
Dopo aver pubblicato le prime sette foto di una sua nuova serie direttamente sul suo website, l’artista Jeff Sheng non è riuscito a chiudere occhio: “Mi alzavo continuamente dal letto per andare a controllare la mia casella di posta elettronica. Sicuramente ora mi contatterà qualche militare dell’esercito nazionale e mi chiederà un mare di informazioni. Alcune delle persone che ho fotografato sono soldati da 20 anni e potrebbero perdere le loro pensioni per colpa mia” pensava Sheng in quella notte insonne. Ma cosa è successo, cosa ha combinato Sheng di tanto grave?
Niente di grave, anzi Sheng ha creato qualcosa di decisamente interessante. Il fotografo ha da poco completato la prima fase del suo progetto fotografico Don’t Ask, Don’t Tell (Non Chiedere, Non raccontare), una serie di ritratti di gay e lesbiche in forza all’esercito degli Stati Uniti. Tutti i soggetti indossano l’uniforme e le loro facce sono in qualche modo coperte da dettagli come lo stipite di una porta o una maniglia o semplicemente dall’oscurità.



Gli oggetti di design sono a volte in grado di rivoluzionare il nostro universo quotidiano, basti pensare al boom della fiat 500, della macchina per scrivere Olivetti Lettera 22 tanto per parlare di creatività nazionale o alla più recente diffusione capillare di prodotti Apple come l’iPhone ed iPod, oggetti che hanno cambiato il nostro modo di ascoltare musica e comunicare. Alle volte però capita che persino oggetti meno “nobili” siano in grado di raccogliere consensi ed alte onorificenze.

Haunch of Venison di New York presenta dal 5 marzo al primo maggio 2010 un’interessante mostra collettiva organizzata dai celebri artisti David Salle e Richard Phillips. L’evento dal titolo Your History is not Our History racchiude numerose opere di artisti che hanno creato il mito artistico della New York degli anni ’80, una decade che ha contribuito a creare un ambiente artistico originale e decisamente inventivo. La mostra non è una retrospettiva di una decade ma una riflessione sulle idee comuni degli artisti di quel periodo in risposta ad una specifica situazione culturale.
Siamo a Parigi, esattamente il 30 settembre del 1981 il ministro francese di grazia e giustizia Robert Badinter riesce ad abolire la pena di morte in tutta la nazione. Ci sono voluti circa duecento anni di dibattiti e polemiche per arrivare a questa importante decisione. Fu infatti nel lontano 1791 che Louis-Michel Le Peletier de Saint-Fargeau cercò di convincere l’Assemblea Costituente ad abolire la pena capitale. Dal 1791 al 1981, dalla Rivoluzione Francese ai giorni nostri, si è lungamente parlato di giustizia divina e giustizia terrena e sul fatto che un uomo non può sostituirsi a Dio e sottrarre la vita ad un altro uomo.
Mike Nelson, il mago britannico delle trasformazioni architettoniche, ci invita ancora ad immergerci al di sotto della superficie e scoprire la sostanza di cui sono fatti i nostri incubi collettivi. Nella scorsa decade, Nelson è stato il creatore di quelle che potremmo definire case dell’orrore psicologico, installazioni dannate ed oscure che hanno indagato l’ampia gamma della messa in scena contemporanea, evocando ambienti mitologici e fantastici del quotidiano come celle segrete, moderne miniere del terrorismo, agenzie di viaggio del terzo mondo, templi voodoo fino ad arrivare ai banali ambienti degli anni novanta come gli internet cafè.