TURBOLENZE – PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO PECCI

Il Museo Pecci Milano presenta dal 9 marzo al 14 aprile 2012 un progetto espositivo inedito che mutua dalla fisica l’identificazione di moti disordinati, irregolari e apparentemente caotici, fuori regola, raccogliendo insieme varie esperienze artistiche contemporanee i cui esiti assumono forma di TURBOLENZE, elaborate da artisti o gruppi di artisti di diversa provenienza (Austria, Brasile, Giappone, Italia, Russia, USA).

La selezione di opere proposte dalla collezione del museo, acquisite nell’arco di vent’anni di attività espositiva, rispecchia lo stato di inquietudine e agitazione economica, politica e sociale in cui stiamo vivendo e offre al visitatore esempi di interpretazione e rappresentazione di fenomeni e dinamiche che governano la nostra epoca. La mostra, come un improvviso annuncio di volo, invita il pubblico ad “allacciare le cinture di sicurezza” e seguire con attenzione le fluttuazioni e gli scossoni impressi da queste opere alla normale percezione della realtà.

Short stories 12 – Billboards NY-MI A/R

CHI: Maurizio Montagna, milanese classe 1964, fine fotografo e appassionato di pesca. L’anti-divo della fotografia, è uno di quelli che lavorano tanto e vengono premiati; tante le mostre personali e collettive, ha esposto alla Triennale di Milano, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, al Museum of Modern Art di Zilina Bratislava. Contemporaneamente alla mostra da Photographia espone alla galleria Bertha and Karl Leubsdorf dell’Hunter College di New York nella mostra “Peripheral visions: italian photography in context, 1950s – present”.

DOVE: Photographia – Milano

QUANDO: 09 – 25 febbraio 2012

COSA: In mostra troviamo la serie Billboards, immagini raccolte anche in due bei volumi editi Damiani Editore. Il progetto, frutto di quattro anni di ricerca sul paesaggio urbano di Milano, si concentra sugli scheletri vuoti dei cartelloni pubblicitari, cosa succede quando manca il messaggio? Sono fotografie che riflettono su se stesse, il vuoto delle strutture pubblicitarie è rettangolare, come il mirino della macchina fotografica, il paesaggio circostante è indifferente a quella vacuità momentanea, il bianco e nero dell’immagine è netto. Partendo da artefatti umani ingombranti e fastidiosi, l’artista ha ripulito la realtà dal disturbo circostante, rendendoli quasi dei porti nella nebbia, confortanti rettangoli di vuoto.

Art Swipe e Van Gogh interattivo, due novità tra arte e tecnologia

Quando il mondo dell’arte contemporanea incontra quello della tecnologia c’è sempre da divertirsi, specialmente se si tratta di concedere all’utente la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo, di fruire al meglio un’opera o magari di crearne una. In questi giorni il LACMA di Los Angeles ospita la mostra In Wonderland, una retrospettiva di arte surrealista tutta al femminile.

La media artist Jody Zellen ha quindi deciso di estrapolare 16 immagini di opere presenti in mostra ed inserirle all’interno di un app per iPhone. Il programmino in questione prende il nome di Art Swipe e concede all’utente la possibilità di creare un vero e proprio Cadavre Exquis.

I Have Seen the Future al MACRO di Roma

Sarà “I have seen the future” il quarto importante evento che il gruppo creativo romano di Cityvision presentera’ il prossimo 17 febbraio alle 18.30 al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma. Dopo l’esperienza e il successo di Rome CityVision Experience, Love and Kill your own Town e Y1 Independent Architecture Stuff, un nuovo evento d’architettura indipendente vedra’ protagonista, per la prima volta a Roma, il famoso studio londinese Squinto/Opera con una lecture dell’architetto Jules Coke (founding director).

Sara’ inoltre annunciato il nuovo concorso d’architettura internazionale che quest’anno indaghera’ sul futuro della Grande Mela: New York Cityvision Competition. La giuria del nuovo concorso sara’ composta da Joshua Prince-Ramus (REX architects), Eva Franch i Gilabert (Storefront for art & architecture), Roland Snooks (Kokkugia), Shohei Shigematsu (OMA ny), Alessandro Orsini (Architensions) e Mitchell Joachim (Terreform One). Durante l’evento verra’ inoltre presentato e distribuito il free press numero 5 di CityVision Magazine e saranno rivelati i vincitori del concorso PFFF Inflatable architecture competition indetto da CityVision e FARM.

Whitney Houston, Schettino e le mutande di Belen. La Metainformazione divora tutto

L’impazienza sembra essere divenuta l’ossessione dei nostri tempi. Il mondo di internet ad esempio viaggia ad una velocità talmente smodata che ogni nuova notizia viene letteralmente sepolta dalla successiva, senza una reale soluzione di continuità. Twitter ne è la prova provata, milioni di aggiornamenti di stato al secondo, tutti “cinguettano” ma nessuno realmente legge. La televisione, fino ad oggi mezzo supremo di informazione, sta oggettivamente cedendo sotto i colpi della nuova Metainformazione ed ecco quindi che ogni telegiornale che si rispetti, per poter campare, si è ridotto a guardare cosa succede su Facebook, a rilanciare i Tweets che parlano di Schettino e a pubblicare i video di Youtube dell’ondata di neve sulla penisola.

Tutto ciò accade poiché i nuovi smartphones, con le loro infinite possibilità, hanno trasformato la popolazione in un esercito di reporter, cronisti e quanto altro. Una notizia viene riportata sulla rete e successivamente amplificata in tutto il mondo nel momento stesso in cui il fatto si sta verificando, una condizione di sovranità assoluta nei confronti dei poveri notiziari Tv. Tale condizione, apparentemente democratica poiché ognuno è libero di aggiungere ciò che vuole ad un dato accadimento, rischia però di appiattire tutto su di un’unica superficie e soprattutto di lasciare troppo spazio ad informazioni non esatte.

Christoph Buchel ha intenzione di sotterrare un Boeing 727

Nel 1977 Walter De Maria realizzò l’opera The Vertical Earth Kilometer, vale a dire un palo di ottone lungo esattamente un chilometro, seppellito nel parco di Friedrichsplatz a Kassel in Germania. Questo ardito esperimento, realizzato in occasione di Documenta VI, non mancò certo di stupire pubblico e critica, per il suo tentativo concettuale di percepire distanze invisibili o comunque astratte. Oggi l’artista Christoph Buchel ha deciso di compiere un’operazione analoga a quella di De Maria, vale a dire quella di seppellire una forma, ma l’oggetto in questione è decisamente molto più imponente di un palo di ottone lungo un chilometro.

Buchel, con il suo progetto Terminal, ha infatti deciso di sotterrare un intero aeroplano, credeteci o meno è così. L’aviogetto in questione è un Boeing 727, un bestione capace di trasportare circa 189 passeggeri ed il nostro artista vuole installarlo a Kern County a poche ore dalla città di Los Angeles in California. Buchel ha intenzione di finanziare a proprie spese l’intera impresa che comprende anche la costruzione di un parcheggio visto che l’area si trova nel bel mezzo del Deserto del Mojave e quindi non molto accessibile per chi viaggia in automobile. A differenza dell’opera del grande Walter De Maria, che è di fatto inaccessibile visto che la parte sotterrata del palo di ottone non è visibile, Terminal sarà un’opera fruibile.

Giovedì difesa: Home movie

E poi vado a ripescare questo mockumentary horror del 2008. Tanto delizioso da chiedermi come mai mi era sfuggito.

Mi informo e trovo che si tratta di un’opera prima, girata dal’attore Christopher Denham. Non trovo molto di lui come attore, una parte nello splendido Shutter Island di Scorsese, una in The Bay di Barry Levinson e poco altro.

La sua regia horror tuttavia indovina quasi tutto, o almeno ha delle vette di genialità.

Alice Pedroletti – Ops

Dal primo febbraio al 23 marzo 2012 saranno esposte presso il MLAC – Museo del Laboratorio di Arte Contemporanea de l’Università La Sapienza di Roma le opere vincitrici della prima edizione di Research in Art. Permanent Platform of Atomium Culture, organismo europeo per la divulgazione della ricerca e dell’innovazione scientifica, ha chiesto ai giovani artisti di ispirarsi a sette scoperte scientifiche da loro promosse: Progetto Genoma Umano, Bionic Eye, Plastiche da anidride carbonica, Cattura e Stoccaggio del Carbonio, Batteria basata su Nanotecnologia, b-Link, World Wide Web (WWW). I dieci vincitori sono stati presentati il 21 gennaio a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma, alla presenza del Ministro per la Ricerca Francesco Profumo.

La giovane artista milanese Alice Pedroletti presenta Ops., opera ispirata a b-Link un software gratuito che permette ad una persona paralizzata di comunicare in autonomia. Il programma permette la distinzione da parte di una webcam collegata ad un computer dei movimenti della palpebra volontari da quelli involontari. Attraverso lo sguardo il disabile può quindi controllare un computer ed esprimersi, arrivando a muoversi, a rompere le pareti di una condizione forzata.

Short stories 11 – About Leigh Bowery

CHI: Difficile spiegarlo il chi: coloro che scattarono le fotografie tra il 1986 e il 1994 sono Fergus Greer (Regno Unito) e Johnny Rozsa (Nairobi), ma pare che a nessuno importi. Il vero protagonista di questa mostra è Leigh Bowery (1961-1994), eccentrico, trasgressivo, visionario  personaggio che segnò indelebilmente la scena artistica londinese degli anni ’80, per poi andarsene precocemente a causa del virus dell’HIV nel 1994.

DOVE: Camera16 – Milano

QUANDO: 10 febbraio – 31 marzo 2012

COSA: È molto difficile considerare le fotografie in mostra dei semplici ritratti, sono immagini trasformiste come il loro protagonista. Leigh Bowery andò ben oltre il concetto di transgender, come se la divisione maschile/femminile fosse solo un limite per la creatività; indossati abiti sartoriali, accessori, paccottiglia e parrucche nelle sue performance metteva in scena l’eterno conflitto tra il corpo e ciò che di esso appare. Un lavoro sul corpo in relazione alla società, non solo.

A chi interessa la critica italiana?

Riusciremo mai a comprendere gli Stati Uniti? Voglio dire che le meccaniche comportamentali del sistema dell’arte contemporanea a stelle e strisce sono totalmente diverse dalle nostre e tentare di confrontarle è un’impressa assai ardua. Questo non significa certo che gli U.S.A. fanno tutto meglio, anzi di castronerie i nostri ne combinano parecchie ma è evidente che uno sguardo più attento all’american way of life non potrebbe far altro che giovarci, ma andiamo nello specifico.

Prendiamo ad esempio la critica d’arte americana, parliamo di figure come Jerry Saltz o piattaforme come Hyperallergic o The Brooklyn Rail. La prassi è quella di recensire le mostre cercando di giudicare ciò che si è visto in maniera schietta e sincera. Le stroncature quindi sono all’ordine del giorno ma si tratta di giudizi che aiutano a crescere, a non ripetere i propri errori. Le gallerie, i musei o gli artisti che subiscono tali critiche non si scompongono più di tanto ed il prestigio della critica è dato soprattutto dalla sua veracità e sincerità.

Thomas Kinkade, l’uomo da sei milioni di opere…brutte

Avete mai sentito parlare di Thomas Kinkade? Ebbene se non lo conoscete vi chiariamo noi le idee, parliamo di un pittore americano nato nel 1958 a Sacramento in California. Il buon Kinkade ama creare dipinti che raffigurano scene bucoliche o comunque paesaggi idilliaci caratterizzati da un realismo molto commercialeper non dire improponibile.

L’identikit dell’artista è praticamente quello di tantissimi altri pittori che mai e giammai rientreranno nei gusti del sistema dell’arte contemporanea ed anzi la critica americana ha più volte definito Kinkade come un pittore kitsch che crea chocolate box art, vale a dire opere che andrebbero bene solo per abbellire le scatole dei cioccolatini.

Presentazione Artnoise

 

Siamo lieti di invitarvi il 18 febbraio 2012 presso gli spazi dell’Ex Cinema Preneste a Pigneto dove si svolgerà la presentazione di ARTNOISE, nuovo portale dedicato all’informazione artistica contemporanea (www.artnoise.it).

 

Il sito, nato da poche settimane, prevede approfondimenti nei diversi ambiti del contesto artistico contemporaneo, dall’arte visiva, al cinema, alla danza, alla letteratura con l’integrazione di rubriche dedicate alla contaminazione e allo scambio reciproco fra i vari contesti culturali.

Qualcuno ci prova a difendere Damien Hirst

Se Damien Hirst non ci fosse, allora bisognerebbe inventarlo. Così scrive Ben Davis sulle pagine di Artinfo, in riferimento all’ondata di polemiche sollevate dal nostro amato/odiato folletto della Young British Artists Generation. Effettivamente già diverse settimane prima del lancio di The Complete Spot Paintings, organizzato in tutte le Gagosian Gallery del globo, Damien Hirst ha subito attacchi da più parti sino a raggiungere il climax con l’invettiva del “collega” David Hockney che ha accusato il nostro di non produrre personalmente le sue opere.

“Ai discorsi fra critici e curatori, manifestare una sorta di ammirazione per Damien Hirst equivale ad affermare di amare il Kitsch. Non ho mai letto così tanto odio negli articoli di critica nei magazine d’arte come in quelli dedicati a Hirst” così afferma Davis nel suo articolo. Effettivamente The Complete Spot Paintings è divenuta il capro espiatorio per eccellenza, la prova effettiva di un’arte contemporanea pericolosamente dirottata verso lo spettacolo che ha definitivamente perso il contatto con la realtà e con il mercato. Hirst non è la causa, casomai l’effetto di un generale impoverimento di idee e contenuti che ha fatto perdere la bussola a tutti.

L’acid green di Ludo invade Roma

Piccole creature insignificanti che acquistano proporzioni gigantesche impadronendosi di qualsiasi tipo di supporto: da squallidi muri metropolitani, a logore tavole di compensato fino ad un portellone posteriore di una defunta 500. Materiali usurati dal tempo che evidenziano i cambiamenti avvenuti dalla fine del Settecento, quando l’industrializzazione ha iniziato a mutare il volto del globo terrestre con strade e città costruite là dove c’erano solo campi incolti. Una sfida secolare, quella tra uomo e natura, che diventa l’indiscussa protagonista in alcuni stencil comparsi, dallo scorso gennaio, in diverse zone della capitale: da Via del Porto Fluviale, a Via Cavour, alla stazione Casilina fino al colonnato di Piazza San Pietro. Autore di queste azioni è LUDO, una delle ultime leve della street-art.

Trentenne, nato nei sobborghi parigini, si è appassionato d’arte studiando a Milano e Venezia. Dal 2006 ha sentito l’esigenza di invadere le vie cittadine attraverso innumerevoli interventi indirizzati a “monsier tout le monde”. Già noto nelle più grandi città mondiali, da New York a Londra, da Oslo a Los Angeles, oggi arriva a Roma, presso la Wunderkammern, dove presenta per la prima volta al pubblico italiano le sue singolari creazioni.