
Nel 2009 il New Museum di New York ha annunciato una serie di mostre intitolata The Imaginary Museum. Come molti di voli ben sapranno il primo evento espositivo è stato curato da Jeff Koons che ha portato nel museo la collezione del grande collezionista Dakis Joannou. Il greco oltre ad essere uno dei più celebri collezionisti di opere di Jeff Koons è anche il fondatore della Deste Foundation, un centro per le arti contemporanee in Grecia è anche un sostenitore del New Museum.
La mostra curata da Koons ha quindi sollevato un polverone di polemiche per questa sorta di conflitto di interessi fino a che la scorsa settimana la questione etica del New Museum è stata affrontata dal New York Times, da The Art Newspaper e del famoso disegnatore William Powhida che per la copertina del Brooklyn Rail ha creato una mega vignetta intitolata Come il New Museum ha commesso il suicidio mediante la banalità.
Le poco confortanti notizie circa i reality show dell’arte contemporanea ci avevano già messo in guardia sulla preoccupante atrofia del sistema dell’arte contemporanea internazionale. Per muovere le acque ed aggiungere un poco di energia galleristi ed istituzioni stanno vagliando ogni possibile ipotesi, sconfinando paurosamente verso le brulle e sconnesse terre dello spettacolo.



