Proteste in Polonia per una mostra gay oriented

Il Museo Nazionale di Varsavia in Polonia ha deciso di dare un calcio ai pregiudizi ed a qualunque forma di omofobia. La prestigiosa istituzione ha infatti organizzato un’interessante mostra dal titolo Ars Homo Erotica (che rimarrà in visione dall’11 giugno al 5 settembre 2010), coraggioso evento che ha già sollevato un vespaio di polemiche ed ha persino generato una serie di minacce.

Secondo il curatore Pawel Leszkowicz la situazione sociale in Polonia è peggiorata dopo l’incidente aereo di Smolensk dello scorso aprile dove ha perso la vita buona parte del governo nazionale oltre al presidente Lech Kaczynski: “Dopo l’incidente la nazione è diventata estremamente sensibile e l’atmosfera patriottica ha decisamente preso d’assalto la popolazione. Ovviamente il patriottismo ha incrementato il potere dei gruppi di estrema destra, quindi non sono certo di sapere cosa succederà al momento dell’inaugurazione della mostra”.

Razzismo in Arizona: “Sbiancate quel bambino”

Incredibile ma vero, siamo ancora qui a parlare di un tremendo caso di razzismo e censura all’interno del mondo dell’arte La notizia arriva direttamente dal quotidiano Arizona Central e sinceramente vorremmo non averla mai letta. Gli artisti Pamela J. Smith e R.E. Wall sono stati chiamati a dipingere un grande  murale sulla facciata di una scuola di Prescott, la Miller Valley ad essere precisi. Il progetto dal titolo Go on Green doveva coprire due mura dell’edificio e mostrare la gioiosa relazione tra ragazzi ed ambiente.

Alla fine i due artisti hanno dipinto quattro allegri ragazzi immersi nella natura, la figura dominante è un bambino ispanico e proprio questo soggetto ha sollevato diverse questioni. Il preside della scuola ha infatti ordinato agli artisti di schiarire la pelle del ragazzo in primo piano. All’assurda richiesta si è unito l’incredibile comportamento della popolazione di Prescott: “Alcuni ragazzi della scuola elementare hanno lavorato assieme a noi e per due mesi sono stati sistematicamente coperti da insulti razzisti dalle persone che passavano a bordo delle loro automobili” ha dichiarato non senza una punta di disgusto R.E. Wall.

Arte e Propaganda, la Svizzera contro i minareti

Anche se siete tutti dei baldi giovinotti sicuramente vi sarà capitato di vedere alcune immagini di repertorio che risalgono ai tempi della seconda guerra mondiale. Ebbene a quei tempi era cosa assai comune quella di girar per strada ed imbattersi in colorati (ed alquanto creativi) manifesti pubblicitari che ritraevano perlopiù valorosi soldati in uniforme assieme gente comune con slogan annesso.

Tali manifesti facevano parte della propaganda di regime ed ogni stato coinvolto nel conflitto aveva il suo bel da fare a stampare e diffondere scene che mettevano in guardia la popolazione contro il nemico o suggerivano quale condotta adottare durante un probabile attacco. Questa forma comunicativa, antesignana della poster art, ha prodotto vere e proprie manifestazioni creative che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, basti pensare al famoso manifesto Tacete il nemico vi ascolta ed all’anglosassone Loose Lips might sink Ships ovvero “le chiacchiere inutili possono affondare le navi”.

Razzismo al Cam di Casoria, crocifisso un bambolotto di colore

 Come molti di voi sapranno nei prossimi giorni il Cam, Contemporary Art Museum di Casoria ospiterà la mostra AfriCam, progetto che dal 5 dicembre al 28 febbraio proporrà un’importante selezione di arte contemporanea proveniente dal continente africano. La mostra si preannuncia interessante anche a causa del fatto che l’Africa pur avendo un nutrito gruppo di agguerriti a bravissimi artisti è rimasta fino ad ora un poco in ombra nel panorama internazionale anche se va detto che la scorsa Biennale di Venezia ha fornito una buona selezione di avvincenti proposte.

All’evento parteciperanno inoltre tantissimi artisti come il grande George Lilanga, provenienti dai più disparati stati del continente nero. Purtroppo il clima festoso della manifestazione è stato macchiato da ciò che è successo ieri sera proprio davanti al Cam. il direttore del museo Antonio Manfredi mentre si stava recando al museo con gli artisti Narku Thompson Nii e Mohamed Alaa per gli ultimi ritocchi della mostra, ha scoperto un bambolotto di colore letteralmente crocifisso sul cancello del Cam.

Una modella bianca tinta di nero su Vogue

Passo falso del celebre fotografo di moda Steven Klein e dell’ancor più celebre fashion magazine Vogue, edizione francese. La rivista fino ad oggi non aveva mai sconfinato nel cattivo gusto e non era stata mai oggetto di controversie. Recentemente però qualcuno aveva un poco storto la bocca davanti alle foto di modelle incinte che sbuffavano copiose boccate di fumo.

Stessa sorte era toccata ad una serie di foto che ritraevano modelle attraenti e perverse, intente a baciarsi con tanto di sangue in bocca. La polemica del giorno è invece iniziata dal numero del mese di ottobre del patinato magazine. Tra le pagine piene di bellissime ragazze figurano infatti delle fotografie che ritraggono la modella olandese Lara Stone con la faccia ed il corpo dipinti di nero, ovviamente di solito la ragazza sfoggia una carnagione bianco latte.

Arte razzista al Tate Modern

“Ed anche gli inglesi a volte sbagliano” potrebbe essere il titolo di questo nostro articolo. Dopo gli sconcertanti risvolti della mostra shOUT, tacciata di pornografia gay, il Tate Modern riproporrà al pubblico una mostra già condannata come razzista quando fu presentata per la prima volta a New York. Si tratta di Red,Black,Green,Red,White and Blue, progetto di Rob Pruitt e Jack Early consistente in un collage di posters di pop stars, personalità dello sport, attori ed attivisti politici afro-americani, inteso sia come celebrazione che critica.

La Leo Castelli gallery ospitò la mostra nel 1992 e fu un vero putiferio che scatenò polemiche esplosive sia da parte dei critici d’arte sia da parte della comunità nera americana, mettendo così fine alla carriera di Early e fermando per ben sette anni quella di Pruitt. Già perchè dopo il deprecabile show nessuna galleria volle più esporre le opere dei due incauti oltre che stupidi artisti. Tanto per la cronaca Jack Early adesso vive in una specie di motel e lavora come cameriere in un’azienda di catering. Non pago di questo il Tate Modern ha quindi deciso di far rivivere l’intero show donandogli un’intera stanza nel corso della mostra Pop Life: Art in a Material World che aprirà le porte il prossimo 1 ottobre e si propone di esplorare la scena artistica di New York in relazione con la scenda degli Young British Arists.