Il bello della crisi

Di crisi ne abbiamo parlato molto, ne hanno parlato in tanti. Giornali, webmagazines e blogs di tutto il mondo hanno lasciato scorrere fiumi di nero inchiostro sopra questo periodo di recessione dell’arte, gettando appassionati e addetti del settore nel più profondo sconforto. Eppure anche in questo tetro frammento di tempo in cui le gallerie vendono meno, le istituzioni museali tagliano il personale e Sotheby’s non riesce a pagare i suoi movimentatori, ci deve esser per forza qualche nota positiva. Noi di Globartmag abbiamo provato ad analizzare i possibili giovamenti della crisi.

Per gli artisti e le gallerie: con meno vendite facili in giro si è costretti a focalizzare la propria ricerca sulla qualità. Ciò significa che la crisi attuerà una reale selezione naturale in cui il superfluo lascerà il posto al necessario elevando in tal senso i contenuti estetici, formali e filosofici di ogni opera d’arte e di ogni evento. In seconda battuta la chiusura di locali commerciali ed il successivo calo del prezzo degli immobili rappresenterà un ottimo investimento per gli artisti che sono ancora in cerca di uno studio a buon mercato (basti pensare a Soho, New York nel 1970) .

Caso Sotheby’s vs movimentatori: c’è l’accordo!

C’è la crisi è vero ma sentir parlare di mancanza di fondi in un settore di lusso come quello delle aste sembra proprio un controsenso bello e buono.  Sta di fatto che in questi ultimi mesi un colosso come Sotheby’s ha maltrattato i suoi lavoratori che a loro volta hanno risposto con una dura stagione di proteste.  Tutto è cominciato a New York verso la fine d’agosto dello scorso anno. Circa 43 lavoratori del gigantesco brand internazionale hanno dato vita ad uno sciopero causato dal mancato rinnovamento del loro contratto, scaduto verso la fine di luglio.

I lavoratori del Teamsters Local 814 hanno successivamente iniziato un picchetto di protesta, realizzando ad oggi il più longevo sciopero della storia di Sotheby’s. In sostanza questo agguerrito team appartiene alla categoria dei movimentatori, un profilo altamente specializzato che si occupa di “maneggiare” e spostare fisicamente le preziose opere messe in vendita dalla casa d’aste.

C’è la crisi ma non per le aste di arte contemporanea

Il destino dell’Unione Europea è nelle mani di Atene e le mani di Atene sono mani di burro. Giusto oggi, la prima pagina de la Repubblica è occupata dalla profonda crisi ellenica e pare che la popolazione sia ormai nel più completo sconforto. Non a caso sono in molti ad aver già ritirato i propri contanti dalle banche. Insomma la crisi è una brutta bestia ed è chiaro che non la Grecia non è la sola nazione ad avere l’acqua alla gola. Eppure non possiamo non notare un fatto assai curioso vale a dire la totale disomogeneità tra il sistema economico mondiale ed il mercato dell’arte.

Già perché se il mondo non riesce più a scendere a patti con l’ormai imperante crollo dei mercati finanziari, le compravendite di beni di extra lusso come le opere d’arte, dopo aver subito un leggero contraccolpo dovuto alla bolla speculativa innescata da Hirst, sono risalite alla grande totalizzando una lunga serie di record. Ad inizio mese un’asta di arte contemporanea che ha avuto luogo da Christie’s New York ha totalizzato la bellezza di 388 milioni di dollari di bottino mentre Sotheby’s ha chiuso con tutti i lotti venduto per un totale di 266 milioni di dollari.

Venti di guerra in arte

Il vento della protesta soffia in tutto il mondo. Del resto la Berlin Biennale 2012, che ha visto la partecipazione del guerrafondaio gruppo artistico russo Voina in veste di curatore, ha scelto di orientarsi su un tema legato alla politica vale a dire le rivolte che hanno scosso il mondo negli ultimi tempi.

Difficile offrire un’immagine reale della post-democrazia, gli artisti in mostra ci hanno provato ma non sempre ci sono riusciti. Da una rivoluzione teorizzata si passa a quella pratica, visto che nei giorni scorsi i movimentatori di Sotheby’s, oramai senza contratto da diversi mesi, hanno rinverdito la loro protesta con tanto di sit in davanti alla sede newyorchese della grande casa d’aste.

Dopo Sotheby’s anche il Whitney Museum chiude la porta in faccia ai suoi lavoratori

Come molti dei nostri lettori ricorderanno, ad agosto, circa 43 lavoratori del gigantesco brand internazionale Sotheby’s hanno dato vita ad uno sciopero causato dal mancato rinnovamento del loro contratto, scaduto verso la fine di luglio. In seguito i movimentatori di opere d’arte (che lavorano con la celebre casa d’aste da oltre 7 anni) hanno pensato bene di passare alle maniere pesanti, visto che Sotheby’s li aveva rimpiazzati con altrettanti operai della Crozier Fine Arts, infangando il sacrosanto diritto allo sciopero di tutti i lavoratori del mondo.

I lavoratori hanno così lanciato diversi sit in e diverse “invasioni di campo” ad asta aperta, costringendo così Sotheby’s ad una contromisura senza precedenti, vale a dire quella di chiudere al pubblico le sue gallerie poste al 10 piano del quartier generale di New York, dove solitamente vengono esposte le opere che andranno all’asta. Ebbene, alla protesta dei movimentatori di Sotheby’s si aggiunge oggi quella dei movimentatori della società Local 966 che da diverso tempo lavora per il Whitney Museum of American Art in quel di New York. I lavoratori hanno da diverso tempo intavolato delle negoziazioni con la direzione del museo per siglare un nuovo contratto, visto che l’attuale scadrà il prossimo 31 gennaio.

Top flop delle aste internazionali del 2011

Anche se quest’anno la crisi economica ha affondato ancor di più i suoi affilati artigli nelle carni dei mercati economici internazionali, il mercato dell’arte ha resistito ad ogni attacco. Anzi, si potrebbe dire che dopo il crollo dovuto alla bolla speculativa, le aste anno ripreso alla grande macinando record su record. Tutto rose e fiori quindi, verrebbe da pensare, ma anche il variegato mondo delle aste ha i suoi nei ed il sempre pronto magazine Artinfo è andato a scovare i lotti d’arte che nel corso di questo lungo 2011 hanno fatto letteralmente flop.

Partiamo (purtroppo) parlando di un artista italiano, vale a dire il nostro mitico Alighiero Boetti. Nell’ottobre del 2011 la casa d’aste Bonhams di Londra ha messo all’asta l’opera Anno del 1984. La base d’asta era tra i 2 milioni e i 2.8 milioni di dollari. Morale della favola la grande composizione di Boetti non ha ricevuto nessuna offerta ed è rimasta invenduta.

Chuck Close ed altri artisti fanno causa a Sotheby’s e a Christie’s

C’è gran maretta nel mercato dell’arte, Sotheby’s ad esempio è ancora alle prese con i suoi movimentatori in attesa di rinnovo di contratto. Come se tutto questo non bastasse, negli ultimi giorni si è aggiunta un ulteriore polemica che minaccia di far perdere il sonno anche all’altra blasonatissima casa d’aste, vale a dire Chirstie’s.

Un nutrito gruppo di star dell’arte contemporanea guidato da Chuck Close ha deciso di fare causa a due succursali newyorchesi di Christie’s e di Sotheby’s per aver violato il diritto di rivendita, sancito da una legge del 1977. Ma in soldoni come funziona questa legge? In pratica ogni persona intenzionata a mettere in vendita le opere di un determinato artista ancora in vita (o comunque deceduto da meno di 20 anni), deve per forza di cose versare il 5 percento del ricavato alla fondazione che detiene i diritti dell’artista o all’artista stesso. La legge riguarda lo stato della California ma è valida anche per opere vendute in altri stati, se quest’ultime sono state create da un cittadino residente in California.

Lo sciopero dei lavoratori Sotheby’s sbarca a Londra

Proprio nella settimana londinese caratterizzata dallo strapotere di mercato della grande kermesse Frieze, un fatto strettamente legato al mercato rischia di rovinare la festa ad uno dei suoi più celebri attori. Stiamo parlando della protesta che alcuni lavoratori di Sotheby’s U.S.A., succursale d’oltreoceano della prestigiosa casa d’aste, hanno trasferito in quel di Londra. Tutto è cominciato a New York verso la fine d’agosto. Circa 43 lavoratori del gigantesco brand internazionale hanno dato vita ad uno sciopero causato dal mancato rinnovamento del loro contratto, scaduto verso la fine di luglio.

I lavoratori hanno successivamente iniziato un picchetto di protesta, realizzando ad oggi il più longevo sciopero della storia di Sotheby’s. In sostanza questo agguerrito team appartiene alla categoria dei movimentatori, un profilo altamente specializzato che si occupa di “maneggiare” e spostare fisicamente le preziose opere messe in vendita dalla casa d’aste.

E anche a Londra si manifesta contro i tagli alla cultura

Forse Andy Warhol, professando i suoi ormai celebri 15 minuti di fama per tutti, non avrebbe mai immaginato una reazione simile. Eppure proprio ad una sua asta organizzata da Sotheby’s nel West End di Londra lo scorso 16 febbraio, alcuni facinorosi sono riusciti a guadagnarsi i loro bei minuti di celebrità.

Tutto è successo in pochi istanti, all’asta era presente una prestigiosa opera della famosa serie Nine Multicolored Marilyns, quella dove la Monroe appare reiterata in colori diversi per intenderci. All’improvviso alcune persone (circa dodici stando alle dichiarazioni della stampa internazionale) si sono introdotte nella sede dell’asta ed hanno cominciato a lanciare al pubblico alcuni biglietti falsi da 50 sterline. In un secondo momento i manifestanti hanno esposto un grande striscione rosso con su scritto: “Orgy of the rich” l’orgia dei ricchi.

In vendita a 120.000 dollari i semi di Ai Weiwei ma in rete si trovano a 25 cent l’uno

E’ stata una delle opere d’arte più chiacchierate dello scorso anno ed ora una parte di questa colossale installazione è in procinto di andare all’asta da Sotheby’s il prossimo 15 febbraio 2011. Stiamo ovviamente parlando dei semi di girasole di porcellana creati da Ai Weiwei ed installati nella Turbine Hall del Tate di Londra. Come ricorderete bene i semi sono stati al centro di una rovente polemica, poiché i vertici della prestigiosa istituzione dopo pochi giorni dall’inaugurazione, hanno deciso di vietare al pubblico l’interazione con gli stessi dopo aver annunciato che la polvere di porcellana generata dallo sfregamento di milioni di esemplari poteva arrecare gravi danni alla salute pubblica.

Ovviamente sono in molti a pensare che la Tate abbia vietato l’interazione per non agevolare eventuali furti di semi. La riprova di ciò è quest’asta di Sotheby’s che metterà in palio cento chili di semi per ben 120.000 dollari, praticamente 1.200 dollari al chilo. Pensate un poco a quei fortunati che sono riusciti a riempirsi le tasche con un chiletto di semini, adesso potrebbero ritrovarsi con un cospicuo investimento fra le mani senza aver di fatto acquistato l’opera passando da Sotheby’s.

Un libro sui 30 anni di Dan Witz mentre il popolo di internet cancella un’asta

Da qualche tempo è uscito nelle librerie statunitensi In Plain View, monografia che commemora i 30 anni di carriera di uno dei più oltraggiosi e coraggiosi pionieri della street art newyorchese. Parliamo di Dan Witz, artista che ha affascinato e divertito schiere di appassionati d’arte e di semplici passanti con le sue urban actions surreali e del tutto irriverenti. In Plain View copre l’intero arco della carriera dello street artist, negli ultimi tempi artefice di incredibili dipinti mixed media di stampo iperrealista ma comunque segnati da una vena surreale. Il libro edito da Gingko press (reperibile anche su Amazon)  consta di 220 pagine con bellissime fotografie a colori, una pubblicazione imperdibile per tutti gli amanti della street art.

Parliamo ora di aste. Una rarissima maschera d’avorio dell’Africa occidentale, confiscata dagli inglesi durante l’invasione del Benin nel 19esimo secolo secolo del Benin (attualmente Nigeria), è stata ritirata da una vendita all’asta organizzata da Sotheby’s dopo le  proteste online di numerosi utenti della rete.

Carabiniere in vacanza a New York ritrova una statua italiana

Due antiche statue rubate in Italia negli anni ’80 sono finalmente tornate a casa. Una di esse proprio grazie a Michele Speranza, maresciallo capo dell’arma dei Carabinieri  e alle indagini compiute dall’arma le quali sono durate circa sei mesi. Insomma tutto è bene quel che finisce bene ma c’è da dire che il ritrovamento di una delle due statue è stato decisamente rocambolesco.

Lo scorso anno Michele Speranza si reca a New York con la sua famiglia per una semplice periodo di ferie. Durante il consueto shopping per le vie della grande mela, il carabiniere nota qualcosa di strano nella vetrina di un antiquario di Madison Avenue. Si tratta di un busto in marmo della statua romana della Fortuna, ma quella statua ha qualcosa di familiare, qualcosa che il militare ha già visto tempo addietro in Italia.

Il dipinto di Mandela morto e il Turner da 35 milioni di euro

Un dipinto che raffigura Nelson Mandela morto sul tavolo d’autopsia ha provocato lo scorso sabato un vero e proprio putiferio a Johannesburg in Sud Africa. Il dipinto in questione creato dall’artista locale Yuill Damaso è in realtà una copia della celebre opera di Rembrandt, la Lezione di anatomia del dottor Tulp ed il corpo esangue del celebre presidente di colore è circondato da importanti figure politiche sud africane intente a portare a termine l’autopsia. Damaso ha dichiarato di aver dipinto il quadro come tributo al celebre uomo politico.

L’opera è stata esposta in un centro commerciale di Johannesburg ma sin dalle prime ore della sua mostra l’African National Congress (ANC) ha esposto le sue rimostranze: “Siamo disgustati e stupiti da una tale volgarità. Si tratta di un’opera di cattivo gusto che ed estremamente irrispettosa nei confronti di Mandela” hanno dichiarato i vertici dell’ANC che hanno inoltre tacciato l’opera di razzismo. Per contro Damaso ha dichiarato di non voler assolutamente mancare di rispetto al grande leader: “Il mio dipinto mostra le ossa e la carne di Mandela. Ciò per farci ricordare che prima di tutto egli è un uomo come noi”. A noi il dipinto sembra abbastanza brutto da non richiedere ulteriori commenti.