
Alcune opere d’arte degli anni ’70 create da maestri come Vito Acconci e Chris Burden sono divenute oggi dei fari in grado di ispirare ed influenzare anche le nuove generazioni artistiche. D’altro canto questo nuovo millennio si è trovato un poco a corto di idee rispetto al passato e non è mistero che i giovani attingano a piene mani da ciò che si è gia fatto. L’opera d’arte di respiro internazionale creata in un recente passato rappresenta sempre un comodo appiglio sia intellettuale che formale ed inoltre discostandosi leggermente da un capolavoro si rischia molto meno che buttarsi in una nuova e rivoluzionaria ricerca che potrebbe essere poco compresa da pubblico e critica.
Il fenomeno di riprodurre opere famose si chiama (come in musica) Cover ed ha dato luogo ad una crescente pratica denominata Cover Art. Non è mistero che l’ausilio del computer e delle nuove tecnologie sia una delle cause di questo fenomeno che rischià però di sfociare in un appiattimento generale su di un unico livello. Poco tempo fa è balzato agli onori delle cronache un giovanotto chiamato Ramsay Stirling che ha basato il suo portfolio sulla riproduzione di famosi capolavori d’arte concettuale ricreati appositamente per la rete. L’artista ha riprodotto opere di Jasper Johns e Ad Reinhardt oltre che una copia di Television Delivers People (1973) di Richard Serra, trasformandola in Internet Delivers People.

Qualche tempo fa la Cina ha letteralmente preso d’assalto la scena dell’arte contemporanea internazionale, scagliando nel mercato decine e decine di artisti non meglio identificati e catalizzando l’attenzione di gallerie e addetti ai lavori. La bolla cinese ha colpito duramente anche l’Italia dove art dealers della zona Cesarini hanno convinto tutti che la Cina sarebbe divenuta the next big thing dell’arte. Molti collezionisti sprovveduti si sono lasciati incantare dalla voce delle sirene ed hanno sborsato fior di quattrini per accaparrarsi un’opera di un artista cinese, magari anche uno qualunque ma cinese.


