Education Lab al DOCVA di Milano

Education Lab è un’occasione per promuovere e valorizzare la rete dell’educazione attraverso l’arte contemporanea, composta dai dipartimenti didattici dei maggiori musei italiani per l’arte contemporanea, dal mondo scuola ma anche da operatori, artisti e studenti. Dopo il successo della prima edizione, quest’anno l’iniziativa si concentra sull’insegnamento dell’arte nelle scuole secondarie superiori, e sul fondamentale dialogo tra le istituzioni per l’arte contemporanea e il mondo scuola.

Il programma alla Fabbrica del Vapore si articola in due giornate:

giovedì 29 marzo | ore 10.00 – 18.00
sessione per le scuole secondarie superiori
a cura di ANISA per l’educazione all’arte e CRAC liceo artistico statale Munari, Cremona  Laboratori e percorsi formativi realizzati dagli studenti dei licei artistici statali: Boccioni, Milano; Brera, Milano; Caravaggio, Milano; Munari, Cremona.

Postmodernismo – Stile e sovversione 1970-1990 al Mart di Rovereto

Pare sia già tempo di trovare una nuova etichetta per definire i nostri tempi, il Postmodernismo finiva quando io andavo per i sei anni, non me ne accorsi, ero troppo giovane per capirci qualcosa. “Postmodernismo. Stile e sovversione 1970 – 1990” così viene sottotitolata la mostra approdata al Mart di Rovereto dopo la sua nascita al Victoria and Albert Museum di Londra. Un’altra collaborazione importate portata a segno dall’ormai lontana Gabriella Belli, in favore di Cristiana Collu, e ci ricorda che fare squadra a livello internazionale si può, anzi si deve.

«Per lo storico Charles Jenks il modernismo finì alle 15.32 del 15 marzo 1972 quando il complesso residenziale di Pruitt-Igoe di St. Louis, Missouri, venne fatto saltare in aria con la dinamite.» Così inizia la mostra: con la fine dell’idealismo modernista, in questo caso incarnato da un insieme di enormi casermoni, di quelli che ancora oggi infestano le periferia di qualsiasi città nostrana, simbolo di rigore e ingegneria-sociale, buttati giù come birilli per lasciar spazio al nuovo, sfavillante post-modernismo. In altre parole la distruzione di qualsiasi idea di purezza, pulizia, forma e funzione in favore della libertà di mescolare tutto assieme per il gusto di farlo. Sia ben chiaro il ribaltamento di poteri fu determinato da un fallimento di un’idea come quella modernista.

Le Mostre in giro per il mondo del mese di aprile

Eccoci finalmente giunti al consueto appuntamento delle mostre in giro per il mondo, una gustosa panoramica che vi servirà di sicuro se in questo periodo vi trovate in trasferta e non volete perdere contatto con il fantastico mondo dell’arte contemporanea. Partiamo con subito con una nuova serie di opere di Jenny Holzer, in mostra fino al prossimo 7 aprile alla Skarstedt Gallery di New York.

Tempo fino al 31 marzo per ammirare le installazioni di David Altmejd, ospitate dalla Brant Foundation di Greenwich nel Connecticut. Figure umane coperte di resina e pelliccia che sembrano quasi comiche sono il marchio di fabbrica di un artista che non mancherà di stupirvi. Sempre a New York fino al 14 aprile c’è Bearti Kher, alla prestigiosa galleria Hauser & Wirth.

Il metodo Abramovic è troppo duro e l’assessore Boeri collassa

  

La Week Milanese di Marina Abramovic ha senz’altro creato un gran polverone mediatico. La nostra eroina della performance è persino riuscita a fare una comparsata a Quelli che il calcio, assieme ad un’improbabile Valeria Marini che aveva l’aria di voler gridare al mondo: “You made my day!”.  Incontri Marina vs Marini a parte, c’è stato modo di ammirare più volte la nostra eroina in carne ed ossa.

Dal 21 al 24 marzo infatti l’artista si è trattenuta in quel di Milano per illustrare al pubblico il suo Abramovic Method. Il 21 ad esempio la nostra si è recata al Teatro del Verme per illustrare al pubblico presente The Past, future and present of performance art, una vera e propri carrellata sul duro mestiere della performance dove sono stati proiettati alcune opere del passato e svelati gustosi retroscena. In seguito il 22 marzo, Marina ha presentato in pompa magna Marina Abramovic. The Artist is Present, il documentario sull’ormai leggendaria performance al MoMa di New York.

David Kassman alla Galleria Ermanno Tedeschi di Roma

I lavori in mostra sono ispirati ai temi della Natura, della Street Art e al supereroe “Spiderman“, di cui sarà esposto il light-box della celebre fotografia Wailing Wall II. In questo lavoro l’artista riesce a risvegliare nello spettatore le emozioni tipiche dell’infanzia: ecco allora lo stupore e il timore di trovarsi davanti ad un supereroe che riesce ad attraversare il mondo con semplicità e coraggio, noncurante delle avversita’ che la vita presenta, a cominciare dalle guerre.

I lavori dedicati alla Street Art ricercano invece un nuovo linguaggio visivo attraverso il quale la citta’ riesce a comunicare. Spiega Kassman: “Realizzo da me il corpo dell’immagine, così posso creare una mia propria storia dove i muri parlano di riscaldamento globale, moda, sesso, arte, icone e tutte le novità trendy, molto colorate e piene di passione del pianeta”.

Shepard Fairey si butta nel cinema con 1984

Il nostro Shepard Fairey, noto anche come il falsario della street art, ne sta preparando un’altra delle sue. Dopo aver confessato alla giuria di aver copiato spudoratamente la foto dell’Associated Press per il suo Barack Obama Hope poster ed essersi quindi beccato una multa salata con annessi sei mesi di carcere (che il nostro ovviamente non farà mai), Fairey ha deciso di buttarsi nel dorato mondo del cinema.

Ma procediamo per gradi, circa 4 anni fa il nostro Shepard Fairey fu contattato dalla casa editrice Penguin Books per disegnare la copertina della nuova edizione di 1984 di George Orwell. Oggi, evidentemente attirato dalla trama del libro, il nostro street artist falsario ha deciso di aggiudicarsi i diritti cinematografici del celebre romanzo di Orwell.

Tieni Marina, ecco due ore del mio tempo – The Abramovic method parte seconda

Per lei, Marina, tutto iniziò chiacchierando con un pastore sardo il quale, ogni volta che prendeva parola, chiudeva gli occhi, perchè a suo dire mentre parlava non aveva bisogno di guardare. Per me invece è iniziato tutto con un messaggio su WhatsUpp: “La mia amica non viene, vieni tu?”. Così mi sono ritrovata al Pac, di nuovo, ma questa volta per regalare due ore del mio tempo alla nonna della performance art Marina Abramovic. Forse dopo il mio ultimo articolo qualcuno lassù ha pensato che bisognava darmi una seconda chance.

E così ho firmato il contratto, la liberatoria per le riprese, ho promesso di non avere attacchi di panico e sfilato di fronte al pubblico fino ad arrivare nell’ultima sala, lì dove il metodo ha inizio. Dove Marina ti chiede di indossare il camice bianco, accomodarti sulla sdraio bianca e chiudere gli occhi come faceva il pastore sardo. È facile darle fiducia, perchè ha il tono di chi sa quello che fa e te lo racconta come una nonna spiegherebbe la torta di mele alla nipote, nulla di più semplice. Ora io vorrei con le parole farvi incarnare in me stessa, così da provare a capire le stesse cose che mi sono passate nelle mente per quelle due ore di pausa dalla realtà, ma non è possibile. E poi, molto probabilmente, vi interesserebbero poco perché è davvero un’esperienza personale: io, spettatore, mi incarno nel corpo dell’artista, entro nella sua arte e la rendo possibile.

Il fundraising non esiste

Il fundraising è la soluzione a tutti i tuoi problemi, il fundraising ti salverà. Esistono scuole, festival, corsi e master per il fundraising, esistono esperti, agenzie  e quanto altro. Tutti ti ripetono le stesse cantilene:“Attuare tutte le strategie utili per incontrare le esigenze dello sponsor”, “mirare al cuore del brand con il matching, un nuovo metodo per fare networking”, “liberate le vostre energie e adottate tutti gli strumenti a vostra disposizione”.  

Ma il fundraising in realtà è un meccanismo ben più semplice di questi automatismi lessicali. Un soggetto chiede soldi per un dato progetto e lo sponsor sborsa i quattrini. Facile no? Mica tanto, anche perché se ognuno di noi bussasse alla porta di una grande azienda e chiedesse i soldi per un suo grande progetto la povera azienda fallirebbe nel giro di pochi giorni.

Andy Warhol al Palazzo Magnani di Reggio Emilia

È una Pasqua all’insegna di Andy Warhol, quella che attende Reggio Emilia. Dal 31 marzo al 15 aprile 2012, Palazzo Magnani ospita The Last Supper, una delle opere più significative nella produzione del genio che ha lasciato un’impronta indelebile sull’arte del secondo Novecento. The Last Supper è infatti una straordinaria interpretazione del Cenacolo di Leonardo da Vinci, operata da Andy Warhol nel 1986.

L’evento, che cade nel 25° anniversario della morte di Warhol, è parte del progetto Arte in Agenda. A tu per tu con… ideato e promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia. The Last supper racchiude in sé l’essenza della poetica warholiana tesa a demistificare l’opera d’arte e la sua originalità di “pezzo unico”, per dimostrare che, anche l’Ultima cena di Leonardo, al pari di altri soggetti come la Campbell’s Soup, il fustino Brillo, la Coca Cola, altro non è che “un prodotto”.

QR code, il nuovo trend dell’arte

Avete presente i QR codes? Stiamo parlando di quegli strambi quadrati pixelosi nerie e bianche, che negli ultimi tempi sono comparsi su molti prodotti di consumo al posto del caro e vecchio codice a barre. I QR codes sono stati sviluppati nel lontano 1994 dalla compagnia giapponese Denso Wave con l’obiettivo di tracciare i ricambi automobilistici nelle fabbriche della Toyota.  Il QR code si è poi largamente diffuso anche in altri settori merceologici grazie alla sua capacità di immagazzinare molte più informazioni del suo “cugino” codice a Barre.

Oggi i QR codes sono il trend del momento e possono essere letti anche dai comuni telefoni cellulari o smartphones che dir si voglia. Questa “multimedialità” ed “interattività” ha finito con lo stuzzicare le fantasie dei protagonisti dell’arte contemporanea.

Le previsioni strampalate dell’arte contemporanea

 

Si possono fare previsioni per il futuro andamento del mercato dell’arte contemporanea? Certo, ma tenete bene a mente che quanto predetto difficilmente si avvera. Possiamo comunque divertirci ad ascoltare cosa dicono alcuni  eminenti “luminari” del mercato intervistati da Artinfo.

Per Roman Kraeussl (docente di finanza e redattore della rubrica Databank su Art+Auction) ad esempio ci dice che il mercato dell’arte andrà fortissimo in Cina nei prossimi anni. Peccato che nel 2008 aveva predetto lo stesso per l’India ma tutto questo boom non c’è stato.

Capi d’opera a Palazzo Morando di Milano

La Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte è lieta di annunciare che venerdì 30 Marzo, in occasione delle Giornate Europee dei Mestieri d’Arte (30 Marzo – 1 Aprile 2012), verrà inaugurata a Milano presso il Museo di Palazzo Morando la mostra “Capi d’Opera. Le eccellenze del saper fare a Milano e in Lombardia”. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e realizzata in partnership con il Comune di Milano – Assessorato alla Cultura, la mostra ha lo scopo di incrementare l’attenzione di pubblico, istituzioni, media e opinion makers sul patrimonio dei mestieri d’arte italiani e in particolare sul “saper fare”: dall’industria all’autoproduzione, attraverso la presenza di botteghe, atelier, opifici e maestri artigiani di Milano e della Lombardia, vale a dire di un territorio che da sempre esprime una “cultura del fare” particolarmente produttiva, riconosciuta a livello internazionale.

I maestri e gli oggetti in mostra sono stati selezionati da un curatore d’eccezione: l’architetto e designer Ugo La Pietra, tra i massimi esperti di arti applicate in Italia e infaticabile animatore di azioni culturali volte a riavvicinare la cultura del progetto, tipica del design, al saper fare dei maestri artigiani. Il concetto chiave che ha guidato la selezione è quello di “eccellenza”, come risultato di creatività e qualità del “fatto ad arte”.

Ai Weiwei alla Lisson Gallery Milan

Lisson Gallery Milan inaugura l’11 aprile una mostra dedicata alle opere in ceramica e marmo di Ai Weiwei, una delle aree di ricerca nella vasta produzione dell’artista, all’origine dei suoi lavori più celebri. La mostra includerà alcune opere in ceramica realizzate da Ai Weiwei nel 2006, durante un intenso periodo di lavoro presso Jingdezhen, città dove si concentra il cuore della produzione cinese di ceramiche. Le tecniche tradizionali, tramandate dagli artigiani locali ad Ai Weiwei, sono state alla base di una svolta radicale nella sua produzione e nella creazione di Sunflower Seeds, installazione realizzata dall’artista per la Tate Modern.

Il valore storico e culturale delle tecniche e dei materiali utilizzati è un elemento essenziale nella maggior parte delle sculture di Ai Weiwei. Molta della sua produzione in ceramica si basa sul concetto di ready-made: adattando, dipingendo e distruggendo antichi vasi e urne. Al contrario, la mostra alla Lisson Gallery Milan presenterà sculture interamente create a mano dall’artista. La porcellana è tradizionalmente considerata come la più alta espressione dell’arte cinese; Ai Weiwei ha messo a lungo in discussione ogni forma di deferenza nei confronti di questa tecnica, così come il suo alto valore economico. Allo stesso tempo però il suo lavoro dimostra un profondo rispetto nei confronti degli artigiani del Jingdezhen e della loro abilità, rispettando nel suo lavoro i rigorosi standard delle loro perfette rifiniture.

UNCONVENTIONAL TWINS #2 – claudioadami e Giorgia Fincato

Lo Studio d’arte Contemporaneo Pino Casagrande di Roma inaugura il 16 aprile il secondo appuntamento espositivo del progetto “unconventional twins – doppio personale” ideato e curato da Flavia Montecchi, presentando le opere dell’artista claudioadami in dialogo con i lavori della giovane artista Giorgia Fincato.

La mostra dal titolo “Soliloqui” affronta il processo grafico non-verbale di claudioadami, partendo dalla ultima serie dei blacknotes in cui le stesure di inchiostro nero arrivano a sovrapporre una visione logica del segno, per racchiudersi in un mondo astratto di parole mute, risonanti solo nella mente dell’artista. L’accumulo della carta, lo spessore dell’inchiostro e l’avvicendarsi di storie silenziose sono i punti cardine dell’incontro tra l’artista romano d’adozione e i lavori di Giorgia Fincato, dove misurando la lunghezza di un tratto in metri d’inchiostro, la giovane artista traccia in modo certosino minute spirali di pensieri: ecco che le lettere appena decifrabili dell’uno si uniscono alle immagini filiformi dell’altra.