Giovedì difesa: Source code e i figli d’arte

Purtroppo nel mondo del cinema mi sono abituato a pensare che i figli d’arte non siano molto capaci a far quasi nulla. Mi rendo invece conto che, con poche eccezioni, sto parlando dell’Italia. Questo luogo comune non trova riscontro (suppongo anche li con eccezioni che non conosco) in quel che mi appare dal mondo cinematografico americano e britannico. Mi soffermo infatti su alcuni nuovi registi.

Dunque dirò che mi piacciono tutti i film senza eccezione di Sofia Coppola. Trovo che Somewhere abbia vinto meritatamente a Venezia e ringrazio la competenza di Tarantino che ha commentato con l’unica critica possibile sul film, ovvero che dopo averlo visto continui a vedere altre cose ma non ti esce mai dalla mente. Del film di Sofia Coppola amo la camera lenta, l’indugiare, lo stesso indugiare che crea lo straniamento di Bill Murray in Lost in Translation, e poi i sentimenti che sfuggono, non sono detti, allora scappano, volano via. Ci vedo abbastanza originalità e non troppi legami apparenti con la regia del padre, di cui pure pare conoscerne una certa poesia.

Giovedì difesa: Dexter e siamo a 5

Ci sono molti modi di intendere una serie tv. Ci sono le serie che non hanno mai fine e quelle che terminano la mini trama all’interno dell’episodio sempre. Accade così che lo spettatore possa accendere la tv in un qualsiasi giorno e guardarsi una puntata, che sia un indagine, un episodio di vita familiare, o altro.

La mia modalità preferita però è quella rispettata da Dexter. Ogni serie si conclude nell’ultima puntata. Dunque le 5 serie di Dexter sono 5 lunghissimi film. I ritmi sono sempre assolutamente serrati, le indagini sono sempre sul filo teso, si sta sull’episodio, sul dettaglio da svelare o da far sparire.

Ancora sulla Biennale di Venezia

La Biennale di Venezia non è fatta di sole polemiche. Accanto alle questioni di lana caprina c’è anche molto da vedere ed alcune opere non mancheranno di stupire i tanti visitatori presenti quest’anno in laguna. Partiamo da Mike Nelson che assieme ad un pugno di aiutanti, ha impiegato 13 settimane per cambiare completamente l’aspetto del Padiglione britannico, trasformandolo in una labirintica installazione che disorienta ed affascina lo spettatore. Attualmente l’interno del padiglione è irriconoscibile, falsi muri, porte chiuse, passaggi crepuscolari e polverosi e soffitti bassissimi, una sorta di versione riveduta e corretta del caravanserai turco. Entrando nell’ambiente sembra quasi di attraversare un nuovo universo creato da stanze che sembrano abbandonate da tempo: c’è la bottega di un artigiano con suppellettili impilate sul tavolo, c’è un letto improvvisato con le coperte spiegazzate ed anche una piccola doccia.

Mike Nelson ha definito il suo lavoro come una “scultura che può essere esplorata”. Ma in Biennale c’è anche spazio per l’impegno politico-sociale, il Padiglione egiziano ospita infatti un’opera del videoartista Ahmed Basiouny dal titolo 30 Days of Running in The Place. Come molti di voi sapranno l’artista è stato ucciso il 28 gennaio scorso al Cairo, sotto il fuoco dei cecchini mentre riprendeva le proteste del popolo.

CortoArteCircuito in MAXXI

CortoArteCircuito è un’Associazione no profit costituita nel 2007, presieduta da Beatrice Bordone Bulgari, che si avvale della direzione artistica di Paola Ugolini e che ha come fine la produzione e la promozione di cortometraggi d’arte realizzati da registi italiani e stranieri su un artista vivente e il suo lavoro, per favorire il confronto tra due espressioni d’arte oggi separate. Questo confronto, totalmente libero, aperto alla creatività dei singoli registi, prevede di entrare nello studio di un artista, o nei musei nel caso di installazioni monumentali, e di seguirlo nel work in progress dell’opera.

Nuovi linguaggi che si riallacciano però alla grande tradizione cinematografica e documentaristica che in Italia ha visto impegnati nel passato alcuni dei più importanti registi da Michelangelo Antonioni a Valerio Zurlini. CortoArteCircuito nel 2011 realizzerà la produzione di una serie di cortometraggi che raccontino le varie fasi delle installazioni delle mostre del MAXXI, seguendo, non solo la nascita di un’opera, ma anche quella di una grande esposizione.

Ed invece all’estero parlano di noi: “Sgarbi? un perfetto sconosciuto fuori dall’Italia”

Avevamo pubblicato un articolo affermando che all’estero a nessuno importa di Vittorio Sgarbi e del suo Padiglione Italia alla 54esima Biennale di Venezia. Ebbene purtroppo avevamo sbagliato, questo perchè per nostra somma vergogna uno dei più importanti magazine di arte contemporanea, vale a dire Artinfo, ha pubblicato proprio ieri un articolo firmato da Benjamin Genocchio che evidenzia con freddezza gli orrori sgarbiani.

Ebbene il Vittorione Nazionale™ aveva sbandierato a destra e mancina la sua voglia di selezionare artisti liberi dal sistema,  artisti fuori dalle mafiette e dagli “ospedali dell’arte”, ecco invece cosa ha scritto Genocchio sul conto del noto storico dell’arte: “Il desiderio di alcune nazioni di soddisfare il loro sistema artistico è talmente forte che spesso le stesse sbagliano le selezioni per gli artisti ed i curatori dei rispettivi padiglioni nazionali alla Biennale di Venezia. La nomina di Vittorio Sgarbi come curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2011 è un chiaro esempio di questa spiacevole sindrome.

Maurizio Cattelan in Biennale: una minestra (di piccioni) riscaldata

Non parla mai delle sue opere ma delega ogni esegesi ai suoi pupilli Massimiliano Gioni (prima) e Francesco Bonami (poi), ama divertire e stupire il pubblico con veri e propri tiri mancini che sovente riempiono le pagine dei tabloid di tutto il mondo. Ovviamente si parla di Maurizio Cattelan, quello dei bambini impiccati e del Papa travolto da un meteorite, per intenderci.

Personalmente ho seguito con interesse e meraviglia molte peripezie dell’ex enfant terrible dell’arte contemporanea, tanto da inserirlo in un capitolo del mio libro Oltre Ogni Limite, descrivendo in tal guisa la sua poetica: “Cattelan ha sin dagli esordi proposto una linea creativa beffarda, mirata non a sovvertire il sistema di cui ogni artista fa parte bensì ad evidenziarne gli aspetti più popolari, patetici ed imbarazzanti, scatenando così velenose polemiche ma anche profonde riflessioni. Grazie alla sua inesauribile carica ironica, il mondo dell’arte ha improvvisamente scoperto di essere chino su se stesso, avviluppato in un simbolismo ermetico e pretestuoso da cui è però possibile fuggire per brevi momenti, saltando oltre la staccionata e canzonando chi vi rimane all’interno”.

L’IILA alla Biennale di Venezia presenta un progetto sulla cultura dell’intera America Latina

Fernando Gutiérrez (Perù) "De Lima a Talcahuano", 2009 Fotografia digitale in formato video Courtesy : l’artista e Gallería Lucía de la Puente, Lima

L’IILA (Istituto Italo-Latino Americano), Organismo Internazionale, dal 1972 invitato dalla Biennale di Venezia, organizza il proprio Padiglione dedicato all’America Latina. Per questa 54. Esposizione Internazionale d’Arte l’IILA presenta una mostra che propone per la prima volta un progetto sulla cultura dell’intera America Latina, attraverso lo sguardo di artisti provenienti da tutto il Continente.

Il Padiglione America Latina – IILA sarà allestito presso l’Isolotto, all’interno dell’Arsenale. Per questa edizione de La Biennale di Venezia, l’Istituto Italo-Latino Americano, accanto al commissario Patricia Rivadeneira, Segretario Culturale dell’IILA, ha scelto di invitare come curatore del Padiglione Alfons Hug, tra i massimi esperti di arte latinoamericana, già curatore della Bienal de São Paulo (2002 e 2004) e della Bienal del Fin del Mundo di Ushuaia (2009), attuale direttore del Goethe-Institut di Río de Janeiro, partner istituzionale di questa mostra.

Dentro Caravaggio, Una Vita di Capolavori, Il primo DVD nato per raccontare l’arte come mai accaduto prima

Tra le iniziative promosse in occasione del quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio il 26 maggio a Palazzo delle Esposizioni di Roma è stato presentato il dvd Dentro Caravaggio. Una Vita di Capolavori, un nuovo modo di raccontare la storia dell’arte, la vita, il lavoro di Caravaggio e dei protagonisti del dvd.

Realizzato mediante la collaborazione tra la storia dell’arte e le più avanzate tecnologie multimediali, “Dentro Caravaggio” è il primo DVD d’arte in formato panoramico 16:9, in italiano e inglese, che porta lo spettatore dentro il quadro, guidato da una voce narrante familiare e abbracciato dalle note della colonna sonora originale, composta seguendo il ritmo cinematografico delle immagini. La storia dell’arte, il cinema e la musica si fondono per raccontare la grandezza di un personaggio che ha saputo anticipare, con un vantaggio di circa 400 anni, l’avvento della moderna fotografia.

I romani non gradiscono la statua del Papa, lo dice il New York Times

Abbiamo già ampiamente parlato del monumento dedicato a Papa Giovanni Paolo II creato dallo scultore Oliviero Rainaldi ed installato presso la stazione Termini di Roma. Oggi però torniamo sull’argomento perché l’intera situazione è ulteriormente degenerata, tanto che la statua potrebbe essere definita come la punta dell’iceberg del tracollo romano, partendo dal caso Luca Massimo Barbero sino a giungere alla famigerata Rassegna Internazionale di Scultura di Roma partita lo scorso 24 maggio tra il disinteresse generale.

Secondo quanto già riportato da numerosi quotidiani italiani e successivamente avvalorato dal New York Times, il popolo romano non ha gradito per niente il “sentito omaggio” a Papa Karol Wojtyła. Noi di Globartmag l’avevamo battezzata come un incrocio tra Mussolini e Batman ma la cittadinanza ha risposto con una proverbiale vena ironica ancor più pungente della nostra, rinominandola come: “orinale, vespasiano papale, garitta e campana”.

I Padiglioni di Sgarbi? All’estero non se ne parla, ci sono altri “intrighi internazionali”

Nella foto Corban Walker e Emily-Jane Kirwan con a fianco un'opera dell'artista

Vi siete mai chiesti cosa ne pensano all’estero della nostra arte contemporanea? Intanto possiamo assicurarvi che fuori dai nostri confini il mondo intero ci ignora o quasi.  Già, si parla di arte italiana solo per quanto riguarda notizie su furti, o su grandi mostre dei maestri della pittura. Per il resto l’attenzione dei media (almeno in questo periodo) è tutta per la Biennale, ma tutti gli articoli che abbiamo letto non parlano assolutamente del Padiglione Minestrone Italia organizzato da Vittorio Sgarbi. In parole povere le polemiche le facciamo noi in casa ma all’estero non se ne curano neanche.

Il Financial Times ad esempio ha recentemente redatto un articolo che parla delle nazioni “new entries” come l’Arabia Saudita e l’India. Artinfo ha invece pubblicato una guida con alcuni alberghi, ma le sistemazioni ci appaiono molto costose (ammesso che ci sia ancora posto).

Jan Fabre alla Biennale con la Pietà di Michelangelo

Dal 1° giugno al 16 ottobre 2011, durante la 54^ edizione della Biennale d’arte di Venezia, la Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia (Sestiere Cannaregio 3599) ospiterà il nuovo evento espositivo di Jan Fabre (Anversa, 1958), dal titolo PIETAS. Curata da Giacinto Di Pietrantonio e da Katerina Koshina, promossa dalla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal State Museum of Contemporary Art di Salonicco e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, la mostra presenterà cinque grandi sculture in marmo puro e marmo statuario di Carrara dell’artista fiammingo.

Tra queste spicca l’inedita rilettura fatta da Fabre della Pietà di Michelangelo, dal titolo Sogno compassionevole (Pietà V) nella quale il Cristo ha il volto dell’artista stesso e la Madonna ha quello di un teschio, simbolo della morte.  Lungi dal proporre un messaggio blasfemo o semplicemente provocatorio, l’opera rappresenta una ‘scultura-performativa’ che mette in scena i veri sentimenti di una madre che vuole sostituirsi al figlio morto.

Sapere dove siamo aiuta? – Officina Italia 2 – Nuova creatività italiana (Bologna, Gambettola)

All’età di settantasei anni Renato Barilli non è ancora stanco di mettere steccati intorno all’arte. Da giovane si spinse in grosse indagini decennali, come le mostre Anniottanta e Anninovanta, e poi optò per le più snelle biennali inaugurate con Officina Italia nel lontano 1997, cui seguirono Officina Europa, 1999, Officina America, 2002 e Officina Asia nel 2004. Tutte le manifestazioni erano contemporaneamente dimostrazioni d’affetta verso l’arte e verso la propria regione, l’Emilia-Romagna, da sempre parterre di ogni evento e soprattutto sostenitrice economica fondamentale.

Dopo più di dieci anni ritorna ad occuparsi di Italia con Officina Italia 2 – Nuova creatività italiana ed è chiaro fin da subito che l’età non ha domato il suo spirito battagliero. Pochi giorni fa, inaugurando la conferenza stampa, ha manifestato ancora una volta (v. L’arte non è cosa nostra – Pierluigi Panza – 28/05/11 – Corriere della Sera) il suo disprezzo verso l’operato sgarbiano a Venezia elevando la propria mostra a legittimo padiglione nazionale e e di sicuro interesse rispetto quel baraccone che ci accoglierà il laguna.

Non è nel mio interesse approfondire qui il dibattito sul Padiglione Italia, ne tanto meno aprirne altri, fatemi dire però che questo proliferare di iniziative legate ai giovani artisti italiani è un segnale positivo di interesse verso una scena prolifica e viva come l’arte degli italiani, ma è un terreno scosceso in cui facilmente si cade in approssimazioni o ci si fa prendere da facili entusiasmi. Inoltre diffido sempre di chi crede di avere la verità in tasca. Per questo motivo spero di poter visitare la mostra entro il 3 luglio, data di chiusura, per poter analizzare più a fondo la proposta al pubblico di questa Officina Italia 2.

Artista attento! La Biennale 2011 non fa curriculum

Ormai nel web circolano già le prime foto del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia firmato Vittorione Nazionale©. Artibune ad esempio ha fornito un servizio fotografico abbastanza esauriente il quale mostra in anteprima assoluta lo scempio che ci condannerà alla pubblica gogna finale sotto gli occhi di tutto il mondo. Noi, in un articolo di diversi giorni or sono vi avevamo già mostrato alcune possibili opere ma dobbiamo dire che la realtà dei fatti è ancor più dura da digerire di qualsiasi altra congettura: Il Padiglione Italia sarà una fiera rionale senza precedenti.

Questo molti di voi l’avevano ben compreso ma oggi volevamo parlarvi dell’ennesima caduta di stile (sembra che non ci sia mai limite al peggio ) dell’intera macchina Biennale architettata da Sgarbi. Ebbene come noto quest’anno migliaia di artisti sono stati chiamati ad esporre all’interno dei vari “padiglioncini” della Biennale Diffusa, (dis)organizzati nelle varie regioni italiane.

Lindsay Lohan alla Biennale mentre Man Bartlett è fermo all’aeroporto

Avete presente Lindsay Lohan? beh avrete sicuramente sentito parlare molto spesso di questa celebre quanto intransigente attrice statunitense. La Lohan è infatti molto più abile a ficcarsi nei pasticci che a recitare ed attualmente sta scontando una pena per il furto di una collana del valore di 2.500 dollari. l’attrice è attualmente a Venice, ovviamente non si trova nella città lagunare ma a Venice in California ed è agli arresti domiciliari con tanto di braccialetto elettronico.

Comunque sia la cattivona Lohan ha deciso di iniziare un percorso di redenzione ed ha quindi scelto l’arte contemporanea come “percorso riabilitativo” per dimenticare gli eccessi del passato. Il suo rientro in “carreggiata” partirà proprio dalla Biennale di Venezia. Lindsay Lohan ha infatti collaborato con Richard Phillips e comparirà all’interno del video intitolato semplicemente Lindsay Lohan che verrà mostrato alla Biennale durante un video project curato da Neville Wakefield e sponsorizzato dal Garage Center For Contemporary Culter di Dasha Zhukova .