Quell’opera è di Leonardo Da Vinci, anzi no! anzi si!

di Redazione 1

Alcuni anni fa, precisamente nell’estate del 2008 la stampa internazionale diffuse una notizia a dir poco stupefacente.  La scoperta di una nuova opera di Leonardo Da Vinci, un ritratto di una bellissima donna dai capelli d’oro ritratta di profilo, appassionò milioni di appassionati d’arte in tutto il mondo. Secondo quanto descritto all’epoca, un dealer americano chiamato Peter Silverman si recò in visita da un suo amico svizzero che aveva appena comprato il dipinto in questione (di un autore anonimo) per una cifra del tutto modesta. Una volta giunto a casa del suo amico Silverman capì che l’opera non poteva essere stata creata da mani anonime e dopo alcune ricerche attribuì il disegno a Leonardo.

Secondo il dealer le quotazioni dell’opera si aggirerebbero attorno ai 154 milioni di dollari ed il personaggio raffigurato altri non sarebbe che Bianca Sforza, figlia del duca di Milano. Tempo dopo ci si rese conto che la storia di Silverman presentava alcune incongruenze e venne a galla la verità. Il dealer aveva infatti comprato di persona l’opera (non esisteva nessun amico svizzero) da Christie’s per 21.850 dollari. Il disegno era stato valutato dall’importante casa d’aste ed era stato attribuito ad un autore sconosciuto del 19esimo secolo, possibilmente tedesco. A peggiorare la situazione vi è il fatto che nei voluminosi archivi di Leonardo non esiste nessuna prova dell’esistenza di tale opera. Molti esperti hanno quindi concluso che Silverman ha inventato di sana pianta tutta la storia per tentare di far salire le quotazioni dell’opera in una maniera decisamente buffa e rocambolesca.

Oggi però la faccenda si è resa ancor di più ingarbugliata visto che un professore di storia dell’arte e studioso di Leonardo, tale Martin Kemp dell’università di Oxford ha pubblicato un libro che darebbe nuovamente ragione alla teoria di Silverman. Kemp ha infatti condotto degli esami al carbonio 14 che daterebbero il disegno proprio negli anni in cui Leonardo era in attività, inoltre l’opera è stata portata a termine da un mancino e il grande maestro lavorava con la mano sinistra.

A completare il tutto una parziale impronta digitale di Leonardo (nella foto sottolineata in alto a sinistra) è stata scoperta sulla superficie disegnata.Sarà comunque dura convincere gli studiosi di tutto il mondo visto che nessuno dei 4.000 disegni presenti nei documenti di Leonardo è stato realizzato in vellum, supporto della presunta opera del genio. Altro fatto strano è che la figlia del duca di Milano morì molto giovane e se un grande artista come Leonardo fosse stato l’artefice del suo unico ritratto qualcuno all’epoca avrebbe sicuramente registrato il fatto.

Commenti (1)

  1. LA BELLA PRINCIPESSA E’ OPERA NON SOLO DI LEONARDO MA DI AMBROGIO DEPREDIS COSI’ COME LA VERGINE DELLE ROCCE DI LONDRA E LA DAMA CON L’ERMELLINO: ECCO LE PROVE…….
    Sono pervenuto ad una mia tesi sulla principessa che pone alcuni nuovi interrogativi e propone alcune importanti e definitive risposte ai numerosi quesiti che ancora esistono.
    La tesi di paternità del Prof. Kemp ha puntato il dito soprattutto sulla presenza di una ipotetica impronta di Leonardo che però non dimostra nulla, se non un’appartenenza ad un epoca o ad una scuola: quella delle impronte è diventata quasi una moda sterile e mi convince sempre più a non condividere la paternità leonardesca dell’opera. I motivi sono diversi, in primo luogo la tipologia del ritratto di profilo (mai utilizzata da Leonardo in un dipinto), poi la tecnica e infine lo stile.
    Che sia di buona fattura e di una certa resa estetica non vi sono dubbi, questo non può essere più sufficiente per un’attribuzione, come avvenne nel caso della Madonna Litta (che oggi siamo in molti a non ritenere opera del Vinci)
    Ritengo che questa opera possa essere pensata quale opera attribuibile almeno parzialmente ad un bravo allievo come Ambrogio De Predis, che in molte sue opere e soprattutto ritratti, ha dato dimostrazione di essere abile e squisito rifinitore, quasi un miniaturista o un cesellatore al pari del giovane Leonardo dell’Annunciazione .
    Il secondo punto ancora molto dibattuto riguarda l’identità della Principessa: di primo acchito ipotizzai Bianca Sforza ma dopo una serie di studi ulteriori ritengo che possa essere il ritratto di una giovanissima Caterina Sforza.
    L’ ipotesi, un po’ provocatoria, non è campata per aria.
    Esiste una prova che definirei inconfutabile e che mette fuori gioco definitivamente la tesi del Prof. Kemp che ritiene possa trattarsi di Bianca. Si tratta della presenza sulla spalla della giovane principessa di due simboli ben precisi che ritroviamo nei ritratti di Caterina Sforza e di Girolamo Riario, ripresi su due piatti in ceramica di Deruta presenti nel Museo classense di Ravenna, in un dipinto ad affresco del Perugino presente in Vaticano e fra gli affreschi della Chiesa di Sant’Andrea a Melzo, una sorta di mausoleo sforzesco, dove sono stati ritrovati anche i resti di Galeazzo Maria Sforza, padre di Caterina . In realtà questi due simboli sono ricollegabili proprio a Caterina e Girolamo. Ma non è tutto, gli stessi simboli li ritroviamo, non certo casualmente, anche nel vestito di Maria della seconda versione della Vergine delle Rocce(Londra) attribuita soprattutto ad Ambrogio de Predis ma anche nella veste della Dama con l’ermellino (la presenza di tali simboli potrebbe costituire proprio una sorta di segno di riconoscimento della presenza del De Predis e della sua profonda collaborazione con Leonardo in tutti e tre i dipinti). E forse non sono neppure casuali le perplessità mostrate dal Prof. Carlo Pedretti, esperto leonardiano, proprio nel riferimento al particolare del vestito e del ricamo della manica.
    L’indagine relativa alla mia tesi ha proposto poi un Interessante confronto con alcuni ritratti di Caterina Sforza, primo fra tutti quello della Pinacoteca di Forlì, nota come la Dama col mazzolino attribuita a Lorenzo de Credi.

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