Il Quinto Atto alla Galleria Biagiotti è dedicato alla Sicilia


La Galleria Biagiotti di Firenze il 16 dicembre inaugura Quinto Atto un nuovo appuntamento espositivo dedicato a una specifica area geografica e al relativo contesto artistico. Dopo il viaggio nella complessa realtà urbana di Bangkok, si torna in Italia, stavolta scegliendo di confrontarsi con la condizione straordinaria e unica dell’insularità.

È la Sicilia, o meglio una piccola selezione di artisti siciliani, il fulcro di questa mostra, pensata non già come una micro-ricognizione territoriale, né come l’individuazione di un genius loci, di uno stile, di un’attitudine locale. Si tratta piuttosto di guardare al mondo, prendendo le mosse da uno “spirito del tempo” che ci connota e ci descrive. Umori ed energie sotterranee scorrono lungo le arterie della contemporaneità, mentre un singolo territorio si fa specchio del presente, suo riflesso contiguo e differente.

FUORI CAMPO – 42/24h

Venerdì 16 dicembre 2011 alle ore 19:00 inaugura presso la galleria FuoriCampo di Siena la mostra collettiva FUORI CAMPO – 42/24h a cura di 42Projekt (Micol Di  Veroli e Fabrizio Pizzuto). Un concetto spaziale di natura cinematografica che si aggancia alla spazialità fisica tridimensionale. Questo è il tema portante di Fuori dal Campo – 42/24h, che si propone l’obiettivo di indagare le modalità di immagine-movimento ed immagine-tempo in relazione alle percezioni del fruitore. Partendo da un calembour verbale che implica FuoriCampo, incipit dello spazio artistico che ospita l’evento, il fuoricampo del cinema, ossia tutto ciò che è immaginato e che accade al di là del quadro visivo ed il contesto architettonico di Piazza del Campo a Siena, la mostra proporrà l’essenza del non visto ma comunque presente.

L’evento presenterà le opere fotografiche di Nicola Brandt e Donatella Spaziani e le opere video di Yasmijn Karhof, Yousef Moscatello, Leigh Orpaz e Marina Paris & Alberto D’Amico. Le prime saranno presenti all’interno dello spazio durante le ore diurne mentre i video saranno proiettati durante le ore notturne, ambedue le manifestazioni creative pur dialogando in maniera serrata non potranno essere simultaneamente presenti nello spazio.

Monica Haller – The Veterans Book Project

The Veterans Book Project è una biblioteca di libri che Monica Haller sta costruendo insieme ai veterani delle guerre americane di questi anni. Molti libri sono di soldati, uno è di una madre, un altro del fratello di un militare morto in battaglia, un altro ancora di una donna irachena che ha perso le gambe quando un missile statunitense è atterrato sul suo letto. Sono loro gli autori, loro gli esperti. Muovendo dal dimenticato, dal banale o più esattamente da ciò che non è mai stato registrato nella memoria, Haller chiede ai veterani di superare la retorica e puntare al centro del problema. Una foto scattata con il cellulare, una mail, un’annotazione di un diario, un’amnesia: le risorse sono senza limiti. La biblioteca cresce e prende forma con l’eredità delle guerre.

Haller non è l’autrice dei libri. È colei che compone gli elementi del progetto e la griglia che gli autori possono riempire. L’artista cura lo spazio per i loro esperimenti e fornisce il software editoriale, una piattaforma stabile per questo spesso fragile materiale. L’artista è un’ascoltatrice, una redattrice, una grafica, una testimone. Usa il formato del libro per la sua materialità, per la sua qualità di veicolo di storia e di memoria, per la sua stabilità e mobilità. Otto workshop in un anno hanno prodotto trenta libri e migliaia di copie in circolazione. In un tempo di guerre “infinite”, Haller costruisce una comunità di autori e lettori per creare attraverso i libri discussioni e un continuo scambio di conoscenze sulla guerra.

Toscana x 4. Progetti d’artista: Olivo Barbieri, Rossella Biscotti, Michelangelo Consani, Fabrizio Corneli


Nell’ambito del progetto CAMBIO DI STAGIONE. PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO, inaugurata il 20 ottobre 2011 presso il Museo Pecci Milano, giovedì 15 dicembre 2011 sarà presentata l’esposizione Toscana x 4. Progetti d’artista: Olivo Barbieri, Rossella Biscotti, Michelangelo Consani, Fabrizio Corneli. I quattro progetti d’artista proposti al Museo Pecci Milano sono collegati alla Toscana, a realtà ed istituzioni come Toscana Promozione, EX3 Centro per l’arte contemporanea di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e Amici del Museo Pecci che sostengono e collaborano con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Nel loro insieme le opere delineano un percorso inedito di ricerche che rimandano al tema portante dell’energia già affrontato dalla selezione di opere provenienti dalla collezione del museo, per manifestare punti di vista sull’utilizzo e consumo delle risorse, sul rapporto tra elementi naturali e artificiali, sulla convivenza tra uomo e ambiente.

It’s time to say goodbye

Sabato 3 dicembre 2011, dalle ore 16.30, presso la Mensa di Palazzo Zenobio,Venezia, la galleria CHANGING ROLE, inaugura la mostra collettiva It’s time to say goodbye, a cura di Guido Cabib. Come scriveva Peter Plagens ,qualche anno fa “la maggior parte dell’arte promulgata dalle gallerie e dai musei non ha più molto a che fare con l’estetica. L’arte contemporanea ha abbandonato la sua funzione di ala visiva della poesia per trasformarsi in una divisione debolmente “trasgressiva “ dell’industria dell’entertaiment.” La storia si complica ulteriormente negli ultimi quindici anni,quando cioè il gusto dell’innovazione sembra affievolirsi in tutti territori creativi, in parallelo con la comparsa di Internet e con l’inizio di quella che oggi possiamo riconoscere come una vera e propria rivoluzione, pari per importanza alla rivoluzione industriale. Abbiamo abbandonato tutto quello che la cultura millenaria agricola aveva donato all’essere umano, cominciando dai tempi di relazione con la vita, in cambio di una evoluzione legata alle macchine ed alla diffusione di massa, trasformando anche le espressioni artistiche in merce. L’avanguardia culturale ha ceduto il passo all’affermazione sempre più capillare e pervasiva di una cultura mainstream globale, infarcita di celebrity culture e gossip.

Takashi Murakami e Yoko d’Holbachie alla Mondo Bizzarro

Il più famoso artista giapponese contemporaneo immerso nel suo ambiente di riferimento. Definito dal «Time» come «il più influente rappresentante della cultura giapponese contemporanea», Takashi Murakami è l’artista che ha stupito il mondo esponendo, nel 2010, il suo lavoro ultrapop nella solenne cornice della Reggia di Versailles. Nato nel 1962 in un quartiere popolare di Tokio, Murakami, dopo aver studiato a fondo e assimilato l’eredità della pittura classica del suo Paese, è riuscito nell’intento di coniugare la storia dell’arte del Sol Levante con il mondo del manga e degli anime, sintetizzando questo connubio solo apparentemente incredibile in una visione organica coerente: un universo dove l’inconscio collettivo esplicita le sue contaminazioni televisive e musicali nell’ambito di una nuova estetica superflat.

Mondo Bizzarro dal 3 dicembre rende omaggio al re indiscusso dello stile otaku, all’uomo su cui è ricaduta l’eredità ideale di Andy Warhol e al creativo capace di rivificare l’immagine di Luis Vuitton e persino di Google con una mostra dove, accanto a una selezione di serigrafie firmate dal Maestro, troveranno spazio un grande numero di tavole originale firmate dai più illustri rappresentanti del cartone animato giapponese. Figure come quelle di Daytan, Gundam, Daltanious, Rocky Joe e molte altre, messe in dialogo diretto con le opere di Murakami per un allestimento che sarà una vera e propria camera delle meraviglie ultracontemporanea.

Le Olimpiadi di Londra fanno alzare i prezzi degli studio del 60%

Come già accennato in alcuni precedenti articoli, le Olimpiadi di Londra 2012 hanno gettato la city in un totale subbuglio. Dalle parti dell’arte contemporanea però le cose sembrano andare a gonfie vele, visto che l’attesissimo evento olimpico ha dato vita ad una lunga serie di interessanti iniziative dal Quarto Plinto di Trafalgar Square passando per i posters creati da Tracey Emin e compagnia cantante.

Insomma la comunità creativa ha il morale alle stelle, direte voi. Ed invece non tutto è come sembra, ma spieghiamoci meglio. Come succede anche dalle nostre parti, alcune zone di Londra si sono trasformate negli ultimi anni in veri e propri art districts. Questo poiché le zone più disagiate dispongono di locali a basso costo che possono essere affittati dagli artisti emergenti. Una di queste zone è Hackney nell’East London, polo creativo preso in considerazione per un’attenta analisi effettuata dal magazine Hyperallergic. Il Blog ci illustra infatti la storia di Dragica Carlin, giovane artista giunta dalla Croazia circa 20 anni fa.

Ars Apocalipsis: il giovane Lapo Simeoni si confronta con Dürer

Nonostante siano passati quasi cinque secoli dalla scomparsa del pittore, incisore, matematico e teorico dell’arte Albert Dürer (Norimberga, 21 maggio1471 – Norimberga, 6 aprile1528), la Germania continua a elogiare il suo genio attraverso una mostra che riattualizza la sua serie di incisioni Apocalipse cum URI: La Rivelazione segreta di Giovanni (incisioni, 39x28cm; 1497-1498). Per la loro esecuzione Albert adoperò, come riferimento grafico, le illustrazioni della nona Bibbia tedesca, stampate per la prima volta a Colonia nel 1482 e successivamente pubblicate da Koberger nel 1483. La raccolta, composta da quindici xilografie, apparve per la prima volta nel 1498 in tedesco ed in latino. Successivamente, nel 1511, ne venne divulgata una seconda edizione.

Prendendo spunto da quest’ultima pubblicazione, la galleria Kunstverein Kreis di Gütersloh ha aperto la nuova stagione espositiva con la collettiva Ars Apocalipsis, curata da Malte Boecker e Henning Boecker. In questa sede l’insieme cinquecentesco è ospitato e messo in rapporto con i lavori dei ventotto artisti contemporanei invitati a confrontarsi e a reinterpretarne il contenuto religioso e le sue possibili visioni. Ogni opera presentata rivela simboli e stereotipi del XXI secolo, poichè la sensibilità propria delle menti chiamate a illustrare il soggetto apocalittico, è tale da percepire e denunciare la vicinanza imminente della nostra società al collasso.  

A noi piace la ICA

ICA è uno degli istituti di arte contemporanea più prestigiosi dell’intero globo. Il centro fu istituito nel 1946, con l’obiettivo di creare uno spazio di dibattito al di fuori della Royal Academy per artisti, musicisti e scrittori. Nel corso degli anni l’ICA ha contribuito a generare diversi miti dell’arte contemporanea come ad esempio la nascita della Pop Art con l’Independent Group e le mostre di Damien Hirst (che proprio all’ICA inaugurò la sua prima mostra in uno spazio pubblico), Jake & Dinos Chapman, Vanessa Beecroft e tantissimi altri.

Tra gli eventi storici ospitati dall’ICA va inoltre ricordata la prima proiezione del film Hurlements en Faveur de Sade di Guy Debord che causò non poche rivolte nel mondo dell’arte. Insomma questo polo culturale sito nei pressi di Trafalgar Square funziona come punto di congiunzione tra l’arte emergente e la scena vera e propria. L’ICA è inoltre teatro dell’exhibition annuale New Contemporaries, dove i neolaureati possono stupire il pubblico con le loro creazioni.

Costringere l’arte a rispettare l’arte

Le scritture private esistono, questo mi sembra già un buon motivo per utilizzarle. Si parla ovviamente del nostro colorato mondo dell’arte contemporanea all’italiana, un universo talmente variegato e stravagante che a volte può anche dar fastidio. Ma andiamo per gradi e cominciamo ad esporre qualche esempio.

Un curatore d’arte contemporanea intende collaborare con la galleria XYZ, l’obiettivo è quello di organizzare una mostra e redigere i testi critici. A molti sembrerebbe strano ma stiamo parlando di lavoro e come tale si ha diritto ad un’adeguata retribuzione che tra le altre cose non è regolata da nessuna tabella tariffaria. Allora il curatore cosa fa? Pattuisce una data cifra con il gallerista ed i due si accordano verbalmente per i termini del pagamento. Inizia la mostra ed i soldi non si vedono, la mostra finisce e della vil pecunia nessuna traccia. Morale della favola, il curatore viene pagato a tozzi e bocconi nei mesi successivi e molto spesso non riceve la cifra pattuita per intero. L’accordo non era stato sancito da nessun contratto e non si possono intraprendere vie legali.

Short stories 9 – Becky Beasley – The Outside

CHI: Becky Beasley nasce 36 anni fa in Inghilterra, ha vissuto prima ad Anversa e adesso vive a lavora a St Leonards in Sea, amena località marina inglese, da questa particolare scelta ho liberamente dedotto che la ragazza ama la malinconia. Dopo aver studiato al Goldsmiths e al Royal College of Art ha iniziato la sua carriera artistica caratterizzata dalla commistione tra fotografia e scultura. Ha esposto in diverse realtà importanti, come la Galleria Civica di Modena, la Kunsthalle Basel o il Museu d’Art Contemporani de Barcelona. Il prossimo anno terrà una personale alla Tate Britain.

DOVE: Francesca Minini Contemporary Art – Milano

QUANDO: 16 novembre 2011 – 14 gennaio 2012

COSA: In mostra troviamo tre sculture verticali (Nolens Volens (u), (r), (i), e sei sculture appese intitolate (C.A.) (R.L.) (O.M.) (O.L.) (L.I.) (N.O.). Si tratta di semplici cornici di cedro in cui sono appese libere fotografie di pizzi bianchi, in questo modo nelle sculture in piedi se ne vede il retro in cui i plexiglass colorati donano sfumature tra il rosa e l’arancione, il colore dell’affetto. Le dimensioni delle cornici sono basate su alcune porte che Carlo Mollino (Torino, 6 maggio 1905 – Torino, 27 agosto 1973) aveva disegnato per la sua casa torinese, proprio dagli arredi di quella casa mai vissuta sono nate le fotografie e le opere di questa mostra che va ad inserirsi in una trilogia chiamata Late works che terminerà il prossimo anno.

Giovedì difesa: Ken Russell

Proprio in questa settima viene a mancare Henry Kennneth Alfred Russel, meglio noto come Ken Russell. Nato nel 1927 e spentosi il 27 novembre 2011 era oramai ai giorni nostri un forse pò dimenticato, tuttavia nemmeno io conosco sue opere successive agli anni Novanta… probabile che nemmeno ce ne siano.

Spulciando la sua biografia lo trovo come pilota della Royal Air Force, in pratica l’areonautica militare del Regno Unito, poi come coreografo, infine come fotografo… mi astraggo un attimo a pensare e mi sovviene Conrad e la vita reale che contraddice (o non lo fa) quella fantastica… eppure Conrad scrisse la nota frase “è difficile spiegare che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando”… dunque vivere o pensare? Essere o scrivere?

Il MAN ed i pranzi “luColluani” dei musei italiani

Leggevo proprio ieri un articolo scritto da Massimo Mattioli per Artribune riguardo la minaccia di chiusura del Museo MAN di Nuoro. Nello specifico il magazine ha pubblicato dei documenti ufficiali della provincia dove è possibile leggere lo stipendio del direttore del museo Cristiana Collu, che ad esser precisi ammonta a circa 171 mila euro. Questo compenso fa sorridere amaramente, soprattutto in relazione all’offerta della struttura ed alle sue possibilità legate ad una provincia non certo gigantesca e fertile riguardo l’arte contemporanea.

Il fondo di funzionamento disposto dalla provincia per il MAN di Nuoro per l’anno 2010 è stato pari a 579.915 euro, cui vanno poi decurtati gli emolumenti per il direttore. Ne consegue che tolte le altre spese, poco resta per l’amministrazione museale. Con la cultura non si mangia, ma sembra che qualcuno riesca lo stesso ad organizzarci dei pranzi luculliani. Del resto non si può certo organizzare una forca mediatica per Cristiana Collu, il suo stipendio non è dissimile da quello degli altri grandi dirigenti del mondo della cultura. Il problema riguarda quindi l’intero sistema museale italiano, dove fin troppo spesso a fronte dei soldi spesi dai contribuenti non si contrappone un programma espositivo degno di questo nome. Ed allora che fare?