Marina Abramovic Top Model per Elle – La Grecia cancella una fiera – Il MET ritrova un Velázquez


Cominciamo il nostro articolo dalla Serbia. il celebre fashion magazine Elle, edizione serba, ha scelto una modella d’eccezione per la sua copertina patinatissima. Si tratta di una Marina Abramovic più in forma che mai, avvolta da un abito rosso fiammante e con il crine adornato da un vistoso copricapo. Lo scatto che comparirà sul numero di Gennaio 2011 è stato eseguito da Dusan Reljin. E meno male che la Abramovic stessa si definiva la “nonna della Performance Art“, a noi sembra ancora estremamente affascinante.

Facciamo ora un rapido passaggio in Grecia. Sono in molti ad applaudire i sentori di una lenta ripresa economica ed altrettanti iniziano a sognare una grande riscossa anche per il mondo dell’arte contemporanea. Sfortunatamente questi dorati sogni sembrano ancora lungi dall’avverarsi. A riportarci con i piedi per terra è la notizia della cancellazione dell’Athens World Fine Art Fair, manifestazione fieristica che doveva aprirsi nei prossimi mesi allo Zappeion Palace di Atene.

Correva l’anno 2010, il peggio dell’arte contemporanea visto da Globartmag

Come di consueto Globartmag vi offre il peggio del peggio del 2010. Eventi disastrosi che rappresentano il peggio del minestrone artistico nazionale ed internazionale. Pronti, partenza, via:

– La Turbine Hall del Tate. Prima si decide di ospitare i milioni di semi di girasole di porcellana dell’installazione di Ai Weiwei poi si vieta al pubblico di interagire con l’opera. Tutto perché le polveri della porcellana sono dannose per la salute, lo smog di Londra invece sembra sia un toccasana.

– La Smithsonian National Portrait Gallery di Washingon DC, ovvero come organizzare una mostra sulle diversità ed in seguito emarginare David Wojnarovicz offendendo il mondo intero e le sue diversità.

– Il MAXXI di Roma. Chi ha il pane non ha i denti: un gioiello di museo, una folla di curatori ed il numeroso pubblico che intanto attende una programmazione decente che sembra non arrivare mai. Alla voce mostre future (presente nel sito) troverete solo un evento, può bastare?  

Ci vieni alla mostra? C’è l’Industrialminimalism che ti piace tanto

Avete mai assistito ad una mostra di Industrialminimalism? Parliamo della nuova avanguardia artistica che va tanto di moda tra gli spazi più cool del momento. Anche nella vostra città ne stanno organizzando una proprio oggi e se uscite di casa potrete vederla, o forse non vederla. Mi riferisco ad una tendenza sconcertante che ha ormai preso alla gola l’intera scena dell’arte nazionale. Il tremendo processo irreversibile dell’Industrialminimalism comincia più o meno così:

Vi recate in una galleria che sembra in bilico tra un magazzino in disuso ed una segheria dei prestigiosi mobilifici della brianza. Il titolo della mostra in programma suona tipo Floating Structures o magari qualche altra paroletta in tedesco che fa molto figo. All’interno della galleria il pubblico, con in mano dei magazine d’arte italiani (rigorosamente scritti in inglese e con articoli sovrasensibili), pilucca ibridazioni gastronomiche in bilico tra il sushi e il caciucco mentre si aggira con aria finto-annoiata-impegnata per tutto lo spazio espositivo. 

Sesso orale per un’opera di Terence Koh? è il baratto di Art Barter

Parlare di baratto nel 2010 (quasi 2011) sembra una cosa ridicola ma possiamo assicurarvi che questa pratica di scambio di merci e favori vecchia quanto il mondo è in fase di rilancio. Anzi si potrebbe dire che il baratto è l’idea più cool del momento. Ad introdurre o se preferite re-introdurre tale pratica commerciale nel mondo dell’arte contemporanea ci ha infatti pensato Art Barter, una piattaforma creata da Alix Janta e Lauren Jones nel 2009 con una mostra a Londra in cui figuravano opere di 50 artisti come Tracey Emin, Tim Noble, Gavin Turk, Polly Morgan, Mat Collishaw ed altri artisti emergenti.

Le regole del gioco sono molto semplici, gli artisti propongono ad Art Barter le loro opere e la piattaforma organizza regolarmente delle mostre in luoghi prestigiosi di tutto il mondo. Per aggiudicarsi le opere i collezionisti possono offrire tutto tranne il denaro.  L’ultima mostra di Art Barter si è tenuta al NP Contemporary Art Center di New York la settimana scorsa ed è stato un successo clamoroso.

VARIABLE MEDIA INITIATIVE, Incontro con JON IPPOLITO al MAXXI

In che modo si conserva un’opera d’arte contemporanea? Una videoinstallazione può essere danneggiata dal tempo? Come si restaura un progetto di Computer Art? Questi alcuni dei temi che saranno al centro dell’incontro di martedì 21 dicembre alle 15:00 con Jon Ippolito, Associated Professor di New Media all’University of Maine, primo appuntamento del ciclo FOCUS SULLA CONSERVAZIONE promosso dal Dipartimento Conservazione – MAXXI Arte, dedicato ai progetti e alle iniziative più importanti sulla conservazione dell’arte contemporanea.

Gli incontri rivolti a studenti delle università e delle accademie italiane e straniere, ma anche a professionisti, ricercatori e critici, verranno condotti da rappresentanti di musei, istituti internazionali e attraverso la voce di artisti ed esperti da tutto il mondo. Jon Ippolito è considerato uno dei maggiori esperti internazionali sui temi della conservazione delle opere d’arte contemporanea, che spesso utilizzando tecnologie sofisticate sono soggette a problemi legati all’invecchiamento dei dispositivi. Ippolito è stato uno dei promotori del Variable Media Initiative per il Guggenheim Museum di New York, una strategia di conservazione basata sulle informazioni raccolte con uno speciale questionario: il Variable Media Questionnaire.

Censura e arte, intervista esclusiva a Michael Iacovone e Mike Blasenstein sul “caso David Wojnarowicz”

Una mostra sulle diversità organizzata dalla Smithsonian Portrait Gallery di Washnigton DC (per saperne di più leggete il nostro articolo e questo secondo approfondimento). Un video dell’artista David Wojnarowicz che viene censurato e rimosso dal museo. Due coraggiosi manifestanti/artisti Michael Iacovone e Mike Blasenstein tentano di riproiettare il video all’interno degli spazi tramite un iPad ma vengono allontanati e banditi dal museo. Si tratta della cronaca di uno dei più gravi casi di censura all’arte ed alla libertà di espressione degli ultimi anni. Globartmag vi offre oggi un’intervista esclusiva a Iacovone e Blasenstein per far luce su questa vergognosa vicenda:

1 Potete dirci cosa è realmente successo alla Smithsonian National Portrait Gallery e spiegarci l’importanza della vostra azione?

Michael Iacovone: Abbiamo deciso che il video doveva essere rimesso in galleria e nessun’altro aveva intenzione di farlo. Abbiamo quindi pensato che non sarebbe stato difficile mostrare il video su di un iPad ed in seguito filmare le interazioni del pubblico, inoltre non c’era ragione per non farlo. Dopo circa 10 minuti dall’inizio della nostra azione la sicurezza del museo ha sentito il bisogno di fermarci. Io sono stato ammanettato e siamo rimasti in consegna sino all’arrivo della polizia.  Come artista penso che l’azione sia stata importante poichè se non ti schieri contro le decisioni istituzionali allora non puoi far altro che accettarle. Non sto parlando della maggioranza delle persone o delle persone che aiutano altri ad essere eletti, sto parlando di tutti. E sono ancor più preoccupato perchè non vedo più dissenso in giro. Le persone sembrano arrabbiate ma accettano ogni decisione istituzionale, solo pochi hanno il coraggio di aprire un confronto.

Mike Blasenstein: Abbiamo semplicemente riportato l’arte in un posto dedicato all’arte, parliamo di un’opera che si trovava nel museo fino a pochi giorni prima del misfatto. La sicurezza ci ha fintamente accusati di volantinaggio e di fare riprese non ammesse, ma si tratta di scuse per buttarci fuori.

Marcello Jori – L’Albo dell’Avventura

La Fondazione Marconi di Milano inaugura lì11 genio 2011 la mostra L’Albo dell’Avventura di Marcello Jori. Fin dagli inizi della sua attività, Marcello Jori è stato uno tra i protagonisti della scena artistica italiana, perseguendo un progetto di arte totale che lo ha portato a mescolare felicemente la fotografia con la pittura, la scrittura, la musica, il design e il fumetto. E’ alla sua terza personale presso lo spazio di Via Tadino, dove aveva già esposto nel 1986 e nel 1989. Questa volta l’artista presenta nuove fotografie a colori, tutte realizzate tra il 2008 e il 2010, e gli Albi dell’Avventura, tre libri scritti e illustrati all’acquerello dall’artista stesso.

Le opere, esposte al primo piano della Fondazione, inaugurano una fase nuova nel complesso percorso dell’artista: quella dell’Avventura. Si tratta di una fase successiva rispetto alle opere ormai storiche esposte negli anni settanta dalla Galleria De Foscherari di Bologna, dallo Studio Morra di Napoli e dalla Gam di Bologna nel 2000 e attualmente riproposte alle gallerie De Foscherari e Giorgio Persano dalla curatrice Elena Re.

Jerry Saltz ed il peggio dell’arte americana del 2010

Dopo aver stilato la sua personale lista del meglio dell’arte contemporanea, il critico americano Jerry Saltz ha pubblicato in questi giorni sulle pagine del New York Magazine i 10 momenti peggiori dell’arte a stelle e strisce del 2010, noi ve li rigiriamo così come il buon ( o cattivo) Saltz li ha stilati, a partire dal fondo:

10 Un orrorifica sequenza di frasi udite ad Art Basel Miami Beach: Silvia V. Fendi ha dichiarato “Collezionare arte è il nuovo modo di fare shopping“.  Aby Rosen, magnate del mercato immobiliare ha invece proposto questo: ” I tre mondi più importanti della cultura in questo momento sono la moda, il mercato immobiliare e l’arte. Le fiere d’arte inoltre sono posti dove i super-ricchi possono socializzare con persone del loro stesso livello”.

9 La retrospettiva di Tim Burton al MoMa: non una mostra d’arte ma un modo per far soldi attirando gente nel museo.

8 La mostra di Rivane Neuenschwander al New Museum, troppo sentimentale e troppo ovvia.

Bill Viola e Dan Flavin non sono artisti secondo la Comunità Europea

Come si sa la critica contemporanea, gli addetti ai lavori ed i semplici appassionati sono sempre invischiati in annose discussioni su cosa è arte e cosa non lo è. Queste disquisizioni molto spesso divengono chiacchiere da bar ma quando è l’Unione Europea a farle allora c’è qualcosa di più grave sotto.

Infatti il magazine Artinfo ha da poco pubblicato una sbalorditiva notizia secondo la quale le opere di Dan Flavin e Bill Viola in realtà non sarebbero opere d’arte vere e proprie, o almeno così non le riconosce la Comunità Europea. Quindi dal 2011 tutte le gallerie d’arte o comunque chiunque vorrà importare un’opera di Bill Viola o Dan Flavin dovrà pagare il 20 percento di IVA invece del classico 5 percento che normalmente viene sborsato per le opere d’arte (Ovviamente non Italia).

Risponde Blu: “Il MOCA mi ha censurato”

Continua l’affaire MOCA versus Blu. Come già avevamo scritto in un nostro precedente articolo, lo street artist italiano aveva recentemente realizzato un enorme murale sul muro nord della Geffen Contemporary. L’opera era stata realizzata proprio davanti un sito dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale e ad un ospedale dedicato ai veterani. Blu aveva realizzato delle bare con sopra dei biglietti da un dollaro al posto delle classiche bandiere che solitamente cingono il feretro dei caduti in battaglia.

Jeffrey Deitch, novello direttore del MOCA, aveva quindi deciso di far rimuovere l’opera per non offendere la memoria dei caduti: “Non si fuma in faccia a qualcuno che ha il cancro ai polmoni”, così Deitch aveva motivato la sua scelta. Il direttore aveva inoltre annunciato che la rimozione era stata decisa di comune accordo assieme all’artista. Eppure a noi qualcosa non quadrava e proprio quando si cominciava a pensare che la storia fosse finita lì è partita la pesante risposta di Blu sulle pagine del Los Angeles Times.

Federico Granell – Somnum

Giovedì 16 dicembre 2010 la galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma presenta al pubblico Somnum, prima personale in Italia dell’artista spagnolo Federico Granell. All’interno della falsa immobilità del sonno la mente umana ritrova la sua soddisfazione allucinatoria ad ogni istinto più recondito. Il profondo abisso della fase REM (Rapid Eye Movement) è quindi un processo consumatorio delle nostre emozioni e delle nostre pulsioni, un misterioso universo di suoni ed immagini cha appaiono come reali.

In questo frangente, la coscienza abbandona il suo involucro terreno,  accedendo ad una condizione spirituale che permette di osservare il mondo da un punto privilegiato, senza vincoli d’azione e costrizioni comportamentali. Il pensiero, colto nel suo stato più selvaggio ed incontaminato, restituisce visioni che si trasformano in vere e proprie architetture sensoriali. Avviene quindi il manifestarsi di un mondo nuovo, una città abitata che può essere scrutata dall’alto, senza la necessità di cambiare l’ordine delle cose e senza essere notati. Questo delicato meccanismo emozionale è alla base di Somnum, evento che rende oggettiva una complessa rete di significati astratti.

Ci vorrebbe WikiArtLeaks per svelare i segreti dell’arte contemporanea

Ultimamente si fa un gran parlare del fenomeno WikiLeaks, organizzazione internazionale che riesce a mettere le mani sui più scottanti segreti istituzionali di tutto il mondo e che ha come obiettivo la pubblicazione di materiale che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende. Lo staff di WikiLeaks di cui l’australiano Julian Assange è il membro più noto e influente è in questi giorni al centro di una bufera politica e legale, segno evidente che esiste qualcosa di vero  tra le migliaia di fughe di notizie presenti sul sito.

Sarebbe dunque interessante disporre di una sorta di WikiLeaks dell’arte contemporanea, visto che di comportamenti poco etici e di questioni misteriose in questi ultimi tempi ne abbiamo viste parecchie. Potremmo venir a capo del perchè il governo cinese si accanisce tanto contro Ai Weiwei fino al punto di malmenarlo, distruggergli lo studio ed oscurargli il blog. Tra l’altro qualcuno potrebbe spiegarci perchè la Turbine Hall ha vietato al pubblico l’interazione con l’opera dello stesso artista.

Solidarietà di Banksy ai Voina, guerrilla artists russi

Conoscete Voina? Si tratta di un gruppo di artisti russi che solitamente realizza delle performance che si trasformano in vere e proprie manifestazioni di protesta contro l’oppressione di un regime che non concede libertà di stampa e di parola. Nel loro manifesto i Voina hanno proclamato che il loro intento primario è quello di creare un nuovo linguaggio dell’arte contemporanea  costruito sull’arte stessa e non sugli interessi economici.

Tra le loro azioni più eclatanti ricordiamo l’enorme pene disegnato sulla pavimentazione del ponte mobile Liteyniy, il quale una volta sollevato per far passare le barche ha spiattellato in faccia al palazzo del KGB il gigantesco ed irriverente organo (65×23 praticamente da far invidia a John Holmes). Oggi siamo qui a parlarvi di un’azione di solidarietà nei confronti di Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolayev due artisti facenti parte del gruppo che sono stati illegalmente arrestati e che si trovano attualmente in prigione.