
Purtroppo nel mondo del cinema mi sono abituato a pensare che i figli d’arte non siano molto capaci a far quasi nulla. Mi rendo invece conto che, con poche eccezioni, sto parlando dell’Italia. Questo luogo comune non trova riscontro (suppongo anche li con eccezioni che non conosco) in quel che mi appare dal mondo cinematografico americano e britannico. Mi soffermo infatti su alcuni nuovi registi.
Dunque dirò che mi piacciono tutti i film senza eccezione di Sofia Coppola. Trovo che Somewhere abbia vinto meritatamente a Venezia e ringrazio la competenza di Tarantino che ha commentato con l’unica critica possibile sul film, ovvero che dopo averlo visto continui a vedere altre cose ma non ti esce mai dalla mente. Del film di Sofia Coppola amo la camera lenta, l’indugiare, lo stesso indugiare che crea lo straniamento di Bill Murray in Lost in Translation, e poi i sentimenti che sfuggono, non sono detti, allora scappano, volano via. Ci vedo abbastanza originalità e non troppi legami apparenti con la regia del padre, di cui pure pare conoscerne una certa poesia.









