Shepard Fairey condannato a due anni e Damien Hirst gli ruba la bici

Continuano senza sosta le vicissitudini legali di Shepard Fairey lo scorso 10 luglio il famoso artista è stato infatti condannato a due anni di libertà condizionata dalla corte di Boston, Fairey si è ritenuto colpevole di 3 delle undici accuse a suo carico. La corte ha inoltre multato lo steet artist per 250 dollari e gli ha inflitto un’ulteriore ammenda di 2.000 per le spese di rimozione dei suoi graffiti.

Fairey si è scusato pubblicamente con i cittadini di Boston per aver affisso poster artistici in spazi non autorizzati e senza il permesso del proprietario, egli ha inoltre affermato di credere fermamente nell’importanza di fare arte in ogni luogo e che continuerà a far uso di spazi pubblici in maniera legale per la diffusione dell’espressione artistica. Queste ultime parole ci sembrano decisamente buffe considerando il fatto che la street art implica comunque il creare arte in ogni luogo ed al di fuori della legge, il pensiero di uno street artist educato, rispettoso e pettinato appare un poco in contrasto con la natura stessa di questa corrente artistica.

Estate a tutta Street Art

In questi giorni d’estate che ci sembrano scorrere lenti e tranquilli senza troppi scossoni, il mondo della street art è invece in gran fermento. Diversi artisti sono infatti al lavoro per le strade del mondo a caccia di nuove superfici da riempire con fantastiche creazioni.

Si parte da Banksy, la BBC ha da poco affermato che la mostra dell’artista al Museo di Bristol oraganizzata in gran segreto, si è rivelata uno straordinario successo che ha fatto registrare sin ora la bellezza di 120.000 visite. Non pago di ciò Banksy avrebbe da poco esportato il suo talento anche in Africa. Sono infatti da poco apparsi alcuni suoi murales in Mali che testimoniano la sua presenza nel continente nero.

Michael Jackson assassinato? intanto un suo ritratto supera i 10 milioni di dollari

Globartmag torna oggi a parlare della morte di Michael Jackson perchè inevitabilmente anche il mondo dell’arte contemporanea sta subendo qualche piccolo scossone da questa triste vicenda.

Nel caso Jackson è oggi entrata anche la sorella La Toya, anche lei cantante ma dalle alterne fortune che ha lanciato un disperato appello: “Mio fratello è stato ucciso da alcune persone che volevano impadronirsi dei suoi soldi. So i loro nomi e non avrò pace finchè non avrò le prove per inchiodarli”: queste le sconvolgenti dichiarazioni della sorella del cantante apparse sulle pagine della testata inglese News of the World. La Toya Jackson asserisce inoltre che Michael Jackson vale più da morto che da vivo anche se nel corso degli anni aveva accumulato la vertiginosa cifra di 500 milioni di dollari di debiti.

23 feriti alla Tate Modern per una mostra di Robert Morris

Alla fine la Tate Modern ha reso pubblico il bilancio della mostra Bodyspacemotionthings di Robert Morris, evento di cui abbiamo ampiamente parlato e che si è tenuto lo scorso maggio ricalcando in tutto e per tutto la stessa mostra che nel 1971 fu costretta a chiudere i battenti a causa di opere interattive giudicate troppo pericolose per l’enorme massa di pubblico dell’epoca.

Dopo quasi 40 anni questo enorme e pericoloso parco giochi artistico non ha perso un minimo del suo potenziale di pericolosità, eppure gli organizzatori avevano assicurato di aver preso tutte le precauzioni del caso e di aver escluso un’opera giudicata non idonea per il pubblico. Alla fine le installazioni costituite da grossi scivoli, percorsi ad ostacoli corde ed altre ripide attrazioni artistiche hanno mietuto ben 23 vittime, ovviamente si tratta di feriti lievi con lesioni guaribili in una sola settimana.

La Francia si perde 500 foto di Henri Cartier Bresson

Incredibile notizia dalla Francia, più di un centinaio di foto di Henri Cartier Bresson sono state ritrovate in una mostra d’arte a Parigi. La cosa ancor più eclatante è che quelle foto erano state distrutte. Quindi verrebbe da pensare che la mostra sia stata allestita con delle false copie ed invece si tratta di opere autentiche cadute nel dimenticatoio con grande colpa dell’amministrazione nazionale francese.

Martine Franck, vedova del grande fotografo e presidente della fondazione a lui dedicata non ha esitato ha riaprire questa ferita in un’intervista apparsa pochi giorni fa sul quotidiano Le Monde. Il grave evento risale alla fine degli anni ’60 quando Henri Cartier Bresson (1908-2004) donò oltre 400 opere, reduci da una celebre mostra al Louvre nel 1955, allo stato francese che decise di conservarle nella Biblioteca Nazionale.

Damien Hirst: Royal Academy, no grazie

Ogni settore ha il suo fuoriclasse, il genio sregolato che puntualmente infrange le regole in maniera plateale infischiandosene di quello che pensa il pubblico e finendo puntualmente sulle prime pagine di giornali e riviste. Damien Hirst, senza star troppo a discutere sulle sue presunte o reali doti artistiche, può essere tranquillamente definito il fuoriclasse dell’arte.

La star britannica al pari di un Jim Morrison furbetto o di un George Best analcolico riesce sempre a fare notizia e molto spesso non per le sue opere ma per le sue chiacchierate decisioni. La notizia del giorno arriva fresca da Londra,  secondo quanto afferma il quotidiano Evening Standard il capo esecutivo della Royal Academy Dr Charles Saumarez Smith, avrebbe ultimamente chiesto a Damien Hirst di diventare membro della Royal Academy of Arts ma questi avrebbe prontamente rifiutato senza addurre spiegazioni plausibili.

Madoff, Merkin e la truffa dell’arte contemporanea

 Bernard Madoff per gli amici Bernie è l’uomo dei record. Non solo il suo famigerato schema Ponzi gli ha consentito di bruciare 60 miliardi di dollari usando fondi dei nuovi clienti per pagare gli interessi vertiginosi di quelli vecchi ma come molti di voi ben sapranno il truffatore più famoso d’America è stato recentemente condannato a 150 anni di carcere dal tribunale distrettuale di Manhattan.

Ora vi starete sicuramente chiedendo quale sia il legame tra Bernard Madoff e l’arte anche se è facile capire che gli oggetti artistici rappresentano sempre un ottimo investimento. In queste ore gli investigatori sono intenti a recuperare almeno una parte del bottino dello squalo della finanza, proprio seguendo la pista dell’arte contemporanea è saltato fuori il nome di Ezra Merkin, finanziere che a quanto afferma il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo avrebbe nascosto ben 2.4 miliardi di dollari facenti parte del tesoro dell’amico e socio Madoff.

Londra trasferisce il museo all’aeroporto

Portare l’arte nei luoghi non deputati all’arte è una pratica talmente diffusa che oramai vedere installazioni, dipinti e video in giro per la città non stupisce più nessuno. Nell’ultima decade le opere d’arte sono regolarmente uscite dai consueti spazi delle gallerie per invadere magazzini, capannoni, snodi ferroviari ed aeroporti, nel tentativo di avvicinare i cittadini all’arte contemporanea o semplicemente per soddisfare i pruriti avanguardisti di sindaci, assessori e curatori.

In tempi recenti è lecito citare lo strano caso del GATE Termini Art Gallery, spazio espositivo allestito presso l’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma che nella passata amministrazione aveva ospitato una manciata di eventi tra cui Il Caravaggio della Regina dalle tenebre alla luce. Come lavorava Caravaggio, mostra del 2006 che ospitò la Vocazione dei santi Pietro e Andrea opera inedita del grande maestro. 

Twitter, Facebook e gli eventi artistici

Anche i musei come il resto del mondo si sono gettati nell’universo Twitter per tenere vivo il contatto e la comunicazione con gli appassionati d’arte di tutto il globo. Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo lunghi al massimo 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea ed e-mail.

Tali aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell’utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. A guidare la classifica delle istituzioni museali con più contatti c’è il MoMa con 28,803 persone iscritte, una cifra ancora molto modesta se si pensa al fatto che il campione di basket Shaquille O’Neal detiene il primato con oltre 2.8 milioni di fans.

Addio a Michael Jackson, musa del pop

Nel corso degli ultimi anni le luci della ribalta hanno cominciato lentamente ad affievolirsi e la figura di Michael Jackson, consumato dalla sue stesse manie è di tanto in tanto comparsa sulle prime pagine dei quotidiani. Da diverso tempo il re del pop era chiamato in causa solo per le sue noie legali, per i mille processi legati ai suoi presunti abusi sui minori, per la sua scellerata e compulsiva fissazione legata al suo aspetto esteriore che lo aveva condotto a sottoporsi ad innumerevoli interventi estetici ed a cambiare il colore della pelle.

Dal 1988 al 2005 Jackson è vissuto nella follia del suo Neverland Ranch (successivamente venduto nel 2008 per la cifra di 35 milioni di dollari), in cui aveva fatto costruire un parco a tema e uno zoo per ragazzini poveri. Ultimamente Jacko si stava preparando per un tour mondiale nella speranza di risanare le sue martoriate finanze.

La kodak dice addio alla Kodachrome

Abraham Zapruder usò una bobina di Kodachrome caricata nella sua cinepresa  8 millimetri per filmare una scena che nel corso della nostra vita tutti noi abbiamo visto almeno per una volta, l’assassinio del presidente John F. Kennedy.

Anche il famoso fotografo Steve McCurry usò un rullino Kodachrome per il suo ritratto di ragazza Afghana che oltre a guadagnarsi la copertina del National Geographic nel 1985 divenne celebre almeno quanto la foto del miliziano morente durante la guerra civile spagnola del 1936 scattata da Robert Capa.

E che dire delle centinaia di migliaia di artisti contemporanei e milioni di persone in tutto il mondo che hanno utilizzato il famoso rullino per immortalare sequenze artistiche o solamente fotogrammi di un viaggio di piacere. Oggi tutto questo si perderà con la velocità di uno scatto fotografico perchè la Eastman Kodak Co. ha da pochi giorni annunciato che la sua più famosa pellicola, la Kodachrome appunto, cesserà di essere prodotta a breve.

Shepard Fairey ci riprova con Aung San Suu Kyi

In questi giorni sembra che ogni movimento politico abbia bisogno di un logo, di un’icona in cui potersi riconoscere e soprattutto farsi riconoscere. A riprova di ciò esiste il caso Shepard Fairey il famoso street artist creatore della rivoluzionaria immagine di Barack Obama Hope, icona dell’ultima campagna presidenziale Americana che è divenuta parte integrante della politica e dell’immaginario collettivo come in una specie di operazione artistica Warholiana.
Come già più volte scritto nelle pagine di Globartmag, Fairey è stato al centro di numerose noie legali nell’ultimo periodo ma l’artista sembra aver comunque trovato il tempo necessario a produrre una nuova opera. Shepard Fairey ha messo la sua creatività al servizio di una nuova causa raffigurando Aung San Suu Kyi attivista per i diritti umanitari che ha combattuto per anni contro il regime dittatoriale di Than Shwe in Myanmar.

Il MoMa taglia le donne, quote rosa anche per l’arte

Artemisia Gentileschi, Berthe Morisot e Frida Kahlo fino ad arrivare alle più vicine Tacita Dean, Pipilotti Rist e Sophie Calle citando anche le italiane Lara Favaretto, Ra Di Martino e Luana Perilli. Insomma il mondo dell’arte al femminile è un grande cuore pulsante che non si esaurisce certo a questa microscopica lista.

Parlando della scena artistica contemporanea si possono inoltre effettuare alcune riflessioni, le donne sia per intenti artistici che per tecniche e per sperimentazione non sembrano invidiar nulla ai loro colleghi uomini. Anzi, con una punta di compiaciuta ironia le artiste sembrano esser dotate di una poetica ancor più profonda e di un’acuta sensibilità verso l’innovazione.

Eppure, senza creare un nuovo caso di quote rosa dell’arte contemporanea, le donne-artista sono sempre meno presenti all’interno delle manifestazioni artistiche internazionali. In merito a ciò un paio di settimane fa il critico del New York Magazine Jerry Saltz ha scatenato un fiume di polemiche semplicemente aggiornando lo status della sua pagina di Facebook. Lo status incriminato postato da Saltz recitava queste parole: “Delle 383 opere presenti al quarto e quinto piano della collezione permanente del MoMa solo 19 sono di donne (4%)” .