J&PEG, I Santissimi e Ahmad Nejad alla Gagliardi Art System di Torino

Gagliardi Art System è lieta di presentare per la prima volta a Torino la ricerca di tre giovani artisti: J&PEG e Ahmad Nejad, i Santissimi che realizzano, per questa occasione, progetti specifici e articolati per lo spazio di Via Cervino 16. J&PEG (Antonio Managò e Simone Zecubi) presentano Caso Comune, progetto artistico di a cura di Alberto Mugnaini. Verranno esposte opere di grande formato espressamente realizzate per l’occasione, consistenti in fotografie digitali e pittura acrilica su PVC montato su telaio. La realizzazione fotografico-pittorica rappresenta la fase finale di un processo che vede i due artisti impegnati in una vera e propria perfomance, durante la quale essi stessi, coadiuvati o meno da altri attori, impersonano i soggetti dei loro lavori.

L’arte plastica dei J&PEG consiste nel ricercare la cifra visiva, il geroglifico simbolico del nostro vivere attuale. La perdita d’identità che esprime è quella di un’identità stereotipata, l’angoscia che pervade queste immagini è l’ansia del soggetto reificato che si mette in scena e dà vita a un teatro di crisalidi in cui esso stesso si fonde alle cose. Queste sagome che fanno una sola massa con i loro bagagli, statuarie e metafisiche, sono i prodotti di una umanità che si trova tanto più nuda in quanto spogliata da una degenerazione della carne.

L’Atelier dei Nowosielski alla Fondazione Stelline di Milano

Dal 15 settembre al 8 ottobre 2011, la Fondazione Stelline di Milano ospita la mostra che indaga la vicenda creativa di Hanna e Leszek Nowosielski, artisti della ceramica tra i più apprezzati della Polonia, i cui lavori richiamano la millenaria storia del loro paese. L’iniziativa, dal titolo L’Atelier dei Nowosielski, curata da Elzbieta Modrzeska con la collaborazione di Alberto Agazzani, si inserisce nell’ambito delle proposte culturali e artistiche presentate in Italia dal Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, in occasione del semestre della Presidenza Polacca dell’Unione Europea.

Il percorso espositivo presenta circa 40 opere ceramiche – pannelli, anche di grandi dimensioni, composizioni, figurine in porcellana a tema storico, astratto o allegorico – che rivelano la maestria dei coniugi Nowosielski nell’uso di un materiale tanto particolare quanto fragile, e un nucleo di circa 10 tele astratte che testimoniano la versatilità nell’esplorare tecniche diverse.

Massimo Grimaldi al Pastificio Cerere di Roma

È l’artista Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) il protagonista del terzo appuntamento di Postcard from…, che inaugura martedì 13 settembre a Roma: il progetto, rivolto alla diffusione dell’arte contemporanea nel contesto urbano, è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e ideato dal suo direttore artistico Marcello Smarrelli. L’evento, dal titolo Texts, prevede anche una mostra, concepita per gli spazi della Fondazione, composta da tre testi esposti per la prima volta in Italia, di cui uno appositamente realizzato per questa occasione.

Postcard from…, realizzato con la collaborazione di A.P.A. – Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede che nell’arco di tutto il 2011 quattro artisti realizzino ciascuno un manifesto di dimensioni 400×300 cm, come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria, da esporre su un impianto collocato nel cortile del Pastificio Cerere e in altri dieci distribuiti in luoghi diversi di Roma gestiti da A.P.A., il cui elenco viene aggiornato in tempo reale sul sito della Fondazione www.pastificiocerere.it.

Andrea Morucchio, Back in Black alla Ca’ Pesaro di Venezia

La mostra presenta (dal 2 settembre al 23 ottobre 2011) una selezione di sei opere plastiche, una stampa e un video, il cui legame formale più evidente è il colore nero. Si tratta di lavori particolarmente rappresentativi del percorso artistico di Andrea Morucchio (1967), sviluppatosi in un ampio orizzonte di ricerca: fotografia, scultura, installazione, video e performance, sono i mezzi utilizzati da più di un decennio in una continua sperimentazione di dimensioni espressive, esperienziali e creazioni di senso.

Continua con questa mostra la “vocazione” della Sala 10 – l’ultima del percorso museale – che ancora una volta si propone come uno spazio dedicato a rotazione alla presentazione di inediti dalle collezioni, riscoperte e saggi significativi di video-arte e videografia e, come in questo caso, a importanti sperimentazioni di giovani artisti.

COMPANY, una nuova piattaforma online per comprare giovane arte

Non molto tempo fa avevamo pubblicato un articolo sulla veloce espansione del mercato dell’arte all’interno della mondo del web. In quella occasione avevamo citato nuove gallerie esclusivamente online come   bubblebyte.orgBarmecidal Projects, Fach & Asendorf Gallery  e STATE, senza ovviamente dimenticare la ormai celebre fiera d’arte contemporanea online Vip Art Fair. Stavolta però vorremmo parlarvi di un progetto molto ambizioso, lanciato dal giovane imprenditore, collezionista e chi più ne ha più ne metta, Mr. CJ Follini.

Il celebre tycoon statunitense ha infatti creato una nuova piattaforma denominata COMPANY ( non si è certo spremuto le meningi per trovare un nome) che si è riproposta l’obiettivo di promuovere la giovane arte e catalizzare l’attenzione dei collezionisti che desiderano acquistarla.

Venezia vuole cambiare faccia allo storico Ponte dell’Accademia

Venezia è nell’apice del successo, la 54esima Biennale delle arti Visive ha raggiunto quota 150.000 visitatori lo scorso 11 agosto e rimarrà aperta fino al prossimo 27 novembre 2011. Il 31 agosto inoltre partirà la Mostra del Cinema che non mancherà di portare ulteriore pubblico in laguna. In questi giorni però alcune brutte notizie hanno un poco rovinato il clima di festa. Si parla di ponti, una questione che nella città lagunare risulta sempre molto spigolosa. Sono ancora vive le polemiche per l’ormai tristemente celebre Ponte della Costituzione creato nel 2008 dall’archistar Santiago Calatrava, il quale attraversa il Canal Grande tra Piazzale Roma e la Stazione di Santa Lucia.

In questi giorni è stato sottoposto ad ulteriori lavori per il collaudo di un’ovovia su rotaia agganciata ad una grimagliera, per permettere ai disabili di attraversarlo. Va inoltre detto che per il suo design sin troppo avveniristico, il ponte di Calatrava non è mai riuscito a far breccia nel cuore dei veneziani che lo hanno da subito ripudiato. 

Jannis Kounellis, un site specific project per Cortona

Il 26 agosto 2011 Jannis Kounellis, realizza e dona alla città di cortona un imponente site-specific-project. A Palazzo Vagnotti nell’ambito di Cortonantiquaria l’arte contemporanea dialoga per la prima volta con l’antiquariato. Di ritorno, proprio in questi giorni, da un importante appuntamento espositivo e di creazione di nuove opere in Cina, Jannis Kounellis – tra gli artisti italiani, senza tema di smentita – è colui che più di ogni altro ha identificato la propria arte con il viaggio e l’incontro con culture e realtà di ogni parte del mondo.

Entro questa sua attitudine, negli ultimi anni egli ha impresso alla sua azione un’accelerazione equivalente alla rapidità dei mutamenti sociali, economici e culturali venutisi a determinare in diversi paesi del pianeta. Kounellis, infatti, ha sviluppato una modalità di concezione e realizzazione delle proprie opere che gli consente, con inedita efficacia, di giungere alla creazione di importanti opere – talvolta di considerevoli dimensioni, connesse strettamente ai luoghi e ai contesti espositivi – in un tempo che solo una qualificata ed esercitata facoltà linguistico-artistica consente di affrontare.

David Lynch incide il suo primo disco


Quando si parla di David Lynch non ci si annoia mai. Il visionario regista di films come Inland Empire, Elephant Man, Twin Peaks e Mullholland Dr.  è infatti un vero e proprio vulcano di idee creative, attività che non si fermano alla sola cinematografia ma si estendono anche ad altri campi. Dopo varie eventi legati alle arti visive, il caleidoscopico regista ha deciso di focalizzare la sua attenzione sulla musica, realizzando il suo primo album da studio.

In verità non è la prima volta che David Lynch  decide di cimentarsi con la musica, le sue ambizioni in questo campo hanno infatti preso ancor più corpo nel 2010 quando il regista ha fondato la David Lynch Music Company. A novembre quindi uscirà l’album Crazy Clown Time, formato da 14 tracce composte dal musicista-autodidatta.

Giovedì difesa: Quarantine Due

Il secondo episodio del rifacimento americano dell’ottimo REC non equivale al rifacimento di REC 2. E questa è una buona notizia

Intendiamoci REC 2 è un ottimo lavoro, e questi rifacimenti horror americani le prendono sempre dall’originale in maniera abbastanza forte. Come già Ringu e Ju-on sovrastano le loro blande cover The ring e The grudge, che ho supposto avessero visto nei film originali solo il problema di non avere attori di razza occidentale e di non avere cavalli; così anche lo spagnolo REC era, a mio avviso, molti passi sopra Quarantine.

Il Rembrandt rubato rientra a casa per ferragosto

Si è trattato di un furto lampo ma non ha mancato di tenere con il fiato sospeso molti appassionati d’arte di tutto il mondo, nonché il suo proprietario. Stiamo parlando di un disegno di Rembrandt del 17° secolo che lo scorso weekend era stato rubato in un hotel della California. L’opera si trovava infatti al Ritz-Carlton di Marina del Rey in occasione di una mostra. Verso le 22:30 (ora locale) di sabato 13 agosto il curatore della mostra è stato distratto da una persona mentre qualcun altro, alle sue spalle, si stava impossessando del pregiato schizzo valutato circa 250.000 dollari.

Una volta tornato in postazione il curatore si è reso conto che il disegno non si trovava più al suo posto ma non ha saputo dire alla polizia se la persona che lo aveva distratto era un complice del ladro o meno. L’opera ,in inchiostro nero del 1655, misura 28 cm per 15 cm ed è siglata sul retro da Rembrandt.

Luca Frei allo Studio Dabbeni di Lugano

Lo Studio Dabbeni di Lugano (Svizzera) presenta la sua terza mostra personale dell’artista Luca Frei (nato a Lugano nel 1976, vive a Malmö, in Svezia).  Nella prima sala, un lavoro installativo, The Hours, costituito da sessanta clessidre della medesima grandezza, poste su scaffalature metalliche. In questo, il tentativo di dare rappresentazione concreta ad un tempo che risulta frammentato, ma anche moltiplicato. L’artista intende suscitare un magnetismo esperibile da chi entra in contatto con l’opera, che si esprima attraverso l’atto di invertire questi strumenti di misura, quando la sabbia si sia venuta a depositare sul fondo.

Quasi a fungere da contraltare a questo lavoro, una serie di disegni a carboncino che rappresentano linee simili a bastoncini di incenso che, sfumate con il dito, richiamano alla mente l’idea del fumo che sale verso l’alto.  Di fortissimo impatto emotivo per lo spettatore, nella seconda sala espositiva, si pongono quattro grandi tele, che propongono una figura stilizzata, rappresentata di spalle. Non è percepibile un profilo umano, tuttavia la figura mostra una parte di volto, di lato, molto sinteticamente definito, e la testa assume l’aspetto di una calotta.

Pillole di Biennale 10 – Quale futuro

(Dove eravamo rimasti…) Siamo arrivati alla fine ed sarebbe tempo di considerazioni generali, ma prima un ultimo consiglio: una piccola mostra che è un gioiellino, ma lo si capisce dopo averla visitata. Un esempio tra l’altro di qualcosa fatto bene da ogni punto di vista: contenuti, campagna di comunicazione e allestimento. Magari non spicca, e mentre osservi le opere, abituati ormai all’opulenza di cotanta arte in tutta Venezia, può sembrare piccolina, un po’ mesta, invece ha una sua forza, lenta e decisa. Parlo di The future of a promise mostra curata da Lina Lazaar che raccoglie ai Magazzini del Sale l’arte contemporanea del mondo arabo.

All’entrata ci diedero un piccolo libretto (quello che per me vuol dire coccolare il visitatore) contenente tutte le opere e brevi spiegazioni per ognuna. L’introduzione è semplice: la promessa è un intento, una volontà di cambiamento. Come tutti sappiamo nell’ultimo anni i paesi arabi hanno visto nascere quella  che viene chiamata la Primavera araba: un’onda di consapevolezza e ribellione politica che ancora non si è fermata, nonostante i nostri telegiornali non ne parlino più e soprattutto nonostante la violenta repressione che i regimi perpetuano verso la popolazione ormai stanca.

Yankee Go Home! E Shepard Fairey si becca un occhio nero

Che Shepard Fairey non fosse uno dei più amati street artists del contemporaneo lo sapevamo bene ma che addirittura fosse in grado di suscitare una vera e propria sommossa, questo proprio non ce lo aspettavamo. La scorsa settimana il nostro street atist si trovava in quel di Copenhagen per la mostra Your Ad Here, personale organizzata dalla V1 gallery. Li il celebre artista  ha  composto un grande murale con una colomba e la scritta Peace 69 sulla fiancata di un edificio prospiciente la sede della 69 Youth House, un ex ritrovo cittadino per anarchici e punk demolito nel 2007.

Ovviamente la comunità anarco-punk di Copenhagen non l’ha presa molto bene, visto che la perdita della 69 Youth House rappresenta ancora una ferita aperta e sanguinante. Come se tutto ciò non bastasse un quotidiano locale ha pubblicato una notizia erronea dove si spiega che il murale di Fairey è stato commissionato dalle istituzioni cittadine. Insomma, tirando le somme, la comunità punk locale si è sentita realmente presa per i fondelli: prima la giunta comunale distrugge la loro sede e poi ci mette una pietra sopra con un bel muralone del giovale Fairey che inneggia a fare pace dopo la perdita del 69.

Art in The Streets non è l’unica mostra record del MOCA

Lo scoppiettante magazine online Hyperallergic ha pubblicato in questi giorni un divertente articolo in risposta ai titoloni che la mostra Art in The Streets al MOCA di Los Angeles è riuscito a guadagnarsi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, di settore e non. Il grande evento fortemente voluto da Jeffrey Deitch è stato forse uno dei più chiacchierati degli ultimi tempi, la critica di settore lo ha gambizzato ma il pubblico lo ha decisamente apprezzato.

Grande incasso ai botteghini, polizia locale infuriata per l’aumento di graffiti e tags in città durante il periodo della mostra e biglietti gratis il lunedì incredibilmente pagati dalla star della street art Banksy. Tutte queste vicende non hanno fatto altro che offrire degna pubblicità ad un evento che già di per sé era stato presentato in pompa magna. Certo è che quando si organizza una mostra sul fenomeno street con nomi del calibro di Banksy, Shepard Fairey, Swoon, Barry McGee, Retna, Kenny Scharf, Space Invader e molti altri, il successo di pubblico è assicurato.