Apre a Roma con la mostra dedicata a Joseph Beuys la galleria ag arte contemporanea

Nel cuore del Rione Monti, che si sta sempre più configurando come nuova rive gauches capitolina, si inaugura un nuovo spazio espositivo: ag arte contemporanea, in Via Panisperna 222/a, che porta una novità a Roma anche perché è aperta sino a sera, proponendosi come luogo di riferimento culturale fino alle 22, quando in città i Musei e le Gallerie sono solitamente chiusi.

Diretta da Graziano Menolascina, la galleria apre con la mostra di un protagonista dell’arte contemporanea, sciamano della poetica e dell’etica della riconciliazione tra uomo e natura, della non violenza e della pacificazione: Joseph Beuys. Saranno esposte una serie di opere – un video, manifesti, alcune foto, un’installazione – provenienti dalla collezione di Lucio Amelio (Napoli 1931-1994), il gallerista e promotore culturale che dal 1965 aveva fatto della città partenopea un centro importante dell’arte contemporanea internazionale.

Quando il fotoreportage diventa pornografia della sofferenza

Che comportamento assumete di fronte a fotoreportages che mostrano immagini reali al limite dell’horror puro? Tra immagini di guerra, terremoti, massacri ed incidenti stradali siamo certi che molte persone sono solite distogliere lo sguardo scioccate. Come siamo sicuri che in un secondo momento le stesse persone torneranno a guardare attentamente le disturbanti scene che sfidano ognuno di noi a divenire testimone/voyeur di agghiaccianti realtà.

“Afferrare la morte ed imbalsamarla per sempre è una cosa che solamente le macchine fotografiche possono fare e le fotografie scattate sul campo nel momento della morte (o poco prima di esso) sono le più celebri e le più richieste, basti pensare al miliziano morente di Robert Capa”, scrive Susan Sontag nel suo libro Regarding the Pain of The Others (guardare il dolore degli altri).  Questo significa che le foto sadicamente reali generano in molte persone una sorta di voyeurismo e questo i mass media lo sanno, per questo si ostinano  a farne largo uso.

Tra la galleria di foto dei vincitori del World Press Photo of The Year presente sul sito è possibile visionare una serie di 4 immagini intitolata Stoned to Death, Somalia, 13 December (Ucciso a sassate, Somalia, 13 Dicembre) del fotografo dell’associated press Farah Abdl Warsameh. Quelle immagini sono ancor più scioccanti di qualsiasi altro reportage di guerra. La prima foto mostra la vittima sotterrata fino al collo mentre la seconda mostra un gruppo di uomini che gettano pietre sulla sua testa. La terza foto mostra il prigioniero totalmente insanguinato che viene dissotterrato ed infine l’ultima mostra il povero corpo senza vita martoriato dal gruppo di uomini che così completa il macabro rituale di morte.

Jeff Koons apre la sua casa ed il suo studio

 A 55 anni suonati Jeff Koons è uno dei più celebri artisti viventi e non ha certo problemi di soldi. Quindi come ogni Paperone che si rispetti anche Koons possiede la sua bella collezione di opere d’arte che attualmente invade gli spazi della sua residenza nell’Upper East Side di Manhattan.La testata giornalistica New York Times si è quindi recata a casa Koons per fargli visita.Tra i tanti capolavori, in un angolo della casa è possibile trovare un’opera raffigurante Gesù Cristo del 16esimo secolo creata da Quentin Massys, il più importante pittore della scuola di Antwerp.

In salotto, sopra un grande televisore a schermo piatto dove era solito trovarsi un dipinto di Pablo Picasso ora in prestito ad un museo, Koons ha posto un Gustave Courbet del 1873 a cui l’artista tiene molto. Si tratta di un grande ritratto di un placido vitello che fissa lo spettatore con un insolito sguardo quasi umano “Sembra che l’animale sia al corrente che fra non molto sarà macellato” aggiunge Koons, sorridendo.

Changing Channels, quando la televisione diventa arte

La televisione è il nuovo oppio dei popoli. Dalla sua nascita ad oggi il tubo catodico ha cambiato la storia della società moderna organizzando il pensiero comune e dettando stili, linguaggio e comportamenti dello spettatore medio. Nella sua pur breve vita la Tv è riuscita ad anestetizzare le masse, a riscrivere le immagini della storia ed a confondere e mistificare gli eventi politici e sociali ma è innegabile che questa moderna scatola dei sogni ha fornito anche incredibili spunti all’arte contemporanea.

Il rapporto tra televisione ed arte è il tema principale di una nuova mostra dal titolo Changing Channels, Art and Television 1963-1987 che sarà ospitata dal Mumok, Museum Moderner Kunst di Vienna dal 5 marzo al 6 giugno 2010. Dalla metà degli anni ’60, artisti del movimento Fluxus come Nam June Paik, Stan Vanderbeek o Wolf Vostell hanno utilizzato il potere manipolativo e le trasformazioni estetiche dell’immagine elettronica.

Mr.Brainwash ovvero il figlio illeggittimo della Pop Art

 Ultimamente lo street artist e regista francese Thierry Guetta alias Mr. Brainwash sta dividendo la critica con le sue creazioni smaccatamente pop e banali, in molti si sono posti la domanda: “Ma Mr.Brainwash fa sul serio?“. Per tutta risposta l’artista ha zittito tutti dichiarando: “Sono come una macchina, creo, creo e creo“, frase pronunciata all’opening di una sua nuova mostra personale.

Guetta sembra una copia magra di John Belushi, si è guadagnato fama internazionale disegnando la cover dell’album Celebration di Madonna lo scorso anno è c’è da dire che nella sua opera la grande cantante sembra la Marilyn Monroe di Andy Warhol. Ma tra rivisitazioni di barattoli di minestra Campbell e personaggi famosi sbattuti in primissimo piano, l’artista sembra scimmiottare Warhol senza coglierne lo spirito nemmeno da lontano. Mr. Brainwash ha passato lo scorso anno a piazzare stencil per tutta Los Angeles ed ha girato insieme a Banksy il documentario sulla street art Exit Trough The Gift Shop (vedi nostro articolo), molti pensano che Guetta/Braniswash e Bansky siano la stessa persona visto che anche le origini dell’artista francese sono del tutto sconosciute.

Polaroid vende la sua collezione, 1.200 opere che (forse) non vedremo mai più

 Nel 1960 la metà delle famiglie americane possedeva una macchina fotografica istantanea Polaroid e mentre l’idea di possedere una subitanea immagine delle vacanze, del cenone di Natale o del proprio compleanno fu la chiave di volta del successo dell’azienda, questo prodotto rivoluzionario ha cambiato per sempre le scelte creative di molti artisti. Ansel Adams ha catturato le sue celebri e fiabesche immagini dello Yosemite National Park proprio con una Polaroid e che dire delle centinaia di immagini scattate da Andy Warhol,  Chuck Close e William Wegman sino a giungere allo strettamente contemporaneo Dash Snow.

Oggi queste fotografie assieme a tantissime altre (comprese quelle scattate dal fondatore della Polaroid, Edwin H. Land) saranno messe all’asta da Sotheby’s. La Polaroid è infatti costretta a vendere la sua collezione per pagare i suoi creditori ( purtroppo l’avvento della fotografia digitale non ha giovato alla celebre azienda americana), per la cronaca l’asta si terrà a New York il 21 ed il 22 giugno.

Roy Lichtenstein alla Triennale di Milano

Roy Lichtenstein torna ad esporre in Europa con una grande mostra antologica che si preannuncia come uno degli eventi artistici piu’ importanti del nuovo anno. La mostra, a cura di Gianni Mercurio, si inaugurerà alla Triennale di Milano il 25 gennaio e, nel mese di luglio, sarà trasferita al Ludwig Museum di Colonia, dove rimarrà aperta al pubblico fino al 3 ottobre 2010.

Realizzata in collaborazione con The Roy Lichtenstein Foundation l’esposizione include oltre cento opere, tele per lo piu’ di grande formato, oltre a numerosi disegni, collages e sculture provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private internazionali, tra le quali il Ludwig Museum di Colonia, il Ludwig Forum di Aachen, il Louisiana Museum di Copenaghen, il Whitney Museum e il Gugghenheim Museum di New York, il Moderner Kunst Museum di Vienna, the Broad Art Foundation di Los Angeles.

Scoperto un vecchio autoritratto di Lucian Freud…con un occhio nero

Vi è mai capitato di litigare con qualcuno e magari prendere un bel pugno in faccia? Noi di Globartmag speriamo di no ma tutti quelli che hanno fatto questa brutta e dolorosa esperienza sanno benissimo che un pugno in faccia comporta le seguenti reazioni da parte del malcapitato: una corsa al pronto soccorso, una denuncia all’assalitore agli organi di polizia ed infine un bella bella bistecca da apporre sull’occhio nero per lenire il gonfiore.

Ovviamente tutti si comporterebbero così, tutti ma non un artista del calibro di Lucian Freud. Il celebre pittore dopo aver litigato con un tassista ha messo da parte dolore e rabbia ed è tornato al suo studio per fissare su tela il suo occhio livido. Quel giorno ad aspettarlo nel suo studio c’era un uomo che doveva posare per un ritratto. L’uomo vide Freud entrare frettolosamente dalla porta principale con il volto segnato dalla rissa, il pittore lo guardò e gli disse: “Vai via, devo dipingere me stesso in questo stato”.  Ovviamente non è un mistero che la vita di Freud è stata molto turbolenta e la violenza ha giocato un ruolo principale in tutto il corso della sua esistenza: “Ho partecipato a molte risse non perché mi piacesse combattere ma semplicemente perché la gente mi diceva delle cose e l’unica risposta che riuscivo a dare erano i pugni” ha dichiarato il maestro alcuni anni fa nel corso di  un’intervista.

Billy Name perde il suo archivio con le foto di Andy Warhol

 A 23 anni dalla morte del grande genio della pop art Andy Warhol, un esercito di persone ha dichiarato di aver lavorato fianco a fianco con lui nella Factory durante i gloriosi anni ’60 ed il trionfo delle rivoluzionarie serigrafie con i volti di Elvis Presley e Marilyn Monroe. Uno di loro però non ha mai avuto bisogno di urlare a gran voce il suo contributo dato alla Factory, perchè le sue fotografie parlano da sole. Stiamo parlando di Billy Name che ora vive in un piccolo appartamento vicino ad una stazione dei treni a New York.

Per sette anni dal 1963, da quando cioè Warhol gli mise in mano una macchina fotografica Pentax Honeywell, Name è stato il fotografo ufficiale della Factory catturando ogni singola immagine ed ogni singolo volto delle superstars che transitavano nella fabbrica del pop. Name lasciò il suo posto nel 1970, traumatizzato dal celebre incidente del 3 giugno 1968 quando Valerie Solanas, un’artista frequentatrice della Factory, sparò ad Andy Warhol e al suo compagno di allora Mario Amaya. Entrambi sopravvissero all’accaduto, anche se Andy Warhol in particolare riportò gravi ferite e si salvò in extremis.

Hugh Grant e Warhol, una sbornia da capogiro

Ebbene è risaputo che le stars del cinema sono abituate alle spese pazze ed è ancor più noto che negli ultimi anni l’arte contemporanea è divenuta un vero e proprio culto per le celebrità che non si frenano dallo spendere cifre da capogiro per accaparrarsi questa o quell’opera in grado di alimentare vanità ed esclusivismo, il tutto condito con un pizzico di ostentata cultura che non guasta mai.

Oltre al gruppetto (capitanato da Brad Pitt e Madonna) di stars che colleziona abitualmente arte, ogni tanto qualche celebre volto dello spettacolo decide di investire volontariamente nella creatività, cosa che non ha fatto Hugh Grant che ha involontariamente acquistato un’opera spendendo un patrimonio. Il famoso attore inglese ha infatti confessato di essersi ubriacato ed aver successivamente chiesto ad un suo assistente di fare un’offerta per un Andy Warhol raffigurante Liz Taylor che nel frattempo faceva parte di un lotto all’asta da Sotheby’s.  L’attore completamente sbronzo si è aggiudicato l’opera per la vertiginosa cifra di 2 milioni di euro.

Art Gossip: Warhol ritrovato, la scoperta di un nuovo blu e due modelle nude

 Nell’aprile 2007 dopo la festa di compleanno nella sua casa di Manhattan un collezionista (rimasto nell’anonimato) si era reso conto che la sua scultura di una scatola di ketchup Heinz creata da Andy Warhol ed un disegno di Francis Picabia gli erano stati sottratti da sotto il naso. Ieri il Federal Bureau of Investigation, F.b.i per gli amici, ha arrestato James S. Biear, un impiegato del collezionista e lo ha accusato dei furti. Secondo quanto dichiarato dalla corte di New York, Biear aveva venduto l’opera di Warhol per 220.000 ad un collezionista di New York dichiarando di aver ricevuto la scultura come regalo da parte di suo zio.

Sempre parlando di Stati Uniti, un professore dello stato dell’Oregon ha scoperto per caso un nuovo pigmento alla base di una sorprendente tonalità di blu. In passato i pigmenti di blu erano o troppo costosi (il blu oltremare era fatto di gemme di lapislazzuli) o velenosi come il blu cobalto ed il blu di Prussia. Altre tonalità di blu erano invece destinate a sbiadire nel tempo. Ma oggi il professor Mas Subramanian è riuscito a creare una tonalità di blu che farebbe invidia artista francese Yves Klein che brevettò il suo inimitabile blu con il nome di IKB. Il professore Subramanian ha mixato dell’ossido di manganese (che è di colore nero) con altre sostanze chimiche portando poi il tutto a 2.000 gradi Fahrenheit. Gli ingredienti raffreddandosi hanno formato una struttura di cristalli di un colore blu puro.

Porta a casa il mattone!

Venerdì 20 novembre alle ore 19 la galleria romana Mondo Pop inaugurerà la mostra collettiva Muro Pop – The Wall: 20 anni dopo la Caduta.

La mostra intende ricordare lo smantellamento del Muro di Berlino del 9 novembre 1989 ma attraverso una dedica agli innumerevoli interventi grafici operati su di esso, sia da artisti che da gente comune, nel corso dei decenni. L‘Urban Art internazionale così come quella italiana che MondoPOP rappresenta in Italia e soprattutto a Roma, nata dall‘ispirazione del Pop di Andy Warhol e dalla Street Art di artisti come Keith Haring e Barry McGee, trova le sue origini anche in questi numerosi interventi artistici operati sul muro di Berlino (in cui lo stesso Keith Haring ha lasciato il suo segno).

Asta tiepida per Simon de Pury

 Mentre le aste serali di Christie’s e Sotheby’s hanno ultimamente registrato cifre multi-milionarie a Phillips de Pury è andata un poco peggio. Lo scorso 12 novembre la celebre casa d’aste ha presentato una piccola selezione di arte contemporanea curata da Simon de Pury in persona. Purtroppo l’intero lotto di opere che aveva una stima totale tra i 6 milioni di dollari e gli 8 milioni di dollari ha totalizzato un modesto ( si fa per dire ) bottino di 7 milioni. L’opera Ice Bucket di Jeff Koons del 1986 è andata ampiamente sotto la sua stima, totalizzando 230.000 dollari. Un poco meglio ha fatto l’opera Untitled del 2006 di Guyton/Walker che è riuscita a raggiungere 74.500 dollari contro i 30.000 di stima massima.

All’asta era presente anche Polaroid Wall, installazione dello street artist Dash Snow, prematuramente scomparso poco tempo fa. L’opera consta di 20 fotografie c-print che documentano momenti di sesso, droga e violenza, temi ricorrenti nella produzione dell’artista. Le fotografie sono in realtà degli ingrandimenti di alcune delle migliaia di Polaroid che Dash Snow ha scattato in maniera quasi compulsiva per tutta la durata della sua breve vita. L’opera è riuscita a raggiungere i 40.000 dollari raggiungendo in pieno la stima di partenza, si trattava inoltre della prima vendita all’asta dopo la morte dell’artista.

Il MoMa abolisce le cornici

Le migliaia di visitatori che da oggi si recheranno nella stanza 19 posta al quarto piano del MoMa, Museum of Modern Art di New York rimarranno senz’altro stupiti. Ai muri sono sempre appesi capolavori dell’espressionismo astratto dipinti da artisti del calibro di Willem de Kooning e Franz Kline ma le loro cornici sono scomparse ed ora le opere lasciano intravedere tracce materiche ai bordi ed i chiodi dell’intelaiatura.

La rivoluzione è stata attuata da Ann Temkin, nuovo curatore capo della sezione dipinti e sculture. “La cornice era una convenzione” ha spiegato la direttrice ai microfoni del New York Times indicando Painting Number 2 (1954) di Franz Kline. Una convenzione che secondo Ann Temkin ha in qualche modo addomesticato per troppo tempo le opere, oscurando la loro potenza rivoluzionaria e radicale. Via le cornici quindi per rompere definitivamente con il passato.