Nuovo furto ad Oslo, povero Munch!

 Giusto pochi giorni fa stavamo appunto parlando di classifiche sui furti d’arte nel mondo in un nostro articolo. Come ben ricorderete la Gran Bretagna figurava al primo posto in quanto a volume di opere rubate negli ultimi trent’anni mentre la Norvegia, pur avendo subito il furto nel 2004 delle due opere ( di inestimabile valore) di Edvard Munch l’Urlo e Madonna direttamente prelevate dal Munch Museum di Oslo, non figurava tra le prime quindici nazioni più pericolose per le collezioni d’arte.

C’è inoltre da dire, per dovere di cronaca, che le celebri opere furono ritrovate dalla polizia un anno dopo il furto. Ebbene neanche a farlo a bella posta ieri i ladri di opere d’arte sono andati a bussare nuovamente a casa Norvegia ed anche questa volta si sono accaniti contro il povero Edvard Munch che potrebbe quindi concorrere per una speciale classifica dedicata all’artista più ricercato dai ladri. Questa volta i malfattori hanno sottratto una litografia di valore dal titolo History al noto art dealer di Oslo Pascal Nyborg e bisogna essere pure allegri perchè fortunatamente il dipinto History (1911-1916) è ancora al suo posto alla Oslo University.

Collezionisti non andate in Inghilterra!

 Se siete estimatori d’arte contemporanea probabilmente avete anche il sogno di poter un giorno costruire una piccola collezione di opere, magari molti di voi già possono contare su qualche pezzo da novanta o qualche stampa in edizione limitatissima. In ogni caso futuri collezionisti o grandi collezionisti attenti a voi, non trasportate mai le vostre preziose opere nel Regno Unito.

Già perché secondo l’Art Loss Register, organizzazione che si occupa di registrare i furti ed i trafugamenti d’arte in tutto il mondo ha recentemente stilato un sondaggio secondo il quale la Gran Bretagna sarebbe al primo posto per quanto riguarda i furti d’arte. La cosa assai singolare è che l’isola britannica ha doppiato gli Stati Uniti, decisamente più grandi e più affollati. Secondo L’Art Loss Register dal 1976 ad oggi sono state trafugate 53.709 opere d’arte in Gran Bretagna, 21.079 negli Stati Uniti, 15.562 in Francia e la bellezza di 15.041 in Italia che si conferma al quarto posta di questa classifica decisamente infamante.

La National Gallery di Londra ospita un quartiere a luci rosse

La National Gallery di Londra si prepara ad ospitare una mostra che sicuramente farà parlare di se e non mancherà di scatenare numerose polemiche sopratutto nel mondo dei benpensanti dell’arte. Il prestigioso museo ospiterà infatti dal 18 novembre al 21 febbraio 2010 un evento dal titolo Kienholz: The Hoerengracht, grande installazione degli artisti americani Ed e Nancy Kienholz. Il duo creativo ha deciso di trasformare la Sunley Room del museo in un rifacimento del red light district di Amsterdam, noto quartiere della città in cui la prostituzione è parte comune della vita quotidiana.

Il tema altamente scottante della prostituzione è già stato ampiamente sviscerato da numerosi artisti nel corso dei secoli ed è una tradizione fortemente radicata nell’arte europea. La presente installazione ricreerà i muri di mattoni, le finestre luminescenti e le misteriose porticine che si aprono sulle claustrofobiche strade del popolare quartiere di Amsterdam. All’interno dei piccoli antri gli artisti hanno posto alcuni manichini seminudi che riassumono uno degli aspetti più volgari e neri della nostra società.

Lady Gaga, Francesco Vezzoli ed il Bolshoi? tutto può succedere a Los Angeles

 Lady Gaga è la nuova stella del pop, la sua indole stravagante ed il suo look eccessivo hanno conquistato in un breve lasso di tempo l’intero mondo della musica e del gossip. Ma a lady Gaga tutto questo non basta e la vanitosa cantante si sta già preparando ad invadere anche il mondo dell’arte contemporanea. L’autrice di Poker Face sarà infatti affiancata da Francesco Vezzoli, altra icona irriverente della scena dell’arte internazionale, in occasione di una performance che si terrà il 14 novembre prossimo al MoCa, Museum of Contemporary art di Los Angeles.

L’evento si terrà in concomitanza con il trentesimo anniversario della prestigiosa istituzione museale e vedrà la partecipazione dl celebre balletto del Bolshoi. Lady Gaga presenterà una sua nuova canzone intitolata Speechless ma Vezzoli non starà certo a guardare, l’artista italiano ha infatti già annunciato che gli spettatori saranno affascinati e stupiti da questa piece surreale.

Un’opera d’arte a 10 euro? Succede ad Artissima 2009

Dal 6 all’ 8 novembre a Torino una selezione di opere realizzate da trenta artisti internazionali saranno esposte e messe in vendita in un negozio davvero speciale all’interno di Artissima, 16° fiera d’arte contemporanea a Torino. THE STORE darà al pubblico della fiera l’opportunità unica di acquistare oggetti d’arte altrimenti difficilmente accessibili a prezzi particolarmente vantaggiosi o perfino portare a casa gratuitamente le opere esposte.

Tutta una serie di oggetti creati appositamente per Artissima: multipli, poster, shopper, fette di torta, chiavi, riviste, cd audio e video, cartoline, libri d’artista, tazze, balloons e una serie di caramelle e lecca-lecca. Da 0 a 450 euro, passando per 2-5-9-10 euro se non addirittura tramite il baratto.

La classifica delle personalità meno influenti del mondo dell’arte

Qualche settimana fa vi avevamo parlato della Top 100 di Art Review, classifica dedicata alle personalità più influenti del mondo dell’arte contemporanea. Oggi Hyperallergic ha creato una personale ed ironica classifica con le personalità meno influenti del circuito dell’arte internazionale, realtà e categorie ai bordi del dorato art system che per una ragione o per un’altra non riescono ad entrare nel gotha del sistema. Ai primi posti si è classificato il ragazzo travestito da coniglio che abitualmente passeggia davanti la sede di Gagosian di New York in segno di protesta. Nelle posizioni di testa anche la categoria dei curatori indipendenti, sempre in lotta per racimolare fondi e spazi per i loro progetti artistici.

Al quarto posto seguono gli artisti che non parlano, inglese, francese, tedesco o spagnolo, mentre nel resto del mondo esistono approssimativamente 6.800 idiomi, il sistema dell’arte parla unicamente queste lingue strettamente connesse all’economia. Al quinto posto si piazzano i presenzialisti del vernissage, gente che salta da un opening ad un altro in cerca di un buon bicchiere di vino e patatine, magari in mezzo a loro c’è anche qualche senzatetto ed allora tale funzione sociale ricoperta delle gallerie non sarebbe neanche male.

Il MoMa abolisce le cornici

Le migliaia di visitatori che da oggi si recheranno nella stanza 19 posta al quarto piano del MoMa, Museum of Modern Art di New York rimarranno senz’altro stupiti. Ai muri sono sempre appesi capolavori dell’espressionismo astratto dipinti da artisti del calibro di Willem de Kooning e Franz Kline ma le loro cornici sono scomparse ed ora le opere lasciano intravedere tracce materiche ai bordi ed i chiodi dell’intelaiatura.

La rivoluzione è stata attuata da Ann Temkin, nuovo curatore capo della sezione dipinti e sculture. “La cornice era una convenzione” ha spiegato la direttrice ai microfoni del New York Times indicando Painting Number 2 (1954) di Franz Kline. Una convenzione che secondo Ann Temkin ha in qualche modo addomesticato per troppo tempo le opere, oscurando la loro potenza rivoluzionaria e radicale. Via le cornici quindi per rompere definitivamente con il passato. 

Crisi: Simon de Pury canta e Rebecca Smith chiude

Simon de Pury e Rebecca Smith, due storie dissimili legate dall’arte con due differenti destini. Due aspetti della crisi economica internazionale che raggiunge il mondo dell’arte con finali differenti ed inaspettati. Da un lato le case d’asta che dopo un breve periodo di indecisione sono ripartite alla grande, livellando un poco le quotazioni pur sempre alte e macinando dollari e sterline.Dall’altro capo del filo le gallerie, in special modo quelle votate alla sperimentazione, che hanno accusato il colpo ritirandosi dal mercato e chiudendo definitivamente i battenti.

Simon De Pury, leader incontrastato della casa d’aste Phillips de Pury ha sedi sparse in tutto il mondo e lo scorso ottobre ha totalizzato un bacino di vendite di 60 milioni di sterline, bottino di tutto rispetto aiutato dalla vendita dell’opera Year of the Boar, di Jean Michel Basquiat che ha totalizzato la bellezza di 1.105.250 sterline.

Sull’onda di questi successi Simon de Pury non ha certo esitato a manifestare la sua gioia utilizzando i suoi soldi per uno scopo assai buffo, ma si sa che le persone ricche fanno cose strane con i loro soldi. Pury ha infatti prodotto un video musicale sulle note di If I Had a Hammer, nota in Italia come Datemi un Martello e cantata da Rita Pavone.

Operatori museali in sciopero creano un’installazione artistica

I dipendenti del Canadian Museum of Civilization di Ottawa sono attualmente in sciopero e fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che tanto per rimanere in tema artistico gli scioperanti hanno deciso di allestire una vera e propria mostra di arte contemporanea proprio di fronte all’entrata del museo dove attualmente sorge la loro linea di picchetto. La mostra prende il titolo di Striking Treasures, traducibile come I tesori dello sciopero, e si compone di una grande installazione con 200 foto degli operatori museali in rivolta dallo scorso 21 settembre.

Come recita il titolo della mostra l’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione del pubblico sui veri tesori del museo e cioè i suoi impiegati, almeno questo è quello che Patrice Remillard, collection manager del museo canadese, a dichiarato in una recente intervista. Lo strambo titolo è in realtà una parodia di Afghanistan: Hidden Treasures, mostra che il museo inaugurerà il prossimo venerdì e che ospiterà più di 200 pezzi tra gioielli, sculture ed altri reperti provenienti direttamente dal National Museum di Kabul.

Peter Howson è al verde e svende le sue opere

 Peter Howson è un artista scozzese, non uno dei più grandi certo ma nemmeno un pittore della domenica visto che nel 1993 ha ricoperto il ruolo di artista di guerra per l’esercito britannico durante il conflitto bosniaco, creando alcune delle più incredibili e controverse opere che fissarono su tela gli orrori e le atrocità di quella insensata lotta fratricida. Nella sua prima spedizione in Bosnia l’artista rimase talmente traumatizzato che chiese di tornare a casa senza aver prodotto nemmeno un disegno. Quando Howson decise di tornare in Bosnia riuscì finalmente a sbloccarsi ma dovette creare le sue opere usando il lucido da scarpe e la cera delle candele poichè una parte del suo materiale artistico era stata rubata.

Lo stile di Howson potrebbe sembrare un poco datato e non consono alla moda contemporanea ma il pittore è largamente apprezzato e vanta tra i suoi collezionisti nomi come David Bowie, Madonna e Jack Nicholson, a cui ha venduto opere per somme elevate arrivando anche a 300.000 sterline al pezzo. Eppure il caso di Peter Howson potrebbe essere un fulgido esempio di come sia possibile per un artista contemporaneo passare dalle stelle alle stalle in un breve lasso di tempo.

Se Damien Hirst piange, Tracey Emin lo consola

Pochi giorni fa in un nostro articolo vi avevamo parlato della nuova serie di opere pittoriche prodotte da Damien Hirst ed attualmente in mostra alla Wallace Collection. Sfortunatamente questo nuovo vezzo artistico di Hirst non ha ricevuto il successo sperato ed anzi, ha sollevato le feroci ire dei critici inglesi che si sono prontamente schierati contro di lui e la sua arte. Damien Hirst però non è stato completamente abbandonato da tutti, l’eclettico artista inglese può infatti contare su di un valido supporto, quello dell’ancor più eclettica Tracey Emin, sua diretta collega ai tempi degli Young British Artists.

Ai microfoni del Wall Street Journal l’artista ha infatti recentemente dichiarato: “ So benissimo cosa significhi essere preso a schiaffi dalla critica. Ed anche se sei una persona forte alla fine la cosa diventa insopportabile. Ma Damien Hirst sta affrontando un cammino sperimentale e questo è un atto decisamente coraggioso”. Ora ci sarebbe molto da dire circa il tipo di pittura messo in mostra da Hirst e se essa sia realmente una pratica sperimentale o meno, ma preferiamo continuare con l’articolo.

Addio Nancy Spero

Nancy Spero, artista pioniera e sperimentale nonché fervente promotrice del femminismo in ambito artistico è morta all’University Hospital di New York lo scorso  fine settimana alla veneranda età di 83 anni. La vita dell’artista è stata caratterizzata da una ferrea devozione alla giustizia sociale che la stessa ha messo continuamente in gioco durante la sue pratiche politiche ed artistiche.

Nel 1969 l’artista ha collaborato al varo dell’Art Workers Coalition, un gruppo aperto di artisti, filmakers, scrittori e critici schierato contro la politica di esclusivismo dei musei d’arte contemporanea. Tra i membri della coalizione figurarono importanti nomi del contemporaneo come il gallerista Tony Shafrazi, l’artista minimalista Carl Andre e l’artista concettuale Dan Graham.

A Frieze in vendita copie di celebri opere a soli 800 dollari

Chissà quanti di voi staranno pensando di presenziare a Frieze, la prestigiosa fiera di arte contemporanea che si sta svolgendo proprio in questi giorni a Londra. Magari alcuni di voi avranno anche pensato di acquistare un’opera, una piccolina certo, per investimento o semplicemente per avere in cassa un pezzo dell’artista prediletto. Il problema è che si rischia di andare in bancarotta e la maggior parte delle volte non si può certo chiedere un cospicuo sconto alla cassa. Insomma la voglia di comprare c’è, adesso mancano i soldi ed allora cosa si fa?

In primo luogo non perdetevi d’animo e successivamente recatevi in tutta fretta allo stand P7 dove troverete Copystand: an Autonomous Manufacturing Zone, progetto dell’artista filippina Stephanie Syjuco e parte integrante di Frieze Projects, serie curata da Neville Wakefield. La simpatica artista, assieme ad altri suoi colleghi, ha infatti creato una piccola bottega dove vengono riprodotte alcune opere d’arte in vendita alla fiera. Tali copie sono fatte di materiali di recupero come il cartone e sono in vendita a cifre decisamente abbordabili non più alte di 800 dollari.

Shepard Fairey: “E’ vero, ho copiato la foto di Obama”.

 Shepard Fairey, come abbiamo più volte scritto nelle nostre pagine, è stato durante i mesi passati protagonista di una brutta vicenda giudiziaria legata ai diritti del famoso poster Hope, quello con l’effige di Barack Obama per intenderci. L’opera che è stata un vero e proprio emblema della scorsa campagna presidenziale americana ha subito cocenti accuse dalla Associated Press che in febbraio aveva chiesto una grossa cifra in denaro Fairey per aver indebitamente usato  una fotografia di cui non deteneva i diritti di riproduzione.

Per tutta risposta lo street artist americano aveva citato in giudizio la A.P. perchè di par suo l’opera in questione non intendeva infrangere i diritti di copyright ma era da intendersi come utilizzo di una foto di pubblico dominio apparsa su numerosi quotidiani e riviste. In Marzo l’A.P. aveva infine spiccato una contro-denuncia per effrazione e appropriazione indebita della foto. Oggi la triste e penosa vicenda sembra dirigersi verso un finale ancor più mesto, visto che Fairey ha ammesso di aver copiato la fotografia di Barack Obama usandola nel suo poster e successivamente ha fatto sparire ogni traccia del file usato per l’opera dal suo computer. Non pago di questo deprecabile comportamento l’artista avrebbe poi creato falsi documenti per coprire la vera fonte della foto.