Thomas Kilpper al Museo Marino Marini di Firenze

Un’installazione che coinvolge la zona d’ingresso del Museo Marino Marini, realizzata con materiali di riciclo e in seguito al laboratorio “work.lab” tenuto a Villa Romana da Thomas Kilpper con dodici giovani artisti italiani e internazionali.  Dal 16 al 28 Giugno 2011 a Villa Romana di Firenze si è svolto il laboratorio di Thomas Kilpper (Germania) con Emanuela Ascari (Maranello, 1977); Astrid Auberger (Berlino, 1986); Giulia Cenci (Cortona, 1988); Eva Geatti (Bologna, 1981); Maria Gleu (Nurberg, 1988); Ozan Emre Han (Istambul, 1985); Cemile Kaptan (Istambul, 1977); Daniela Spagna Musso (Bologna, 1975); Johannes Wagenknecht (Bulgaria, 1987); Alia Scalvini (Desenzano, 1980); Dominique Vaccaro (Bologna, 1980); Eugenia Vanni (Siena, 1980).

Un laboratorio di due settimane rivolto a giovani artisti e studenti di discipline artistiche, col fine di valorizzare la creatività di giovani talenti e la loro capacità di interagire con il territorio. L’attenzione al quotidiano e alle sue implicazoni territoriali e sociali è ciò che caratterizza il progetto work.lab dal suo esordio, con l’invito rivolto agli artisti a lavorare su elementi della città e sulle sue dinamiche relazionali e sociali.

Pillole di Biennale 05 – La quiete prima della tempesta

(Dove eravamo rimasti…) Una volta rifocillati eravamo pronti per avviarci verso il grande spauracchio di questa Biennale, parlo ovviamente del Padiglione Italia. Per nostra fortuna sulla strada incontrammo un paio di belle sorprese, che a pensarci bene è proprio questo il bello di una manifestazione come questa: passare da una stanza all’altra e lasciare che l’arte ti nutra pendendoti alla sprovvista.

Il Padiglione dell’Argentina è stato una di queste sorprese, Adrián Villar Rojas è nato nel 1980 a Rosario ed è bello pensare che un ragazzo così giovane sia stato scelto per occupare il primo padiglione permanente della nazione. E se l’età può contar poco che dire allora dell’opera che ha ideato? El asesino de tu herencia – L’assassino della tua eredità, il titolo da solo è una dichiarazione di intenti che inserito all’interno di un contesto del genere a me fa venir voglia di abbracciare l’artista. Per me il suo lavoro è uno dei migliori visti in Biennale, non so se è una questione anagrafica che avvicina il suo discorso al mio, ma esiste un equilibrio di forme perfetto, una monumentalità perfettamente inserita nello spazio e una sinergia con lo spettatore palpabile che rendono le sue sculture in argilla qualcosa che va ben oltre l’immagine di arte latino-americana.

Ai Weiwei, la strada per la vera libertà è ancora lunga

Photo: Peter Parks

Come già scritto in un nostro precedente articolo, Ai Weiwei è stato finalmente liberato ed il mondo dell’arte può finalmente tirare un mezzo sospiro di sollievo. Parlo di mezzo sospiro poiché la situazione del coraggioso artista cinese è ancora molto complessa. Weiwei ha infatti parlato brevemente con la stampa internazionale ma le sue poche parole sono state queste: “Vista la situazione in cui mi trovo in questo momento. non posso rilasciare dichiarazioni agli organi di stampa. Per favore cercate di capirmi”.

Eppure il coraggioso artista ci aveva abituato ad interviste-fiume contro l’oscurantismo del regime cinese, è dunque chiaro che nelle sue secche parole si cela la tensione di un uomo che si sente ancora braccato da un governo che di fatto non lo lascia respirare. La polizia cinese ha rilasciato Weiwei per chiudere la bocca alle decine di manifestazioni internazionali a sostegno dell’artista, spuntate come funghi in questi ultimi giorni.

Pasticcio a Brooklyn mentre Nan Goldin afferma: “mi volevano morta”

Giusto la scorsa settimana vi avevamo parlato dello strano pasticcio Art In the Streets. La grande panoramica sulla street art ospitata dal MOCA di Los Angeles guidato da Jeffrey Deitch doveva far tappa al Brooklyn Museum di New York ma in seguito la prestigiosa istituzione aveva cancellato l’evento in programma, palesando delle non meglio precisate difficoltà economiche.

Alla luce di quelle strane dichiarazioni qualcos’altro è successo e tutto ciò ha portato ad un brusco cambio all’interno del board della fondazione del Brooklyn Museum. Norman Feinberg, da cinque anni direttore del board, è stato infatti rimpiazzato da John Tamagni. Forse per il museo è giunta ora di cambiare anche la direzione visto che Arnold Lehman (attuale direttore) nel corso di questi ultimi anni ha inanellato una bizzaria dietro l’altra, perdendo il contatto con il pubblico a causa di mostre flop come Star Wars: la magia del mito (del 2002) o come Who Shot Rock & Roll: A Photographic History, 1955 to the Present, inaugurata lo scorso inverno con il malcontento generale.

Paolo Angelosanto al Palazzo degli Alessandri di Viterbo

La mostra d’arte contemporanea Italian Flag (in visione dal 30 giugno 2011) rappresenta per la città di Viterbo un evento culturale di eccezionale rilievo. Documenta con le ultime opere dell’artista Paolo Angelosanto, incentrate sulla riflessione circa l’identità italiana nell’arte contemporanea,l’uso del tricolore come codice semantico del problema identitario. Angelosanto, manipolando tale codice, racconta vizi e virtù dell’italiano, mostrando come il percorso storico dell’intellettuale sia oggi la strada per riaccendere il senso della dimensione nazionale in una rete diffusa di informazioni che attraversano il globo.

Situata tra stereotipo e giungla mediatica, l‘immagine dell’Italia e degli italiani più che rappresentare un popolo è legata a singoli individui e a singoli eventi sfacciatamente dotati di un potere provvisorio, di riassunto di una complessa vicenda storica, riassunto troppo spesso incompleto e fallace, superficiale e decontestualizzato.

Art Sound all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Inaugura martedì 28 giugno 2011 alle 19:00 presso lo spazio espositivo AuditoriumArte dell’Auditorium Parco della Musica di Roma la mostra Art Sound. un progetto a cura di Vitaly Patsukov, prodotta dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con RAM Radioartemobile. La mostra resterà aperta fino al 13 luglio 2011. Per celebrare l’ “Anno Italia – Russia” la mostra Art Sound presenta un progetto sul suono e le tecnologie multimediali e comprende i lavori dei più rinomati artisti russi contemporanei, tra cui le installazioni di Vladimir Tarasov e Vadim Zakharov, i video del New York Group ed i video d’archivio relativi all’avanguardia sovietica (Generazione Z).

Il progetto Art Sound è dedicato al fenomeno della visualizzazione di suoni all’interno di immagini prodotte da tecnologie multimediali. Questa pratica artistica, dalla lunga tradizione, è utilizzata da coloro che propongono oggi un idioma assolutamente nuovo e un’iconologia alternativa. Le sue immagini integrano tutte le tradizioni radicali dell’avanguardia storica, come le orchestre dei rumori del Futurismo, gli accidenti acustici del Dadaismo e le combinazioni sonore di Fluxus.

Videominuto 2011, basta un minuto per vincere 1.000 euro!

E’ partito il bando per Videominuto 2011, il concorso internazionale di video da 1 minuto giunto alla 19ma edizione, che si svolgerà dal 7 al 10 settembre 2011 al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. L’iniziativa si arricchisce quest’anno di un nuovo concorso a tema, che affianca il tradizionale “1000 euro per 1 minuto”, a tema libero non sottoposto a censura, di inderogabile durata di 1 minuto (titoli compresi).

Il tema scelto per l’edizione 2011 di “Basta 1 minuto!” è quello della lotta alla discriminazione razziale nel mondo dello sport, dove alcuni episodi recenti e non solo confinati al mondo del calcio, ci fanno capire quanto il fenomeno sia spesso latente ma pronto ad esplodere in ogni momento. Testimonial d’eccezione è Cesare Prandelli, l’allenatore della nazionale calcistica che ha deciso di rappresentare in prima persona una causa tanto attuale. Realizzato in collaborazione con Cospe onlus, il concorso a tema che prevede un premio di 800 euro e, per la menzione d’onore, la possibilità di vincere due biglietti per il Torneo 6 Nazioni di Rugby, si concluderà a settembre in seguito ad una selezione effettuata da un giuria d’eccellenza composta da Luigi Falorni, regista del documentario “La storia del cammello che piange” – candidato all’Oscar 2005, Abiola Wabara – cestista della nazionale di basket vittima di un brutto episodio di razzismo, Alessandro Zanni – rugbista della nazionale, Mauro Valeri – autore del libro “Black Italians”, Udo Enwereuzor – responsabile per la Ricerca, formazione e Politiche di parità – Area Promozione dei Diritti di Cittadinanza del COSPE e Graziano Staino – regista.

Simone Bertuzzi/Palm Wine al Kaleidoscope di Milano

Il 27 giugno 2011 alle ore 18.30, Simone Bertuzzi / Palm Wine presenta il quinto episodio del suo workshop dedicato alle stratificazioni cronologiche e geografiche che danno vita alle sonorita’ ibride proprie di molta produzione musicale contemporanea. Sicuramente molti dei partecipanti agli episodi precedenti di questo workshop avranno inteso quella di Simone Bertuzzi / Palm Wine come un’indagine aperta sulla musica ‘esotica’, ‘tropicale’ o ‘africana’.

Forse e’ arrivato il momento di creare ancora piu’ confusione e abbandonare definitivamente ogni divagazione teorica. L’estate e’ iniziata e a quanto pare non c’e’ nulla di meglio delle suddette definizioni di genere per accoglierla. Questo quinto e ultimo episodio e’ da fruire quasi come un programma radiofonico: consistera’ in una serie di ascolti poco mirati e geograficamente schizofrenici. Un autentico mash up, sia di recupero, sia contemporaneo. Que Mango!

Jan e Sara Saudek alla Mondo Bizzarro Gallery di Roma

Decadente, stravagante, osceno: il grande fotografo ceco Jan Saudek assieme alla modella, moglie e musa Sarah Saudek in mostra alla Mondo Bizzarro Gallery, con una retrospettiva curata da Barbara Collevecchio.  Jan Saudek, ebreo nato a Praga, vive l’orrore della deportazione durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. In seguito torna a Praga, costretto a lavorare quasi di nascosto, chiuso in uno scantinato, sviluppando sogni e fantasie nel contesto piuttosto grigio e pragmatico della dittatura socialista.

Negli anni Settanta inizia a «correggere» le sue stampe in bianco e nero con l’ausilio dell’acquerello. Da questa emarginazione da “uomo del sottosuolo” nasce un’arte onirica, elegantemente triste e allegra: erotica nel senso più vitale ed interessante del termine. Le opere di Saudek, affascinanti e misteriose come la stessa Praga, hanno reso questo artista uno dei maggiori autori viventi. Un pilastro della storia della fotografia del Novecento.

Occupiamoci di Contemporaneo, assemblea aperta al MACRO di Roma

OCCUPIAMOCI DI CONTEMPORANEO
Sabato 25 e domenica 26 giugno 2011
MACRO, corte interna
via Nizza 138 – Roma

Sabato 25 giugno 2011, dalle ore 17.30 fino alla chiusura serale, e domenica 26 giugno 2011 per
tutta la giornata, OCCUPIAMOCI DI CONTEMPORANEO invita gli operatori, il pubblico dell’arte e
tutti i cittadini, a una grande assemblea aperta al Macro.

L’obiettivo di questo incontro è difendere lʼarte del nostro paese e mostrare le possibilità di una
cultura viva, che produce eccellenze e risorse economiche. Una cultura fatta di dialogo tra le
diverse discipline che la compongono e di apertura verso la cittadinanza.

Questa assemblea è il risultato della recente mobilitazione degli operatori artistici, unitisi
nellʼosservatorio OCCUPIAMOCI DI CONTEMPORANEO  per affermare principi di trasparenza e
buone pratiche nella gestione delle politiche culturali, in relazione alle difficoltà del museo dʼarte
contemporanea della città.

Gli incontri da cui è nato OCCUPIAMOCI DI CONTEMPORANEO hanno portato alla
consapevolezza della urgenza di ricostruire una comunità delle arti contemporanee
che diventi interlocutore necessario nelle scelte politiche che riguardano il nostro settore.

OCCUPIAMOCI DI CONTEMPORANEO è in dialogo con altri gruppi che, come il Teatro Valle Occupato, si sono mobilitati per affermare il valore civico delle attività produttive e lavorative della cultura. Il programma definitivo dellʼincontro, che comprende interventi e comunicazioni di operatori di arte visiva, architettura, musica, letteratura, teatro, cinema, sarà reso noto sabato 25 giugno.

Un-real time da MarcoRossi artecontemporanea

Un-real time è una collettiva che indaga i legami che uniscono i lavori di sei giovani artisti: Michael Ajerman, Valerio Berruti, Paolo Maggis, Nebojsa Despotovic, Nicola Samorì, Santiago Ydanez. Sono opere su tela e tavola, acquarelli, affreschi su juta e sculture che riflettono il luogo-tempo della pittura e il concetto di reale – irreale espresso da questi artisti. Michael Ajerman raffigura un tempo reale, ma reso artificiale dalla posa delle modelle. Pose che appaiono come normali situazioni domestiche, ma in cui luci e colori sensuali e morbosi instillano il dubbio se si tratti davvero di momenti neutri o se qualcosa di carnale, delittuoso stia per verificarsi.

Proprio l’ambiguità tra la calma e il turbamento dona alle opere di Ajerman la capacità di rappresentare l’individuo di oggi, sospeso tra messa in scena di sé, confusioni esistenziali e volontà di fuga. Paolo Maggis rappresenta la realtà in istantanee che riportano la visione che l’artista ha del mondo. Nelle sue tele aleggia una sensazione di sorpresa, perché, come dice Maggis, “le cose nella realtà ci appaiono sempre come per caso”. Nei suoi lavori le scene si presentano con la forza di una rivelazione, tanto positiva quanto negativa. Giochi d’amore e di paura, scene di violenza o di tranquillità familiare, frammenti di vita vissuta o colti attraverso le immagini di giornali e media si mescolano in opere dalla forte gestualità che, nel tempo, sono diventate più sintetiche nella forma e più elaborate nei contenuti.

Ammar Al-Hameedi, giovani talenti crescono

Permettetemi oggi di dare una notizia un poco diversa dal solito, questo perché riguarda una soddisfazione personale che di riflesso interessa anche la giovane scena dell’arte contemporanea. Ho da diverso tempo iniziato una sorta di attenta ricognizione sulle giovani leve dell’arte, visitando studi e facendomi consigliare da altri artisti, già mid-career, quali nuovi talenti ritenevano degni di particolare attenzione.

Ho quindi iniziato ad inserire gli artisti che mi sembravano più “freschi” in alcuni eventi, con l’obiettivo di dargli nuove possibilità all’interno di un circuito fin troppo  prono su sé stesso e poco avvezzo alle novità.  Agli inizi di quest’anno, sotto consiglio dell’artista Davide Orlandi Dormino, ho visionato le opere di Ammar Al-Hameedi un giovane e promettente artista di origini irachene. Quella visita si è poi trasformata in una meravigliosa mostra  all’Ambasciata della Repubblica dell’Iraq di Roma nel marzo di quest’anno.

Il Brooklyn Museum non vuole la street art

Cose strane succedono nel mondo della street art o forse sarebbe meglio dire: cose strane succedono alla street art quando c’è di mezzo anche Jeffrey Deitch. Colpevole di aver oscurato il murale di Blu, il direttore-volpone del MOCA di Los Angeles aveva poi lanciato la grande panoramica sulla street art intitolata Art in The Streets. Ebbene, la mostra in questione doveva in seguito migrare al Brooklyn Museum di New York e rimanere in visione dal 30 marzo all’8 luglio 2012.

Qualcosa però è andato storto ed i vertici del Brooklyn Museum hanno deciso di cancellare l’intera manifestazione. Sulle prime il museo ha emanato un comunicato stampa dove si parla di problemi finanziari, tali da non poter assicurare il corretto svolgimento di Art in The Streets. La realtà è però ben diversa ed alcune spiegazioni a questo strano comportamento le aveva già fornite il New York Daily News in un articolo apparso lo scorso aprile.

A Rendezvous in Berlin

A rendezvous in Berlin non è una mostra ma un progetto che nasce da conversazioni fra artisti che hanno partecipato temporaneamente a un percorso, o che condividono un’attitudine e degli interessi comuni. Limite, margine, confine e scorrettezza sono le parole chiave da cui sono scaturiti i lavori che andranno a comporre questo spazio visivo.

La parola, usata nella sua veste di effettualità rispetto al reale, diviene un veicolo che mette in relazione i differenti lavori. Parola che incarnandosi in un gesto di rivolta si fa incisione su pietra in “DIES IRAE”. Oppure si scinde in diversi personaggi, partecipando al tentativo di ricostruzione di un momento opaco della storia italiana di “On the ripening of times”, dove viene investigata la relazione tra il linguaggio e la violenza.