Adrián Villar Rojas installa uno stuzzicadenti a Parigi

L’igiene dentale è una questione importante, anzi per qualcuno è decisamente fondamentale. Il talentuoso artista argentino Adrián Villar Rojas ha preso talmente a cuore la salute dei denti da decidere di creare uno stuzzicadenti dalle proporzioni gigantesche. Scherzi a parte, Villar Rojas ha realmente prodotto un’opera gigantesca ma si tratta di un obelisco disteso, installato proprio nei giardini delle Tuileries a Parigi.

Questa insolita opera appare come un monumento abbandonato o corroso dagli anni, un futuristico totem lasciatoci da chissà quale civiltà proveniente dagli spazi siderali o magari un razzo piovuto dal cielo. Del resto il giovane Villar Rojas è avvezzo alle strutture imponenti e fantascientifiche. Proprio quest’anno l’artista ha rappresentato l’Argentina alla Biennale di Venezia all’interno di un padiglione situato nelle Sale d’Armi dell’Arsenale, uno spazio con 500 metri quadrati di superficie espositiva. Le opere di Villar Rojas hanno letteralmente affascinato i visitatori accorsi all’Arsenale grazie ad uno spregiudicato uso dell’argilla e ad un estetica sci-fi dalle proporzioni monumentali.

La new generation è U.S.A. e getta

1979, 1979, 1981. Sono gli anni di nascita dei tre giovani artisti più chiacchierati delle ultime ore, dichiarati enfants prodige della nostra Era, ormai sempre più dominata dall’appeal che gli artisti hanno nel loro paese d’origine, in questo caso gli Stati Uniti, un continente dove la storia inizia solo nel 1776. Stiamo parlando di Nate Lowman, Dan Colen e Dash Snow. Quest’ultimo scomparso nel 2009 alla splendida età di 27 anni per una dose eccessiva di droga. Una di quelle patetiche figure che andavano di moda ai tempi di Rimbaud e Verlaine. Quella tipologia di artista maledetto che negli anni ’80 rivide la luce grazie alla Factory di Warhol che ebbe la forza e la scelleratezza di creare personaggi entusiasmanti come Basquiat e Haring. Persone che nel tempo si sono conquistate la fama e il titolo di “artista”. Oggi questo insieme di lettere è sulla bocca di tutti, ma veramente pochi ne conoscono il vero significato.
In ogni caso possiamo tranquillizzarci tutti, non ci troviamo di fronte ai nuovi genii delle arti visive in grado di girare le poche carte coperte del noiosissimo tavolo dell’arte contemporanea, e questo per un solo motivo: la differenza con gli artisti veri si vede a occhio nudo. Si nota nella qualità del lavoro, nella proposta, nella ricerca infantile, datata e figlia di una generazione di graffitari post-punk che non vale più la pena neanche di testare. Di fronte alle opere di Dan Colen si può addirittura rabbrividire pensando a quello che fecero Rauschenberg e Arman negli spendidi anni ’70. E pensare che Rauschenberg è scomparso solo un anno prima di Snow a ben ottantatre anni, insomma una dignitosa carriera da artista, lunga una vita, a differenza di una vita abbandonata sul marmo di una suite d’hotel, in cambio di una dose in più.

Italia declassata? In arte lo è già da tempo

L’Italia è stata declassata dall’agenzia internazionale di Rating Standard & Poor’s. Per chi di economia non ne mastica poi tanto significa che il voto sul nostro debito pubblico è sceso di un punto. Questo perché secondo l’agenzia americana il nostro Paese ha deboli prospettive di crescita economica ed è guidato da una coalizione fragile.

“E questo che c’azzecca con l’arte contemporanea?” direte voi. La risposta è che purtroppo tutto il sistema artistico nazionale è regolato dalla politica e se questa capitola, il medesimo destino, di riflesso, spetta alla nostra scena creativa. Il guaio è che questa volta il declassamento artistico ci ha colpito ben prima di quello economico. “Le istituzioni museali italiane, quasi sempre condizionate ad un “protettore” politico, difficilmente vivono sul rispetto della professionalità del direttore o della direttrice.”dichiara Germano Celant riguardo alle vicende del Castello di Rivoli, descrivendo un fallimento che di fatto ha di gran lunga anticipato quello economico.

David Sylvian arriva in Italia con Implausible Beauty 2012

A cinque anni dall’ultimo Tour, torna in Italia con ben quattro date, una delle voci più belle nel panorama musicale internazionale; stiamo parlando di David Sylvian che con il suo Implausible Beauty 2012 tornerà ad incantare le platee di tutta Europa.

All’Italia toccherà a marzo a partire dall’1 al Teatro Geox di Padova  per poi essere il due al Conservatorio Verdi di Milano, il 4 all’Auditorium parco della musica di Roma e il 5 al Teatro delle Celebrazioni di Bologna.

Silvia Giambrone e Liliana Moro indagano il valore delle relazioni

Paolo Maria Deanesi Gallery di Rovereto inaugura il 23 settembre una mostra con due artiste italiane che appartengono a generazioni diverse e condividono un approccio plastico e concettuale nell’esplicitamento delle loro pratiche artistiche. Silvia Giambrone e Liliana Moro si incontrano per la prima volta in una mostra per la quale hanno lavorato insieme non per produrre opere a quattro mani, ma per scoprire e sviluppare come una nuova relazione tra due artisti può influire sul processo generativo del fare arte.
Hanno trascorso del tempo insieme per conoscersi – la più giovane invitando l’altra in questo progetto – e mettersi in gioco, per (ri)scoprire, con la grazia ed il sospetto che in fondo accomuna tutti, il valore delle relazioni e le dinamiche che ne conseguono. Cappio per due, una delle opere di Silvia Giambrone presenti in mostra, sintetizza la dimensione ambigua degli equilibri esistenti nella messa in scena di una relazione.

750.000 dollari promessi ad un assassino di cani, ma San Francisco non lo permette

 La città di San Francisco è attualmente al centro di numerose polemiche riguardanti la realizzazione di una serie di opere pubbliche. Tutto è cominciato quando l’amministrazione cittadina ha affidato l’arduo compito a Tom Otterness. Dovete sapere che Otterness nel 1977 era un membro di Colab (Collaborative Projects), un gruppo artistico politicamente impegnato. Proprio nel 1977 il nostro Otterness fu protagonista di un evento assai controverso per non dire terribile.

L’artista realizzò un video in loop dal titolo Shot Dog Film, all’interno di questo video Otterness adotta un cane e successivamente gli spara uccidendolo in quello che il giornalista Gary Indiana apostrofò giustamente come: “il divertimento di registrare un’infantile e sadica depravazione su pellicola”. Da quel momento in poi furono in molti a scagliarsi contro l’artista americano che non si scompose più di tanto e divenne in seguito celebre per i suoi pacchiani monumenti pubblici.

Steve McQueen, ossessioni e perversioni da Venezia ad Hollywood

Avete presente Steve McQueen? Ovviamente non stiamo parlando dello storico divo di Hollywood ma di un talentuoso video artista/regista che in questi giorni è stato chiamato da Hollywood. McQueen è balzato agli onori della cronaca nel 2008 con il suo video Hunger, un’opera sullo sciopero della fame in Irlanda del 1981 e sulla figura del rivoluzionario Bobby Sands, pellicola che gli ha fatto guadagnare la Palma d’oro a Cannes.

Successivamente, nel 2009, l’artista ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia ed in quell’occcasione è riuscito a stupire il pubblico con la sua poesia visiva. Il suo video Giardini, ambientato appunto nei Giardini della Biennale, offriva infatti liquide immagini di eleganti levrieri in cerca di cibo tra rifiuti e padiglioni abbandonati. Un chiaro attacco ai fasti dell’imperialismo e del potere pervaso dalla pacata e lucida descrizione di un sistema che lentamente scende verso il baratro della decadenza. Ebbene, quest’anno McQueen ha nuovamente stupito il pubblico di Venezia in occasione del Festival del Cinema.

Contempo_Area. L’arte per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente sulle sponde del torrente Farfa


Autunno “In” e con l’ambiente. E’ quanto si propone la rassegna Contempo_Area. L’arte per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, promossa dalla Glocal Project Consulting, a cura di Carlotta Degl’Innocenti, in collaborazione con il Resident Artist Officine Zone Umane (Ozu) e il contributo dello scultore Giacomo Tringali, realizzata con un finanziamento della Regione Lazio e i patrocini di Provincia di Rieti e Comune di Montopoli.

L’evento che s’inaugura il 1° ottobre 2011, alle ore 15, sulle sponde del torrente Farfa, alle pendici dell’Abbazia di Farfa, promuove il territorio attraverso la creazione di un percorso permanente di sculture all’aperto lungo la pista ciclabile dell’Oasi Farfa, nell’area del Comune di Montopoli di Sabina, con 14 artisti provenienti da tutta Italia che si sono confrontati con alcuni spazi naturali: Edoardo Aruta, Daniele Jost, David Sebastian, Giacomo Tringali, Federica Ferzoco, Giuliano Orsingher, Dylan Sostegni, Alessia Babrow, Marina Buening, Christian Taliento, Elia Udassi, Elena Rondini, Pietro Zucca, Monica Renzi.

Il peggio di ArtPrize su ArtPrize Worst

Nel mondo esistono centinaia di premi e concorsi d’arte contemporanea, alcuni molto prestigiosi ed altri meno. La loro utilità non è sempre chiara ma quando queste tenzoni sono aperte a chiunque le partecipazioni degli artisti “da casa” sono a dir poco incalcolabili. Molti tentano di dare il meglio, iscrivendo l’opera che più rappresenta la loro produzione creativa. A volte però alcuni artisti della domenica finiscono con il creare una situazione involontariamente comica, questo poiché la loro opera è in realtà un incidente estetico dalle proporzioni colossali.

Eppure anche le opere di cattivo gusto hanno la propria dignità, se non altro provocano il nostro gusto estetico e ci aiutano a riconoscere da cosa dobbiamo fuggire a gambe levate. Venendo al sodo, una delle manifestazioni dove è possibile assistere al maggior numero di schifezze in assoluto è quello che in un nostro articolo di tanto tempo fa avevamo definito come il superenalotto dell’arte, vale a dire ArtPrize

Quando la critica e Jerry Saltz prendono cantonate colossali

La scorsa domenica la scrivente ha presenziato all’inaugurazione della libreria Let’s Art in via del Pellegrino 132, praticamente uno dei pochi luoghi a Roma dove è possibile trovare un’ottima selezione di pubblicazioni riguardanti l’arte contemporanea, alcune introvabili. Lo spazio è chic ed accogliente e si può persino gustare un caffè od un ottimo vino mentre si sceglie il volume preferito. In mezzo a tutti quei saggi, cataloghi e volumi illustrati, la voglia di comprare è tanta ed allora la scelta è ricaduta su Vedere ad alta voce di Jerry Saltz, un compendio di 10 anni di arte contemporanea a New York raccontata con la giusta dose di ironia e veleno.

Leggere Saltz è sempre uno spettacolo anche perché parliamo di uno dei pochi critici capace di fornire giudizi imparziali ed irriverenti senza subire la sudditanza psicologica che attanaglia il resto dei suoi colleghi. Ma la critica, lo dice anche Saltz, non è una scienza perfetta ed a volte,per tener fede all’ostinazione di dover per forza risultar caustici o profetici, si prendono storiche cantonate.

Al via il FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma giunge quest’anno alla sua X edizione con un progetto che conferma la crescita di prestigio a livello nazionale e internazionale e l’attenzione sempre più concreta alle produzioni originali e ad una forte progettualità. Punto di partenza è l’obiettivo di promuovere la fotografia contemporanea nelle sue diverse forme e linguaggi e di valorizzarne i talenti emergenti a livello nazionale ed internazionale.

FotoGrafia Festival si svolgerà dal 23 settembre al 23 ottobre per il secondo anno consecutivo negli spazi del MACRO al Testaccio, il festival può essere da ora considerato un appuntamento fisso e un momento nevralgico del programma espositivo del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma; una conferma della sempre più viva attenzione e sostegno del museo e della città verso la fotografia. Il 23 e il 24 settembre saranno organizzati incontri, lectures & workshop, presentazioni e proiezioni di fotografie per favorire l’incontro di appassionati e curiosi con tutta la comunità fotografica internazionale, nazionale e romana presente a Roma in quei giorni. 

Marina Abramovic diventa un gioco del Commodore 64

Cosa hanno in comune la grande performance artist Marina Abramovic ed il Commodore 64? Ben poco direte voi ed invece da oggi questo rocambolesco binomio è divenuto realtà. I gamers più maturi ricorderanno sicuramente le mitiche avventure grafiche dalla Sierra, una software house che tra gli anni ’80 e ’90 produsse un buon numero di video games ad 8 bit entrati nella storia. Stiamo parlando delle saghe di Police Quest, Leisure Suit Larry e Space Quest, tanto per citare alcuni titoli.

Ebbene, il funambolico artista Pippin Barr ha deciso di prendere spunto da quei mitici videogames per creare un’avventura grafica basata sulla ormai storica mostra The Arist is Present di Marina Abramovic, tenutasi al MoMA di New York lo scorso anno. Se ben ricorderete, nel corso della performance Marina Abramovic  decise di sedersi ad un tavolo nell’atrio del museo per ogni singolo giorno fino alla fine della mostra. Il tavolo era corredato da una sedia aggiuntiva, volutamente lasciata vuota ed a disposizione dei visitatori che erano invitati a sedersi su di essa e ad incrociare lo sguardo della grande artista.

Felix Gonzalez-Torres ispira la Istanbul Biennial 2011

Carlos Herrera

Le Biennali come molti di voi sapranno ruotano attorno ad un tema principale, un appiglio che ogni buon curatore utilizza come nastro di partenza da cui partono sia le manifestazioni creative degli artisti sia l’allestimento dell’evento. Solitamente questo appiglio si sviluppa partendo da temi filosofici o sociali, basti pensare ad ILLUMInazioni – ILLUMInations di Bice Curiger o a Fare mondi- Making Worlds di Daniel Birnbaum, tanto per restare dalle parti della Biennale di Venezia.

A volte però capita che lo spunto scelto dal curatore di turno sia un artista, un personaggio talmente ispirato e seminale da influenzare intere schiere di artisti ed eventi. I curatori Jens Hoffmann e Adriano Pedrosa hanno appunto pensato ad un artista quando hanno deciso di sviluppare il tema principale della loro Istanbul Biennial 2011, apertasi lo scorso 17 settembre (in visione fino al prossimo 13 novembre 2011). L’artista in questione è il grande Felix Gonzalez-Torres, raffinato e poetico artefice di creazioni artistiche spesso destinate ad esaurirsi per mano dello spettatore alla stregua del ciclo vitale dell’uomo. 

E’ Giulio Delvè il vincitore del Talent Prize 2011

Mercoledì 14 settembre sono stati annunciati il vincitore e i finalisti della quarta edizione del Talent Prize, il concorso promosso dal gruppo Guido Talarico Editore, con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e al Centro Storico di Roma Capitale, e organizzato con la Fondazione Roma arte‐musei, di cui fanno parte, oltre all’omonima istituzione anche la Fondazione Roma Mediterraneo e la Fondazione Roma Terzo settore. A sostegno dell’iniziativa, oltre ai partner ormai storici, Editalia ‐ Gruppo Poligrafico e Zecca dello Stato e Gruppo Sole 24Ore, la presenza significativa di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

Ad aggiudicarsi la quarta edizione del Talent Prize è stato Giulio Delvè. Classe 1984, l’artista ha conquistato il favore della giuria e un premio di 10.000 euro con la scultura intitolata “Black Dog “. Il vincitore con la sua opera cerca di indagare punti di contatto, affinità e legami tra fatti e concetti apparentemente lontani e disconnessi tra loro ma che rappresentano un punto di vista trasversale nell’analisi di un passato storico che diviene strumento di conoscenza e di comprensione del vissuto.