Tieni Marina, ecco due ore del mio tempo – The Abramovic method parte seconda

Per lei, Marina, tutto iniziò chiacchierando con un pastore sardo il quale, ogni volta che prendeva parola, chiudeva gli occhi, perchè a suo dire mentre parlava non aveva bisogno di guardare. Per me invece è iniziato tutto con un messaggio su WhatsUpp: “La mia amica non viene, vieni tu?”. Così mi sono ritrovata al Pac, di nuovo, ma questa volta per regalare due ore del mio tempo alla nonna della performance art Marina Abramovic. Forse dopo il mio ultimo articolo qualcuno lassù ha pensato che bisognava darmi una seconda chance.

E così ho firmato il contratto, la liberatoria per le riprese, ho promesso di non avere attacchi di panico e sfilato di fronte al pubblico fino ad arrivare nell’ultima sala, lì dove il metodo ha inizio. Dove Marina ti chiede di indossare il camice bianco, accomodarti sulla sdraio bianca e chiudere gli occhi come faceva il pastore sardo. È facile darle fiducia, perchè ha il tono di chi sa quello che fa e te lo racconta come una nonna spiegherebbe la torta di mele alla nipote, nulla di più semplice. Ora io vorrei con le parole farvi incarnare in me stessa, così da provare a capire le stesse cose che mi sono passate nelle mente per quelle due ore di pausa dalla realtà, ma non è possibile. E poi, molto probabilmente, vi interesserebbero poco perché è davvero un’esperienza personale: io, spettatore, mi incarno nel corpo dell’artista, entro nella sua arte e la rendo possibile.

Ai Weiwei alla Lisson Gallery Milan

Lisson Gallery Milan inaugura l’11 aprile una mostra dedicata alle opere in ceramica e marmo di Ai Weiwei, una delle aree di ricerca nella vasta produzione dell’artista, all’origine dei suoi lavori più celebri. La mostra includerà alcune opere in ceramica realizzate da Ai Weiwei nel 2006, durante un intenso periodo di lavoro presso Jingdezhen, città dove si concentra il cuore della produzione cinese di ceramiche. Le tecniche tradizionali, tramandate dagli artigiani locali ad Ai Weiwei, sono state alla base di una svolta radicale nella sua produzione e nella creazione di Sunflower Seeds, installazione realizzata dall’artista per la Tate Modern.

Il valore storico e culturale delle tecniche e dei materiali utilizzati è un elemento essenziale nella maggior parte delle sculture di Ai Weiwei. Molta della sua produzione in ceramica si basa sul concetto di ready-made: adattando, dipingendo e distruggendo antichi vasi e urne. Al contrario, la mostra alla Lisson Gallery Milan presenterà sculture interamente create a mano dall’artista. La porcellana è tradizionalmente considerata come la più alta espressione dell’arte cinese; Ai Weiwei ha messo a lungo in discussione ogni forma di deferenza nei confronti di questa tecnica, così come il suo alto valore economico. Allo stesso tempo però il suo lavoro dimostra un profondo rispetto nei confronti degli artigiani del Jingdezhen e della loro abilità, rispettando nel suo lavoro i rigorosi standard delle loro perfette rifiniture.

Arte Programmata e Cinetica alla GNAM

Giovedì
 22
 marzo
 alle
 ore
 18.00
 la
 Galleria
 Nazionale
 d’Arte
 Moderna
 e
 Contemporanea
 di Romapresenta, 
in 
collaborazione
 con
 Il 
Cigno
 GG 
Edizioni,
 la 
mostra 
”ARTE
 PROGRAMMATA
 E 
CINETICA.
 DA 
MUNARI 
A 
BIASI 
A 
COLOMBO 
E…”.
 La 
mostra
 è
 curata 
da 
Giovanni 
Granzotto
 e 
Mariastella 
Margozzi,
 con
 la 
collaborazione
 di 
Paolo 
Martore 
ed
 è
 realizzata
 con
 il
 contributo
 del 
Gruppo 
Euromobil.

Con
 questa
 nuova
 iniziativa
 espositiva
 sull’arte
 programmata
 e
 cinetica,
 realizzata
 a
 distanza
 di
 sei
 anni
 dalla
 mostra
 “Gli
 Ambienti
 del
 Gruppo
 T”
 e
 di
 quasi
 sedici
 dalla
 ripresentazione
 al
 pubblico
 della
 propria
 collezione
 di
 arte
 cinevisuale,
 completamente
 restaurata
 con 
la 
mostra
 “Opere 
cinevisuali.
Restauri 
recenti”, la GNAM ha voluto estendere il confronto tra le proprie opere e quelle di numerosi rappresentanti del movimento cine-visuale sia in Europa che fuori, con l’intenzione di mostrare al pubblico gli esiti estetici ai quali gli artisti e i gruppi in primis sono giunti, intersecando le proprie ricerche in numerosissime esposizioni internazionali e suffragando le proprie tesi con il pensiero di filosofi, critici e scrittori del calibro di Umberto Eco, Frank Popper, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio ecc.

Marina che mi hai fatto di male? – The Abramovic Method – PAC

Ci devo lavorare su questo. Sono uscita dal PAC di Milano con un senso di nausea, Marina Abramovic ha promesso il tempo dell’esperienza e io mi ritrovo con irritazione e irriquietezza. Cosa è andato storto?

Se cercate su Twitter #abramovicmethod trovate i commenti di chi ha vissuto in prima persona il metodo di Marina: entusiasti e privi di un contenuto che vada oltre l’entusiasmo di essersi sentiti parte di un qualcosa che ha valore sociale. Io filosofia l’ho studiata solo alle superiori, ma so che ci siamo già passati, il pensiero umano è capace di superare l’io, questa performance invece riporta ogni pensiero ad una forma di egocentrismo che mi inquieta. Cavie di laboratorio e anche un po’ esibizionisti. Il mio è un problema di fiducia, sia chiaro, e faccio anche un po’ fatica a scriverne pubblicamente, ma Marina ha detto che la cosa migliore è scrivere di quello che si sperimenta in prima persona. Ha anche detto, nel suo italiano spigoloso, che se gli diamo il nostro tempo lei ci da l’esperienza, se non gli diamo il nostro tempo non c’è nulla in cambio. Mi sembra corretto.

MARINA ABRAMOVIĆ – WITH EYES CLOSED I SEE HAPPINESS

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la mostra di Marina Abramović With Eyes Closed I See Happiness che si inaugurerà il 20 marzo 2012 nella sede di Milano. La mostra è il secondo dei grandi eventi che l’artista, indiscussa protagonista della Body Art, realizzerà in città. Il giorno precedente al museo PAC avrà infatti inizio The Abramović Method.

Si tratta, in entrambi i casi, di progetti inediti – “un artista non dovrebbe mai ripetere se stesso” si legge d’altronde nel suo “Artist’s life Manifesto” – i primi ad essere presentati dopo la titanica performance The Artist is present tenutasi al MoMA di New York nel 2010, dove per tre mesi, ogni giorno, sette ore al giorno, l’artista si è donata al pubblico rimanendo seduta, immobile e rigorosamente in silenzio, di fronte ad una sedia che non è mai rimasta vuota. Su quella sedia si sono avvicendate migliaia di persone e soltanto attraverso lo sguardo si è dato vita ad uno straordinario flusso di energia.

Al Mart il periodo americano di Afro

Dal 17 marzo al 8 luglio 2012 il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto celebra i cent’anni dalla nascita di un artista italiano tra i più amati all’estero. In mostra molte opere mai esposte, provenienti da collezioni internazionali.

Nel 1948, il trentaseienne pittore di Udine Afro Libio Basaldella – allora in rapidissima maturazione stilistica – fu presentato alla gallerista Catherine Viviano, che stava per aprire uno spazio espositivo tutto dedicato all’arte contemporanea italiana sulla East 57th Street di New York.

Bourgeois, Gilbert & George e Boetti, Londra ha tanto da offrire

Mentre a New York impazza l’Armory Show art week, noi vorremmo spostare l’attenzione dall’altra parte del continente, per osservare attentamente cosa succede dalle parti dell’altro grande polo dell’arte contemporanea, vale a dire il Regno Unito. Se Damien Hirst è riuscito a riempire tutte le Gagosian Gallery del mondo con la sua serie di spot paintings, anche il duo più celebre dell’arte contemporanea non è da meno.

 Gilbert & George sono infatti i protagonisti di una grande mostra personale allestita in tutte le White Cube gallery di Londra. London Pictures è il titolo della mostra, che rimarrà aperta sino al prossimo 12 maggio 2012 nelle sedi di Bermondsey, Hoxton e Mason’s Yard, i prezzi delle opere oscillano dalle 50.000 alle 250.000 sterline.

Marina Abramović torna a Milano con un nuovo lavoro ideato per il PAC

Il PAC di Milano, dal 21 marzo al 10 giugno 2012, è lo spazio espositivo prescelto da Marina Abramović per il suo nuovo attesissimo lavoro, il primo dopo la grande retrospettiva del 2010 al MoMA di New York. L’evento, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano e prodotto dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è curato da Diego Sileo ed Eugenio Viola con il sostegno di Rotthapharm Madaus.

Icona di tutte le forme di espressività legate al corpo, Marina Abramović è oggi uno dei protagonisti più affascinanti e magnetici del nostro tempo, dalla cui vicenda artistico-esistenziale è imprescindibile la storia stessa delle arti performative. Pioniera della performance dagli anni ’70, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale del 1997, l’artista ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, infranto schemi e convenzioni, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l’arte a contatto con l’esperienza fisica ed emotiva, collegandola alla vita stessa.

I want live for ever – Yayoi Kusama alla Tate Modern

Sono una donna. Ho una personalità estremamente complessa. Non seguo né movimenti né correnti ma sono coerente solo con un unico principio: il mio moto interiore e la mia volontà. Sono nata nel lontano 1929 a Matsumoto, Giappone. Mi avvicino all’arte praticando la pittura ”Nihonga”, stile rigoroso e dal recupero della tradizione. Ma per un’arte come la mia che combatte al confine tra la vita e la morte, domandandosi che cosa siamo e che cosa vuol dire vivere e morire, il Giappone è troppo piccolo, troppo feudale e servile, sprezzante della figura femminile. La mia arte ha bisogno di libertà illimitata e di un mondo più ampio.

New York. “Infinity Net”: grandi tele ricoperte interamente da pennellate guidate da movimenti ad onda che creano uno spazio bidimensionale che fa oscillare lo sguardo, facendo tuttavia percepire il senso di profondità. Sono una delle prime artiste a confrontarmi con tele di così grandi dimensioni: in esse cerco di fondere realtà ed irrealtà. Una volta terminate ed esposte, mi piace farmi fotografare accanto ad esse indossandone lo stesso colore: è un modo per fondermi totalmente con i miei lavori e allo stesso tempo dominarli. Soffro di un disturbo convulsivo che mi spinge a ripetere costantemente gli stessi gesti.

Gap, video artisti a confronto al MAXXI di Roma

Dal 7 al 9 marzo 2012 dalle 18:00 alle 20:00 si terrà presso il MAXXI Base la rassegna di videoarte Gap-Generazioni a confronto promossa da Federculture, con il sostegno della Regione Lazio, in collaborazione con il MAXXI e curata da Micol Di Veroli e Giovanna Sarno.

Il costante progresso della tecnologia ha introdotto nella cultura popolare un nuovo sistema semiotico sorretto da nuove regole, che di fatto hanno cambiato il nostro modo di concepire ideologie, estetiche e politiche sociali. L’elevata velocità a cui viaggiano immagini, informazioni e concetti ha permesso il superamento di barriere e confini sia geografici che fisici e mentali, contribuendo a creare ciò che oggigiorno si definisce società globale o multimediale.

I Kraftwerk al MoMa con una mostra-concerto

Il loro nome in italiano suonerebbe più o meno come “centrale elettrica”, il loro suond non si discosta molto da questo incipit. Parliamo ovviamente dei Kraftwerk, storica band di musica elettronica formatasi a Dusseldorf nel 1970 per volere di  Ralf Hütter e Florian Schneider.

Merito dei Kraftwerk è senz’altro quello di aver esteso le sonorità electropop al grande pubblico ed anche se le loro indagini sonore sono lontane dagli sperimentalismi avantgarde di gente come Edgar Varèse, è innegabile che Hütter e Schneider hanno lasciato il segno nella storia della musica internazionale.

Gina Pane al Mart di Rovereto

Il Mart presenta la prima mostra antologica dedicata a Gina Pane (1939-1990), una delle figure più importanti e significative della Body Art internazionale.  Dal 17 marzo all’8 luglio 2012, presso gli spazi del museo di Rovereto, si potrà ripercorrere l’affascinante vicenda dell’artista francese di origine italiana, conosciuta in tutto il mondo per le sue emozionanti perfomance.

Con questa importante retrospettiva, nata da un’idea di Gabriella Belli e a cura di Sophie Duplaix con la collaborazione di Anne Marchand (erede dell’artista), il Mart intende portare alla luce la coerenza concettuale che ha accompagnato tutte le variazioni formali e i momenti fondanti del percorso di Gina Pane: dai dipinti geometrici e le “Structures affirmées”, realizzati fino al 1967, alle “azioni” degli anni Sessanta e Settanta, fino alle “Partitions” e “Icônes” compiute dal 1980 al 1989.

Robert Barry alla Galleria Massimo Minini di Brescia

La quarta personale di Robert Barry (New York, 1936) alla Galleria Massimo Minini (Inaugurazione sabato 17 marzo) riassume alcune tipologie di lavori che l’artista ha sperimentato durante gli anni della sua lunga esperienza nel mondo dell’arte. Come il titolo suggerisce sono presenti lavori vecchi e nuovi, realizzati con dimensioni e media diversi, sempre coerenti con la linea di ricerca intrapresa dall’artista negli anni Sessanta.

Dopo aver iniziato la sua carriera con quadri minimalisti che esplorano la relazione tra spazio dipinto e spazio vuoto, tra assenza e presenza di forma, sull’onda della pittura minimalista del periodo, Barry ha proseguito la sua sperimentazione portando l’arte al limite dell’immaterialità. Dalle opere su tela passa infatti alla delimitazione di porzioni di spazio esterno con fili di nylon, alla chiusura delle gallerie durante il periodo delle sue mostre, in modo da lasciare immaginare allo spettatore il significato e la forma delle opere, alla realizzazione di opere con gas, materiali radioattivi o frequenze acustiche non udibili all’uomo. A questo periodo risale anche il “Telepathic Piece” (1969), un’opera puramente mentale attraverso la quale l’artista cerca di trasmettere agli spettatori pensieri non traducibili in immagini o parole.

Turbolenze al Museo Pecci di Milano

Il Museo Pecci Milano presenta dal 9 marzo al 14 aprile 2012 un progetto espositivo inedito che mutua dalla fisica l’identificazione di moti disordinati, irregolari e apparentemente caotici, fuori regola, raccogliendo insieme varie esperienze artistiche contemporanee i cui esiti assumono forma di TURBOLENZE, elaborate da artisti o gruppi di artisti di diversa provenienza (Austria, Brasile, Giappone, Italia, Russia, USA).

La selezione di opere proposte dalla collezione del museo, acquisite nell’arco di vent’anni di attività espositiva, rispecchia lo stato di inquietudine e agitazione economica, politica e sociale in cui stiamo vivendo e offre al visitatore esempi di interpretazione e rappresentazione di fenomeni e dinamiche che governano la nostra epoca. La mostra, come un improvviso annuncio di volo, invita il pubblico ad “allacciare le cinture di sicurezza” e seguire con attenzione le fluttuazioni e gli scossoni impressi da queste opere alla normale percezione della realtà.