I Colorama tornano finalmente in mostra


Avete presente i Colorama? Bene per quanti di voi non li conoscessero i Colorama erano delle trasparenze retroilluminate stampate con un ingranditore speciale create dalla Kodak per pubblicizzare il proprio marchio. I Colorama erano immensi, tali fotografie che molto spesso fissavano scene di vita quotidiana americana, potevano raggiungere i 5 metri e mezzo di altezza e i 18  metri di lunghezza misure impensabili per i comuni apparecchi di stampa dell’epoca.

Stiamo infatti parlando del 1950 e la Kodak decide di piazzare le sue “foto più grandi del mondo” proprio dentro la Grand Station di New York. Per anni quelle gigantografie simbolo di un benessere e di un capitalismo ormai agli sgoccioli, hanno attirato l’attenzione di oltre 650mila turisti e passeggeri. Questo almeno fino al 1990, anno in cui la Kodak ha deciso di terminare la produzione di quelle meraviglie che descrivevano di volta in volta le giornate di vacanza, i paesaggi naturali fino ad arrivare a momenti storici come lo sbarco sulla luna.

Le angherie dell’Ungheria


La famiglia del Barone Mor Lipot Herzog ha provato per più di dieci anni a recuperare alcune opere di propria appartenenza ed in seguito trafugate dall’orda nazista. Il verdetto è stato sempre negativo e dire che le opere si trovano ora nelle collezioni permanenti dei più importanti musei dell’Ungheria. Secondo quanto affermato dalla famiglia Herzog i musei nazionali sono in possesso di oltre 40 pezzi, dal valore di oltre 100 milioni di dollari, facenti parte della collezione Herzog che un tempo includeva dipinti e statue sequestrate in Ungheria dalla Germania nazista durante la seconda Guerra mondiale.

Insomma a guerra ormai finita da un bel pezzo lo stato ungherese non vuol saperne di restituire il maltolto ai suoi degni proprietari.  ”L’olocausto è stata una cosa terribile una vera ignominia che ha macchiato per sempre il genere umano.

Il MoMa di New York prepara la sua New Photography


Appropriarsi di fotografie scattate da altri è sempre stata una pratica comune nel variopinto mondo dell’arte contemporanea. Molti artisti hanno cannibalizzato immagini prese dai cartelloni pubblicitari, le hanno ingrandite, modificate e le hanno esposte in musei e gallerie. E tra i nomi di quelli che lo hanno fatto con grande continuità spiccano Andy Warhol, Dash Snow e Richard Prince. Il MoMa, Museum of Modern Art di New York ha intenzione di organizzare ( il prossimo autunno ) una mostra dedicata a questa bizzarra ma estremamente creativa pratica, le regole però saranno un tantino diverse.

Le foto in mostra saranno infatti rifacimenti di immagini commerciali e pubblicità create dagli artisti stessi che parteciperanno all’evento. In sostanza ai fotografi in mostra verrà chiesto di riprodurre una loro creazione, cambiandola in maniera sostanziale. Un ritratto per la copertina di un giornale di moda o una foto per il lancio di un nuovo rossetto diverranno immagini totalmente diverse, pur mantenendo la loro essenza. 

Rinascimento tra Veneto e Friuli in mostra a Portogruaro

La storia dell’arte italiana e’ ricchissima di situazioni territoriali dove le arti si sono espresse in forme originali, in diverso modo autonome. Di questa straordinaria ricchezza e’ esempio il territorio compreso tra due fiumi, la Livenza ed il Tagliamento, tra il versante orientale del Veneto e l’area pordenonese del Friuli, territorio storicamente riferito all’antica diocesi di Concordia. Qui, per un secolo e poco piu’, due diversissime scuole si sono reciprocamente fecondate: quella veneta e veneziana e quella friulana aperta a influssi nordici, andando a creare un modo autonomo di fare pittura, ma anche scultura e architettura.

Ora una mostra dà conto di questo fenomeno tutt’altro che provinciale. A precederla, anni di ricognizione sul territorio e negli archivi, un convegno di studi in cui tutti i filoni di questo approfondito lavoro sono stati messi a confronto e ulteriormente approfonditi.  –Rinascimento tra Veneto e Friuli. 1450-1550-, questo il titolo dell’esposizione ( dal 7 agosto al 17 ottobre 2010 al Collegio Marconi di Portogruaro ), e’ il frutto di quella estesa, capillare ricerca.

100 JAPANESE POSTERS 2001-2010

La grafica pubblicitaria giapponese vanta una tradizione antica, inventiva e ricca come quella di nessun altro paese. A partire da questa premessa, La Fondazione Bevilacqua La Masa inaugura venerdì 27 agosto, nella Galleria di Piazza San Marco, la mostra 100 Japanese Posters. 2001 – 2010, a cura di Rossella Menegazzo. Cento manifesti, selezionati tra migliaia di opere presentate ogni anno per l’assegnazione dei premi più prestigiosi, rappresentano il meglio degli ultimi dieci anni di grafica giapponese.

Il 15 agosto di quest’anno, inoltre, si commemorano i sessantacinque anni dalla tragedia di Hiroshima (e di Nagasaki il 9 agosto), un evento che viene ricordato annualmente e con grande senso di responsabilità dai maggiori graphic designers giapponesi attraverso la produzione di una serie di manifesti dal titolo “Hiroshima Appeals”, campagna di sensibilizzazione per la pace tra le più significative espresse attraverso l’arte grafica. Alcuni di questi manifesti, i più rappresentativi dell’ultimo decennio, sono stati selezionati per la mostra a ricordo delle migliaia di vittime dirette e indirette provocate negli anni dallo scoppio delle due bombe atomiche.

Quando Spock decide di mettersi a fotografare


Il Mass MoCA in Massachussets ha organizzato in questi giorni una mostra fotografica dove è presente un artista d’eccezione, anzi stellare. Forse il nome Leonard Nimoy potrebbe non dirvi nulla ma se a questo nome aggiungiamo quello della popolare serie televisiva Star Trek ed in particolare del personaggio Spock, allora forse tutto diventa più chiaro. Nimoy ha vestito per oltre 40 anni i panni dell’impassibile vulcaniano ma nel contempo ha sempre coltivato un profondo interesse per la fotografia.

La mostra personale di Nimoy ( in visione dal prossimo 1 agosto 2010 ) prende il titolo di Secret Selves e consta di 26 fotografie a colori, 11 delle quali a grandezza naturale. L’artista si è ispirato alle teorie di Aristofane sugli esseri umani, descritti come creature che un tempo erano dotati di due teste e molteplici arti, questo prima che Zeus li dividesse in due. Nimoy ha quindi fotografato alcune persone mettendo in risalto la loro metà perduta o nascosta, vestendole come rock star o come personaggi dei fumetti.

AMACI ha scelto Stefano Arienti per l’immagine guida dellla Giornata del Contemporaneo

È Stefano Arienti l’artista che AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, ha scelto per realizzare l’immagine guida della sesta edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento annuale promosso dall’Associazione, dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico.

La manifestazione, che quest’anno si svolgerà sabato 9 ottobre 2010 coinvolgendo oltre 1000 realtà del contemporaneo in Italia, nelle prime cinque edizioni ha registrato un crescente successo, che l’ha portata nel 2009 a superare gli 800 aderenti e a coinvolgere, nell’arco di sole ventiquattro ore, oltre 130.000 visitatori su tutto il territorio nazionale. Un pubblico vasto e curioso, che ha potuto conoscere meglio musei, fondazioni e gallerie, visitare atelier d’artista, prendere parte a dibattiti, visite guidate e laboratori, partecipando attivamente all’arte del presente.

Anche gli inglesi parlano di Noi…

In questi ultimi giorni, alcuni quotidiani inglesi hanno pubblicato una  notizia proveniente dal mondo dell’arte italiana, ovviamente la cosa era già nota in Italia ed anche il protagonista della vicenda è abbastanza conosciuto dalle nostre parti. Comunque sia il fatto di vedere pubblicata all’estero una notizia del genere piuttosto che la recensione di una mostra ben riuscita, dovrebbe farci un poco riflettere sullo stato delle cose della nostra arte.  Vi rendiamo partecipi di quanto si è detto senza ulteriori commenti.

L’artista Giuseppe Veneziano ha ultimamente scatenato un vespaio di polemiche a causa di alcune sue opere esposte alla  mostra personale Zeitgeist al Palazzo Panichi di Pietrasanta (dal 17 luglio al 22 agosto).  Pietra dello scandalo è il dipinto intitolato Madonna Del Terzo Reich una raffigurazione alquanto bizzarra che vede Hitler al posto del bambino Gesù in braccio alla Vergine Maria. L’opera è affiancata da altre 33 creazioni suddivise in sezioni tematiche che corrispondono ai vari stadi della ricerca dell’artista.

Concerning Space a San Donato Val di Comino

Per la XIV edizione della rassegna Antico Municipio per l’Arte Contemporanea,l’Associazione Culturale Sinopia – in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, il Comune di San Donato Val di Comino, e con il contributo della Pro Loco di San Donato, il Touring Club Italiano e l’Università degli Studi di Cassino – presenta Concerning Space, una collettiva a cura di Daniela Bigi, con il coordinamento organizzativo di Anna Cautilli che si aprirà il prossimo 6 agosto nell’Antico Municipio di San Donato Val di Comino (FR).

“Ad indirizzare la riflessione per questa piccola ma preziosa occasione espositiva è stata per giorni e giorni l’idea dello spazio. Nulla di più comune, di più familiare come concetto, è vero, eppure così inafferrabile o, per converso, così ingombrante sul piano teorico e scientifico. Mi incuriosiva in realtà la possibilità di riunire intorno ad una ipotetica istanza spaziale artisti che adottano pratiche espressive divergenti e frequentano ambiti di ricerca apparentemente inconciliabili. Mi interessava sottrarre per qualche giorno quegli artisti agli alvei interpretativi che abitualmente li accolgono ed evidenziare solo un aspetto del loro procedere, come in un ritratto fotografico ove volutamente è stato omesso il volto del soggetto e automaticamente, con esiti talvolta addirittura inaspettati, emergono alla vista dettagli di fragranza espressiva (…)” Daniela Bigi

Rackstraw Downes, uno street artist…da strada

Rackstraw Downes è un artista che arriva direttamente dalla metà degli ’60, quando si aggirava per le strade di New York per dipingere en plein air sottopassaggi, ponti, discariche e cantieri. Il vecchio Downes è stato uno street artist nel vero senso del termine, un pittore inserito nelle maglie del tessuto urbano. Ma come ben saprete la strada offre ogni giorno qualche novità e di cose strane Downes ne ha viste parecchie: “Un giorno un tizio si è fermato per comprare il giornale ed ha lasciato la macchina con il motore acceso. Un ladro è quindi salito nella maccchina del malcapitato, fuggendo in tutta fretta. Una volta invece due ladri hanno rubato la borsetta di una povera ragazza”.

Downes dipinge paesaggi urbani popolati da automobili e pochissimi essere umani senza volto, lo fa da moltissimo tempo. Oggi ha 70 anni ed è uno di quei personaggi noti a tutti nell’ambiente ma sconosciuto al grande pubblico. Questo almeno fino a ieri visto che il Parrish Art Museum sito nella Grande Mela ha deciso di dedicargli una grande retrospettiva dal titolo Rackstraw Downes: Onsite Paintings, 1972-2008.

L’arte contemporanea, er Calippo e ‘na bira

L’ormai celebre tormentone estivo che vede protagoniste due colorite ragazze intervistate in quel di Ostia è talmente presente su web e Tv che la società dello spettacolo le ha subito rese carne da macello da offrire in pasto ai videodipendenti. Sono in molti a ridere del marcato accento delle due bagnanti che ingenuamente si concedono all’obbiettivo in tutta la loro veracità. Eppure centinaia di migliaia di romani parlano in tal guisa tutti i giorni e nessuno si è mai sognato di considerarli come risibili personaggi degni di apparire sulle prime pagine dei quotidiani.

Stamo affà la colla” al posto di “Stiamo sudando molto” è un’espressione in newspeak che paragonata a quello che si sente e si legge oggigiorno non è così esagerata da suscitare sguaiate risate. Forse si ride perché le due giovani non riescono ad esprimersi in maniera più “alta” anche se sono consce del fatto che il loro volto apparirà nelle case di milioni di italiani. Comunque sia le bagnanti hanno raggiunto un subitaneo successo e sembrano goderselo in pieno, da brave “romane de roma”. Questo newspeak fatto di neologismi improbabili, sgrammaticature forzate ( o meno ) ed incidenti estetici ha contribuito a creare alcuni miti anche nel dorato e patinato mondo dell’arte contemporanea.

Come se guardassi un iceberg sciogliersi al sole

Mi immagino Francesca Woodman come un’eterna adolescente. Di solito, quando si è giovani, ma non più bambini, si lotta per dimostrare agli adulti che si è diventati come loro. Oppure si fa di tutto per dimostrare che si è veri Peter Pan, però vi sfido a trovare una persona che abbia voglia di restare in quel limbo di vita che è l’adolescenza. Così difficile da attraversare, così pesante e carico di pesi e aspettative, si corre per uscirne subito, nonostante quello che viene dopo non sia così allettante. Francesca Woodman non ne uscì mai, viveva con gravità, come gli adolescenti.

A Milano vengono esposte fino a metà ottobre più di cento fotografie, delle quali alcune inedite,  che tracciano chiaramente il profilo di una ragazza incapace di nascondersi, di proteggersi. Nessun sentimento positivo, ma neppure rabbia, nei suoi occhi si legge tristezza, stanchezza, ansia, rassegnazione. Un velo lieve di malinconia e un pizzico di curiosità per vedere l’effetto che fa. Perché in fondo era giovane e la vita le scorreva dentro, nonostante tutto. Aveva le braccia forti per appendersi, per dipingere, per lavorare sodo all’unica cosa che la poteva salvare: la sua arte. Un potenziale talmente grande che probabilmente era impossibile conviverci.

Occhi puntati sul Quarto Plinto di Trafalgar Square per Londra 2012

Da luogo celebre ma non fondamentale, il Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra è divenuto uno dei punti cardine dell’offerta culturale britannica, catalizzando l’attenzione di pubblico e critica. Ciò grazie alle 2.400 persone che si sono avvicendate nel corso della mostra One & Other di Antony Gormley la scorsa estate. In questi giorni quindi i curatori del progetto hanno pensato bene di anticipare le mosse e di rendere noti i nomi degli artisti che saranno invitati a presentare i propri progetti per l’opera che succederà alla nave di Yinka Shonibare.

L’opera vincitrice sarà installata sul Plinto in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012. Ovviamente per sapere qualcosa in più sui progetti presentati bisognerà attendere qualche settimana poiché su tutto vige l’assoluto riserbo. Gli artisti selezionati sono: Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, nati rispettivamente negli Stati Uniti e Cuba ed oggi di stanza a Puerto Rico.  Solitamente i due mixano scultura suono, video e performance; Michael Elmgreen e Ingar Dragset, di stanza a Londra e Berlino dove il loro monumento per le vittime gay uccise dai nazisti è stato inaugurato nel 2008;

Alla National Gallery di Londra torna la Vergine delle Rocce di Leonardo


Uno dei dipinti più celebri e preziosi della National Gallery di Londra è tornato finalmente in mostra dopo oltre 18 mesi di restauro. Stiamo ovviamente parlando della Vergine delle Rocce ( Madonna col Bambino, San Giovannino ed un angelo) dipinto ad olio su tavola di cm 189,5 x 120 realizzato tra il 1483 ed il 1486 circa dal grande maestro Leonardo da Vinci. Il delicato intervento di restauro ha riportato alla luce dettagli che sembravano irrimediabilmente persi sotto una nera coltre generata dal tempo.

Esistono due versioni della Vergine delle Rocce, l’altra è conservata al Louvre di Parigi. Il delicato intervento dell’opera presente alla National Gallery ha tolto ogni dubbio sull’attribuzione del dipinto che molti studiosi credevano (in parte)  realizzato con l’ausilio di un aiutante di bottega. Uno studio sull’opera restaurata ha inoltre scoperto che essa non fu mai completamente finita.