Giovedì difesa: Red

Red è un film del regista Robert Schwentke di cui non conoso troppo le gesta. È tratto da un fumetto di Warren Ellis e Cully Hammer. Il protagonista, l’agente in pensione Frank Moses, interpretato da Bruce Willis è, a mio avviso, la cosa migliore. Anche il cast è davvero notevole: Mary-Louise Parker, Helen Mirren, John Malkovich, Karl Urban, Richard Dreyfus, Brian Cox e Morgan Freeman tra gli attori.

L’operazione di trasposizione dal fumetto ha momenti buoni e molto divertenti. In effetti sono un pò indeciso sul giudizio, a causa di quanto succede al livello di ritmo del film. L’ironico messaggio sotteso su quanto sia più forte la “vecchia scuola” poliziesca, (si legga anche i vecchi film polizieschi, o i vecchi attori), trend che ha il suo momento più alto in Die Hard 4 e ne I mercenari, qui occupa quasi tutto il tema.

Costantin Brancusi e Richard Serra alla conquista della Svizzera

La Fondation Beyeler di Basilea dedica la grande mostra della stagione estiva (dal 21 maggio al 4 settembre 2011) all’opera di Constantin Brancusi (1876–1957) e Richard Serra (*1939); la mostra intende così avvicinare uno dei pionieri della scultura moderna al più significativo scultore contemporaneo. Brancusi, nato in Romania ma attivo a Parigi dal 1904 fino alla morte, ha gettato le fondamenta della scultura astratta attraverso una ricerca indirizzata all’essenzialità delle forme; con le sue minimalistiche opere in acciaio, l’americano Serra ha definito in modo nuovo il campo di applicazione dell’arte plastica, includendo direttamente l’osservatore nella scultura. L’opera di entrambi mette così in primo piano il tema della presenza e dell’efficacia della forma scultorea nello spazio.

Una selezione di circa 35 opere, organizzate nello spazio in densi gruppi divisi per soggetto, mette in luce gli aspetti principali dell’arte di Brancusi. Saranno esposte celebri opere, tra cui diverse versioni della monolitica scultura Il bacio, delle poetiche Teste di bambini e Muse addormentate, dei famosi Uccelli nello spazio, così come opere pionieristiche quali Princesse X, Négresse blanche e opere dalla forte valenza metaforica come Colonna senza fine. I pochi soggetti realizzati in innumerevoli variazioni formali, il gioco condotto con la mutevole materialità della scultura e con i suoi diversi effetti di superficie rendono percepibile l’incessante ricerca di un proprio, preciso ideale estetico.

Rosa Barba al Mart di Rovereto

Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e Fondazione Galleria Civica – Centro di Ricerca sulla contemporaneità di Trento sono liete di annunciare “Rosa Barba. Stage Archive”, la prima mostra personale in istituzioni pubbliche italiane di Rosa Barba (in visione dal 27  giugno al 28 agosto), a cura di Chiara Parisi e Andrea Viliani. Rosa Barba (Agrigento, 1972, vive e lavora a Berlino) è una delle più affermate artiste italiane dell’ultima generazione, il cui lavoro abbraccia cinema, suono e testo.  La mostra “Rosa Barba. Stage Archive” nasce dalla collaborazione fra le due istituzioni trentine e si sviluppa intorno al ruolo di archivio, e a come esso plasma l’identità e l’attività istituzionale del museo contemporaneo.

Il punto di partenza è rappresentato da un lavoro in cui Rosa Barba approfondisce i documenti del periodo futurista presso gli Archivi Storici del Mart di Rovereto. Il progetto della duplice mostra consiste nella presentazione in forma di “scultura-teatro astratta” di varie opere futuriste, tra cui sceneggiature e trattamenti cinematografici mai realizzati dell’artista Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960), i cui originali sono conservati presso il Mart. L’archivio è re-interpretato dall’artista non solo come luogo della conservazione ma anche come fulcro di una temporalità fluida, che confonde fra loro passato, presente e futuro, come motore attivo dell’immaginario, come fonte di nuove narrazioni, come palcoscenico, da cui il titolo della mostra, “Stage Archive”, ovvero “Palcoscenico-Archivio”.

Un “ritratto” inedito di Francesca Woodman

Francesca Woodman Photographs 1977/1981 a cura di Giuseppe Casetti inaugura il 23 maggio alla libreria-galleria il museo del louvre di Roma. Fotografie, disegni, carteggi privati, materiale inedito di una delle artiste più precoci dell’arte contemporanea. Francesca Woodman ha maturato fulmineamente la sua carriera artistica negli anni settanta, tra i 13 e i 22 anni.

Giuseppe Casetti, curatore della prima personale di Francesca Woodman nel 1978 presso la libreria Maldoror, dopo più di trent’anni le rende omaggio con una mostra che anticipa la grande retrospettiva dell’artista presso il MoMA di San Francisco nel 2011 e il Guggenheim di New York nel 2012. Francesca Woodman ha vissuto a Roma tra il 1977 e il 1978. In questo periodo ha frequentato assiduamente la libreria Maldoror, dove ha esposto per la prima volta le sue fotografie e dove ha conosciuto altri giovani artisti con i quali ha stretto importanti amicizie. Per la prima volta, alla mostra Francesca Woodman Photographs 1977/1981, saranno esposte, non solo le fotografie ma anche le carte, i segni, le parole e le riflessioni di un percorso creativo che ha portato alla realizzazione di alcuni dei capolavori fotografici della Woodman, tracce che Francesca ha lasciato ai suoi amici romani di Maldoror.

Lars Von Trier nazi cacciato da Cannes

Accadono cose strane in questo mondo e sempre più spesso chi sembrava essere degno di stima si trasforma in un imbecille completo, senza alcuna possibilità di difesa. Questa volta la figura del completo babbeo l’ha fatta nientemeno che Lars Von Trier, giunto in quel di Cannes per presenziare al festival del cinema.

Lo sprovveduto regista durante la conferenza stampa di Melancholia (sua ultima pellicola con Kristen Dunst e Charlotte Gainsbourg) avrebbe rilasciato queste scioccanti dichiarazioni riportate da la Repubblica: “capisco Hitler, capisco l’uomo che è pieno di male, certo sono contrario alla seconda guerra mondiale e non sono contro gli ebrei, ma in realtà non troppo perché Israele è un problema, come un dito nel culo, fa cagare. Adoro l’architetto di Hitler Albert Speer, aveva un grande talento. Come regista nazista. Invoco la soluzione finale per i giornalisti”.

La Rai taglia Sgarbi, la Curiger può salvare l’Italia dell’arte

Il grande trambusto generato da Vittorio Sgarbi attorno al Padiglione Italia della prossima Biennale Di Venezia sembra non aver mai fine ed anzi dopo le oramai numerose defezioni degli artisti invitati (anche a loro insaputa), il polverone è talmente fitto che non si riesce a capire poi tanto di quello che veramente vedremo a Venezia. Quello che è certo è che Sgarbi ha già incassato un sonoro “no”da parte del pubblico ma stavolta si tratta di quello televisivo.

Già perché la prima puntata dello show  intitolato “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi”, si è tramutata in un lunghissimo e sfiancante monologo-autodifesa che ha letteralmente fatto flop, costringendo i vertici della RAI a sospendere la trasmissione. Che sia questo un segno dell’inizio della fine? Polemiche a parte vorremmo ricordare che oltre alle “meraviglie” che saranno esposte nel Padiglione Italia,  il pubblico internazionale potrà ammirare l’altro volto dell’arte italiana, vale a dire quello vero.

Un Asylum da Zelle Arte Contemporanea a Palermo

Venerdì 17 giugno 2011 Zelle Arte Contemporanea di Palermo presenta al pubblico la mostra Asylum (aperta fino al prossimo 31 luglio), collettiva con Martina Merlini, Tellas e Enrico Gabrielli a cura di Guillaume Von Holden. Sottilissimi aghi di magnetite risiedono all’interno di alcuni neuroni in determinati nuclei del cervello di tutte le specie volatili.  Aghi che, con assoluta precisione, permettono l’orientamento anche per migliaia di kilometri in mare aperto.

Profonda riflessione su una dimensione abitativa intima ed avvolgente, quanto fragile e transitoria, ‘Asylum’ è un complesso progetto installativo che nel 2010 ha già fatto tappa presso Fragilecontinuo in quel di Bologna, e che attraverso una precaria quanto evocativa architettura, fonde su più livelli le astrazioni naturalistiche di Tellas (Cagliari, 1985), le tavole ornitologiche illustrate di Martina Merlini (Bologna, 1986) ed i muri sonori generati dal polistrumentista Enrico Gabrielli (Montevarchi, 1976).

Con Made in Italy Gagosian sfida il museo

Ci siamo trovati a volte in disaccordo con le passate proposte creative della Gagosian Gallery di Roma ma il nostro obiettivo è appunto quello di essere obiettivi e se avevamo stroncato la mostra di Chris Burden nel marzo del 2010 è anche vero che quella di Yayoi Kusama nel marzo del 2011 ci è decisamente piaciuta, ottimo allestimento e frizzanti e divertenti come sempre le opere di Kusama.

Stavolta torniamo a parlar bene di Gagosian anche se non abbiamo ancora visto la prossima mostra romana, ma gli intenti di questa nuova proposta sono degni di lode. Di certo quando si parla di una piattaforma di mercato non si possono pretendere mostre museali ma stavolta ci troviamo di fronte ad un evento capace di unire l’utile al dilettevole. Stiamo parlando di Made in Italy, mostra collettiva per i 150 anni dall’Unità d’Italia curata da Mario Codognato (in visione dal prossimo 27 maggio fino al 29 luglio 2011). Di eventi commemorativi per il 150esimo anniversario ve ne sono anche troppi ma questo si preannuncia decisamente gustoso. La mostra infatti è strutturata in modo da far ammirare al pubblico l’influenza creativa esercitata dall’Italia nei confronti dei grandi protagonisti internazionali del ‘900.

Il Padiglione Italia che sarà…

Giancarlo Vitali

Ecco a voi la lista completa (diramata dal sito della Biennale) dei 200 artisti selezionati dai 200  intellettuali chiamati da Vittorio Sgarbi a riempire il Padiglione Italia, alla prossima Biennale di Venezia. Ovviamente si tratta di una lista “in divenire” visto che qualche artista (vedi Luca Vitone e Paolo Grassino) ha già proclamato una saggia defezione.  Ogni commento appare superfluo, noi vi offriamo qualche immagine di ciò che il mondo potrebbe ammirare della nostra arte contemporanea:

ARTISTA  –  INTELLETTUALE
Accardi Carla  – Enzo Boschi
Acerbi Petrassi – Rosetta Roman Vlad
Adami Valerio   – Marino Livolsi
Anvidalfarei Lois  – Joseph Zoderer
Argeles Gloria  –  Vivian Lamarque
Arrivabene Agostino – Pierluigi Pizzi
Asti Adriana –  Galli Della Loggia
Atti Patrizia – Luigi Koelliker
Bafico Enrico – Anacleto Verrecchia
Balena Vincenzo –  Maurizio Cucchi
Barbieri Olivo – Italo Zannier
Bartolini Giuseppe – Antonio Moresco
Bazzocchi Paolo –  Massimo Donà
Beecroft Vanessa – Linda Nochlin
Begnoni Renato – Italo Zannier
Bergomi Giuseppe – Mario Botta
Bertelli Pino –  Don Andrea Gallo
Bertozzi e Casoni  – Walter Siti
Bertusi Jasmine – Giuseppe Scaraffia

Sic – Saccheggi interni controllati, artisti che ospitano artisti

“La morte non è nel non poter più comunicare, ma nel non poter più essere compresi.” Pier Paolo Pasolini

Studio Quadraro si trova in via Juvenci 11, nel quartiere quadraro, a due passi dalla metro Porta Furba di Roma. Vi lavorano gli artisti Paolo Assenza e Antonello Bulgini, gli architetti Adriano Pingaro e Maria Farina. Ci si propone, in questa sede, di promuovere e consigliare una maniera di lavoro, idea di scambio anche per collezionisti, curatori e galleristi. Verranno realizzate dunque inizialmente tre mini-mostre dentro lo studio. I lavori degli artisti scelti saranno esposti per tre giorni, e gli eventi avranno cadenza mensile. Le pareti di uno studio vissuto e utilizzato saranno la cornice non convenzionale dell’esposizione. Tre quadri vivranno nella parete creando da se l’atmosfera e il micromondo cui appartegono.

Le inaugurazioni, poco formali negli intenti, inizieranno alle 21 di sera. Delle mini interviste che avranno il compito dell’approfondimento tematico su un’opera dell’artista sul blog di GlobArtMag a cura di Daniela Trincia andranno a coronomento del lavoro per approfondire anche i punti di vista concettuali e la cifra stilistica dei lavori presentati. Con questa iniziativa si vuole porre l’attenzione sull’esigenza di sinergie, il desiderio di scambio e confronto che necessita di nuove vie e di un diverso modo di operare. I punti di vista chiamati in causa sono molteplici. Sottolineare che in questo caso si tratta di artisti che invitano artisti, da loro stimati anche nelle possibili diversità, ne è un esempio vivo.

Attenti, arriva l’India

Gigi Scaria

Come ci ha fatto notare il celebre magazine online Artinfo, ultimamente la scena contemporanea indiana ha letteralmente messo il turbo, invadendo numerose piattaforme espositive e di tutta la Francia. Attualmente il Grand Palais di Parigi ospita il grande Leviathan di Anish Kapoor. Tutti i quotidiani internazionali hanno parlato di un’installazione a dir poco sensazionale, una sorta di enorme grembo primordiale che può essere esplorato anche nel suo interno.

Sempre a Parigi, inoltre, il Centre Pompidou inaugurerà il prossimo 25 maggio (fino al 19 settembre 2011) la mostra Paris, Delhi, Bombay un vero e proprio megaevento con 50 artisti, attivi in India e in Francia, che proporranno il loro punto di vista sui profondi cambiamenti all’interno società indiana contemporanea, focalizzandosi su questioni politiche, identitarie, di sviluppo urbano.

Evitiamo sciocchi e scontati giochi di parole: MIA Fair, la prima fiera di fotografia a Milano

MIA è una neonata che ha fatto parlar di se fin dai primi vagiti. Effettivamente il fatto che nel 2011 in Italia non avessimo una vera e propria fiera sulla fotografia artistica può far notizia. Si potrebbe ribattere, così per dire, che in ogni fiera d’arte sono presenti artisti che utilizzano il mezzo fotografico e forse una fiera solo per la fotografia la ghettizza piuttosto che elevarla. Un altro elemento su cui si è discusso è che a Milano pare facciano una fiera al mese: è un disperdere denaro e anche collezionisti, che mica possono venire a Milano ogni due per tre. All’estero ha preso piede da tempo la mania degli agglomerati di fiere, una importante e tante piccole intorno, io da questo punto di vista preferisco avere eventi separati, ma forse lo dico solo perché non sono collezionista e vivo a Milano.

Insomma dopo tanto clamore MIA è arrivata, e passata, e non potevo esimermi dal commentare l’evento. Per quanto la fotografia sia istituzionalizzata come parte dell’arte, in alcune sue forme almeno (oppure, parafrasando Man Ray, quando a farla è un artista), da ormai cent’anni sembra davvero ancora reclusa in una storia a sé. Per questo ben venga MIA a mostrare la forza artistica di tale linguaggio e forse, proprio per questo, mi sento in dovere di dare qualche consiglio per la prossima edizione. Considerando la sede scelta adatta e ben posizionata bisognerà pensare ad una riduzione dei contenuti, che il problema maggiore è quello dello spazio. Stretti corridoi, stretti stand, mancava lo spazio necessario per poter godere delle opere, per non parlare di allestimenti in alcuni casi caotici e in generale della sensazione di trovarsi dentro al Programma Ludovico (la famosa tortura video di Arancia meccanica).

Il cemento della memoria nell’opera di Lukáš Machalický

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato” G. Orwell

Come preannunciato qualche settimana fa, il 18 maggio inaugura il secondo appuntamento mensile del MLAC di Roma. Questa volta tocca a Lukáš Machalický, secondo artista ceco della rassegna Czech Point a cura di Alessandra Troncone, occupare il piano inferiore del museo con un evento intitolato To my left, to my right e che sarà visitabile fino al 27 maggio 2011. Il lavoro di Machalický verte sull’analisi trans-storica degli eventi che hanno caratterizzato la fase del regime comunista nell’ex Cecoslovacchia. Trattandosi di un giovane artista, non ci sorprende il fatto che il punto di vista attraverso cui si dispiega questa analisi sia quello che passa attraverso le dinamiche della memoria. Come facciamo esperienza di questi avvenimenti pur non avendoli vissuti direttamente?

In Grey zone (2010), Lukáš ci presenta una serie di documenti relativi ad atti di contro-spionaggio attuato dai servizi segreti durante il regime. Questi documenti, resi noti successivamente in internet, sono ora visionabili con delle evidenti cancellature in cui vengono occultati i nomi e le referenze dei protagonisti di questi atti. Tale omissione diventa per l’artista mezzo formale il cui profilo costituisce i blocchi di calcestruzzo (materiale tipico delle costruzioni del regime) che l’artista dispone sul tavolo mettendo in risalto la durezza e l’asetticità di un materiale contro cui si scontrano le ambizioni e le aspettative di un’umanità schiacciata sotto il peso di un sistema appiattente e incontrovertibile.

Con “I Conflitti” si chiude il progetto Il Caos a Venezia

Con I CONFLITTI si conclude il progetto espositivo IL CAOS, promosso dalla Società San Servolo Servizi in collaborazione con la Provincia di Venezia, che dal 2009 affronta ogni anno tematiche urgenti dell’attualità. La trilogia, a cura di Raffaele Gavarro, è dedicata a Pier Paolo Pasolini e prende il titolo dalla rubrica che il poeta tenne dal 1968 al 1970 sul settimanale “Tempo”, e vuole rendere testimonianza dell’arte degli ultimi anni che affronta in maniera esplicita argomenti e situazioni sociali ed etiche.

Dopo la tappa dedicata al tema del LAVORO (Nel
 2009 gli
 artisti
 invitati
 sono
 stati: Marco
 Bonafè, Gea
 Casolaro, Donatella
 Di
 Cicco, Danilo
 Donzelli, 
Sandro 
Mele, Alice 
Schivardi, 
Giuseppe 
Stampone, Enrico
 Vezzi), e quella dedicata alle MIGRAZIONI (Nel
 2010 
sono 
state 
esposte 
le
 opere
 di: Theo 
Eshetu, Michael Fliri, H.H.
Lim, Paolo Meoni, Alex
 Mirutziu, Ivana 
Spinelli, Driant
 Zeneli), si inaugura il 3 giugno CONFLITTI, una mostra che raccoglie opere di artisti italiani e internazionali.