David Hockney, dall’iPhone all’iPad

David Hockney all’età di 72 anni non ha ancora perso la voglia ed il gusto di sperimentare nuove tecniche e soprattutto nuove tecnologie. La volta scorsa vi avevamo già accennato della sua passione nei confronti dell’ iPhone, l’ambito gioiellino di casa Apple. Ebbene il celebre pittrore, dopo aver a lungo utilizzato Brushes, l’app che permette di usare il telefonino come una sorta di tavoletta grafica, ha ora focalizzato la sua attenzione sul nuovo nato dell’azienda di Steve Jobs e sarebbe a dire l’iPad.

Hockney ha dichiarato al celebre quotidiano inglese The Evening Standard, di aver cominciato da qualche settimana a dipingere utilizzando l’iPad. Hockney nel corso della sua carriera ha già sperimentato numerosi mezzi tecnologici come il fax, fotocopiatrici e fotografie istantanee Polaroid.

Una mostra a Parigi per Yves Saint Laurent l’uomo che incontrò arte e moda

Moda ed arte sembrano ormai giunte ad un incrocio e l’impressione è che vogliano proseguire insieme il loro interminabile viaggio verso la creatività. La cosa potrebbe anche farci piacere in quanto estimatori del fashion world ma per quanto riguarda la nostra passione per l’arte, questa sterzata verso una visione artistica patinata e di tendenza ci fa un tantino rabbrividire. Il pericolo è di ritrovarsi qualche installazione site-specific con tanto di frangetta e giacca con le spalline in stile anni ’80 (come se questo già non stesse accadendo).

Nel mondo della moda esistono però designer decisamente visionari che in un certo senso hanno oltrepassato le barriere della semplice creazione di capi effimeri costellati da milioni di paillettes. Uno di questi è Yves Saint Laurent stilista francese tra i più celebri al mondo, scomparso nel 2008 . La sua dirompente carica di vitalità abbinata a una divorante passione per l’arte lo ha portato, nel corso della sua carriera, a compiere estrosi omaggi ai maestri della pittura del Novecento, da Picasso a Andy Warhol, da Matisse, a Braque, da Mondrian a David Hockney, quando il binomio arte-moda non era ancora una trovata scontata, un luogo comune da passerella “colta”.

Dopo 17 anni Pace e Wildenstein si dividono

I resoconti delle manifestazioni fieristiche nazionali, compresi quelli del Miart 2010 che si è concluso il 29 marzo, parlano di un mercato che sostanzialmente ha retto la grande “botta” della crisi economica.  Le aste internazionali parlano invece di una riduzione della bolla speculativa e di un livellamento delle quotazioni ad una dimensione più umana. L’andamento del mercato dell’arte contemporanea dunque è ancora un grande punto interrogativo.

Un fatto accaduto negli ultimi giorni può darci però alcuni indizi sul reale impatto economico della crisi sul sistema dell’arte. Dopo 17 anni di presenza sul mercato i grandi dealers Pace e Wildenstein, (raccolti sotto il marchio PaceWildenstein) hanno deciso di dividersi: “Non c’era più ragione di continuare a correre uniti, non riusciamo più a scambiarci i clienti come una volta” ha dichiarato Arne Glimcher, dirigente di Pace. Ma nel 1993 l’unione delle due gallerie sembrò un’idea brillante, capace di far confluire i collezionisti in un grande ed unico “punto vendita”.

Jan Vermeer ed altri maestri di rinascimento baravano usando il proiettore. Ma sarà vero?

Non è mistero che i grandi maestri del passato fossero avvezzi all’uso di ingegnosi marchingegni ed espedienti per realizzare i loro capolavori. Tecniche come quella dello spolvero permettevano di accorciare tempi di esecuzione ed accentuare la precisione dei soggetti ritratti. Oggi però un’altra teoria, a dir poco ardita, potrebbe svelare alcuni retroscena sulle abilità tecniche e formali dei geni dalla pittura del rinascimento. La teoria è stata già avanzata nel 2000 dal celebre artista inglese David Hockney ed oggi alcuni studi condotti assieme allo scienziato Charles Falco della Università dell’Arizona, hanno portato ad una conclusione: I maestri del Rinascimento dipingevano unicamente proiettando le immagini direttamente sulla superficie da dipingere (mediante un’avanzata camera oscura) un poco come fanno molti artisti contemporanei con i proiettori digitali o con gli episcopi.

Ovviamente si tratta di una teoria tutta da confermare ma se fosse vera ci troveremmo di fronte ad una scoperta sensazionale: anche gli infallibili maestri baravano, usando gli “aiutini” e non tracciando il segno a mano libera. Hockney e Falco hanno dichiarato di aver scoperto un documento risalente al 1650 dove un gesuita tedesco, tale Athanasius Kircher, descrive minuziosamente un oggetto posseduto dal pittore Jan Vermeer, una specie di marchingegno capace di proiettare le immagini sulla tela.

Polaroid vende la sua collezione, 1.200 opere che (forse) non vedremo mai più

 Nel 1960 la metà delle famiglie americane possedeva una macchina fotografica istantanea Polaroid e mentre l’idea di possedere una subitanea immagine delle vacanze, del cenone di Natale o del proprio compleanno fu la chiave di volta del successo dell’azienda, questo prodotto rivoluzionario ha cambiato per sempre le scelte creative di molti artisti. Ansel Adams ha catturato le sue celebri e fiabesche immagini dello Yosemite National Park proprio con una Polaroid e che dire delle centinaia di immagini scattate da Andy Warhol,  Chuck Close e William Wegman sino a giungere allo strettamente contemporaneo Dash Snow.

Oggi queste fotografie assieme a tantissime altre (comprese quelle scattate dal fondatore della Polaroid, Edwin H. Land) saranno messe all’asta da Sotheby’s. La Polaroid è infatti costretta a vendere la sua collezione per pagare i suoi creditori ( purtroppo l’avvento della fotografia digitale non ha giovato alla celebre azienda americana), per la cronaca l’asta si terrà a New York il 21 ed il 22 giugno.

Scandalose accuse di pornografia gay contro la mostra shOUT

 Botte da orbi e scazzottate, solo verbali si intende ma la tremenda polemica accesa dalla Gallery of Modern Art di Glasgow ha catalizzato in questi giorni l’attenzione della stampa britannica e alimentato le chiacchiere di “quelli che benpensano”.

La mostra ospitata in questi giorni (fino al prossimo 1 novembre) al museo è il progetto shOUT, collettiva focalizzata sull’arte e lo stile di vita gay, lesbo e transgender. Il grande evento che ospita tra l’altro opere di celebri personalità dell’arte contemporanea come Robert Mapplethorpe, Nan Goldin e David Hockney è stato oggetto di una campagna al vetriolo nata sulle pagine del quotidiano britannico Daily Mail. Il giornale ha infatti etichettato l’evento come “mostra di pornografia gay” e cosa ancor più bizzarra ha convinto il Vaticano a censurare l’opera Made in God’s Image di Travis Reeves dove i visitatori potevano scrivere commenti sulle pagine della Bibbia. L’opera ha scatenato le ire di 600 persone che hanno ritenuto l’atto decisamente dissacrante.

Gay Icons? si, grazie

Importante mostra fotografica alla National Portrait Gallery di Londra, si tratta di Gay Icons, vero e proprio evento che dal 2 luglio al 18 ottobre celebrerà l’importanza e il significativo apporto della realtà gay alla storia ed alla cultura del contemporaneo.

Dieci selezionatori hanno lavorato a stretto contatto con la National Portrait per scegliere sei artisti ognuno, le loro icone personali. La mostra include quindi famose icone (gay o non gay) che al di là del loro orientamento sessuale sono diventate figure preminenti nella società. Ogni personaggio in mostra è presentato con informazioni relative alla sua importanza storica ed alla sua biografia.

Passports, a Milano in viaggio con l’arte

Dal 14 luglio il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita PASSPORTS. IN VIAGGIO CON L’ARTE. 75 anni di pittura, scultura, fotografia e installazioni dalla Collezione del British Council a cura di Michael Craig-Martin.

Si tratta di un’accurata selezione di opere d’arte britannica del XX e XXI secolo acquistate dal British Council nei suoi 75 anni di attività, spesso agli esordi della carriera degli artisti. Il titolo Passports fa riferimento al viaggio compiuto dalle opere a partire dal loro acquisto. Un vero e proprio itinerario nell’arte attraverso i confini internazionali che farà conoscere al pubblico il “passaporto” di ogni opera, costituito dall’insieme dei musei e delle gallerie che l’hanno ospitata nei decenni, nonché il valore stimato per ogni lavoro all’inizio del viaggio.

David Hockney e il suo iPhone

Nella sua lunghissima carriera artistica David Hockney ha abbracciato molte tecniche e sperimentazioni. Questa volta il famoso artista britannico ha deciso di usare il suo telefono cellulare per creare mini dipinti sfruttando la tecnologia touchscreen del suo iPhone.

Hockney ha acquistato il telefono solamente quattro mesi fa ed ha subito deciso di trasformarlo in una tela hi-tech che ha piazzato su di un microscopico cavalletto nel suo studio di Londra. L’artista che ha già dipinto una serie di paesaggi ed elementi floreali, ha recentemente dichiarato: “Comodamente disteso nel mio letto posso inviare ad i miei amici le opere che creo con l’iPhone, mi piace dipingere fiori e mandarli ai miei conoscenti, così possono avere sempre fiori freschi!”.

Riapre a Londra la Whitechapel

Riapre le sue porte la Whitechapel Gallery, una delle pìù influenti gallerie pubbliche di tutta la Gran Bretagna che vanta una storia ultra centenaria. Dopo un ritocco alla facciata che è costato tredici milioni di sterline e due lunghi anni di lavoro, lo spazio espositivo  si ripresenta in una nuova ed elegantissima veste che più si addice ad un luogo al centro della scena dell’arte londinese.

Whitechapel è oggi una colonia di spazi interconnessi di varie misure e varie atmosfere dove può trovare posto ogni tipo di arte, la superfice espositiva è stata notevolmente ampliata sino a raggiungere il 78 per cento in più rispetto alla vecchia costruzione. La rinomata istituzione pubblica ha ospitato, nel corso della sua lunga vita, i maggiori esponenti dell’arte contemporanea internazionale da  Jackson PollockDavid Hockney, da Gilbert & George a Richard Long.

Per David Hockney non esistono più le mezze stagioni

L’estate e l’inverno sono al sicuro, ma quando David Hockey ha deciso di iniziare un’opera pittorica sulla primavera ha trovato davanti ai suoi occhi una scena che egli stesso non ha esitato a definire come un massacro.  Tronchi mozzati al posto di giganteschi alberi di sicomoro, rami e legna dappertutto. E dire che l’artista aveva scelto questo piccolo agglomerato boschivo vicino la sua casa nello Yorkshire come soggetto principale di un gruppo pittorico dedicato alle quattro stagioni. Hockney aveva individuato il soggetto guidando ore ed ore attorno alle strade periferiche come sua abitudine.

Il boschetto di alberi piantato più di un secolo fa vicino a delle piccole fattorie aveva subito colpito l’immaginazione dell’artista il quale aveva associato la grandezza degli alberi a quella di un meraviglioso tempio dalla maestosa architettura. Purtroppo quando Hockney è tornato sul posto per dipingere una terza opera pittorica dedicata alla primavera ha scoperto con suo rammarico che l’intero gruppo alberato era stato tagliato e la legna venduta.