L’arte fa le ore piccole – La notte dei Musei 2011

Per il terzo anno consecutivo il MiBAC partecipa a La Notte dei Musei, l’evento europeo che apre gratuitamente le porte di musei ed aree archeologiche in orario serale e notturno, permettendo un’emozionante ed insolita fruizione del patrimonio artistico italiano per tutti coloro che non riescono a farlo nei consueti orari di visita. Un’occasione unica anche per coinvolgere un pubblico più giovane e normalmente distante dal mondo della cultura. Molti dei luoghi d’arte coinvolti arricchiranno la proposta organizzando eventi quali concerti, mostre tematiche e suggestivi percorsi guidati.

L’ingresso gratuito è previsto dalle ore 20.00 del 14 alle ore 02.00 del 15 maggio (ultimo ingresso 01.00).

Mostre blockbuster? l’Inghilterra corre ai ripari

In questi giorni il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un’interessante analisi sulle mostre blockbuster, vale a dire eventi che ospitano i più grandi maestri dell’arte nei più prestigiosi musei del mondo con l’intento di fare cassetta, racimolando fantastiliardi a destra e a manca e vendendo un numero spropositato di biglietti. Matisse, Van Gogh, Tiziano, Raffaello, Gauguin e chi più ne ha più ne metta. Nessuno si salva al triste destino della mostra blockbuster. Spesso e volentieri però il corpus di ogni mostra è formato da pochissime opere maggiori e molte opere minori di un dato maestro.

Altro grosso aspetto negativo è rappresentato proprio dalla incredibile affluenza di pubblico che di fatto impedisce una corretta fruizione delle opere e costringe i poveri visitatori a sbracciarsi o peggio ancora a divenir preda di una corrente umana che li strascina lontano dal dipinto tanto sospirato. Il Guardian ci fa però notare che la tendenza delle mostre blockbuster in Gran Bretagna potrebbe presto subire una brusca variazione di rotta.

Ecco i 4 protagonisti del Turner Prize 2011

Torna il Turner Prize che quest’anno,  per la seconda volta su 26 edizioni in totale, sarà ospitato al di fuori dei consueti spazi londinesi del Tate.  Sarà infatti il Baltic Centre for Contemporary Arts di Gateshead ad aprire i suoi spazi alla celebre kermesse. Lo scorso anno il premio è stato vinto da Susan Philipsz con un’installazione sonora che non ha mancato di scatenare numerose polemiche fra addetti ai lavori e semplici appassionati. Per quanto riguarda l’edizione 2011 le nomination per i quattro finalisti sono già state rese note.

Ecco dunque una panoramica sui quattro protagonisti di quest’anno che avranno il compito di ravvivare le sorti di un premio che nella scorsa edizione è stato apostrofato come noioso e blando. Vi annunciamo già da subito che la giuria ha selezionato un solo artista che solitamente si cimenta nella pittura, vale a dire che l’installazione ormai ha preso piede dappertutto. Ma bando alle ciance e via con i nomi dei quattro protagonisti:

Metti Pac-Man nel museo

Vi ricordate del nostro articolo sulla nuova mostra della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.? Tanto per rinfrescarvi la memoria, più di due mesi fa la prestigiosa istituzione, balzata agli onori della cronaca per il deprecabile atto di censura perpetrato ai danni del video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, aveva lanciato un grande sondaggio online per definire i videogames protagonisti della mostra The Art of Videogames, evento interamente dedicato alle pietre miliari del settore videoludico.

Ebbene il grande sondaggio si è da poco concluso e dobbiamo dire che i risultati hanno premiato alcuni tra i più amati videogiochi di sempre. La mostra che avrà luogo dal 16 maggio al 30 settembre 2012 sarà suddivisa in categorie che abbracciano l’intera storia dell’esperienza videoludica, dagli albori delle prime console fino a giungere alle nuove meraviglie come il Nintendo Wii.

Emilio Isgrò alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma

Emilio Isgrò torna a “disobbedire”, e lo fa stavolta non nella sua isola, ma nella capitale della Repubblica, in uno dei templi dell’arte contemporanea. L’artista di Barcellona di Sicilia, classe 1937, sarà infatti protagonista, sabato 7 maggio 2011 alle 12.00, di una performance alla Galleria nazionale d’arte moderna a Roma (in Viale delle Belle Arti, 131), dove vestirà nuovamente i panni di un insolito Giuseppe Garibaldi, già indossati per l’inizio delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Lo scorso maggio era stata la città di Marsala, già scenario dello sbarco dei Mille, a far da quinta alla pièce teatrale dell’artista, che rievocava l’approdo dei garibaldini in Sicilia nel maggio del 1860.
Questa volta Isgrò si esibirà, invece, davanti al pubblico capitolino, circondato dai volumi della sua Costituzione Cancellata, senza il pericolo (o forse proprio con quell’intento) di risvegliare il “corpo” in alluminio dell’Italia che dorme, incurante di un nugolo di blatte che ne cospargono il letto e la corona turrita.  Tutto contribuisce al pathos dell’evento: l’inflessibile Italia personificata, i volumi della carta costituzionale, cura estrema di un’ammalata cronica per la quale la mano del cancellatore prevede le sorti più cupe. Dai leggii emergono qua e là motti ambigui: divertissement per i benpensanti; profezie funeste per i più accorti.

Il Coreografo Elettronico al Pan di Napoli

Un’interessantissima proposta culturale ci giunge dal versante partenopeo e noi tosto ve la rigiriamo. Arrivano da 27 paesi del mondo le circa 150 video-opere in rassegna il 6 e 7 maggio al Pan, il Palazzo delle Arti di Napoli di via dei Mille 60, alla diciottesima edizione del festival internazionale Il coreografo elettronico diretto da Marilena Riccio, evento dedicato ai linguaggi della danza contemporanea in formato elettronico.

Dalle 16.00 alle 21.00 di venerdì 6 e di sabato 7 maggio, senza soluzione di continuità, il programma verrà proposto al pubblico lungo un percorso di postazioni video e di schermi disposti negli spazi al secondo piano di Palazzo Roccella.

Expanded Video al MAXXI di Roma

Expanded Video presenta in anteprima italiana al MAXXI di Roma ( in visione  dal 4 maggio al 5 giugno 2011) alcuni lavori video e le performance live di Jacob TV, Masbedo, Martha Colburn e People Like Us (aka Vicki Bennett). Organizzato in collaborazione con Fondazione Musica per Roma, la rassegna nasce dal confronto e dall’interazione tra forme di creatività differenti che definiscono un linguaggio comune, in cui ascoltare e vedere diventano momenti analoghi ed equivalenti.

Pur lavorando in modi e contesti diversi, nelle opere di questi artisti c’è un forte legame con la realtà politica, sociale ed economica, e l’esigenza di mettere in scena le contraddizioni e l’incoerenza del mondo contemporaneo. L’atto creativo diventa così un atto critico, che invita lo spettatore ad una esplicita presa di coscienza. Le loro opere, in cui i diversi linguaggi si fondono in un’integrazione perfetta, sono accomunate dall’emancipazione da vincoli e convenzioni legate al singolo medium. Il suono diventa narrazione e l’immagine si dissolve in un ritmo sempre diverso.

Sarah Braman al MACRO di Roma

MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – e la Fondazione DEPART presentano dal 3 maggio al 12 giugno 2011 la prima mostra personale in Italia dell’artista americana Sarah Braman: Lay Me Down. Quattro sculture, di cui una concepita e realizzata appositamente per il MACRO, indagano e raccontano desideri nascosti e inaspettati del nostro mondo attraverso la luce, il colore e la materia. Dalla collaborazione tra MACRO e Fondazione DEPART nasce il progetto “Lay Me Down”, una personale dedicata alla scultrice statunitense Sarah Braman, che presenta quattro recenti opere, di cui una concepita dall’artista specificatamente per gli spazi del museo e realizzata durante la sua permanenza a Roma.

Le sculture della Braman sono spesso assemblaggi di oggetti di uso comune, come mobili, ferrovecchio e talvolta parti di carrozzerie, che nella loro imponente concretezza rappresentano per l’artista monumenti alle persone che amo, alla gioia e alla confusione che provo per l’essere viva. L’opera prodotta appositamente per il MACRO sarà composta da acciaio, plexiglas, oggetti di seconda mano e pittura.

Arte contemporanea italiana? Cosa?

Le follie dell’imperatore Vittorio Sgarbi che lascia definitivamente il Padiglione Italia alla  Biennale di Venezia (seguirà un nostro dettagliato reportage alle 15:00 di oggi), i musei che crescono a dismisura e non hanno i fondi necessari al minimo sostentamento, gli stessi musei che vengono lodati o criticati per le loro programmazioni, le roventi critiche all’artista italiano che espone all’estero, le invidie per il curatore italiano che organizza una mostra all’estero, le ripicche tra colleghi, i premi ed i festival, l’andamento di una fiera, le vendite e le quotazioni.

Ed ancora: se è vero, come ha fatto giustamente notare Artribune, che Vittorio Sgarbi è il re dei risultati su Google, è anche vero che questi risultati sono relativi alla sezione italiana del celebre motore di ricerca. Ma c’è di più:  anche a legger centinaia di magazine internazionali non si corre il minimo rischio di trovare tracce di italianità, tranne che per i soliti Vezzo Vezzoli™ o Cattelan.

Andro Wekua al Castello di Rivoli

Il Castello di Rivoli presenta dal 2 maggio al 4 settembre 2011, il progetto speciale di Andro Wekua (Suhumi, Georgia, 1977) appositamente concepito per il Museo e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Arte Moderna e Contemporanea CRT. Nelle prestigiose sale storiche del Castello di Rivoli i visitatori entreranno in contatto con il raffinato immaginario del giovane artista georgiano tra collage, dipinti, sculture di cera e un modello architettonico. Quest’ultimo è ispirato ad un edificio di Suhumi, sua città natale, dalla quale fu costretto a fuggire nel 1990 insieme alla famiglia, a causa degli episodi di pulizia etnica che sconvolsero la regione dell’Abkhazia.

Come afferma Andrea Bellini, curatore della mostra “Suhumi, città oggi semiabbandonata, è per Andro Wekua una città miraggio, una città irraggiungibile, un luogo onirico e del ricordo. Queste memorie – nel lavoro dell’artista – prendono forma anche grazie a collage raffinati, ad immagini in movimento, e ad una inquietante serie di sculture figurative, in ceramica o cera, di bambini e di adolescenti, figure che sembrano provenire da una zona remota del sogno e del trauma”.

ZimmerFrei – campo | largo

Per la sua prima mostra in uno spazio museale, ZimmerFrei presenta un gruppo di opere appositamente realizzate per il MAMbo di Bologna e una selezione di lavori che testimoniano la multiforme attività del gruppo formato nel 2000 da Massimo Carozzi, Anna de Manincor e Anna Rispoli. Dal 27 maggio video, installazioni, ambienti sonori, fotografie, dispositivi ottici e luminosi compongono le tappe di un’esplorazione del paesaggio naturale, della città – dai centri storici alle periferie – e dell’universo sociale contemporaneo in cui vengono individuati di volta in volta luoghi, immagini, narrazioni, tonalità emotive inattese.

ZimmerFrei si immerge nel presente per portarne in luce la complessità, le zone d’ombra, le stratificazioni di tempi e spazi, le storie e la potenza simbolica che lo abitano. La mostra è annunciata all’esterno da un’insegna al neon che gioca sul nome del gruppo (“stanze libere” in tedesco): un invito alla scoperta, grazie a uno spioncino che consente agli spettatori di sbirciare dentro il museo. All’ingresso, quattro monitor trasmettono altrettanti video della serie Panorama: Roma, Bologna, Atene, Harburg, sono le città di cui le immagini ci offrono una visione inconsueta e suggestiva, grazie al particolare metodo di ripresa time-lapse col quale è possibile “comprimere” in pochi minuti un’intera giornata.

LIVE! L’arte incontra il rock

Dal 21 maggio al 7 agosto 2011 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta LIVE! L’arte incontra il rock. La mostra curata da Luca Beatrice e Marco Bazzini racconta attraverso un suggestivo punto di vista come la storia dell’arte contemporanea e la storia del rock siano andate di pari passo contribuendo alla costruzione dell’universo culturale degli ultimi quarant’anni.

Arti visive e musica, che nel tempo si sono incrociate e sovrapposte dando vita a un panorama coerente e unitario, sono infatti accomunate nella dimensione della performance che di volta in volta assume i contorni di una mostra o di un concerto. LIVE! propone una lettura parallela e originale di alcuni di questi grandi eventi attraverso l’esposizione di dipinti, sculture, installazioni, videoclip, artworks, LP, opere grafiche, fotografie, riviste e film. Il percorso parte dal 1969, anno dell’ultima storica esibizione live dei Beatles “Welcome to the Show!” sul tetto della casa discografica Apple. E’ l’anno di Woodstock, del Flower Power, della diffusione delle utopie e della loro stessa caduta resa evidente dal concerto dei Rolling Stones a Altamont, finito in tragedia con la morte di quattro ragazzi.

Sarah Braman – Lay Me Down

MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – e la Fondazione DEPART presentano dal 3 maggio la prima mostra personale in Italia dell’artista americana Sarah Braman: Lay Me Down. Quattro sculture, di cui una concepita e realizzata appositamente per il MACRO, indagano e raccontano desideri nascosti e inaspettati del nostro mondo attraverso la luce, il colore e la materia.

Le sculture della Braman sono spesso assemblaggi di oggetti di uso comune, come mobili, ferrovecchio e talvolta parti di carrozzerie, che nella loro imponente concretezza rappresentano per l’artista monumenti alle persone che amo, alla gioia e alla confusione che provo per l’essere viva. L’opera prodotta appositamente per il MACRO sarà composta da acciaio, plexiglas, oggetti di seconda mano e pittura. Queste opere offrono una chiave d’accesso a un’altra dimensione ma si presentano al contempo come cose tra le cose: esse infatti non esistono in quanto [meri] riferimenti, allusioni, rappresentazioni o metafore … [ma] rimangono nel nostro spazio come cose in sé, reali come un tavolo o un albero.

Invader arrestato dalla polizia di Los Angeles

E se Jeffrey Deitch ed il suo MOCA fossero una disgrazia per la street art? Ipotesi improbabile ma non impossibile, ma andiamo per gradi. Deitch è un accanito sostenitore (e dealer) della street art ma questo non gli impedisce di compiere uno scellerato atto di censura ai danni del nostro eroe nazionale Blu. In seguito il buon Jeffrey, in parte per riparare al suo strappo, decide di lanciare nel suo MOCA la grande mostra Art In The Streets, accolta da giudizi abbastanza freddi da parte della critica.

Ma i guai non sono finiti:  grazie al grande richiamo della mostra molti street artists locali decidono di creare tags e murales nelle vicinanze del MOCA. Per tutta risposta la polizia losangelina monta su tutte le furie e lancia una grande caccia alle streghe contro ciò che viene etichettato come puro vandalismo. Ecco quindi che la maledizione di Deitch si abbatte contro un altro grande esponente della street art internazionale vale a dire Invader.