
Motherland. La madre terra è la terra sopra cui si è nati. Talvolta la terra per la quale si lavora, assieme a cui si cresce e nella quale si costruisce, o semplicemente la terra in cui si vive e si è vissuti tutta la vita. C’è un modo pioniere di appropriarsi di un territorio e uno stanziale. Così come ci sono i segni dell’uomo negli spazi vuoti esplorati e c’è il quotidiano affollarsi (a noi ben conosciuto) e rituale della vita cittadina.
Il 28 settembre la galleria Edieuropa di Roma sotto l’egida di Fabrizio Pizzuto mette in questo caso a confronto due diverse visioni. Da un lato l’inquadratura larga, ampia, il respiro, il vuoto, l’intervento dell’uomo e i suoi segni visti dall’artista Nicola Brandt. Nel lavoro intitolato Wlotzkasbaken: A ‘Community’ in Transition infatti, i segni lavorano nella bellezza decadente di un paesaggio naturale cambiato, mutato.








