II GAM di Torino si veste a festa con Antonio Riello

In occasione dell’inaugurazione delle nuove mostre autunnali, la GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta al pubblico BE SQUARE! GAM, un progetto ideato e realizzato dall’artista Antonio Riello con la collaborazione di Gianluca Marziani.

Obiettivo del progetto è celebrare il “fattore umano” di un museo attraverso la vestizione dell’intero staff con una divisa che indaga e celebra l’identità collettiva utilizzando una stoffa disegnata appositamente dall’artista. I colori utilizzati e la struttura del materiale presentano alterazioni e piccoli errori che rappresentano la differenza, la frammentazione, la percezione alterata di un sentire collettivo. Elemento fondamentale di tutto il progetto è l’ideazione e la realizzazione di volta in volta di uno specifico Tartan, il classico pattern scozzese sinonimo di una precisa appartenenza, che con la sua elegante squadratura da sempre evoca una certa idea, quasi ipnotica, di “tranquillo benessere domestico”.

Bill Viola per Capodimonte

Nell’ambito del più ampio progetto Incontri con Caravaggio – che già ha riscosso un notevole successo con gli Itinerari caravaggeschi in città e le performances teatrali a Capodimonte, durante i mesi di luglio e agosto, e che per l’autunno prevede un ciclo di incontri, con personalità di rilevanza internazionale in tutti i campi della cultura, invitate a confrontarsi in maniera originale con la figura del grande maestro lombardo – si inserisce il progetto che ha come protagonista Bill Viola, uno degli artisti contemporanei più significativi nel campo della video arte, chiamato a Napoli per la prima volta, a far dialogare la sua sensibilità contemporanea con l’esperienza caravaggesca, di cui Capodimonte custodisce una delle testimonianze più rilevanti della sua produzione più avanzata, la celebre Flagellazione.

L’installazione di Bill Viola – presentata negli spazi della Sala Causa del Museo dal 30 ottobre al 23 gennaio 2011, la cui particolare conformazione architettonica ha sempre garantito effetti di grande suggestione – proporrà sei video di forte incisività, e mai presentati a Napoli, tesi a mettere in luce le tematiche più ricorrenti dell’artista americano in una sorta di dialogo a distanza con la sensibilità caravaggesca così diversa. L’artista americano, che è stato fortemente influenzato dall’arte italiana, si è poi orientato verso una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla speranza.

6 artista – Riccardo Benassi / Tomaso De Luca

In occasione del nuovo ciclo espositivo MACROFall 2010, il Museo Macro di Roma ospita nei propri spazi le installazioni di Riccardo Benassi e Tomaso de Luca – vincitori della prima edizione di 6ARTISTA – a conferma sia della costante attenzione del Museo verso le nuove generazioni di artisti attivi a Roma, sia del legame storico tra il museo e Pastificio Cerere quali grandi laboratori di immagini.

Partito nel 2009, 6ARTISTA è il Premio concepito da Fondazione Pastificio Cerere e Associazione Civita con il sostegno di Allianz per supportare i giovani talenti nella loro fase formativa attraverso un periodo di residenza presso il Pastificio Cerere, un luogo che dagli anni Settanta in poi ha visto la nascita e lo sviluppo delle tendenze artistiche più interessanti della capitale, uno spazio in cui gli artisti transitano, vivono e lavorano. L’obiettivo è quello di offrire un luogo di confronto con i diversi linguaggi, idee e tecniche, affinché i giovani individuati possano approfondire la loro poetica e consolidare il proprio linguaggio.

Veronica Dell’Agostino – Aimless

Dopo il punctum di Rita la personale di Rita Vitali Rosati che ha riaperto la terza stagione espositiva dal titolo Quid est veritas (?), della home gallery Sponge Living Space di Pergola (PU), sabato 23 ottobre 2010 alle ore 18:00 è la volta di Aimless personale di Veronica Dell’Agostino a cura di Micol Di Veroli.

La totalità dell’esperienza umana è costituita da una moltitudine di sottoinsiemi, cellule di esperienze che vanno ad unirsi ad altre loro simili, formando il magma pulsante della memoria. Organizzare queste cellule è per ogni organismo senziente un meccanismo indispensabile che permette di ampliare le cognizioni personali. Imparare dal passato significa quindi evolversi all’infinito.  Spesso le esperienze passate sono costellate da momenti traumatici misti ad attimi di gioia estrema, da  perdite e riconquiste, da battaglie perse e guerre vinte. Nel mezzo di tutti questi tumulti si estende la linea sottile e continua del silenzio, una sequela di giorni persi nelle piccole cose, nella reiterazione di gesti dosati e minimi, nella ricerca senza scopo.

Ornamento, Artigianale, Arredativo: le parole da non dire (mai?)

I nostri lettori sapranno benissimo quanto certe parole siano un vero e proprio tabù per il mondo dell’arte, un sacrilegio o una sorta di bestemmia che non dovrebbe mai essere proferita. Ornamento ad esempio sembra uno di quei termini da evitare tassativamente se si vuole affrontare una corretta esegesi di una data opera.

Eppure l’ornamento è una caratteristica ancestrale all’interno della quale si è sviluppato il senso dell’astratto. Nulla di grave quindi se all’interno di un dipinto o di qualsiasi altra manifestazione creativa, un artista scelga di innestare alcuni motivi ornamentali. D’altronde non vedo come altro si potrebbero definire i segni dell’opera vincitrice del Turner Prize 2009, creata dall’acclamato artista Richard Wright.

James Magee il più grande artista sconosciuto degli Stati Uniti

In un interessante articolo del Wall Street Journal ci siamo imbattuti in un outsider decisamente interessante. Si tratta di James Magee, apostrofato come il più grande e sconosciuto artista americano ancora in vita. In effetti Magee, classe 1946, in tutta la sua carriera ha prodotto poco più di cento opere al limite tra lo scultoreo e l’installazione, molte delle quali sono talmente massicce e pesanti da richiedere mura rinforzate in caso di affissione.

I collezionisti sono quindi spaventati da tale caratteristica come lo sono i galleristi che di quando in quando visitano il suo studio a metà tra un’officina ed una discarica. I dealers molto spesso abbandonano Magee, giudicando le sue opere invendibili. Eppure questo eccentrico e visionario artista ha prodotto un’opera sensazionale, anzi precisamente egli è ancora al lavoro per ultimarla.

Salvi i 33 minatori e Sebastian Errazuriz gli dedica un’opera

Sono stati sepolti vivi per 70 interminabili giorni, intrappolati in quella terribile miniera di San Jose in Cile. Ora finalmente, grazie alla capsula Fenix e ad un tunnel di salvataggio di oltre 600 metri, i 33 minatori cileni possono tornare nuovamente alla vita, risorgere dalle loro stesse ceneri e riabbracciare i propri cari. Nel mentre, le immagini del rocambolesco quanto provvidenziale salvataggio hanno fatto il giro del mondo ed oltre un miliardo di persone in tutto il pianeta hanno assistito contemporaneamente ed in diretta a questo lungo momento di gloria.

Un trionfo mediatico insomma ma anche un evento toccante e drammatico che ha influenzato persino il mondo dell’arte contemporanea. A Santiago del Cile infatti, nelle stesse ore del salvataggio, l’artista Sebastian Errazuriz ha lanciato un affascinante progetto d’arte pubblica. Si tratta di un’installazione che ha illuminato con 350 tubi al neon i 33 piani (stesso numero dei minatori intrappolati) di un edificio cittadino.

Torinomeforwe, quando il sociale incontra l’arte

Giovedì 14 ottobre inaugura all’ex- Arsenale Militare di Torino la mostra Torinomeforwe realizzata dalla Caritas Diocesana e dall’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo. Divisa in due sezioni, una di arte contemporanea e un’altra fotografica, desidera offrire alla città l’occasione per dialogare sul tema della RESPONSABILITA’ GENERATIVA sociale di fronte alla profonda crisi che ci sta attraversando.

10 artisti: Laura Ambrosi, Enrica Borghi, Fabrizio Esposito, Silvia Giambrone, Filippo Leonardi, Dario Neira, Opiemme, Yael Plat, Monica Saccomandi, Enrico Tealdi presentano 10 sguardi sulla città e le persone che la abitano, 10 declinazioni possibili di “con-vivenza”; – 15 sguardi di cittadini: il fotografo Stefano Videtta ha raccolto volti fuori dai luoghi comuni, legati insieme da un filo rosso che, segnando una comune appartenenza, li rende riconosciuti e riconoscibili. Gli artisti e la curatrice Susanna Sara Mandice hanno lavorato insieme per dare vita a una mostra che fosse non semplicemente collettiva, ma fondata sulla collaborazione e lo scambio, così da sperimentare in prima persona il tema al centro del progetto Torinomeforwe: “La Responsabilità generativa (…) che si fa carico del qui e ora e che contemporaneamente agisce per il bene collettivo, che è capace di gettare avanti lo sguardo, che osserva dettagli e contemporaneamente quadri generali, che apprezza il caos creativo e cerca la bellezza, che fa senza strafare e senza credere nel potere assoluto della tecnica e del sapere, che non sfrutta, che chiede in prestito e restituisce, che non disfa in continuazione ma porta a termine con la libertà della responsabilità”.

Kara Tanaka per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia

I corpi assenti nei tredici tavoli d’imbalsamazione di A Sad Bit of Fruit, Pickled in the Vinegar of Grief, l’opera realizzata da Kara Tanaka per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia che sarà visibile al pubblico dal 24 ottobre 2010 al 31 gennaio 2011, dichiarano un rifiuto del desiderio di immortalità, la cui diffusa presenza ha permeato la cultura occidentale, che l’artista ritiene in una condizione di declino e di profonda crisi.

Non c’e’ infatti sintomo piu’ significativo di un desiderio di immortalità, espresso dall’uomo fin dalle prime forme di civiltà, del culto della perfezione del corpo, qui ed ora. E non sorprende se al deperimento di tale desiderio si accompagna una crescente obsolescenza della tensione metafisica nell’arte. Come la metafisica ha invaso e fecondato per millenni l’iconografia del corpo divinizzandolo, cosi’ l’arte oggi esplora l’iconografia della sua eventuale perdita. In Un triste pezzo di frutta, marinato nell’aceto del dolore, Kara Tanaka immagina una via d’uscita fisica dal conflitto che l’essere umano patisce tra corpo e coscienza, intravedendo la sparizione del primo e l’emigrazione della seconda al di là dei confini del sociale, nel cosmo che sempre piu’ la tecnologia ci avvicina, con l’accelerazione dello sviluppo e del ‘progresso’ della scienza. L’artista considera il presente come il passato del futuro: l’uomo si avvia a rinunciare al corpo, alla terra, per risolversi in pura coscienza.

Come ti vendo la Performance

Abbiamo già scritto alcuni articoli sul futuro del mercato della video arte e la scrivente ha persino moderato un talk su tale tematica alla recente edizione del Festarte Video Art Festival tenutosi al Macro di Roma. Tra dubbi ed incertezze il mercato della videoarte è ad un punto di svolta ma se parliamo del mercato della Performance Art allora le cose si complicano ulteriormente. Ebbene si, avete capito bene, esiste un mercato della performance art ed in molte ipotesi i pezzi venduti raggiungono cifre sbalorditive.

Ma in realtà cosa si vende? la risposta è tanto semplice quanto sbalorditiva: l‘idea. Il Financial Times ha infatti ultimamente pubblicato un articolo di Gareth Harris che spiega minuziosamente come avviene la vendita di tale tecnica artistica. Nella maggior parte dei casi si vende la documentazione collaterale, vale a dire fotografie e video. Il collezionista Aaron Levine ad esempio ha recentemente acquistato una performance di Allan Kaprow per 21.000 dollari, una di Rebecca Horn per 118.000 dollari ed una di Ana Mendieta per 200.000 dollari.

Save MADRE!

In questi ultimi tempi diverse testate, in primis Exibart, avevano dato notizia dei numerosi problemi del Museo MADRE di Napoli. Ora il MADRE rischia di chiudere per i vari tagli alla cultura (sembrerebbe che la direzione non riesca nemmeno a pagare le bollette figuriamoci il personale) e a noi di GlobArtMag dispiace perchè il museo napoletano dal 2005 (anno di apertura) ha sempre (o quasi) avuto un’offerta espositiva di alto livello ospitando mostre di ottima qualità.  Di seguito riportiamo quello che appare oggi nel loro sito:

Il MADRE è diventato in pochi anni uno dei nuovi musei più amati dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo. Una città, che ha una grande storia di gallerie private di assoluto valore, ha finalmente trovato in questo splendido museo nel centro storico un punto di riferimento di sicuro prestigio e di forte e riconosciuta credibilità internazionale. Per chi studia e ama l’arte contemporanea e, aldilà dei tanti problemi che l’affliggono, riconosce il rinnovato splendore culturale di una città come Napoli, è impensabile che il MADRE, un museo già così importante e accreditato, venga improvvisamente abbandonato e distrutto dal governo locale.

Quando il Blockbuster diventa un Flop

In America e nei paesi di lingua anglofona le chiamano Blockbuster Exhibitions termine che da noi si potrebbe tradurre come Mostre da botteghino. In pratica le mostre Blockbuster sono eventi dal successo già annunciato, la regola è sempre la stessa: si sceglie un’importante sede istituzionale e si programma una mostra con uno o più artisti di caratura internazionale o comunque ampiamente storicizzati.

Una campagna promozionale martellante completa il tutto ed al momento dell’apertura dei cancelli vedrete una bella fila di visitatori pronti a sborsare decine di euro per ammirare quattro dipinti risicati degli impressionisti francesi o l’ennesima collezione di schizzi di Degas o magari il meglio della produzione di Jackson Pollock che nella migliore delle ipotesi si risolve in qualche opera minore raffazzonata chissà dove.

Roma Art2Nights, Opening collettivo degli spazi d’arte contemporanea di Roma

In apertura della nuova stagione d’arte contemporanea di Roma, venerdi’ 8 e sabato 9 ottobre le Gallerie e le Fondazioni private daranno vita all’opening collettivo Roma Art2Nights, un’intensa due giorni di arte contemporanea tra vernissage, mostre personali e collettive, performance, aperture straordinarie degli spazi espositivi, incontri con gli artisti, all’interno di un programma condiviso.

“Roma Art2Nights” nasce dall’iniziativa delle gallerie e fondazioni d’arte di Roma e ha messo in campo una preziosa collaborazione con Musei, Istituzioni pubbliche, sponsor e partner tecnici, a testimonianza dell’importante sinergia tra privato e pubblico nella promozione dell’offerta d’arte contemporanea della città di Roma. L’evento e’ organizzato dalla Untitled Association (associazione no profit nata quest’anno per organizzare e promuovere iniziative d’arte contemporanea a Roma) e si pregia della collaborazione con i due grandi musei d’arte contemporanea di Roma: il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma che ha ospitato la conferenza stampa e il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo che accoglierà nella hall il party di chiusura (entrambi aderiscono alla VI edizione della “Giornata del Contemporaneo” del 9 ottobre promossa da AMACI-Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani).

Nora Schultz – Avere Luogo

La Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea presenta il 9 ottobra Avere Luogo, la prima mostra personale in Italia dell’artista tedesca Nora Schultz (Francoforte, 1975).

Assi di metallo, tubi, rampe, lastre di ferro, magneti, corde, gomma. Le sculture di Nora Schultz sono quasi sempre realizzate con materiali di scarto trovati ovunque, sottratti al loro originario contesto e accostati dall’artista con apparente naturalezza sotto la quale si maschera una fitta trama di relazioni interne. Residui fragili della contemporaneità, resi deboli dall’improvvisa detrazione di originaria funzionalità, i materiali, ricollocati nello spazio espositivo, manifestano al contrario il peso della propria presenza. Questa schietta materialità restituisce alle sculture di Nora Schultz l’immediatezza del momento e le rende, prima di ogni altra considerazione, autentici oggetti. L