possibile. Dopo aver affrontato le titaniche fatiche di The Artist is Present, dopo aver prodotto un documentario dove appare come una sorta di semidea e dopo aver affaticato il suo pubblico con The Abramovic Method, l’artista si prepara a lanciare la sua accademia.

Proprio così, la scuola Abramovic si chiamerà Marina Abramovic Institute e sorgerà nientemeno che a Hudson, New York. Come nel metodo Abramovic, per accedere all’interno della scuola il pubblico dovrà spogliarsi francescanamente di ogni orpello tecnologico come telefono cellulare o iPod. In seguito la ormai consona vestizione con il camice bianco e la firma sulla liberatoria che consegna il malcapitato per circa due ore e mezza nelle mani della tremenda Marina.

Ettore Favini alla Marsèlleria di Milano

Dopo le personali Ogni cosa a suo tempo, 2011, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, e Walden Method, 2010, presso il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, Ettore Favini presenta a Milano, negli spazi di Marsèlleria, una nuova serie di lavori (inaugurazione 8 maggio 2012). Artista manipolatore di idee e di oggetti, di pensieri e di spazi, Ettore Favini, costruisce il suo lavoro dentro una relazione intima con la storia e con la sua attualità.

Lettore e interprete del contesto sociale osservato nella sua complessità anche attraverso operazioni di arte pubblica, realizza opere e installazioni di forte valenza poetica e simbolica. I suoi interventi sono organici nel senso che non restano immutabili, ma al contrario, cambiano nel tempo e nello spazio in cui si trovano a reagire. Senza alcuna modifica meccanica, Favini interroga tempo, memoria e paesaggio. La relazione tra tempo, spazio pubblico e natura sono infatti tra i temi ricorrenti della sua ricerca artistica, e l’ossessione per il tempo una costante.

Sing Sweet Songs of Conviction, ultimi giorni per finanziare la mostra

Abbiamo più volte parlato di crowdfunding tra le pagine del nostro sito. Si tratta di una nuova forma di finanziamento collaborativo, vale a dire che un gruppo di persone utilizza il proprio denaro per sostenere sforzi e progetti di altre persone od organizzazioni. Negli States, piattaforme come Kickstarter hanno già aiutato molti giovani artisti a realizzare i propri progetti ma in Italia esistono alcune piattaforme come Eppela, ma fino ad ora nessuno si era cimentato nella raccolta di fondi per sostenere il proprio progetto espositivo.

Finalmente l’idea è balenata a sei agguerrite artiste,  Alessia Armeni, Helena Hamilton ,Denise Hickey, Francesca Romana Pinzari, Pernette Scholte e Lisa Wade, riunite per il progetto Sing Sweet Songs of Conviction Le 6 artiste porteranno il loro lavoro nelle reciproche citta’ natali o di residenza con una mostra estremamente articolata.

I Beastie Boys orfani di MCA

Era il 1986 quando MTV trasmise per la prima volta il video del singolo (You Gotta) Fight for Your Right (to Party). All’interno dello schermo tre irriverenti ragazzetti di Brooklyn