Pubblicità e arte contemporanea

Avete mai pensato che anche la pubblicità potrebbe trasformarsi in arte contemporanea? Beh siamo certi che molti puristi a sentir queste parole storceranno la bocca. Eppure nel corso della storia, l’arte contemporanea ha più volte incrociato (o per meglio dire sfruttato ed evidenziato le ossessioni de) le meccaniche pubblicitarie per giungere al fruitore con inalterata potenza creativa. L’Independent Group capitanato da Eduardo Paolozzi e Richard Hamilton ad esempio, ha di fatto anticipato le ricerche Pop, utilizzando soggetti presi in prestito dalla cultura dei mass media.

Inutile poi citare gli universalmente celebri décollage di Mimmo Rotella che con la pubblicità ed i suoi manifesti strinse un rapporto indissolubile. Ma il mondo della pubblicità e dei grandi brands è stato anche il motore centrale della Pictures Generation, basti citare i cowboy della Marlboro di Richard Prince ed il leone ruggente del video Metro-Goldwyn-Mayer di Jack Goldstein, opera in loop che mostra il brand della nota casa di produzione cinematografica come metafora assoluta del potere dei media.

Mostre blockbuster? l’Inghilterra corre ai ripari

In questi giorni il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un’interessante analisi sulle mostre blockbuster, vale a dire eventi che ospitano i più grandi maestri dell’arte nei più prestigiosi musei del mondo con l’intento di fare cassetta, racimolando fantastiliardi a destra e a manca e vendendo un numero spropositato di biglietti. Matisse, Van Gogh, Tiziano, Raffaello, Gauguin e chi più ne ha più ne metta. Nessuno si salva al triste destino della mostra blockbuster. Spesso e volentieri però il corpus di ogni mostra è formato da pochissime opere maggiori e molte opere minori di un dato maestro.

Altro grosso aspetto negativo è rappresentato proprio dalla incredibile affluenza di pubblico che di fatto impedisce una corretta fruizione delle opere e costringe i poveri visitatori a sbracciarsi o peggio ancora a divenir preda di una corrente umana che li strascina lontano dal dipinto tanto sospirato. Il Guardian ci fa però notare che la tendenza delle mostre blockbuster in Gran Bretagna potrebbe presto subire una brusca variazione di rotta.

Mi piace essere stella cometa* – 4/4 Terre Vulnerabili all’Hangar Bicocca

Siamo giunti all’ultima fase lunare senza quasi rendercene conto. A novembre dello scorso anno vi avevo raccontato dell’apertura di Terre Vulnerabili all’Hangar Bicocca di Milano, baluardo dell’arte di ricerca e dell’arte di resistenza (alla mancanza di fondi, alla lontananza dalla città, al disinteresse politico…).

Da quella prima fase, intitolata Le soluzioni vere vengono dal basso, nella quale venivano presentate quindici opere di altrettanti artisti, tutto è cambiato a dimostrazione che quando Chiara Bertola ci spiegò che sarebbe stata una mostra che cresce non parlava semplicemente di un aggiungere altre opere nel tempo. Non si tratta di uno stratagemma per far tornare gli spettatori, lei, con Andrea Lissoni e gli artisti tutti, hanno davvero dato vita ad una creatura vivente che ha cambiato completamente allestimento ed è arrivata ad ospitare trentuno artisti e ben più opere. Se non avete avuto modo di visitare l’Hangar nelle fasi passate non rinunciate a quest’ultima, perché la mostra ha si attinto da questo meccanismo di comunione di intenti nel suo crearsi, ma resta un esistere che funziona in sé ad ogni tappa, con una forza espressiva e di significati fuori dal comune.

CORPICRUDI – Le Vergini

Dopo numerosi progetti, collaborazioni e personali presentati in gallerie, teatri ed eventi d’arte e moda in tutto il mondo, CORPICRUDI, ovvero il duo formato dagli artisti genovesi Samantha Stella e Sergio Frazzingaro, presenta, venerdì 13 maggio 2011 alle ore. 18,00 presso la galleria genovese Guidi&Schoen Arte Contemporanea, il nuovo progetto multimediale Le Vergini.

Le Vergini nasce da una riflessione sul valore della bellezza e sulla sua possibile condanna. Una tematica ispirata visivamente a due pellicole di culto, Picnic at Hanging Rock di Peter Weir (1975) e The Virgin Suicides di Sofia Coppola (1999), nelle quali giovani protagoniste spariscono o scelgono il suicidio. Utilizzata nella sua accezione più simbolica ed onirica, la morte diventa metafora del passaggio dalla vita nella sua stagione più in fiore, la pre-adolescenza, connotata da bellezza e giovinezza, all’età della maturità e della consapevolezza.

Ai Weiwei sotto tortura e Anish Kapoor si mobilita

Siamo ancora qui a parlare di Ai Weiwei, questo perché alcune agenzie di stampa hanno malauguratamente reso note alcune indiscrezioni sulle condizioni del coraggioso artista cinese. Sembrerebbe infatti che un reporter “pentito” dell’agenzia cinese Xinhua (controllata dallo stato) abbia rilasciato a ChinaAid alcune dichiarazioni sul caso Weiwei e non si tratta di notizie confortanti.

Secondo il fantomatico reporter, che ha usato il nome fittizio di Rong Shoujing, il capo della pubblica sicurezza di Pechino( vale a dire Fu Zhenghua) avrebbe fatto vedere a Weiwei un video con le torture inflitte al dissidente Gao Zhisheng , in seguito Zhenghua avrebbe emanato l’ordine di infliggere a Weiwei le stesse torture.

Giovedì difesa: Buttafuori

Buttafuori è una sit-com italiana. La trovate su flop tv in brevi spezzoni di pochi minuti. In verità è stata anche trasmessa in prima visione TV nell’estate del 2006 su Rai 3 in otto puntate di trenta minuti ciascuna, passando quasi inosservata.

La serie è prodotta dalla Wilder per il Nucleo produttivo satira di Raitre. Ne è stata realizzata una sola stagione. Leggo che la messa in onda di cui non mi sono mai accorto era in prima tv per 8 venerdì dalle ore 20.30 alle ore 21.00, fascia oraria che in quel periodo, dal lunedì al giovedì, era occupata dalla prima stagione di Un posto al sole d’estate. Quindi frequentata da tutt’altro fruitore, per dirla breve fascia oraria, comunicazione e programmazione di un prodotto rivolto a me che mi hanno “mancato” completamente come target. Infatti non mi è arrivata.

L’ultima “Devozione” di Gian Maria Tosatti

Si chiude con un Testamento il ciclo di installazioni ambientali intitolato Devozioni e sviluppato da Gian Maria Tosatti dal 2005 ad oggi. Questa decima tappa, curata da Alessandro Facente e prodotta dalla Fondazione VOLUME!, rappresenta l’apice di una sofferta meditazione sul tempo e sulla memoria dove la totalità dell’esperienza umana appare come un grande silenzio fra due pensieri, un silenzio riempito dal lontano e disturbato suono di un messaggio radiofonico.

La solitaria missione esplorativa del fruitore all’interno della Torretta dell’ospedale San Camillo di Roma diviene un tentativo estremo di afferrare la realtà attraverso ciò che di essa rimane, in un’ascesa fisica proporzionale ad una discesa della coscienza all’interno del ricordo.

A Milano doppio evento per Anish Kapoor

Due straordinari appuntamenti a Milano e a Venezia a fine maggio con Anish Kapoor, universalmente riconosciuto come uno tra i più significativi artisti contemporanei. Dal 31 maggio al 9 ottobre 2011  nelle due diverse sedi espositive della Rotonda di via Besana e della Fabbrica del Vapore si terrà una mostra, curata da Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni, promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dall’Assessorato Sport e Tempo libero con la società di produzione artistica Madeinart.

Un’installazione site-specific, una serie di progetti architettonici e installazioni ambientali insieme a una selezione di opere recenti consentiranno di comprendere la matrice concettuale del lavoro di Anish Kapoor. Nella sua ricerca l’artista si muove attraverso lo spazio e la materia in una continua sperimentazione su differenti scale dimensionali, confrontandosi sempre con l’ambiente con il quale interagisce «cercando di generare – come dichiara l’artista – sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati».

Matteo Fato [Autoritratto (1)]

Il ciclo espositivo Lithium 1 prosegue con la mostra personale di Matteo Fato (Pescara, 1979; vive e lavora a Pescara), a cura di Alessandra Troncone, dal titolo [Autoritratto (1)]

La ricerca di Matteo Fato si presenta come una sperimentazione continua, che si avvale di mezzi espressivi di volta in volta differenti. I lavori dell’artista rivelano un’attenzione per il segno (da quello pittorico a quello linguistico) e, in particolare, per il rapporto tra disegno e parola / parola e immagine che si traduce poi in un dialogo sempre fertile tra tradizione e innovazione.
In quest’occasione Fato presenta Autoritratto (1), un lavoro realizzato nel 2006 che contamina il disegno con le possibilità offerte dalle tecnologie digitali, in particolare il video. Quest’ultimo viene concepito come estensione dell’originaria vocazione pittorica; le immagini, realizzate in digitale su tavoletta grafica, si animano nel loro succedersi, raccontando lo svolgersi di una qualsiasi giornata.

Alexander McQueen da record e la Biennale sceglie la giuria

Alexander McQueen ha praticamente stregato New York. Il celebre fashion designer inglese scomparso nel febbraio dello scorso anno ha infatti raccolto la bellezza di 5.100 visitatori nel giorno  dell’opening della sua grande retrospettiva organizzata dal Metropolitan Museum. La mostra dal titolo Savage Beauty (in visione fino al prossimo 31 luglio 2011) è di fatto riuscita ad eguagliare le presenze di pubblico di altri grandi eventi legati ai maestri dell’arte.

Il record assoluto di pubblico per una mostra al MET appartiene infatti a Vincent Van Gogh con The Drawings, evento che ha attirato la bellezza di 5.400 persone in un solo giorno, ma parliamo ormai del “lontano” 2005.

Salon de Montrouge, ovvero: come promuovere la giovane arte nazionale

La scena dell’arte contemporanea francese è assai difficile da capire, tanto che a volte essa ci appare timidamente a ridosso delle altre grandi superpotenze dell’arte. La Francia invece ha tutte le carte in regola per ben figurare in un mondo sempre più agguerrito. Ci sono le fiere importanti vedi FIAC, ci sono interessantissimi centri per l’arte vedi il Palais De Tokyo, ci sono gli artisti internazionali come Christian Boltanski e Sophie Calle ed infine ci sono prestigiose gallerie dedite alla promozione dei nuovi artisti contemporanei come Magda Danysz.

Tra le tante piattaforme culturali di cui la Francia dispone c’è anche il Salon de Montrouge. Forse a molti di voi questa manifestazione può risultare del tutto ignota ed allora ci teniamo a precisare che il Salon è attivo sin dal 1955. Obiettivo principale di questa piattaforma è quello di offrire al pubblico (ogni primavera) le migliori primizie della new wave francese. Il Salon infatti è interamente dedicato alla giovane arte.

Consuelo Castañeda in affitto per Americas Society

Al via anche quest’anno il programma di Americas Society che porta negli spazi newyorkesi l’arte Latino Americana, dei Caraibi e del Canada attraverso tre eventi espositivi annuali. Il progetto si prefigge di coinvolgere artisti di media notorietà con un programma di opere site specific concepite appositamente per lo spazio, situato in un edificio storico a 680 Park Avenue, attraverso l’appropriazione dell’uso e del valore simbolico di dell’edificio stesso.

Ad inaugurare il nuovo ciclo espositivo sarà l’installazione di Consuelo Castañeda (Havana, Cuba, 1958) intitolata For Rent; curata da Yasmeen Siddiqui in collaborazione con Gabriela Ranger, la mostra verrà inaugurata il 17 maggio 2011 e sarà visibile fino al 30 dii giugno. L’opera di Castañeda richiama alla sua esperienza di immigrata cubana negli Stati Uniti proiettando sullo sfondo di questa vicenda esistenziale quello che fu il più ampio contesto storico della Guerra Fredda.

Marysia Gacek – My Name is Wendy

Unosolo Project Room di Milano inaugura oggi My Name is Wendy, la prima mostra personale in Italia dell’artista polacca Marysia Gacek. Partendo da un’immagine, un particolare ricordo o oggetto Marysia Gacek crea strutture e narrazioni sottilmente connesse tra loro attraverso un personale simbolismo e differenti modalità di rappresentazione. Pittura, oggetti domestici e informazioni recuperate su Internet si combinano per dare vita ad un racconto in forma visiva, in un accostamento spesso di lettura enigmatica ma che fornisce sempre lo spiraglio per una comprensione più ampia.

Riferimenti a pittura, folk art e cinema dialogano con allusioni al fitness, alla decorazione d’interni e all’artigianato, creando invisibili linee tra forme, riferimenti culturali e ricordi. I materiali utilizzati appartengono alla vita personale dell’artista e alla realtà che la circonda: i panorami di Marysia Gacek sono popolati da montagne polacche, dall’America di periferia, dalla TV e dale riviste d’arte. Oggetti e immagini appartenenti a tempi e luoghi differenti si intrecciano per svelare una nuova storia, spesso intessuta nei materiali stessi: l’uso della terracotta per alludere alle peculiarità della carne, o del cotone per suggerire morbidezza e comodità.

Ecco i 4 protagonisti del Turner Prize 2011

Torna il Turner Prize che quest’anno,  per la seconda volta su 26 edizioni in totale, sarà ospitato al di fuori dei consueti spazi londinesi del Tate.  Sarà infatti il Baltic Centre for Contemporary Arts di Gateshead ad aprire i suoi spazi alla celebre kermesse. Lo scorso anno il premio è stato vinto da Susan Philipsz con un’installazione sonora che non ha mancato di scatenare numerose polemiche fra addetti ai lavori e semplici appassionati. Per quanto riguarda l’edizione 2011 le nomination per i quattro finalisti sono già state rese note.

Ecco dunque una panoramica sui quattro protagonisti di quest’anno che avranno il compito di ravvivare le sorti di un premio che nella scorsa edizione è stato apostrofato come noioso e blando. Vi annunciamo già da subito che la giuria ha selezionato un solo artista che solitamente si cimenta nella pittura, vale a dire che l’installazione ormai ha preso piede dappertutto. Ma bando alle ciance e via con i nomi dei quattro protagonisti: