Annalisa Furnari – Comuni luoghi di festa

Giovedì 29 aprile si inaugura presso la galleria Ciocca Arte Contemporanea di Milano, la prima personale milanese dell’artista Annalisa Furnari. Nata a Milano, l’artista si è trasferita subito e ha sempre vissuto in Sicilia, fino al recente trasferimento nella città natia. La mostra nasce da un naturale processo di riflessione e avvicinamento ad una città conosciuta negli anni solo attraverso i racconti familiari e i luoghi comuni, ma a cui si è sempre sentita legata da un senso di appartenenza, dettato dalle proprie origini.

Un’installazione site specific accoglie il visitatore in galleria; composta da nove puntelli che mettono in sicurezza il soffitto, l’opera crea il dubbio che la struttura sia pericolante proprio nella zona di accesso, che rappresenta anche l’unica via d’uscita. Comuni luoghi di festa, opera che dà il titolo alla mostra, è un’interpretazione del tema dell’aria a Milano; un’intera parete della galleria è trattata a nero di carbone, pigmento prodotto dalla combustione di prodotti petroliferi, causa di quella patina di inquinamento che ricopre palazzi e monumenti e che rende irrespirabile l’aria della città.

Videoart Yearbook. L’annuario della videoarte italiana

La galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze ospita Videoart Yearbook. L’annuario della videoarte italiana, un progetto di ricerca promosso dal Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna. Il progetto – unico in Italia nel suo genere – indaga nello specifico le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine, due settori in continua e costante espansione nella sperimentazione artistica odierna, anche grazie all’applicazione delle più recenti tecnologie digitali, ormai assimilate nell’ambito dell’arte ed essenziali a molta della produzione più attuale.

Nell’intento dei curatori – un team di ricerca formato da Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi e Paola Sega Videoart Yearbook si offre come un’accurata ricognizione della videoarte contemporanea; una campionatura ragionata che dal 2006 raccoglie il meglio delle ultime e più avanzate produzioni di video arte realizzate nel panorama artistico italiano.

Arriva Jennifer Rubell con la sua prova del cuoco per l’artocrazia internazionale

La scena dell’arte contemporanea statunitense ha lanciato un nuovo protagonista ma questa volta sinceramente non è certo una figura di cui si sentiva il bisogno. Si tratta di Jennifer Rubell, autodefinitasi pioniera della conceptual food art. Va detto che bisognerebbe spiegare alla Rubell che gli interventi artistici che prevedono l’uso di materiali edibili sono stati sperimentati già decine e decine di anni fa, quindi queste ricerche non hanno nulla di pionieristico. Alcuni giorni fa Jennifer Rubell ha portato alcune delle sue stravaganti creazioni al Brooklyn Museum di New York in occasione del Brooklyn Ball 2010.

La stravagante cuoca (ci piace definirla così più che artista) ha presentato alcune installazioni edibili ispirate ad opere di grandi protagonisti del ventesimo secolo. Tra le opere riprodotte dalla Rubell figuravano Seedbed di Vito Acconci (1972), Fountain di Marcel Duchamp (1917), Ten Heads Circle/Up and Down di Bruce Nauman (1990) Painter di Paul McCarthy (1995),  One: Number 31 di Jackson Pollock (1950) e How to Explain Pictures to a Dead Hare di Joseph Beuys (1965). Ovviamente ogni opera per essere mangiata deve essere distrutta e secondo la Rubell questa pratica catartica e partecipativa è il punto forte della sua arte.

Fairey copre Os Gemeos ed i writers si vendicano

Continuano i guai per il povero (si fa per dire) Shepard Fairey che dopo essere stato citato in giudizio per aver infranto la legge sul copyright riguardo alla foto raffigurante Obama usata per il suo celebre poster Hope e dopo aver pagato diverse ammende per aver imbrattato proprietà pubbliche, torna ora a far parlare di sé e delle sue peripezie. Va detto che ogni street artist che si rispetti sa che un’opera (essendo creata in strada e da essa ospitata ) può essere scarabocchiata da un momento all’altro da qualsiasi writer burlone. Ovviamente esistono leggi non scritte e solitamente i writers non rovinano i murales di altri artisti.

Ci viene da pensare però che Fairey non sia molto amato dalla comunità di street artists newyorchese, visto che alcuni writers hanno imbrattato un installazione (una serie di posters) che l’artista aveva appena creato sulla Houston Street di New York. L’opera doveva essere una sorta di preludio alla prossima (ed ultima) mostra della Deitch Projects che ospiterà appunto la personale di Fairey. Un graffiti artist chiamato NAW ha aggiunto il suo tag sopra l’opera di Fairey, una guardia della sorveglianza ha tentato di bloccarlo ma NAW si è divincolato ed alla fine la guardia è riuscita solamente a strappargli la maglietta. 

Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu – Pachinko

In una realtà così “liquida”, come l’ha definita lo stesso Zygmunt Bauman, sembra aver preso il sopravvento nella nostra società un forte sentimento di illusione ed attesa dovuti alla mancanza di veri e propri punti di riferimento reali in qualsiasi campo o settore. I meccanismi che regolano la società contemporanea, sia che essi siano economici, politici o culturali, son divenuti alla moltitudine talmente complessi e incomprensibili tanto da causare un forte atteggiamento di fatalismo.

Tutto questo comprime le individualità rendendole quasi incapaci di prendere decisioni importanti, privandole della possibilità di agire a favore di una costruzione futura per finire col costringerle ad un sempre più rintanamento in se stesse e nelle proprie illusioni. La scelta consapevole di fronte ad un bivio, necessaria a governare il corso del proprio destino, è sempre più ardua da afferrare. Vuoi proprio per la dilatazione spazio-temporale percepita, vuoi per una sempre più difficile comprensione del momento storico in cui la quantità di informazione che giornalmente ci raggiunge ha una velocità così elevata tanto da essere di difficile decodificazione immediata.

Il futuro dell’arte contemporanea è globale o legato al mercato?

Sono in molti a chiedersi quale sarà il futuro dell’arte contemporanea ed i pareri sono ovviamente discordanti. Sono in fatti in molti ad affermare che la creatività internazionale ha ormai perso mordente, uniformandosi a scelte già consolidate ed a schemi estetici largamente consolidati all’interno di un sistema sempre più chiuso e chino su se stesso. Insomma secondo queste fonti siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno ove non è rimasto più nulla da scoprire e da inventare.

Altri invece si sono espressi in maniera più favorevole e positiva nei confonti del futuro prossimo dell’arte. Julia Peyton-Jones, direttore della Serpentine Gallery di Londra, ha ad esempio annunciato un futuro all’insegna del globale. Come già accaduto per il sistema economico e tecnologico, il centro di gravità del sistema artistico si è spostato dall’ovest verso est, con un’iniezione di nuovi artisti da Cina, India e Medio Oriente fautori di nuove opere le quali riflettono le diverse identità nazionali.

Una mostra a Parigi per Yves Saint Laurent l’uomo che incontrò arte e moda

Moda ed arte sembrano ormai giunte ad un incrocio e l’impressione è che vogliano proseguire insieme il loro interminabile viaggio verso la creatività. La cosa potrebbe anche farci piacere in quanto estimatori del fashion world ma per quanto riguarda la nostra passione per l’arte, questa sterzata verso una visione artistica patinata e di tendenza ci fa un tantino rabbrividire. Il pericolo è di ritrovarsi qualche installazione site-specific con tanto di frangetta e giacca con le spalline in stile anni ’80 (come se questo già non stesse accadendo).

Nel mondo della moda esistono però designer decisamente visionari che in un certo senso hanno oltrepassato le barriere della semplice creazione di capi effimeri costellati da milioni di paillettes. Uno di questi è Yves Saint Laurent stilista francese tra i più celebri al mondo, scomparso nel 2008 . La sua dirompente carica di vitalità abbinata a una divorante passione per l’arte lo ha portato, nel corso della sua carriera, a compiere estrosi omaggi ai maestri della pittura del Novecento, da Picasso a Andy Warhol, da Matisse, a Braque, da Mondrian a David Hockney, quando il binomio arte-moda non era ancora una trovata scontata, un luogo comune da passerella “colta”.

Robert Colquhoun e Robert MacBryde, gli ultimi bohemienne

Al di là dei protagonisti dell’arte contemporanea, vere e proprie stars capaci di generare fiumi e fiumi di gossip, esiste un folto gruppo di nomi, ormai persi nei meandri della storia. Si tratta di personaggi che hano catalizzato l’attenzione per un certo periodo e poi sono stati dimenticati, con la stessa velocità con cui erano ascesi agli onori delle cronache. Due di questi nomi sono Robert Colquhoun e Robert MacBryde, celebri artisti degli anni ’40 le cui opere sono oggigiorno totalmente scomparsi dalle collezioni pubbliche. Le loro storie descritte oggi in un libro di  Roger Bristow parlano di humor, brutalità, tragedia, farsa ed intenso amore.

I due provenivano dalla classe operaia si conobbero alla Glasgow School of Art in Scozia e da allora furono inseparabili. Da allora divennero celebri come i due Roberts e fu chiaro che l’uno non sarebbe potuto andare avanti senza l’altro. Nel 1941 Colquhoun e MacBryde si trasferirono a Londra ed il loro studio di Notting Hill divenne una sorta di calamita per artisti, poeti ed altri personaggi stravaganti alla stregua di una rudimentale factory di Andy Warhol. Artisti come Lucian Freud, John Minton e poeti come Dylan Thomas e WS Graham, erano assidui frequentatori dello studio dove si tenevano reading di poesia e si tracannavano fiumi di birra.

Jannis Kounellis, una ripetizione sempre diversa

In questi giorni la stampa inglese sta dedicando ampio risalto ad un grande artista, nato in grecia nel 1936, ma italiano e romano ad essere precisi fin dall’età di 20 anni quando traslocò e cominciò a lavorare proprio nella città eterna esordendo nel 1960 alla galleria La Tartaruga.

Si tratta di Jannis Kounellis, patriarca dell’arte povera che in questi giorni è in mostra alla galleria Ambika P3 di Londra dal 22 aprile fino al 30 maggio 2010. Sacchi, carbone, fagioli e bottiglie vuote sono i ferri del mestiere di Kounellis, oggetti che ci riportano alla mente una ripetizione che lentamente è divenuta il modus operandi del maestro. Ovviamente non si tratta della riproduzione seriale di opere ma di una reiterazione di concetti e di pezzi separati come se si trattasse di una grande elegia.

Con Giuseppe Panza di Biumo muore anche una parte di James Turrell

La morte di Giuseppe Panza di Biumo ad 87 anni ha letteralmente sconvolto il mondo dell’arte. Se ne va un vero conte, nobile a pieno titolo non solo per casata ma soprattutto per sensibilità, cultura e spiccata visionarietà artistica. Nel corso della sua lunga vita Panza di Biumo ha collezionato e promosso capolavori dei più grandi nomi del contemporaneo come Mark Rothko, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, con un occhio di riguardo verso le ricerche minimaliste di Robert Irwin, Doug Wheeler e James Turrell.

Nel 1984 inoltre il noto collezioniste assieme a sua moglie Giovanna, vendettero 80 opere di espressionismo astratto e pop al Moca, Museum of Contemporary Art di Los Angeles per 11 milioni di dollari, contribuendo a formare il cuore della collezione permanente dell’importante istituzione museale statunitense. Panza di Biumo fu da subito attratto da Los Angeles: ” Una città nuova, dove gli artisti creavano qualcosa di veramente differente” dichiarò nel 1994 ai microfoni del Los Angeles Times. 

Linguaggi e Sperimentazioni al Mart di Rovereto

La ricerca artistica contemporanea protagonista della mostra Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea. La mostra sarà aperta al pubblico al Mart di Rovereto dall’8 maggio al 22 agosto 2010. Nelle sale del museo saranno esposte circa ottanta opere tra dipinti, fotografie, sculture, installazioni e video, provenienti dalla AGI Verona Collection che da sempre si dedica alla ricerca di nuovi talenti. AGI Verona Collection e’ nata nel 1989 dalla volontà di cinque collezionisti veronesi, associati nel desiderio condiviso di sostenere l’arte contemporanea.

Ad oggi sono entrate in collezione oltre 500 opere, realizzate con diversi linguaggi e tecniche artistiche, di differenti poetiche e provenienze, e tra queste le presenze internazionali sono la maggioranza. AGI ha sempre privilegiato l’acquisizione di artisti giovani ed esordienti, e per lo piu’ i lavori sono entrati nella raccolta nell’anno stesso di realizzazione. I giovani e le nuove promesse hanno rappresentato una sfida continua, secondo una sensibilità collezionistica che cerca di catturare sempre il nuovo e l’attuale, registrando cosi’ i cambiamenti e le trasformazioni in atto nella storia dell’arte.

Tutti pronti per l’apertura del MAXXi di Roma

27, 28 e 29 maggio 2010: tre giorni di inaugurazione per il MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo progettato a Roma da Zaha Hadid, che a partire da domenica 30 maggio sarà definitivamente aperto al pubblico, a coronamento di un impegno pluriennale del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero delle infrastrutture.

Il MAXXI è il primo museo pubblico nazionale dedicato alla creatività contemporanea. Fortemente sostenuto dal Ministro dei beni culturali Sandro Bondi, è gestito dall’omonima Fondazione presieduta da Pio Baldi, con la direzione di Margherita Guccione (MAXXI Architettura) e Anna Mattirolo (MAXXI Arte). Dopo l’architectural preview dello scorso novembre, ecco dunque per il museo il momento più atteso, con un programma ricco e internazionale. Le mostre inaugurali sono GINO DE DOMINICIS: l’Immortale, a cura di Achille Bonito Oliva, KUTLUG ATAMAN. Mesopotamian Dramaturgies, a cura di Cristiana Perrella. LUIGI MORETTI ARCHITETTO. Dal Razionalismo all’Informale, a cura di Bruno Reichlin e Maristella Casciato.

Il bookstore dell’Hirshhorn Museum si rifà il trucco grazie a Doug Aitken

La lobby dell’ Hirshhorn Museum di Los Angeles potrebbe essere la location ideale per ammirare capolavori d’arte contemporanea ed anche le caratteristiche dello spazio sarebbero quelle giuste: soffitti alti e tanta tantissima luce. Sfortunatamente per moltissimi anni la lobby è stata deputata al commercio. Lo spazio era infatti il bookstore del museo dove era possibile acquistare libri ed altro merchandising. Oggi però le cose stanno per cambiare, questo perché il direttore dell’Hirshhorn, Richard Koshalek, ha deciso di invitare a Los Angeles il celebre artista Doug Aitken che avrà il difficile ma affascinante compito di reinventare il vecchio spazio. “Questo spazio rappresenta il biglietto da visita del museo e penso che sia decisamente inappropriato che all’entrata i visitatori si trovino di fronte ad un ambiente votato al commerciale. Lo spazio dovrebbe avere un carattere didattico” ha dichiarato Koshalek in merito al futuro progetto.

Ovviamente il progetto è ancora alle fasi iniziali ma è già stata presa in considerazione l’idea di spostare momentaneamente il bookstore (per procedere con i lavori) del museo nel seminterrato al posto di un vecchio ed inutilizzato guardaroba, nei pressi c’è anche il celebre Black Box, affascinante spazio dedicato al video che speriamo non venga toccato da tali trasformazioni.

Viafarini alla Tate Modern per No Soul for Sale

Viafarini dal 14 al 16 maggio partecipa alla seconda edizione del festival degli spazi indipendenti No Soul for Sale – A Festival of Independents, che dopo il successo registrato a New York l’anno scorso, si trasferisce a Londra, nei monumentali spazi della Turbine Hall della Tate Modern.

Viafarini si rappresenta attraverso una installazione-ambiente di Flavio Favelli, China Purple, che fungerà da showcase per presentare alcune opere di artisti che hanno esposto durante i venti anni di attività di Viafarini: Stefano Arienti, Maurizio Cattelan, Linda Fregni Nagler, Paolo Gonzato, Kim Jones, Armin Linke, Margherita Manzelli, Martin Margiela, Liliana Moro, Yoshua Okon, Tobias Rehberger, David Renggli, Dragana Sapanjos, Sissi e Santo Tolone. Alla realizzazione del progetto contribuisce Nicoletta Fiorucci.