Impossible Project resuscita le pellicole istantanee Polaroid

 Florian Kraps e Andre Bosman sono i fondatori dell’Impossible Projetct ma in cosa consiste questo progetto impossibile? si tratta di far tornare in vita le tanto amate pellicole Polaroid. La produzione del celebre instant film è stata infatti abbandonata due anni fa dalla Polaroid Corporation e l’ultimo pacchetto di pellicole è scaduto lo scorso novembre. Ma Kraps e Bosman non hanno intenzione di far tramontare il sogno della gloriosa pellicola istantanea che per milioni di fans in tutto il mondo è ben più importante della ormai consona fotografia digitale.

Ebbene i due imprenditori hanno rilevato la formula originale della pellicola ed hanno iniziato a sperimentare in maniera semi-casalinga, con l’intenzione di far ripartire la produzione dell’instant film. Circa due settimane fa l’impossible project ha prodotto le prime due varianti di instant film che prendono il nome di PX 100 silver shade e PX600 silver shade, il tutto avvolto in una confezione minimal ma del tutto accattivante.

Ironia ed arte contemporanea in due mostre a New York

L’ironia è una componente fondamentale nell’arte contemporanea. Se pensate alla creatività di Marcel Duchamp ad esempio è impossibile non notare la forte carica ironica che traspare da ogni sua opera. Eppure Duchamp tramite l’ironia dei Readymades è riuscito ad influenzare intere generazioni artistiche tanto che oggigiorno è possibili ravvisare la sua impronta nella stragrande maggioranza delle opere che vediamo nelle gallerie d’arte contemporanea.

L’ironia è il fulcro della mostra dal titolo Knock Knock: Who’s There? That Joke Isn’t Funny Anymore (traducibile in Toc Toc: Chi è? Questo scherzo non è più divertente) in visione alla Fred Torres Collaborations ed alla Armand Bartos Fine art di New York fino al prossimo 24 aprile. I dealers hanno raggruppato più di 75 opere (iniziando da Duchamp ovviamente) che oltre ad esaminare i meccanismi dell’ironia ma anche i suoi fini. Elana Rubinfeld e Sarah Murkett, rispettivi direttori delle gallerie coinvolte nel progetto, hanno vagliato il lavoro di 400 artisti alla ricerca del tanto sperato sense of humor.

Philip Wiegard – Uomini-statua-oggetto

In Uomini-statua-oggetto l’artista tedesco Philip Wiegard mette in scena dal 10 aprile al 5 giugno, nello spazio romano di Furini Arte Contemporanea, un interno, un’ambientazione intima e privata stile primi del Novecento, dove drappi e carte da parati originali dell’epoca, a cui si sovrappogongono pannelli dipinti che le emulano, si alternano agli ammiccamenti barocchi delle poltrone damascate e alle fotografie incorniciate allineate sulle pareti. L’artista, così, restituisce vita ai tempi perduti fra richiami al mito, alle ricerche prospettiche e metafisiche dechirichiane, ricreando quell’idea di Wunderkammer che proponevano gli antichi àteliers, stanze dove si raccoglievano meraviglie di ogni genere e ogni luogo.

Tutto il contesto è però soggetto ad un meccanismo, per certi aspetti ossessivo, per cui Wiegard si diletta a decostruire e scomporre oggetti comuni come tavoli, sedie, poltrone, armadi e intere composizioni di vecchio arredamento, per riportarli ad una nuova vita. Questa nuova estensione non è piatta e non è tridimensione, ma appunto ri-costruzione prospettica mediante parti di oggetti che vengono usate come linee per restituire proporzioni, profondità e misure. Wiegard utilizza in scultura le leggi ottiche della prospettiva tipiche della pittura, così svuota gli oggetti dei loro volumi, li priva della loro funzione originaria e li rende elementi ibridi, fra oggetto e figura, tali da generare il dubbio della percezione di chi li osserva.

A Milano un inedito Stanley Kubrick fotografo

Dal 16 aprile al 4 luglio 2010, a Palazzo della Ragione di Milano saranno esposte trecento fotografie, molte delle quali inedite e stampate dai negativi originali, realizzate da Stanley Kubrick dal 1945 al 1950 quando, a soli 17 anni, venne assunto dalla rivista americana Look.

L’esposizione, curata da Rainer Crone, in collaborazione con la Library of Congress di Washington e il Museum of the City of New York – che custodiscono un patrimonio ancora sconosciuto di oltre 20.000 negativi di Stanley Kubrick, giovanissimo, ma già grande fotografo – testimonierà la sua capacità di documentare la vita quotidiana dell’America dell’immediato dopoguerra, attraverso le storie di celebri personaggi come Rocky Graziano o Montgomery Clift, le inquadrature fulminanti e ironiche nella New York che si apprestava a diventare la nuova capitale mondiale, o ancora la vita quotidiana dei musicisti dixieland.

I Musei più stravaganti del mondo

Sappiamo benissimo che molti di voi saranno sicuramente in giro per il mondo durante queste vacanze pasquali. Ovviamente se state visitando Globartmag sarete sicuramente interessati all’arte contemporanea ed alle forme creative in genere. In vacanza però c’è bisogno di relax ed anche un poco di sano divertimento culturale non guasta mai. Tra un museo di arte contemporanea e l’altro vi suggeriamo una divertente lista dei musei più stravaganti del mondo.

Meguro Parasite Museum, Tokyo: Crediateci o meno a Tokio esiste un museo (l’unico) dedicato ai parassiti, occhio a non far salire a bordo qualche nuovo e simpatico amico.

Museo delle torture medievali, Praga: il più completo museo del suo genere.

Museo della Stregoneria, Cornovaglia: Streghe, riti magici ed affini. In questo museo potrete trovare il necessario per preparare una pozione d’amore o sconfiggere un vostro avversario.

Museo di Antropologia e Etnografia, San Pietroburgo: C’è l’imbarazzo della scelta tra feti deformi, animali con due teste e parti anatomiche bizzarre, tutto ovviamente conservato in vasi di formaldeide, proprio come quelli dei film horror.

Apre a Roma con la mostra dedicata a Joseph Beuys la galleria ag arte contemporanea

Nel cuore del Rione Monti, che si sta sempre più configurando come nuova rive gauches capitolina, si inaugura un nuovo spazio espositivo: ag arte contemporanea, in Via Panisperna 222/a, che porta una novità a Roma anche perché è aperta sino a sera, proponendosi come luogo di riferimento culturale fino alle 22, quando in città i Musei e le Gallerie sono solitamente chiusi.

Diretta da Graziano Menolascina, la galleria apre con la mostra di un protagonista dell’arte contemporanea, sciamano della poetica e dell’etica della riconciliazione tra uomo e natura, della non violenza e della pacificazione: Joseph Beuys. Saranno esposte una serie di opere – un video, manifesti, alcune foto, un’installazione – provenienti dalla collezione di Lucio Amelio (Napoli 1931-1994), il gallerista e promotore culturale che dal 1965 aveva fatto della città partenopea un centro importante dell’arte contemporanea internazionale.

Il viaggio metaforico di Paolo W. Tamburella

La Byblos Art Gallery di Verona è lieta di ospitare dal 9 aprile al 26 giugno 2010 la prima personale dell’artista Paolo W. Tamburella (Roma 1973), a cura di Mirta d’Argenzio. Scoperto a New York nel 2001 dalla gallerista Annina Nosei, Tamburella è noto internazionalmente per i suoi progetti concettuali e ambientali, rivolti perlopiù ai paradossi del nostro mondo globalizzato e al recupero dei suoi oggetti smarriti o in via d’estinzione, che lo hanno portato ad affrontare imprese di volta in volta sempre più ambiziose e rocambolesche, come quella di rappresentare il Padiglione dell’Unione delle Isole Comore alla più recente Biennale di Venezia.

Paolo W. Tamburella affronta a Verona la sua prima personale in Italia cimentandosi in una mostra specificamente concepita per lo spazio della Byblos Art Gallery, dove presenta per la prima volta riunite insieme la serie completa di lavori sul footballs realizzati dal 2006 al 2010. I materiali utilizzati sono vecchi palloni da calcio, recuperati durante un viaggio fatto in India nel 2006 e cuciti tra di loro come frammenti di un arazzo o di una mappa geografica.
Per comprendere la nuova impresa di Tamburella sarà necessario attraversare in un viaggio metaforico di nuovo i sette stati indiani in camion per oltre 4000 km, e, mentalmente ripercorre insieme all’artista l’intera storia coinvolgendo le diverse comunità locali incontrate strada facendo e radunando nel percorso complessivamente oltre quattrocento palloni da calcio, usati per ottenere il risultato voluto.

Inntel Zaandam, un hotel decisamente sopra le righe

A Zaandam, vicino Amsterdam, è stato compiuto un azzardato ma decisamente affascinante esperimento di architettura. Un progetto che è riuscito a fondere, in maniera del tutto estrosa, la tradizione con il design avanzato. Si tratta dell’ Hotel Inntel Zaandam, un edificio che sembra costruito con i mattonicini Lego o il castello di Alice nel Paese delle Meraviglie. Da fuori l’Hotel si presenta come un gigantesco ammasso di case tradizionali olandesi, completamente in bilico l’una sull’altra e caratterizzate da colori sfavillanti.

12 piani difficili da digerire, i quali sembrano quasi il prodotto di un architetto pazzo che ha imparato in un circo alcuni trucchi di alta giocoleria. Buffo, stupefacente, divertente e delizioso, questo ci salta alla mente osservando le linee di un edificio che dopotutto rispetta l’ambiente circostante. Il suo creatore si chiama Wilfried van Winden, capo architetto dell’azienda WAM: “non ho creato tutto questo per puro spettacolo o per scioccare la gente, questo palazzo esprime un linguaggio mai udito anche se parla la stessa lingua di Zaandstad, non è una frattura all’interno della città ma appartiene alla città. Se guardi bene le linee scoprirai che le facciate sono le stesse delle case del luogo” ha dichiarato il visionario designer.

Dopo 17 anni Pace e Wildenstein si dividono

I resoconti delle manifestazioni fieristiche nazionali, compresi quelli del Miart 2010 che si è concluso il 29 marzo, parlano di un mercato che sostanzialmente ha retto la grande “botta” della crisi economica.  Le aste internazionali parlano invece di una riduzione della bolla speculativa e di un livellamento delle quotazioni ad una dimensione più umana. L’andamento del mercato dell’arte contemporanea dunque è ancora un grande punto interrogativo.

Un fatto accaduto negli ultimi giorni può darci però alcuni indizi sul reale impatto economico della crisi sul sistema dell’arte. Dopo 17 anni di presenza sul mercato i grandi dealers Pace e Wildenstein, (raccolti sotto il marchio PaceWildenstein) hanno deciso di dividersi: “Non c’era più ragione di continuare a correre uniti, non riusciamo più a scambiarci i clienti come una volta” ha dichiarato Arne Glimcher, dirigente di Pace. Ma nel 1993 l’unione delle due gallerie sembrò un’idea brillante, capace di far confluire i collezionisti in un grande ed unico “punto vendita”.

Martin Parr allo Studio Trisorio di Napoli

Si inaugura l’8 aprile, presso lo Studio Trisorio di Napoli, in via Riviera di Chiaia 215, una personale del fotografo inglese Martin Parr. Fin dagli esordi Martin Parr si e’ interessato ai comportamenti sociali, al modo in cui le persone arredano le proprie case, ai cibi che scelgono di mangiare, agli abiti che indossano, alle mete turistiche che prediligono, ed ha cominciato a catalogare queste abitudini ordinarie con uno sguardo acuto ed ironico.

In mostra alcune delle sue prime fotografie in bianco e nero degli anni ’70, scattate a Manchester, nello Yorshire, nell’East Sussex, gli interni domestici della serie Home Sweet Home (1974), e varie immagini delle serie The Last Resort (1983-86), Small World (1987-94), Bored Couples (1991-93), Common Sense (1995-99), Luxury (2009), sono giustapposte per restituire una visione retrospettiva del particolare linguaggio fotografico di Martin Parr negli ultimi quarant’anni.

Owen Maseko, ancora un altro artista censurato in Africa

Lo scorso fine settimana l’artista Owen Maseko è stato arrestato dalla polizia a causa di una sua mostra alla National Gallery di Bulawayo nello Zimbabwe. Tale atto ci riporta tristemente alla mente un’altra censura perpetrata ai danni dell’arte sempre nello Zimbabwe di cui abbiamo ampiamente parlato in un nostro precedente articolo.

Secondo l’Associated Press, Maseko ha raccolto alcune foto di famiglia di persone scomparse mescolandole ad immagini di depositi minerari dove si pensa siano sepolti alcuni resti umani ed ha aggiunto all’interno della mostra anche alcuni rapporti su un’insurrezione armata nel distretto del Matebeleland dopo l’indipendenza del 1980. Ricordiamo che il distretto fu letteralmente fatto a pezzi dalle truppe fedeli a Mugabe e migliaia di civili innocenti furono massacrati nella lotta.

Se Cy Twombly imbratta il soffitto del Louvre

The Ceiling è la nuova opera permanente di Cy Twombly per il soffitto del Louvre e va decisamente detto che il suo largo uso del blu corredato da iscrizioni di sette antichi scultori greci ci ha letteralmente spiazzato. La composizione continua inoltre con sfere e scudi in argento ed avorio che guadagnano oltre 350 metri quadrati di superficie. L’opera di Twombly è nettamente in contrasto con lo stile a cui ci aveva abituato.

Dimenticate quindi il graffitismo e le astrazioni calligrafiche di un tempo perchè adesso il visionario pittore 82enne ha cambiato totalmente registro. Ovviamente non siamo gli unici a pensare che Twombly abbia completamente perso la bussola. In febbraio, quando l’opera fu mostrata in anteprima alcuni critici francesi espressero un totale disprezzo per l’affresco ed alcuni lasciarono le sale totalmente indispettiti.

Fluxus Biennal, è la volta di George Brecht

Dopo la mostra di George Maciunas, Fluxus Biennial – 730 giorni hic et nunc, il progetto curato da Achille Bonito Oliva all’Auditorium di Roma, prosegue dal 7 aprile al 14 maggio 2010, con l’esposizione dedicata a George Brecht. Brecht e’ stato uno dei piu’ significativi esponenti del gruppo Fluxus, attivo fin dal suo inizio nel 1962 e inventore del termine “Event”, una tecnica performativa usata da tutti i componenti del gruppo e divenuta in seguito caratteristica imprescindibile della ricerca di Fluxus. Negli “Event”, azioni quotidiane che coinvolgono ogni sfera del sensibile (visiva, uditiva, tattile, motoria) vengono isolate come singole performance, assumendo occasionalmente il carattere di situazioni immaginarie o impossibili.

Tra le opere esposte in AuditoriumArte, Water Yam (1963), una semplice scatoletta di cartone con centinaia di piccoli bigliettini recanti le indicazioni di Brecht per eseguire gli “Event”, una serie di partiture legate a gesti minimali o atti basici del semplice vivere quotidiano. Water Yam e’ considerata una pietra miliare di Fluxus. Tutte le opere presenti in mostra giocano sul paradosso di oggetti d’uso comune che mantengono la loro caratteristica di banalità e quotidianità, inserendosi nell’assunto portante del lavoro di Brecht secondo cui ogni cosa soggiace alle leggi generali del caso e delle coincidenze. Persino quelle tridimensionali sono Event che si sviluppano sotto gli occhi dello spettatore, come una pianta di azalea poggiata su una sedia che cresce impercettibilmente giorno per giorno (Chair with plant, 1967), o come un improbabile e ironico ritratto femminile fatto da oggetti d’uso comunissimo come una scala a pioli, uno spazzolone e un cobra (Lola, 1975).

La fotografia digitale ha ucciso il mestiere del fotoreporter

 Quando Matt Eich (ora 23enne) entrò nella scuola di fotogiornalismo nel 2004, l‘industria giornalisitica era già in declino. Matt però fotografa sin da quando bambino, la fotografia è quello che gli riesce meglio perciò ha continuato a percorrere tale strada anche dopo il matrimonio e la nascita di suo figlio. Ora Matt riesce a vendere qualche fotografia, lavorando come freelance per qualche magazine: “Devo lavorare sodo e scattare molte fotografie, poi devo piazzarle. Nessuno ti paga uno stipendio fisso, prima il fotogiornalismo era un mestiere, ora è divenuto puro caos, mi guadagno da vivere unendo un puzzle di piccoli lavoretti per alcuni giornali” ha dichiarato Matt.

Sharon Pruitt invece ha 40 anni ed è madre di sei figli, suo marito è un militare e tutta la famiglia vive nella Hill Air Force Base nello Utah. Dopo una vacanza alle Hawaii nel 2006, Sharon ha caricato su Flickr alcune foto scattate con una macchina fotografica digitale Kodak da 99 dollari. La celebre compagnia Getty Images ha notato le sue foto ed ora le ha concesso uno stipendio mensile per l’acquisto di foto da rivendere a terzi, “alle volte riesco a pagarmi anche tutte le bollette con lo stipendio della Getty” ha dichiarato Sharon.