Takashi Murakami nel pallone e Yoko Ono in pieno orgasmo al Moma

Ogni anno per il Giorno del Ringraziamento Macy’s, i più grandi Grandi Magazzini del mondo organizzano la parata del Thanksgiving Day a New York. Solitamnete la parata è una sorta di immenso e festoso carnevale a cui ogni anno assistono circa 500.000 persone ed al posto dei carri vengono fatti sfilare dei giganteschi palloni gonfiabili con le sembianze degli eroi dei fumetti e dei cartoni animati come Mickey Mouse, Spiderman o Bart Simpson.

Quest’anno però, per la prossima edizione della parata (che si terrà il prossimo 25 novembre) Macy’s ha deciso di presentare al pubblico due nuovi personaggi creati dal genietto del pop giapponese Takashi Murakami. Si tratta di Kaikai e Kiki, due strani folletti volanti che riprendono in pieno le sembianze dei personaggi creati dal nostro caleidoscopico artista dagli occhi a mandorla. 

Il P.S.1 di New York vieta l’ingresso ad Ann Liv Young

Fin dall’inizio della sua attività il MoMa P.S.1 contemporary art center di New York ha sempre presentato mostre estremamente sperimentali, anche perché la sua fondatrice Alanna Heiss decise di fondarlo nel 1976 proprio per dar spazio alla creatività ed al fermento giovanile. Eppure in certi casi di fermento giovanile ve n’è fin troppo. Stiamo ovviamente parlando della peperina Ann Liv Young, artista decisamente provocatoria che lo scorso febbraio ha presentato proprio al P.S.1 una performance talmente oscena che il direttore Klaus Biesenbach ha ordinato di togliere l’elettricità ed interrompere lo “spettacolo”.

Dopo questa spigolosa vicenda, Ann Liv Young è divenuta un personaggio non gradito ai vertici della celebre istituzione tanto da essere bandita da tutti i programmi della stessa. Ma come si sa il mondo dell’arte contemporanea è imprevedibile e proprio in occasione della mostra Greater New York (evento quinquennale che da la possibilità a circa 68 artisti provenienti dalla grande mela di esporre opere all’interno dei propri studi siti all’interno del P.S.1)  l’artista A.L. Steiner ha deciso di invitare Ann Liv Young per prendere parte ad una performance nel proprio studio.

Il MoMa di New York prepara la sua New Photography


Appropriarsi di fotografie scattate da altri è sempre stata una pratica comune nel variopinto mondo dell’arte contemporanea. Molti artisti hanno cannibalizzato immagini prese dai cartelloni pubblicitari, le hanno ingrandite, modificate e le hanno esposte in musei e gallerie. E tra i nomi di quelli che lo hanno fatto con grande continuità spiccano Andy Warhol, Dash Snow e Richard Prince. Il MoMa, Museum of Modern Art di New York ha intenzione di organizzare ( il prossimo autunno ) una mostra dedicata a questa bizzarra ma estremamente creativa pratica, le regole però saranno un tantino diverse.

Le foto in mostra saranno infatti rifacimenti di immagini commerciali e pubblicità create dagli artisti stessi che parteciperanno all’evento. In sostanza ai fotografi in mostra verrà chiesto di riprodurre una loro creazione, cambiandola in maniera sostanziale. Un ritratto per la copertina di un giornale di moda o una foto per il lancio di un nuovo rossetto diverranno immagini totalmente diverse, pur mantenendo la loro essenza. 

Captain Beefheart, cambiare l’arte con una maschera da trota

Il nome Don Van Vliet vi dice qualcosa? no? allora forse conoscerete meglio l’aka di questo grandissimo artista che da anni si cela dietro lo pseudonimo di Captain Beefheart. Nato il 15 gennaio del 1941 in California, Captain Beefheart è forse uno degli artisti più seminali della scena internazionale. Cantante, musicista,  pittore ma soprattutto grande visionario, l’estroso Vliet è stato in grado di cambiare per sempre la storia della musica contemporanea grazie ad una spontaneità ed una verve senza pari.

Dopo la sua entrata nella Magic Band nel 1965, divenne il leader indiscusso di tale formazione, sino a giungere a veri e propri attacchi di dispotismo creativo. La sua tirannia fu però ben giustificata dall’uscita di una delle pietre miliari del rock, il disco Trout Mask Replica del 1969. L’album rappresentò infatti un punto di rottura definitivo con tutto ciò che era stato prodotto in precedenza.  I 28 brani che lo componevano  erano caratterizzati da un’originale mistura di tempi dispari delle partiture, da testi surreali, sterzate di free jazz ed avanguardia totale, in sostanza una vera e propria anticipazione del punk e della new wave.

Terence Koh adotta un bebè, speriamo non si tratti di una performance?

Terence Koh ne ha combinata un’altra delle sue, anche se questa volta sembrerebbe che le sue bizzarre azioni siano guidate da un lodevole intento. Il caleidoscopico folletto dell’arte contemporanea ha infatti adottato un piccolo bebè che sembra in tutto e per tutto la sua esatta copia. Dopo la fine della bolla speculativa dell’arte contemporanea, nell’autunno del 2008, Koh ha faticato lungamente per tenersi a galla all’interno della scena.

Negli ultimi tempi però sembra che l’artista abbia ritrovato un insperato equilibrio, grazie alla sua nuova amicizia con Lady Gaga, personaggio sopra le righe che a sua  volta sembra destinato a ritagliarsi un posto nel giro dell’arte. Lady Gaga ha infatti stretto amicizia con Klaus Biesenbach curatore capo del MoMa che ultimamente ha accompagnato Koh e la biondissima cantante durante un tour della prestigiosa istituzione.

Ricordando Luoise Bourgeois

Ora che la grande Louise Bourgeois ci ha lasciato saranno in molti a piangere la sua scomparsa. La triste notizia ha fatto in questi giorni il giro del mondo catalizzando l’attenzione di tutti i media del globo, la grande dama dell’arte contemporanea internazionale si è spenta a New York a causa di un attacco cardiaco all’età di 98 anni. Il mondo dell’arte perde dunque uno dei suoi più importanti e poetici protagonisti, un’artista che ha rappresentato un legame diretto con il cubismo, il simbolismo, il surrealismo, l’arte astratta e tutto quello che è accaduto nei decenni a seguire.

Nata a Parigi nel giorno di natale del 1911, sin da bambina Louise Bourgeois ebbe uno spiccato talento per la matematica ed nel corso dell’adolescenza svolse diverse mansioni nel laboratorio di riparazione e vendita di tappezzerie antiche dei genitori. Nel 1938 l’artista si trasferì a New York , dando inizio ad una carriera artistica dagli sviluppi lentissimi. Il successo critico e commerciale arrivò solo negli anni ’70 qunado l’artista era oltre i 60 anni d’età. Nel 1982 il Moma gli dedicò una storica retrospettiva e nello stesso anno Robert Mapplethorpe scattò alcune celebri fotografie che la ritraevano con una scultura di lattice rassomigliante ad un gigantesco fallo. Quella foto, misteriosa, bizzarra ed affascinante, rimase nella storia.

Sfilata di Vip al party di Givenchy per Marina Abramovic

Grande festa con tanto di troupe cinematografica alla lobby del Moma di New York in occasione della chiusura della grande retrospettiva dedicata al genio di Marina Abramovic dal titolo The Artist is Present.

Complessivamente l’artista è rimasta seduta al tavolo per 736 ore e 30 minuti, ponendosi ogni volta faccia a faccia con il suo interlocutore di turno. Anche dopo aver affrontato una così grande fatica, Marina Abramovic si è presentata alla festa bella più che mai coperta da un giubbotto creato dal Ricardo Tisci, direttore creativo di Givenchy. A proposito del capo indossato dall’Abramovic c’è da dire che è stato realizzato con le pelli di 101 serpenti morti per cause naturali, il giubbotto è stato creato per omaggiare una celebre e storica performance dove l’artista indossava un turbante fatto di pelli di serpente.

Christopher Wool alla Gagosian Gallery di Roma

La Gagosian Gallery di Roma inaugura il 25 maggio la mostra personale di Christopher Wool. Wool filtra gli elementi della pittura astratta, quali la linea, la forma, e la superficie, attraverso la ruvida sintassi del degrado urbano, con un continuo controllo e rilascio gesturale. Sovrapponendo strati di varie tonalità di bianco ad elementi serigrafici usati in opere precedenti (monocromi estratti da riproduzioni fotografiche, ingrandimenti di dettagli, e polaroid dei propri dipinti) l’artista condensa la superficie dei lavori “sovraccaricati” e al contempo li svuota apparentemente della propria sostanza.

Rimangono solo fantasmi ad ostacolare il campo visivo, ciascuno sospeso nelle propria temporalità. Attraverso queste procedure di applicazione e cancellazione, Wool oscura le tracce indistinte degli elementi precedenti, usando così i concetti di riproduzione e negazione per inaugurare un nuovo capitolo della pittura contemporanea. Le sue opere sono quindi ugualmente caratterizzate da ciò che sono, e da ciò che non sono e che tengono nascosto.

A New York: Un documentario su Basquiat e l’ultima mostra della Deitch Projects

L’azienda di beni di lusso LVMH ha già collaborato in passato con diversi protagonisti del sistema dell’arte internazionale come Richard Prince e Takashi Murakami. Oggi il celebre marchio può fregiarsi della collaborazione, ovviamente postuma, di Jean-Michel Basquiat. LVMH ha infatti organizzato una grande proiezione del nuovo documentario sul celebre artista diretto da Tamra Davis dal titolo Jean-Michel Basquiat: Radiant Child.

La prima dell’interessante pellicola si è tenuta lo scorso martedì al MoMa di New York. Va da se che la proiezione ha attirato un nutrito gruppo di vips che non hanno mancato la ghiotta occasione a metà tra il patinato ed il culturale. Tra gli ospiti anche l’artista e regista Julian Schnabel che nel 1996 diresse la celebre pellicola Basquiat, presente anche il collezionista Peter Brant che all’epoca finanziò il film.

Alla mostra di Marina Abramovic al Moma fioccano le molestie sessuali

Abbiamo già parlato della grande e meravigliosa retrospettiva intitolata The Artist is Present che il Moma di New York ( fino al prossimo 31 maggio) ha dedicato alla visionaria creatività di Marina Abramovic. Ovviamente la manifestazione sta andando a gonfie vele e l’artista ha già raccolto fiumi di consensi e critiche positive. Tutti sembrano contenti e gioiosi ma sembra che alcuni performers impegnati nelle re-performances di note opere di Marina Abramovic non siano dello stesso avviso. Sembrerebbe infatti che alcuni performers (ricordiamo che numerose opere di Marina Abramovic prevedono la presenza di corpi nudi) abbiano subito molestie da parte dei visitatori della mostra.

Alcuni giorni fa un giovane ballerino di nome Will Rawls era appunto impegnato in un’opera presente all’evento. Nello specifico Rawls era in piedi all’entrata della galleria, di fronte ad una donna nuda, molti di voi avranno già capito che l’opera in questione è Imponderabilia del 1977 originariamente inscenata da Marina Abramovic ed il suo compagno Ulay. Tornando a noi, Rawls aveva già notato con la coda dell’occhio un vecchio uomo che era in procinto di passare attraverso i corpi nudi dei due performers.

Alberto Grifi e La Verifica Incerta dell’arte contemporanea

La scena dell’arte contemporanea internazionale è piena di protagonisti, volti noti che appaiono su copertine di magazine patinati o presenziano alle grandi manifestazioni ed alle feste private. Ad opporsi idealmente e culturalmente a questi divi dell’arte, non sempre dotati di grande visionarietà o creatività, vi è un agguerrito manipolo di personaggi i quali non hanno mai amato le luci della ribalta ma hanno influenzato intere generazioni di giovani con le loro opere seminali. Parliamo di artisti che hanno lavorato quasi nell’ombra e che non sono mai stati rappresentati da Gagosian, Saatchi e compagnia cantante, fuggendo persino dal mercato e dalle top delle classifiche di vendita.

Uno di questi nomi è senz’altro Alberto Grifi (Roma, 29 maggio 1938 – Roma, 22 aprile 2007), presenza fondamentale all’interno del panorama del cinema sperimentale italiano e creatore, insieme a Gianfranco Baruchello de La Verifica Incerta (1964). Certo è difficile far comprendere ad un mondo dell’arte elitario e snob, l’importanza sia estetica che filosofica de La Verifica di Grifi, opera dal sapore new dada che suscitò l’entusiasmo di Man Ray, John Cage e Max Ernst, fu Cage stesso infatti che entusiasta della colonna sonora, lo presentò al New York Museum of Modern Art. Il metodo di montaggio de La Verifica,questo “detournement”, fu ereditato da Blob (programma di Enrico Ghezzi in onda su Raitre) molti anni dopo.

La gaffe di David Byrne:”Lady Gaga non è un’artista, anzi lo è”

 Dovete sapere che l’ex leader dei Talking Heads nonchè prolifico artista visivo David Byrne gestisce da tempo un blog personale dove alcune volte piazza all’incrocio dei pali delle stravaganti dissertazioni sull’arte contemporanea alcune delle quali totalmente prive di senso logico. Ultimamente Byrne aveva pubblicato un lungo post dove dichiarava di aver sentito  il curatore del MoMa e direttore del P.S.1, Klaus Biesenbach criticare Lady Gaga definendola una cantante e non un’artista.

Ovviamente tale affermazione non sarebbe neanche tanto lontana dalla verità, visto che l’agguerrita e multiforme cantante, pur avendo collaborato con Francesco Vezzoli, non è niente di più che la popstar del momento e dovrebbe decisamente star ben attenta ad amministrare la sua immagine prima di svanire con la stessa velocità con cui ha scalato il dorato mondo della musica.

Martin Parr allo Studio Trisorio di Napoli

Si inaugura l’8 aprile, presso lo Studio Trisorio di Napoli, in via Riviera di Chiaia 215, una personale del fotografo inglese Martin Parr. Fin dagli esordi Martin Parr si e’ interessato ai comportamenti sociali, al modo in cui le persone arredano le proprie case, ai cibi che scelgono di mangiare, agli abiti che indossano, alle mete turistiche che prediligono, ed ha cominciato a catalogare queste abitudini ordinarie con uno sguardo acuto ed ironico.

In mostra alcune delle sue prime fotografie in bianco e nero degli anni ’70, scattate a Manchester, nello Yorshire, nell’East Sussex, gli interni domestici della serie Home Sweet Home (1974), e varie immagini delle serie The Last Resort (1983-86), Small World (1987-94), Bored Couples (1991-93), Common Sense (1995-99), Luxury (2009), sono giustapposte per restituire una visione retrospettiva del particolare linguaggio fotografico di Martin Parr negli ultimi quarant’anni.

Il “grande cerchio nero” di Richard Serra

Il 9 aprile la Gagosian Gallery di Roma inaugura Greenpoint Rounds, una nuova serie di grandi lavori su carta di Richard Serra. Nel corso della sua carriera artistica, Serra ha realizzato disegni non come fasi preparatorie per le opere scultoree, bensì come distinti, immediati, ed essenziali percorsi di ricerca nei quali l’intenzione si traduce in segno. I suoi disegni sono vere e proprie esplorazioni, ricerche autonome ed intuitive dai criteri definiti e, al contempo, parti integranti della ricerca scultorea dell’artista.

Serra inizia a lavorare su Greenpoint Rounds nella primavera del 2009. In questi lavori su larga scala, ciascuno lungo due metri per lato, un grande cerchio nero emerge dalla superficie pesante della carta. L’artista usa il “paintstick”, un pastello ad olio puro: scaldandolo fino a ridurlo a stato viscoso o addirittura liquido, costruisce lentamente forme dense ed irregolari. Ognuna di queste opere possiede così una propria superficie, risultando struttura tangibile piuttosto che semplice piano, e rivelando un carattere ed una energia individuali.