
La polizia dello Zimbabwe ha restituito ieri alcune foto raffiguranti il primo ministro Morgan Tsvangirai, le immagini erano state confiscate ad una galleria d’arte vittima di un raid 24 ore prima. Gli ufficiali del servizio d’ordine avevano sequestrato ben 66 fotografie dalla Gallery Delta di Harare ed avevano inoltre arrestato il capo di una organizzazione per i diritti umani nota come ZimRights, colpevole di aver organizzato la manifestazione. La polizia ha dichiarato che le immagini non potevano essere mostrate in pubblico perché raffiguravano corpi nudi o feriti ed inoltre gli organizzatori non sono riusciti a provare di essere in possesso dei consensi per esporre le foto da parte dei soggetti ritratti.
Fortunatamente gli attivisti per i diritti civili sono riusciti a vincere un ricorso alla corte suprema ed in tutta fretta sono rientrati in possesso delle fotografie, giusto in tempo per il vernissage della mostra a cui ha partecipato il primo ministro Morgan Tsvangirai assieme ad alcuni diplomatici. Dopo aver presidiato l’installazione a parete delle fotografie, Tsvangirai ha condannato il grave atto di censura: “Mentre alcuni di noi lottano ogni giorno per la libertà di parola, altri tentano di negare tale libertà. Quando ho appreso del tentativo di oscurare le foto mi sono molto adirato e dispiaciuto ma penso una cosa, i cambiamenti non possono essere fermati e so che a molti questo non piace ma tutto scorre come un flusso ininterrotto che non si può arrestare: Il futuro dello Zimbabwe è la democrazia”.






Haunch of Venison di New York presenta dal 5 marzo al primo maggio 2010 un’interessante mostra collettiva organizzata dai celebri artisti David Salle e Richard Phillips. L’evento dal titolo Your History is not Our History racchiude numerose opere di artisti che hanno creato il mito artistico della New York degli anni ’80, una decade che ha contribuito a creare un ambiente artistico originale e decisamente inventivo. La mostra non è una retrospettiva di una decade ma una riflessione sulle idee comuni degli artisti di quel periodo in risposta ad una specifica situazione culturale.
Mike Nelson, il mago britannico delle trasformazioni architettoniche, ci invita ancora ad immergerci al di sotto della superficie e scoprire la sostanza di cui sono fatti i nostri incubi collettivi. Nella scorsa decade, Nelson è stato il creatore di quelle che potremmo definire case dell’orrore psicologico, installazioni dannate ed oscure che hanno indagato l’ampia gamma della messa in scena contemporanea, evocando ambienti mitologici e fantastici del quotidiano come celle segrete, moderne miniere del terrorismo, agenzie di viaggio del terzo mondo, templi voodoo fino ad arrivare ai banali ambienti degli anni novanta come gli internet cafè.

