Giovedì difesa: …e tutti risero

La settimana scorsa, il 3 febbraio, a New York, all’età di 81 anni venne a mancare Ben Gazzara.

L’attore di origini siciliane mi è particolarmente caro per i film di Cassavetes, degli anni ’70, ma non solo.

Negli anni ’80 ci furono numerose strepitose interpretazioni per registi italiani: Ferreri, Festa Campanile, Tornatore e altri.

Tra i due momenti ci sono tra il ’79 e l’81 due interpretazioni molto interessanti per la regia di Peter Bogdanovich: Saint Jack e They all Laughed (…e tutti risero).

Sandro Kopp e gli Skype Portraits

Restando in tema internet e arte contemporanea, se fruire arte tramite la rete risulta un poco difficoltoso e deludente, creare arte mediante il web non è poi così male. Anzi, se si prende ad esempio la net-art, il new media e la digital art è facile rendersi conto delle pressoché infinite possibilità creative offerte dal World Wide Web e dai computers in genere.

Ne sa qualcosa Sandro Kopp, artista tedesco trapiantato in Nuova Zelanda che ha deciso di utilizzare i mezzi offerti dalla tecnologia digitale con un approccio decisamente analogico. Innanzitutto va detto che Kopp è un pittore che ha creato numerosi ritratti di celebrità ed in seconda istanza è lui stesso una piccola celebrità, visto che ha impersonato la parte di un elfo ne Il Signore degli Anelli parte III e quella di un centauro ne Le Cronache Di Narnia. Gossip a parte, Kopp è attualmente in mostra alla Lehmann Maupin Gallery di New York ed i ritratti che ha scelto di esporre sono accomunati da una caratteristica assai bizzarra. Da Michael Stipe (leader dei Rem) a Zang Huan (noto performance artist) passando per Kirsten Dunst (celebre star di Hollywood), tutti i soggetti ritratti sono stranamente avvolti da una desaturazione imperante e da un“disturbo” dell’immagine che rende tutto simile alla visione prodotta da una webcam.

Alla Vip Art Fair nessun problema tecnico, tranne le vendite

Vediamo oggi come sono andati gli affari alla Vip Art Fair, l’ormai ben nota fiera d’arte contemporanea interamente sviluppata su piattaforma web. I problemi che hanno letteralmente affossato l’edizione dello scorso anno sono stati magistralmente risolti, nuovi server e nuove interfacce hanno garantito una velocità ottimale ed anche la chat ha funzionato.

Venendo al giro di vendite, la situazione si complica un pochino e forse il nocciolo della questione risiede all’interno delle parole del celebre dealer Ed Winkleman: “Si vendono soprattutto lavori bidimensionali e di piccole dimensioni come dipinti, stampe e fotografie. Ho venduto alcuni dipinti di Christopher K. Ho per 3.200 dollari l’uno, più che altro piccoli pezzi. Un collezionista ha manifestato interesse per una grande scultura che avevamo in mostra ma ha detto di volerla vedere dal vivo prima di acquistarla”.

Luca Padroni – Favorevoli convergenze astrali nel giorno in cui sono stato concepito

The Office Contemporary Art di Roma inaugura il 2 marzo la mostra personale di Luca Padroni, a cura di Giorgia Fileni. Per questa occasione l’artista si confronta con gli spazi inusuali della galleria realizzando un nuovo progetto, dal titolo Favorevoli convergenze astrali nel giorno in cui sono stato concepito. Da sempre impegnato a sperimentare le potenzialità della pittura, Luca Padroni usa le sue tele per esplorare altri mondi possibili, luoghi interiorizzati e restituiti attraverso il filtro dell’esperienza, del ricordo, in una visione intima legata alla percezione emotiva degli eventi della vita.

Partendo dalle forme dei crateri che l’artista ha indagato negli ultimi anni, attraverso un percorso ascetico e contemplativo, la mostra condurrà il visitatore fino alla serie inedita di dipinti dedicati ai paesaggi astrali, opere visionarie e suggestive che emanano un senso di catarsi e di realizzazione. Questa visione poetica, questa proiezione della sensibilità più istintiva, restituisce un mondo in continuo divenire, in cui la pittura è intesa come mezzo espressivo capace di veicolare emozioni e sensazioni vissute, materia creativa che trascende la rappresentazione.

Artisti britannici uniti per la…sanità pubblica

“Il tuo nuovo Servizio Sanitario Nazionale comincia il 5 luglio 1948.” Con questo conciso ma efficace slogan, il governo britannico annunciava alla popolazione la nascita di un nuovo servizio fortemente voluto dal Partito Laburista e già  progettato anni prima dal grande Winston Churchill. Parliamo ovviamente della sanità pubblica, servizio essenziale che dalle nostre parti è stato consolidato in concomitanza con la nascita dell’unità d’Italia (ratificato con la legge del 20 marzo 1865) e più avanti rielaborato dal regime fascista.

Il NHS, National Health Service britannico è stato per anni un modello su cui si sono formati altri sistemi sanitari internazionali e David Cameron aveva promesso di custodirlo gelosamente. Così non è stato, poiché la crisi economica ha costretto il governo a varare una proposta che ha l’obiettivo di ridurre in maniera drammatica il ruolo dello stato nella sanità con conseguente cancellazione delle strutture organizzative, organismi simili alle nostre ASL. Voi direte, cosa c’entra questo con l’arte contemporanea? Ebbene anche gli artisti inglesi hanno deciso di unirsi alla protesta popolare ed hanno quindi lanciato il blog dove oltre a poter firmare una petizione è possibile ammirare una serie di posters creati apposta per l’occasione.

Scardinare le porte blindate dell’arte contemporanea

Solitamente il mondo dell’arte contemporanea è ben saldo sulle sue posizioni e cinicamente slegato dalle altre attività artistiche che lo circondano. Musica, cinema e teatro di “ricerca” sono attività creative definite come “sperimentali” ma raramente esse riescono ad introdursi all’interno di musei, gallerie o altri canali del contemporaneo. Eppure le nuove ondate creative hanno più volte confermato uno sconfinamento patologico che agisce in regime di sottrazione di idee. Ecco quindi che le performance divengono brutte copie del teatro sperimentale, la video arte rubacchia a piene mani dal cinema sperimentale e le installazioni sonore con i loro quattro suoni prodotti con il Mac non fanno altro che confermarci che gente come Edgard Varèse o meglio ancora Giacinto Scelsi era forse cento anni in avanti rispetto ai propri tempi.

Dunque, le giovani leve che creano ignorando il passato operano in totale disonestà intellettuale involontaria, che poi sarebbe ignoranza, e peggio ancora non aggiungono altro a quanto si era già detto. Ed allora meglio sarebbe non pensare a compartimenti stagni ed aprirsi un poco quando si parla di creatività seminale, del resto a trincerarsi esclusivamente nel mondo dell’arte contemporanea escludendo l’esterno, bisognerebbe considerare John Cage un semplice musicista come Pupo o Merce Cunningham un ballerino punto e basta, collega di Enzo Paolo Turchi. Per la Whitney Biennial edizione 2012 i curatori Elisabeth Sussman e Jay Sanders hanno operato una selezione di artisti che tiene conto del mondo della creatività a 360 gradi.

Viaggio tra le fondazioni d’arte contemporanea romane

Giovedì  9 febbraio alle ore 18.30, l’ex Gil di Roma ospita il convegno Viaggio tra le fondazioni d’arte contemporanea romane, a cura di Giorgia Calò e Paola di Giammaria.

L’evento si pone come obiettivo quello di presentare le fondazioni che operano sul territorio romano per farne emergere le differenze, le strategie, il loro posizionamento nel sistema dell’arte e i rapporti con i giovani artisti e i giovani curatori, parlando anche delle attività editoriali promosse dalle stesse. Il dibattito affronta dunque temi artistici, economici e sociali di forte attualità, indagando sulle motivazioni che hanno spinto tanto i collezionisti quanto i grandi musei a trasformarsi in enti privati senza finalità di lucro. Come promotore dell’evento, aprirà il dibattito Alessandro Tiradritto, segretario della Fondazione Franz Ludwig Catel, impegnata nella valorizzazione e nel sostegno dell’arte contemporanea con uno sguardo particolare ai giovani artisti. 

Inattese Vedute Svelate da Esther Stocker

Percorrendo velocemente e distrattamente le vie dello storico Rione Ludovisi l’occhio è catturato da un’insolita vetrina, dove è allestita un’installazione ambientale costituita da innumerevoli fili neri generati dalla scritta ‘In defence of free forms ’ (‘In defence of free forms – part 2’, tecnica mista, installazione ambientale, 2011), titolo della prima personale di Esther Stocker (Silandro, 1974 – vive e lavora a Vienna) presso OREDARIA Arti Contemporanee.

Già nota nella capitale per il suo recente intervento al MACRO (Destino comune), Esther ha esordito alla fine degli anni Novanta con alcuni dipinti astratti in cui segni geometrici e griglie ortogonali si sovrappongono attraverso l’uso di tre tinte: bianco, grigio e nero. Composizioni che richiamano il concetto di ‘camouflage’ con lo scopo di esplorare le facoltà percettive dell’uomo. Una poetica che pone le proprie radici nelle esperienze della Op Art, rivisitandole e oltrepassandole. Il suo camuffamento, infatti, si svela tramite irregolarità che caratterizzano i suoi lavori, anomalie create per asserire che nulla è prevedibile.

Diane von Furstenberg copia Dalì e Magritte per la sua nuova linea di abiti

Ai più attenti questa foto farà certamente venir alla mente qualcosa. Ma di cosa si tratta in realtà? Forse di una manipolazione digitale eseguita da un qualche giovane artista che ha deciso di seguire le orme dei grandi maestri del surrealismo? Niente di ciò, la foto che vedete qui sopra è l’ennesimo esempio di quanto il mondo della moda in questi ultimi tempi sia a corto di idee e di quanto esso attinga a piene mani dall’arte contemporanea.

Già perché questo cartellone pubblicitario fa parte della nuova campagna primavera-estate del noto fashion brand Diane Von Fursenberg. Ad un’accurata analisi della scena è possibile scorgere sullo sfondo (cielo, paesaggio desertico ed elemento architettonico) grandi rimandi a Salvador Dalì mentre la sfera che si intravede sembra proprio una creazione di René Magritte. Passando al soggetto principale le cose non cambiano, l’ovale della modella in primo piano chiama nuovamente in causa René Magritte anche se a guardarla bene quella superficie specchiante sembra esser scopiazzata dall’inquietante figura in nero che compare in Meshes of The Afternoon, capolavoro di surrealismo in pellicola della grande Maya Deren, una delle più grandi esponenti del cinema sperimentale nonché pioniera della video arte.

Nuove grane per Christo ed il suo Over The River, stavolta il problema sono le “buche”

Orfano della grande Jeanne-Claude, Christo ha deciso di non gettare la spugna e come molti di voi ricorderanno ha successivamente rialzato la posta con il suo progetto Over The River. Si tratta di un faraonico progetto ideato assieme alla moglie circa 18 anni or sono e prevede l’impacchettamento del letto del fiume Arjansas in Colorado con la sospensione di migliaia di pannelli in tela traslucida.

Dopo numerose polemiche da parte degli ambientalisti ed alcuni dubbi delle istituzioni locali, le autorità del Colorado hanno definitivamente approvato il progetto lo scorso autunno. A questo punto Christo ha cominciato le fasi preparatorie di un’impresa che costerà 50 milioni di dollari e che si prevede porterà nelle regioni interessate più di 400.000 turisti, con conseguente guadagno per tutto lo stato. Nei giorni scorsi però, un ulteriore colpo di scena ha scosso le ormai placide acque in cui stava navigando Over The River.

Daniela Di Maro – Cuprum

Venerdì 9 marzo alle ore 18.00 la Galleria Dino Morra Arte Contemporanea di Napoli inaugura Cuprum, mostra personale di Daniela Di Maro a cura di Chiara Pirozzi. La giovane artista torna a Napoli all’indomani della recente vittoria al concorso “Un’Opera per il Castello 2011”, con il progetto intitolato Anastatica Sensibile che entrerà a far parte della collezione permanente di Castel Sant’Elmo.

In occasione dell’evento Daniela Di Maro presenterà una serie di lavori inediti e realizzati site-specific per gli spazi della galleria. Cuprum, che dà il titolo alla mostra, è un’installazione interattiva frutto delle ricerche condotte dall’artista sulle relazioni che intercorrono tra i processi vitali, propri dei sistemi naturali, e le opportunità intrinseche al progresso tecnologico. Le sue sperimentazioni, infatti, conducono alla forte connessione tra le dinamiche della natura e le potenzialità dovute alle tecnologie nate nell’ultimo secolo.

Febbraio e le mostre in giro per il mondo

Yayoi Kusama

Visto che l’avete richiesta a suon di email eccoci alla nostra consueta panoramica sulle mostre in giro per il mondo. Eventi da non perdere che vi terranno connessi all’arte contemporanea anche durante le vostre vacanze invernali. Partiamo da Los Angeles e del LACMA che fino al prossimo 6 maggio presenta al pubblico In Wonderland: The Surrealist Adventures of Women Artists in Mexico and the United States, vale a dire una delle più grandi (e complete) retrospettive sul surrealismo visto dalle donne. Opere di Frida Kahlo, Louise Bourgeois, Dorthea Tanning e tante altre che sapranno certamente stupirvi.

Alla Tate Modern Di Londra, fino al 5 giugno, c’è  la grande mostra dedicata all’artista giapponese Yayoi Kusama. Occasione imprendibile per ammirare i celebri dots colorati e le divertentissime installazioni della principessa dei polka dots. Sempre a Londra, Alla National Portrait Gallery (dal 9 febbraio al 27 maggio 2012) potrete ammirare la grande retrospettiva dedicata a Lucian Freud.

La pioggia nel pineto del sistema dell’arte

“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.”
Perdonatemi l’attacco dannunziano ma questo stralcio rubato da La Pioggia Nel Pineto ben si adatta non solo alla furia degli elementi che in questi ultimi giorni ha bloccato il nostro italico Stivale ma anche al nostro dorato mondo dell’arte contemporanea.

Questo invito al silenzio, all’estraniamento momentaneo per ascoltare i suoni prodotti dalla natura dovrebbe essere preso in considerazione anche da noi addetti ai lavori, sempre pronti a saturare la scena con la nostra cacofonia ideologica. Si parla e si straparla sempre di più e si ascolta sempre di meno, ecco allora che il naturale suono prodotto dall’arte non viene affatto colto.

When (Italian) Responsibilities Become Form

Inaugura il 9 marzo 2012 negli spazi della Galleria OltreDimore di Bologna il progetto When (Italian) Responsibilities Become Form a cura di Raffaele Quattrone che, attraverso l’esposizione di opere di artisti affermati ed emergenti e un fitto programma di incontri, indaga il ruolo di responsabilità delle mostre d’arte accanto alla loro immancabile componente mediatica e mondana che attrae inevitabilmente un pubblico composto per gran parte da “turisti dell’arte“.

Il taglio ironico e critico del progetto è evidente fin dal titolo con il quale il curatore cita la mostra When Attitudes Become Form curata da Harald Szeemann presso la Kunsthalle di Berna e l’Institute of Contemporary Art di Londra nel 1969, invitando in questo modo i visitatori a riflettere sulle attuali sovrapposizioni tra il ruolo istituzionale del Museo e quello commerciale della Galleria privata e su quelle forme artistiche di responsabilità – anche sociale – in un momento storico nel quale il mondo culturale sembra distratto da una diffusa esigenza di divertimento ed intrattenimento tralasciando spesso la qualità delle opere e dei loro autori.