La sostenibile leggerezza dell’essere. La metafora dello spazio 2

Il 26 agosto si inaugura all’Arsenale Novissimo di Venezia la mostra The Bearable Lightness of Being – The Metaphor of the Space, 2. Nella prima parte del progetto, nato nel 2008, lo scopo che la mostra si era prefisso era stato quello di riunire la ricerca di alcune tra le piu`importanti artiste donna contemporanee, tra le quali: Marina Abramović – Eija-Liisa Ahtila – Maja Bajevic – Renata Boero – Letizia Cariello – Danica Dakić – Gloria Friedmann – Siobhán Hapaska – Candida Höfer – Oda Jaune – Tessa Manon den Uyl – Sabrina Mezzaqui – Yoko Ono – Anila Rubiku – Katharina Sieverding – Francesca Woodman, che da diverse angolazioni avevano affrontato il tema della relazione tra l’uomo e il suo ambiente di riferimento – per usare un termine preso a prestito dall’etologia – la sua nicchia vitale.

Nella seconda parte del progetto, i curatori Andrea Bruciati, Davide Di Maggio e Lóránd Hegyi hanno chiesto a 21 tra gli artisti uomini contemporanei più importanti di sviluppare lo stesso concetto. La mostra suggerisce una lettura particolare degli spazi artisticamente trattati dando l’opportunità di analizzare le differenti posizioni di artisti contemporanei che lavorano nello spazio e con lo spazio in modi diversi e con diverse intenzioni ed intenti.

I luoghi e i non-luoghi del Ventre dell’Architetto

Il 3 settembre in occasione della 12 Biennale di Architettura di Venezia, Jarach Gallery e Galleria Pack inaugurano The Belly of an Architect, progetto congiunto in cui si presenta una selezione di circa 20 opere dei migliori artisti di entrambe le gallerie che indagano il tema dell’architettura come punto d’incontro. La mostra è a cura di Martina Cavalarin.

Il titolo, ripreso dalla pellicola di Peter Greenaway,The Belly of an Architect – proiettato durante la mostra – indica appunto l’approccio attraverso cui gli artisti che indagano il tema dell’architettura, entrano nelle viscere dei luoghi e dei non-luoghi, delle geografie e delle storie dell’anima e del corpo. Se i muri degli edifici rappresentano lo scheletro dell’uomo, il file rouge della mostra è interpretato attraverso riservate assenze o oniriche presenze, proiezioni autoriflessive o architetture post-industriali, luoghi claustrofobici e paesaggi oscuri, ombre e rifugi, palazzi luminescenti e boscaglie incantevoli e sfuggenti, cattedrali magiche e stanze fatiscenti.

Claire Fontaine – Unbuilding

Giovedi’ 26 agosto, in occasione della 12. Mostra Internazionale di Architettura, la galleria Caterina Tognon arte contemporanea inaugura a Venezia, in una doppia sede espositiva, Unbuilding, mostra personale di Claire Fontaine.

In risposta all’invito di Caterina Tognon, Claire Fontaine presenta un’opera in diretto dialogo con lo spazio pubblico e fuori dalle mura dei luoghi deputati all’esposizione. Questa artista collettiva – che vive in Francia ed esiste dal 2004 – ama utilizzare le situazioni e i momenti in cui si trova a intervenire, per esprimere un commento o far sorgere un problema in rapporto con l’uso o l’abuso di potere. Claire Fontaine pensa che cio’ che comunemente si chiama -critica istituzionale- designi un campo d’azione e di contestazione ormai sorpassato dall’orrore dei fatti e, anche se continua a perpetrare le forme di questo tipo di critica, la spinge verso i suoi limiti in modo desacralizzante.

100 JAPANESE POSTERS 2001-2010

La grafica pubblicitaria giapponese vanta una tradizione antica, inventiva e ricca come quella di nessun altro paese. A partire da questa premessa, La Fondazione Bevilacqua La Masa inaugura venerdì 27 agosto, nella Galleria di Piazza San Marco, la mostra 100 Japanese Posters. 2001 – 2010, a cura di Rossella Menegazzo. Cento manifesti, selezionati tra migliaia di opere presentate ogni anno per l’assegnazione dei premi più prestigiosi, rappresentano il meglio degli ultimi dieci anni di grafica giapponese.

Il 15 agosto di quest’anno, inoltre, si commemorano i sessantacinque anni dalla tragedia di Hiroshima (e di Nagasaki il 9 agosto), un evento che viene ricordato annualmente e con grande senso di responsabilità dai maggiori graphic designers giapponesi attraverso la produzione di una serie di manifesti dal titolo “Hiroshima Appeals”, campagna di sensibilizzazione per la pace tra le più significative espresse attraverso l’arte grafica. Alcuni di questi manifesti, i più rappresentativi dell’ultimo decennio, sono stati selezionati per la mostra a ricordo delle migliaia di vittime dirette e indirette provocate negli anni dallo scoppio delle due bombe atomiche.

Hilario Isola | Matteo Norzi – A BALLAD OF THE FLOODED MUSEUM

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia è lieta di annunciare la mostra A Ballad of the Flooded Museum, personale degli artisti italiani Hilario Isola e Matteo Norzi, a cura di Paola Nicolin, che aprirà al pubblico giovedì 26 agosto 2010, nei giorni di inaugurazione della 12. Mostra lnternazionale di Architettura di Venezia.

La mostra, ospitata nelle sale di Palazzetto Tito, è una riflessione sull’acqua come elemento contraddittorio, che sostiene e insieme trascina, che preserva e distrugge, che ricorda e sommerge per sempre, cambiando radicalmente la percezione dello spazio, della luce e dei corpi. Il progetto nasce da una ricerca intrapresa da poco più di un anno dal duo artistico, ispirata a Jacques Cousteau e legata in particolare ad alcuni esperimenti dedicati all’insediamento abitativo sui fondali marini al largo del Sudan, realizzati dal grande oceanografo francese nei primi anni Sessanta.

People meet in architecture – Mostra Internazionale di Architettura

Sarà aperta al pubblico da domenica 29 agosto a domenica 21 novembre 2010, ai Giardini della Biennale e all’Arsenale, la 12. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo People meet in architecture, diretta da Kazuyo Sejima e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. La vernice avrà luogo nei giorni 26, 27 e 28 agosto 2010. Dopo una serie di Biennali affidate a eminenti critici o storici, questo Settore è nuovamente affidato a un architetto, Kazuyo Sejima. Prima donna a dirigere la Biennale Architettura, Sejima è stata recentemente insignita del prestigioso Pritzker Architecture Prize 2010 (insieme a Ryue Nishizawa).

La mostra People meet in architecture sarà allestita al Palazzo delle Esposizioni della Biennale (Giardini) e all’Arsenale formando un unico percorso espositivo, con 48 partecipanti tra studi, architetti, ingegneri e artisti da tutto il mondo. La Mostra sarà affiancata, come di consueto, negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, da 55 Partecipazioni nazionali. Ailati. Riflessi dal futuro è il tema del Padiglione Italia all’Arsenale, organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il PaBAAC – Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, e curato da Luca Molinari. Le nazioni presenti per la prima volta saranno Albania, Bahrain, Iran, Malesia, Marocco e Ruanda.

Takashi Murakami, icona orientale del pop a Venezia

Sarà Takashi Murakami, l’artista giapponese icona orientale del pop e star internazionale, il protagonista dell’appuntamento straordinario nell’ambito de L’OPERA PARLA, calendario di incontri di approfondimento delle opere e degli artisti in mostra, promossa da Palazzo Grassi in collaborazione con l’Università di Ca’ Foscari, lo IUAV e l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

L’artista, presente nella Collezione François Pinault e nella mostra Mapping the Studio in corso a Palazzo Grassi e Punta della Dogana con importanti lavori esposti in entrambe le sedi, incontrerà il pubblico a Palazzo Grassi, venerdì 11 giugno, dalle 16 alle 19.00. Aperto al pubblico sino ad esaurimento posti, l’incontro – intitolato “Dal Nihonga al Superflat” – propone una conversazione tra Takashi Murakami e dallo storico dell’arte giapponese Nobuo Tsuji, rettore dell’università Tama di Tokyo e direttore del Miho Museum di Shiga prefecture. Moderatore sarà Angela Vettese, professore di teoria e critica dell’arte contemporanea all’Università IUAV di Venezia e membro del Comitato scientifico di Punta della Dogana François Pinault Foundation.

Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia presenta dal 30 aprile al 25 luglio la mostra Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus. La realizzazione di una società utopica è da sempre tra le aspirazioni dell’umanità, nonostante la sua attuazione dipenda da principi fondanti di natura paradossalmente dittatoriale che ne hanno sinora impedito l’attuazione. La contraddizione insita nel confronto tra idea e pratica ha sollevato le problematiche inerenti concezioni idealistiche di ordine egualitario ben prima che Thomas More coniasse il termine “utopia” pubblicando, nel 1516, con l’omonimo titolo, la descrizione di una civiltà modello.

I pilastri del pensiero occidentale hanno di volta in volta tentato di formulare un paradigma utopistico che potesse funzionare in termini pratici, oppure ne hanno completamente rinnegato la speranza. A lungo il tema dell’utopia è stata oggetto d’indagine artistica oltre che modello per comunità di artisti, in cui la realizzazione di una società ideale è stata, talvolta, più facile che in contesti governativi più allargati. I gruppi artistici basati sull’utopia compaiono sin dagli inizi dell’Ottocento per fiorire poi verso la fine del secolo, in un periodo in cui artisti, architetti, scrittori e compositori cercano sollievo dall’ansia, la bruttezza e il mercantilismo della vita urbana.

Jana Sterbak – Through the eye of the other

Arte Contemporanea a Teatro, il programma di collaborazione Fondazione Bevilacqua La MasaTeatro La Fenice di Venezia a cura di Francesca Pasini, prosegue con il progetto dell’artista canadese, di origine ceca, Jana Sterbak (Praga 1955), Through the eye of the other, che comprende la proiezione del video Waiting For High Water sullo schermo tagliafuoco e l’esposizione di una scultura. Il progetto si inaugurerà sabato 27 febbraio dalle ore 19 alle 21 dove resterà visibile fino al 28 marzo, mentre la proiezione del video verrà replicata dal 14 al 21 marzo.

Dopo la Biennale del 2003, quando le era stato affidato il padiglione del Canada, Jana Sterbak compie un doppio ritorno a Venezia, la proiezione Waiting For High Water (2005), e’ infatti dedicata alla città nel momento in cui la marea sta salendo. E’ la seconda di una serie di video su piu’ schermi, che fanno parte della -composizione- realizzata con il cane Stanley, al quale era stata applicata sul corpo una videocamera. La prima, From Here to There, girata nell’inverno 2002-2003 nel Golfo di Saint Lawrence, era stata presentata al padiglione canadese nel 2003, mentre Waiting For High Water, girata nel 2004 e’ stata presentata per la prima volta alla Biennale di Praga del 2005.

Suspence, giovani artisti alla Fondazione Bevilacqua La Masa

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia apre le sale al nuovo anno con gli artisti protagonisti di Suspense, collettiva in mostra al pubblico dall’1 al 15 febbraio 2010. L’esposizione si inserisce nell’ambito del progetto Spazio Elastico, iniziativa con cui la Fondazione dal 2002 ospita eventi espositivi temporanei volti a sostenere la ricerca artistica di chi opera nel territorio veneto, in un ricco calendario di appuntamenti liberi da strette programmazioni.

Novità per lo Spazio Elastico, inaugurata con la mostra Suspense, è la possibilità che la Fondazione offre a giovani curatori come Carolina Lio di vedere concretizzato il proprio progetto negli spazi Bevilacqua La Masa, accanto alle opportunità espositive già tradizionalmente proposte ai giovani artisti, in linea con la missione dell’Istituzione. Suspense comprende quattordici artisti attivi in Italia – e soprattutto nel Triveneto – che riflettono sul tema della leggerezza e della sospensione come metafora visiva di un distacco dal terreno. Gli artisti in mostra abbracciano, infatti, una delle direzioni più evidenti dell’arte contemporanea che cerca di rappresentare un allontanamento dal mondo reale attraverso una leggerezza che sfida la gravità. La mostra permetterà di vedere dall’alto, con distacco, un caos contemporaneo a cui si cerca di soprassedere in nome di una spiritualità che lo travalichi.

Jim Hodges…Love ect.

Dal 5 febbraio al 5 aprile 2010 la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia accoglie l’artista americano Jim Hodges per la sua prima personale in uno spazio pubblico italiano, coprodotta con il Centre Pompidou di Parigi e il Camden Arts Center di Londra. Artista riconosciuto sulla scena americana, Jim Hodges presenterà una sessantina di opere offrendo una panoramica del lavoro e del singolare universo di questo artista d’eccezione.

Jim Hodges, nato nel 1957 nello stato di Washington, sviluppa, sin dalla fine degli anni Ottanta, un lavoro radicale e originale in cui il disegno è onnipresente. Affronta la fragilità, la temporalità, l’amore e la morte, ispirandosi alla natura e utilizzandone il lessico. Il risultato è di una semplice ed evidente bellezza. Caratterizzata da aspetti molto contrastanti, l’opera di Hodges può rivelarsi minimalista per la sobrietà di alcuni suoi lavori o barocca per la sua esuberanza, per la ricchezza dei materiali e l’uso di colori sontuosi e cangianti.

Atto vandalico sull’opera di Mike Kelley alla Fondazione Francois Pinault

Gli atti di vandalismo ai danni delle opere d’arte sono ormai all’ordine del giorno ma quando succedono all’interno delle mura di casa Italia, per di più in una delle città simbolo dell’arte contemporanea come Venezia con l’ulteriore aggravante che a compiere il misfatto è stato proprio un personaggio che dovrebbe amare e rispettare l’arte in tutte le sue manifestazioni ci sembra sconcertante. Il fatto è accaduto diversi giorni fa ma la notizia ha cominciato a diffondersi solo nelle ultime ore.

La vittima di turno è la pomposa e chiacchierata Fondazione Francois Pinault che durante la scorsa Biennale di Venezia è riuscita a catalizzare l’attenzione di pubblico e critica ed ultimamente è stata accusata da Achille Bonito Oliva e da Monique Veute (dimissionaria direttrice di Palazzo Grassi) di creare immobilismo in Laguna. Evidentemente tali polemiche hanno fatto scattare uno scellerato meccanismo mentale che ha spinto G.D.M. (la stampa non ha reso noto il nome dell’uomo) critico e curatore di 66 anni abbastanza conosciuto nel vicentino a staccare un pezzo di una scultura in vetro di Mike Kelley dal titolo Kandor’s Full Set che era appunto ospitata dalla Fondazione Pinault.

Pranzo di ferragosto? si, al museo!

Ferragosto, tutti a festeggiare al mare ed in montagna. Per chi ha invece deciso di rilassarsi ed al contempo visitare le meraviglie offerte dalle città d’arte d’Italia sarà sicuramente piacevole sapere che la giornata di festa si annuncia come normale giorno di apertura in tutta Italia per musei, monumenti e siti archeologici. Con in più diverse aperture serali, da Milano a Roma, da Pescara a Taranto, solo per fare qualche esempio. E diverse occasioni anche per l’arte d’Abruzzo martoriata dal terremoto del 6 aprile. Globartmag vi ripropone un utilissimo articolo pubblicato da Il Sole 24 ore che illustra al meglio tutte le possibilità culturali ferragostane.

Porte aperte a Roma dove non c’è che l’imbarazzo della scelta tra il circuito che comprende Fori-Palatino-Colosseo, le Terme di Caracalla, nonchè la maggior parte dei musei, dalla Galleria Borghese a Palazzo Massimo. Meno fornita di monumenti e archeologia, Milano punta sull’l’apertura serale per la Pinacoteca di Brera, che festeggia i 200 anni della collezione (chiude alle 23) e una promozione dedicata agli stranieri: tutti quelli che a Ferragosto di quest’anno pagheranno il biglietto di un museo, l’anno prossimo potranno tornare a visitarlo gratis.

Pareti, parati, parenti e Mauro Di Silvestre


La Galleria Traghetto di Venezia inaugura il 29 agosto la mostra Pareti, Parati, Parenti, personale di Mauro Di Silvestre. La pittura di Mauro Di Silvestre racconta di incontri di famiglia, compleanni, tende e piante di plastica, trasparenze di vestiti, auto della domenica, cortili di casa, cieli limpidi e travestimenti di bambini.

Paesaggi di affezione composti, destrutturati e ricomposti, una tranche de vie legata ad un quotidiano effimero e struggente nello stesso tempo, popolato da volti immobili nella loro fissità fotografica. Le facce dei personaggi acquistano la perplessità di una condizione psicologica che denota una melanconica distanza, la patina di un tempo che sembra impedire ogni contatto e privilegiare invece la distanza della memoria.