Un documentario manda Banksy su tutte le furie

di Redazione Commenta

Ed alla fine anche il fuorilegge Banksy ha deciso di ricorrere alla legge. Certo da un artista che cela la propria identità, andando in giro a compiere le sue azioni prevalentemente su proprietà pubbliche o private, non ci si aspetterebbe un comportamento per così dire “istituzionale” ma stavolta c’è di mezzo l’orgoglio personale e la salute di un malcapitato collega.

La pietra dello scandalo è Graffiti Wars, un documentario sulla ormai celebre guerra tra Banksy e King Robbo, andato in onda su Channel 4 la settimana scorsa. Il documentario ha posto l’accento sulla rivalità fra i due artisti, facendo in qualche modo credere che la colpa dell’infortunio alla testa che ha messo K.O. Robbo sia attribuibile a Banksy: “E’ iniziata come una banale scaramuccia ma è si è trasformata in una battaglia al vetriolo” così la voce narrante ha definito l’affaire Banksy-Robbo. Comunque sia il celebre street artist mascherato è rimasto così disgustato dal documentario da chiamare il suo avvocato e stilare una lettera di reclamo contro Channel 4: “Graffiti Wars contiene alcune gravi inesattezze e alcune dichiarazioni che devono essere corrette. Hanno lasciato credere agli spettatori che King Robbo sia in coma per mia colpa”. Ovviamente la risposta di Channel 4 non si è fatta certo mancare e sul sito ufficiale dell’emittente televisiva compare il seguente comunicato: “Graffiti Wars non attribuisce nessuna  responsabilità a Banksy per quanto riguarda il grave infortunio di King Robbo”.

Di certo in tutta questa storia l’immagine di Banksy non ne esce pulitissima, visto che il nostro beniamino non ha risposto ad una richiesta della crew di Robbo per quanto riguarda delle opere da mettere all’asta. I proventi dell’asta serviranno per curare King Robbo ancora in coma. Alcuni grandi nomi della street art come Ben Eine, Pure Evil, Andy Seize, Insa e Blek Le Rat hanno già donato le loro opere ma Banksy non ha partecipato.

 

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