Scultura internazionale al PAN di Napoli

Giovedì 17 maggio 2012, nelle sale del primo piano del PAN | Palazzo delle Arti di Napoli sarà inaugurato il progetto espositivo, Memory. International Contemporary Sculpture, a cura di Ian Rosenfeld. Ospitata per la prima volta in un’ istituzione museale italiana, dopo essere stata esposta nel 2011 a Londra, Memory è una collettiva composta da dieci scultori, provenienti dai sei paesi: Italia, Spagna, Germania, Inghilterra, Finlandia, Stati Uniti, che interpretano, ciascuno secondo la propria cifra stilistica, il tema della memoria.

In mostra l’umorismo dello scultore tedesco Andreas Blank che lavora le materie classiche della scultura, come l’alabastro e la pietra arenaria ma con un modus operandi puramente contemporaneo; la finlandese Kaarina Kaikkonen, crea le sue opere riutilizzando vecchi vestiti, in ognuno dei quali ancora si respira il vissuto delle persone che li hanno indossati.

La celebrazione della materia disadorna

Essenzialità, linearità e dinamicità sono le caratteristiche che contraddistinguono il lavoro scultoreo di Nunzio, in mostra nelle due sedi romane della Galleria Bonomo. Per l’occasione l’artista ha realizzato una serie di opere site-specific che esplicitano la sua ricerca imperniata sulla materia e sulle sue qualità intrinseche.

Nunzio di Stefano (Cagnano Amiterno, AQ – 1954) è uno dei principali esponenti della scultura italiana degli ultimi trent’anni. Nel 1973, dopo aver conseguito il diploma di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, apre uno studio presso l’ex Pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo, dove lavorano anche Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli. Tale vicinanza porta alla costituzione di un vero e proprio gruppo creativo che sarà ufficializzato nel 1984 con la collettiva ‘Ateliers’ organizzata da Achille Bonito Oliva. Al 1981 risale la sua prima mostra personale presso la Galleria Spazia di Bolzano, a cui seguirà quella romana presso la Galleria ‘L’Attico’ nel 1984. Nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia, dove vince il ‘Premio 2000’ come miglior giovane artista.

Epipedon, una diversa percezione della scultura

La Galleria CO2 di roma inaugura il 21 marzo Epipedon, una mostra a cura di Ludovico Pratesi. Epipedon riunisce dodici artisti italiani delle ultime generazioni Salvatore Arancio, Francesco Arena, Francesco Barocco, Sergio Breviario, Chiara Camoni, Francesco Carone, Giulio Delvè, Ettore Favini, Francesco Mernini, Marco Morici, Giovanni Oberti e Luca Trevisani, chiamati a riflettere sulla possibilità di una diversa percezione della scultura, non più osservata a 360 gradi o dal classico punto di vista di una persona di media statura.

Ogni artista coinvolto nel progetto ha, infatti, lavorato sul concetto di traslazione della linea dell’orizzonte, per offrire allo spettatore un panorama sensibilmente visionario, modificando così la collocazione dell’opera nello spazio, secondo un assunto già messo in atto dal maestro Giorgio de Chirico nel celebre quadro “Le Muse Inquietanti”. Il capolavoro, dipinto a Ferrara nel 1918, pone l’osservatore a una distanza ravvicinata con due manichini e una serie di oggetti misteriosi dispersi nello spazio prospettico, posti sopra un piano inclinato composto da travi in legno parallele. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un paesaggio asettico basso e surreale che riproduce il Castello Estense contornato da fabbriche e torri.

Letture di Difesa: Dialogo nel vuoto: Beckett e Giacometti

“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)

 Contrariamente al nocciolo più profondo del surrealismo, da cui pure Giacometti trae linfa e spunti, nelle sculture dello svizzero il nodo più importante non è la “sovra-realtà”, la surrealtà che trascende e cerca nuovi legami, nuove aperture, nuovi mondi.

Qualcosa qui vuole rimanere ancorato al mondo com’è, vuole che si combaci la rapprentazione alla vita o che la si testimoni. Il contatto con la realtà non è cercato nella perfetta somiglianza ma nel barlume dello sguardo, nella condizione, nello stile: qualcosa che si avvicina più alla scultura egiziana o alla pittura medievale bizantina che non al realismo o al rinascimento.

(R)EXISTENZ – 3D2D Tridimensional Today

Torna Pi.Co. con un nuovo appuntamento dal titolo “(R)existenz – 3D2D Tridimensional Today”. Protagonisti dell’appuntamento con l’espressione artistica contemporanea sono 21 artisti, selezionati nell’ambito delle forme espressive più interessanti della generazione nata negli anni Settanta e formatisi culturalmente negli anni Novanta. Artisti noti, apprezzati e seguiti dalla critica, richiesti dalle più prestigiose strutture espositive internazionali, dalla Biennale di Venezia al MACRO. Con le loro opere: scultura, design e installazioni, animeranno il complesso di Sant’Agostino, Palazzo Panichi e Piazza del Duomo, dal 23 marzo al 29 aprile.

L’evento fa parte del progetto “Archelogia del Futuro” dedicato alle arti plastiche nelle loro molteplici componenti, sostenuto dalla Regione Toscana, concepito dalla Fondazione Centro Arti Visive e sviluppato in collaborazione con il Comune di Pietrasanta, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Artigianart Pietrasanta. Si tratta di artisti hanno saputo creare un proprio linguaggio, sintesi delle varie istanze artistiche, dedicando particolare attenzione alla dimensione relazionale, non rifuggendo quella estetica, ritagliando una porzione importante per la componente autobiografica e la dialettica con la storia e la memoria.

Ormai solo le dimensioni contano

Siete artisti minimal? Amate le piccole sculturine o gli interventi appena percettibili all’interno dello spazio?  Beh, prendete in considerazione l’idea di cambiare metodo operativo. Già perché il trend del momento è tutto basato sulle dimensioni. Un numero sempre più folto di protagonisti del contemporaneo ha deciso di orientarsi sulla scultura e sull’installazione di grandi dimensioni, in modo e maniera da catalizzare subito l’attenzione dello spettatore, lasciando al contempo una duratura immagine della propria opera nella mente dei critici e degli addetti al settore.

 Ecco quindi che, come all’interno di una tragicomica sindrome da spogliatoio, gli artisti fanno gara a chi ce l’ha più lungo, tentando di surclassare ogni record mondiale. Proprio in questi giorni Adrian Villar Rojas ha piazzato la sua mastodontica scultura A Person Loved Me (2012) al New Museum per l’attuale edizione della pluriblasonata Triennial.

Tony Cragg a Villa Ciani

Dal 31 marzo al 12 agosto 2012 il Museo d’Arte di Lugano presenta presso Villa Ciani un’esposizione dello scultore britannico Tony Cragg, oggi unanimemente considerato uno dei più importanti artisti viventi. Nato a Liverpool nel 1949, ma residente a Wuppertal dal 1977, Tony Cragg ha creato negli anni forme scultoree rivoluzionarie che si sono evolute nel tempo con la coerenza e il metodo propri della grande tradizione. La mostra di Villa Ciani darà modo di ripercorrere la carriera dell’artista dalla fine degli anni Settanta fino alle opere più recenti, attraverso circa quaranta assemblaggi e sculture – alcune delle quali di dimensioni monumentali esposte nel parco della villa – e cento fra disegni e incisioni.

Apriranno l’esposizione le celebri composizioni di frammenti di plastica raccolti come fossero preziosi reperti naturalistici. Il lavoro di Tony Cragg abolisce la suddivisione fra ciò che è naturale e ciò che è prodotto dall’uomo e interpreta i fenomeni che non conosciamo o che non possiamo vedere, come i principi di crescita organica o la natura atomica della materia. Prima fra le grandi sculture in mostra, Minster, ottenuta sovrapponendo gli uni agli altri oggetti metallici circolari di diametro sempre minore, pare cresciuta infatti anno dopo anno in modo spontaneo come un vegetale o una stalagmite.

I parassiti del metallo aggrediscono anche l’arte contemporanea

Spesso in Italia si sente parlare degli innumerevoli furti di metalli ad opera di veri e propri predoni che saccheggiano linee elettriche e telefoniche alla ricerca di rame e quanto altro. La ricettazione dei metalli è infatti divenuta un vero e proprio business visto che alcuni materiali possono essere rivenduti fino a 10 euro al chilogrammo. Il furto dei metalli non è però un male tutto italiano e soprattutto non affligge solamente il mondo dei servizi pubblici e delle telecomunicazioni. Anche l’arte contemporanea è infatti un facile bersaglio per chiunque abbia intenzione di ricettare bronzo, rame ed altri metalli ormai divenuti preziosi.

Una valida prova di questo sospetto ci arriva direttamente dal Regno Unito dove proprio un’opera d’arte pubblica è caduta vittima dell’epidemia del furto di metalli. La BBC ha infatti dichiarato che una scultura in bronzo di Barbara Hepworth intitolata Two Form (Divided Circe) del 1969 è stata rubata lo scorso 20 dicembre. Sul luogo della sua posa, Dulwich Park (South London) è rimasto solamente il piedistallo. La scultura era stata sistemata nel contesto di Dulwich Park nel 1970 e lì ha riposato tranquillamente fino al tragico evento.

Fausto Melotti al MADRE

A partire dal 16 dicembre 2011 fino al 9 aprile del 2012, si inaugura presso il MADRE a Napoli una grande mostra antologica dedicata a Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986) a cura di Germano Celant e organizzata in collaborazione con l’Archivio Fausto Melotti.

Riconosciuto da tempo, sia a livello nazionale che internazionale, come i suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti, Louise Bourgeois e Lucio Fontana, quale figura chiave nell’ambito della scultura moderna e contemporanea, Melotti si è contraddistinto per essere stato, sin dagli inizi degli anni trenta, tra i più significativi protagonisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico. La particolare capacità con cui l’artista è riuscito a coniugare la tradizione classica con gli interessi per le avanguardie europee, la conoscenza scientifica con una particolare sensibilità musicale, il talento scultoreo con quello di ceramista, la raffinata abilità letteraria e creatività poetica con la ricercatezza del disegnatore, sono tutte qualità che hanno contribuito ad affermarlo come uno dei talenti artistici più rilevanti del XX secolo.

Ai Weiwei morto? Ma no, è una copia!

Bad Ems è una cittadina tedesca di circa 9.000 abitanti, famosa per le sue acque termali. Le sorgenti d’Ems sono infatti le più antiche presenti in Germania e sgorgano dalle più recondite profondità della terra. In un luogo così tranquillo e soprattutto riposante non ci si aspetterebbero troppi scossoni ed invece in questi ultimi giorni Bad Ems è stata teatro di un fatto assai curioso.

Qualcuno infatti giura di aver visto il cadavere di Ai Weiwei all’interno dell’antica magione del Künstlerhauses Schloss Balmoral, residenza per artisti situata nel cuore della cittadina. Un cittadino, la cui identità non è stata fornita, ha sporto denuncia alle forze dell’ordine dichiarando di aver visto il corpo del celebre artista disteso sul suolo e privo di vita. A questo punto l’intera comunità artistica internazionale è letteralmente caduta dalla sedia per lo stupore e l’angoscia.

Claes Oldenburg e il pennello più grande del mondo

Spesso le opere di arte pubblica si tramutano in un ricettacolo di bizzarrie, errori ed orrori che le amministrazioni propinano al malcapitato cittadino, il quale non può far altro che subirle senza diritto di risposta. A tal proposito, non molto tempo fa L’Espresso ha pubblicato un divertentissimo articolo dal titolo Piazza che vai, bruttura che trovi, dove vengono elencati alcuni monumenti sparsi su tutto il territorio del nostro martoriato Stivale.

C’è l’ormai celebre statua di Papa Giovanni Paolo II di Roma realizzata da Oliviero Rainaldi, quella di Don Camillo e Peppone di Brescello realizzata da Mario Rebeschini, quella dedicata ad Indro Montanelli realizzata da Vito Tongiani nei giardini pubblici di Milano e quella dedicata a Manuela Arcuri realizzata da Salvatino De Matteis per Porto Cesareo. Ovviamente la bella abitudine di posizionare dei monumenti di dubbio gusto nelle piazze cittadine non è un marchio registrato in Italia ma una pratica diffusa in tutte le nazioni del globo.

Arte e Tecnologia, Arienti utilizza la rete WI-FI per i Telepati

L’opera che Stefano Arienti presenta il 24 settembre alla Fondazione Zegna a Trivero (Biella) per il progetto di arte contemporanea ALL’APERTO, a cura di Andrea Zegna e Barbara Casavecchia, è una “scultura da adoperare”, come la descrive l’artista. Intitolata I Telepati, si distribuisce sul territorio del paese secondo modalità diverse.

Il nucleo dell’opera è un’infrastruttura che offre un nuovo servizio alla comunità: una copertura con segnale Wi-Fi accessibile gratuitamente in vari punti del Comune (tra questi: biblioteca, scuole, palazzetto dello sport, piazzale della Chiesa Matrice, piazza della Repubblica). Una scultura invisibile, sempre attiva, diffusa capillarmente e “partecipata”, grazie all’utilizzo da parte degli abitanti che a essa si collegano. In alcune delle aree coperte dal segnale Wi-Fi, I Telepati assumono la forma di “numi tutelari” che marcano permanentemente i luoghi.

750.000 dollari promessi ad un assassino di cani, ma San Francisco non lo permette

 La città di San Francisco è attualmente al centro di numerose polemiche riguardanti la realizzazione di una serie di opere pubbliche. Tutto è cominciato quando l’amministrazione cittadina ha affidato l’arduo compito a Tom Otterness. Dovete sapere che Otterness nel 1977 era un membro di Colab (Collaborative Projects), un gruppo artistico politicamente impegnato. Proprio nel 1977 il nostro Otterness fu protagonista di un evento assai controverso per non dire terribile.

L’artista realizzò un video in loop dal titolo Shot Dog Film, all’interno di questo video Otterness adotta un cane e successivamente gli spara uccidendolo in quello che il giornalista Gary Indiana apostrofò giustamente come: “il divertimento di registrare un’infantile e sadica depravazione su pellicola”. Da quel momento in poi furono in molti a scagliarsi contro l’artista americano che non si scompose più di tanto e divenne in seguito celebre per i suoi pacchiani monumenti pubblici.

LE SCULTURE DI ARON DEMETZ A LUCCA

La mostra dello scultore originario di Selva di Valgardena Aron Demetz, dal titolo “Solide Fragilità”, inaugura venerdì 12 agosto a Lucca, presso Villa Bottini, alle ore 18:30. La mostra costituita da oltre 20 sculture, curata da Luca Beatrice e Alessandro Romanini è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lucca nell’ambito del ciclo di eventi espositivi Bottini Art Village dedicati all’arte contemporanea.

Il nucleo più consistente delle opere verrà ospitato nella splendida cornice di Villa Bottini e del suo parco, al Lu.C.C.A Center for contemporary Arts troverà spazio un’opera dedicata alla figura umana, mentre l’Ex Cavallerizza Reale ospiterà una scultura di grandi dimensioni. Aron Demetz classe 1972, erede della secolare tradizione della lavorazione del legno di Selva di Valgardena, sin dall’inizio della sua precoce carriera ha sperimentato le varie soluzioni formali e compositive della figura umana, conquistando un armonico equilibrio creativo fra tradizione e innovazione. Una figura umana, che denota la sua profonda conoscenza dell’anatomia e del repertorio tramandato dalla storia dell’arte, su cui l’artista innesta innovazioni di carattere iconografico, materico e variazioni tecniche e ha assunto nel corso del tempo valenze esistenziali e spirituali.