Cina regina del mercato dell’arte e della repressione

I numeri parlano chiaro, la Cina, dopo la veloce conquista del mercato industriale e l’avvento dei nuovi ricchi in patria è stata incoronata regina del mercato dell’arte contemporanea. La prestigiosa piattaforma Artprice ha infatti redatto un’analisi di mercato che vede la Cina al primo posto della classifica 2010 con il 33% delle vendite globali d’arte. Dietro la Cina ci sono gli USA con il 30% ed il Regno Unito con il 19%.

Questo entusiasmante primato viaggia però di pari passo con quello della repressione al libero pensiero. Rappresaglie contro artisti (primo fra tutti Ai Weiwei) e demolizione di studi sono all’ordine del giorno. Che dire poi della decisione presa dalla dirigenza della ultima Beijing 798 Biennale che ha deciso di vietare tutte le opere aventi per soggetto principale il terremoto di Sichuan.

Weihai Road 696, quando Shanghai non ama i suoi artisti

Se Londra, Berlino, New York e molte altre metropoli del mondo si sono trasformate negli anni in vere e proprie capitali dell’arte contemporanea, Shanghai potrebbe vincere il premio come città meno ospitale di tutta la creatività internazionale. Già, la città più popolosa della Cina nonché metropoli più popolosa del mondo, non è proprio il posto ideale per uno studio d’artista. Ne sa qualcosa il povero Ai Weiwei che pochi mesi fa era stato invitato a costruire uno studio proprio dalle autorità governative cittadine, vale a dire le stesse che hanno poi raso al suolo ogni centimetro quadrato di quel piccolo tempio della creatività.

Ebbene, in questi ultimi giorni altri artisti locali si sono trovati a sperimentare sulla loro pelle le difficoltà di essere creativi a Shanghai. Da ormai quattro anni infatti una colonia di artisti dissidenti si è stabilita in una fabbrica abbandonata nel centro della città, a pochi passi da Nanjing Road, la fashion street sede del main store cinese di Louis Vuitton. In poco tempo la colonia creativa ha ribattezzato quel distretto creativo come Weihai Road 696, dando vita ad una scena artistica caratterizzata da un estremo sentimento di avanguardia il quale molto spesso non incontra i favori dell’arte commerciale.

Ai Weiwei porta a New York lo zodiaco cinese

Ai Weiwei è senza ombra di dubbio l’artista contemporaneo più coraggioso e controverso del momento. Dopo aver subito una parziale censura della sua opera ospitata dalla Turbine Hall di Londra, la demolizione del suo studio da parte delle autorità cinesi che lo avevano prima accolto e dopo esser stato oggetto di una censura all’interno del sondaggio apparso su Sina.com riguardo all’artista dell’anno, Weiwei ha dovuto digerire anche la cancellazione di una sua importante retrospettiva in Cina già programmata ed impacchettata.

Ovviamente stiamo parlando di un uomo che non si ferma mai, che racchiude in sé la saggezza e la combattività propria dei grandi artisti, padroni della storia. Ecco quindi che oggi Ai Weiwei riparte e lo fa con una grande installazione pubblica negli Stati Uniti che verrà installata nella Grand Army Plaza di New York, proprio di fronte al Plaza Hotel. Dal 2 maggio al 15 luglio, la fontana del celebre hotel ospiterà infatti 12 monumentali sculture di bronzo dal titolo Circle of Animals/Zodiac Heads.

Ancora censura, ancora Ai Weiwei


Sembra incredibile a dirsi ma dopo la cancellazione della sua grande retrospettiva che doveva tenersi in Cina, Ai Weiwei è nuovamente vittima di un ennesimo atto di censura. Il popolare website cinese Sina aveva infatti indetto un sondaggio aperto al pubblico per stabilire il più grande artista nazionale del 2010.

In poco tempo l’artista ha ricevuto talmente tanti voti da mettersi saldamente in testa alla classifica. Ma ecco il colpo di scena, come d’incanto il nome di Ai Weiwei è stato incredibilmente rimosso dalla competizione.

E anche a Londra si manifesta contro i tagli alla cultura

Forse Andy Warhol, professando i suoi ormai celebri 15 minuti di fama per tutti, non avrebbe mai immaginato una reazione simile. Eppure proprio ad una sua asta organizzata da Sotheby’s nel West End di Londra lo scorso 16 febbraio, alcuni facinorosi sono riusciti a guadagnarsi i loro bei minuti di celebrità.

Tutto è successo in pochi istanti, all’asta era presente una prestigiosa opera della famosa serie Nine Multicolored Marilyns, quella dove la Monroe appare reiterata in colori diversi per intenderci. All’improvviso alcune persone (circa dodici stando alle dichiarazioni della stampa internazionale) si sono introdotte nella sede dell’asta ed hanno cominciato a lanciare al pubblico alcuni biglietti falsi da 50 sterline. In un secondo momento i manifestanti hanno esposto un grande striscione rosso con su scritto: “Orgy of the rich” l’orgia dei ricchi.

La Cina cancella la grande retrospettiva dedicata ad Ai Weiwei

Censure, censure ed ancora censure. Il mondo dell’arte contemporanea internazionale non sembra voler concedere ai suoi più grandi protagonisti quella libertà creativa necessaria per per dar sfogo a tutto il loro potenziale espressivo. Anche questa volta ad esser chiamato in causa è il nostro eroe senza macchia e senza paura Ai Weiwei che dopo percosse, minacce e vessazioni ha ricevuto l’ennesimo colpo basso da parte dei dittatori dell’arte. Cosa ancor più sbalorditiva è che le censure provengono da una nazione che dovrebbe portarlo in gloria in tutto il mondo, vale a dire la madre patria Cina.

Il nostro eroe aveva già preparato una grande retrospettiva all’UCCA di Pechino, che secondo i piani prestabiliti doveva svolgersi il prossimo marzo 2011. Qualcosa però è andato storto e come volevasi dimostrare le autorità cinesi hanno esercitato numerose pressioni sull’artista, convincendolo a desistere dalla nobile impresa. Il direttore della UCCA, Vivienne Li, raggiunta dalla AFP avrebbe parlato di un periodo politicamente complicato ed una situazione quindi non adatta al regolare svolgimento della manifestazioni.

Where is my place? una mostra sulle questioni connesse con l’identità nazionale


Where is my place? Dov’è la mia casa? Qual è la mia patria e il luogo dove mi riconosco? I sentimenti che legano un individuo al proprio territorio e alla collettività di appartenenza sono stati spesso associati all’idea di nazione, che ha visto però nel tempo mutare le proprie connotazioni rivelandosi, soprattutto in epoca recente, un concetto di non facile definizione. In un percorso di oltre 50 opere provenienti dalla collezione di fotografia contemporanea, video e film d’artista della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra organizzata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa e da Fondazione Fotografia, che si terrà dal 4 marzo al 1 maggio 2011 nella sede di Galleria di Piazza San Marco a Venezia,  si confronta con le diverse questioni connesse con l’identità nazionale, con le evidenti contraddizioni e con possibili prospettive.

Il moderno concetto di nazione viene formulato per la prima volta nell’Ottocento: sulla spinta delle idee romantiche di rivalutazione dell’individuo, esso promuoveva l’affermazione della singolarità di ogni Paese quale realtà unica e irripetibile, con un proprio territorio, una propria storia e una propria cultura. Se per più di un secolo questa idea è stata una realtà concreta nei sentimenti dei singoli cittadini come nella rappresentazione della geopolitica mondiale, oggi, alla luce delle profonde trasformazioni seguite all’imporsi di nuovi fenomeni globali, il valore dell’entità nazionale non è più così certo e immutabile. Alle azioni dei governi si contrappongono economie e politiche sovranazionali i cui effetti e le cui ripercussioni non sono più direttamente controllabili dai singoli Stati. Lo stesso insieme di valori che identificava l’unicità di una nazione rispetto alle altre diventa sempre meno rilevante, in un sistema globale dominato dalle contrapposizioni per grandi blocchi culturali.  

In vendita a 120.000 dollari i semi di Ai Weiwei ma in rete si trovano a 25 cent l’uno

E’ stata una delle opere d’arte più chiacchierate dello scorso anno ed ora una parte di questa colossale installazione è in procinto di andare all’asta da Sotheby’s il prossimo 15 febbraio 2011. Stiamo ovviamente parlando dei semi di girasole di porcellana creati da Ai Weiwei ed installati nella Turbine Hall del Tate di Londra. Come ricorderete bene i semi sono stati al centro di una rovente polemica, poiché i vertici della prestigiosa istituzione dopo pochi giorni dall’inaugurazione, hanno deciso di vietare al pubblico l’interazione con gli stessi dopo aver annunciato che la polvere di porcellana generata dallo sfregamento di milioni di esemplari poteva arrecare gravi danni alla salute pubblica.

Ovviamente sono in molti a pensare che la Tate abbia vietato l’interazione per non agevolare eventuali furti di semi. La riprova di ciò è quest’asta di Sotheby’s che metterà in palio cento chili di semi per ben 120.000 dollari, praticamente 1.200 dollari al chilo. Pensate un poco a quei fortunati che sono riusciti a riempirsi le tasche con un chiletto di semini, adesso potrebbero ritrovarsi con un cospicuo investimento fra le mani senza aver di fatto acquistato l’opera passando da Sotheby’s.

Quando il regime crea il nuovo gruppo artistico

Per quanto riguarda la pubblicità il volpone dell’arte Jeffrey Deitch ha un talento molto particolare. In effetti da quando la gestione del MOCA di Los Angeles è passata a lui non si può certo dire che l’istituzione manchi di visibilità. Comunque sia la nota dolente è che questa visibilità proviene non da mostre di talenti acclamati ma da spiacevoli atti di censura.

Certo è che Deitch ha intenzione di esporre gente come Julian Schnabel e le fashion sisters Rodarte ma per ora il suo successo più grande sembra essere la polemica scaturita dalla sua censura al murale di Blu. Ovviamente è interessante notare che le costrizioni, i regimi, le censure o qualsiasi altra imposizione proveniente “dall’alto” non fanno altro che stimolare una reazione creativa.

Demolito lo studio di Ai Weiwei

Ed alla fine la censura ed il regime oppressivo hanno nuovamente vinto la loro battaglia contro la libera espressione artistica. L’11 gennaio alle sei di mattina una squadra di demolitori si è recata presso lo studio di Ai Weiwei a Shanghai ed ha reso operativo il mandato di demolizione dello stesso spiccato dai vertici cittadini alcuni mesi fa. Sul luogo del misfatto si è recata anche una pattuglia di polizia per evitare rappresaglie o manifestazioni da parte dei sostenitori del celebre e coraggioso artista.

Ma, almeno stando a quanto riportato dai quotidiani cinesi, non si sono verificati scontri o altre tensioni. Circa due anni fa le istituzioni avevano incredibilmente invitato Weiwei a costruire uno studio in città, come previsto dal progetto di edificazione di un nuovo distretto artistico.

A Londra l’arte fa male ai visitatori o i visitatori fanno male all’arte?

Strane cose accadono a Londra, città dell’arte che nuoce alla salute dei visitatori ma anche dei visitatori che mettono a repentaglio la salute dell’arte. Del primo esempio ne sa qualcosa Ai Weiwei che ha subito la pesante censura inflitta alla sua installazione ospitata dalla Turbine Hall del Tate Modern, comprendente milioni di semi di girasole di porcellana. In quel frangente le istituzioni hanno dichiarato la polvere di porcellana generata dallo sfregamento dei semi, nociva per la salute. Di conseguenza al pubblico è stata vietata qualsiasi interazione con l’opera.

Il Guardian ha però intervistato alcuni esperti di porcellana i quali negano che tale materiale possa produrre polvere. Secondo gli esperti infatti la polvere proviene dall’aria circostante e dai corpi dei visitatori, quindi la decisione di chiudere baracca e burattini è stata presa per ben altre ragioni. Ed anche Weiwei non è stato d’accordo con questa chiusura come avevano invece dichiarato i vertici del Tate.

Correva l’anno 2010, il peggio dell’arte contemporanea visto da Globartmag

Come di consueto Globartmag vi offre il peggio del peggio del 2010. Eventi disastrosi che rappresentano il peggio del minestrone artistico nazionale ed internazionale. Pronti, partenza, via:

– La Turbine Hall del Tate. Prima si decide di ospitare i milioni di semi di girasole di porcellana dell’installazione di Ai Weiwei poi si vieta al pubblico di interagire con l’opera. Tutto perché le polveri della porcellana sono dannose per la salute, lo smog di Londra invece sembra sia un toccasana.

– La Smithsonian National Portrait Gallery di Washingon DC, ovvero come organizzare una mostra sulle diversità ed in seguito emarginare David Wojnarovicz offendendo il mondo intero e le sue diversità.

– Il MAXXI di Roma. Chi ha il pane non ha i denti: un gioiello di museo, una folla di curatori ed il numeroso pubblico che intanto attende una programmazione decente che sembra non arrivare mai. Alla voce mostre future (presente nel sito) troverete solo un evento, può bastare?  

Ci vorrebbe WikiArtLeaks per svelare i segreti dell’arte contemporanea

Ultimamente si fa un gran parlare del fenomeno WikiLeaks, organizzazione internazionale che riesce a mettere le mani sui più scottanti segreti istituzionali di tutto il mondo e che ha come obiettivo la pubblicazione di materiale che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende. Lo staff di WikiLeaks di cui l’australiano Julian Assange è il membro più noto e influente è in questi giorni al centro di una bufera politica e legale, segno evidente che esiste qualcosa di vero  tra le migliaia di fughe di notizie presenti sul sito.

Sarebbe dunque interessante disporre di una sorta di WikiLeaks dell’arte contemporanea, visto che di comportamenti poco etici e di questioni misteriose in questi ultimi tempi ne abbiamo viste parecchie. Potremmo venir a capo del perchè il governo cinese si accanisce tanto contro Ai Weiwei fino al punto di malmenarlo, distruggergli lo studio ed oscurargli il blog. Tra l’altro qualcuno potrebbe spiegarci perchè la Turbine Hall ha vietato al pubblico l’interazione con l’opera dello stesso artista.

Wu Yuren, l’ennesima “vittima” dell’oscurantismo cinese

Wu Yuren (al centro)

Parallelamente al ciclone prodotto da Ai Weiwei, che in questi giorni sta lottando con ogni mezzo per far conoscere al mondo intero la situazione in cui versa l’arte e la società cinese, vorremmo parlarvi della storia di un altro artista cinese duramente impegnato nella lotta per la libertà di espressione. Il suo nome è Wu Yuren ma nel suo paese tutti lo chiamano il “piccolo Ai“, questo perchè i suoi ideali e le sue coraggiose sfide al governo nazionale lo rendono sono molto vicino al  ben più celebre connazionale.

Yuaren dovrà essere processato il prossimo 17 novembre, l’artista è infatti accusato di aver scatenato, nel corso della passata estate, una rivolta nel distretto artistico di Pechino denominato 008. Tutto questo perchè le autorità cittadine avevano deciso di radere al suolo il distretto. Già dall’inizio del gennaio scorso il governo cinese ha iniziato a distruggere sistematicamente gli studi degli artisti con soli tre giorni di preavviso e dopo aver interrotto i servizi di corrente elettrica e acqua potabile.