Milano per Tadeusz Kantor

A vent’anni dalla morte, Milano celebra il regista polacco Tadeusz Kantor, una delle figure più originali del teatro del Novecento. In programma una serie di iniziative che mirano a far conoscere e portare avanti con le nuove generazioni, un’innovativa idea di ricerca nel e attraverso il teatro. “Kantor coniò una personalissima forma di linguaggio espressivo, a metà fra il teatro e le arti visive, nutrita da potenti motivi come la memoria, l’intervento uniformante della morte, lo smarrirsi e ricomporsi dell’identità dell’individuo – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -.Il rapporto di Kantor con la città di Milano è stato intenso, a partire dal 1978 quando il pubblico milanese scoprì La classe morta, il suo capolavoro ospitato al Salone di via Dini dal CRT Centro di Ricerca per il Teatro”.

Il primo appuntamento della rassegna “Milano per Kantor” è in programma giovedì 16 dicembre alle ore 21.00 al Cinema Gnomo di via Lanzone 30, dove verrà proiettata la versione originale in polacco con sottotitoli in italiano de “La classe morta (Umarla Klasa)” di Andrzej Wajda. Un gruppo di persone anziane ritorna sui banchi di scuola per recuperare le lezioni non fatte.

30 buoni motivi per amare l’arte contemporanea made in Italy

Commenti nei blogs, articoli sui giornali, chiacchiere tra addetti ai lavori. Tutti contro l’arte contemporanea italiana, tutti pronti a ribadire la lentezza e la vetusta natura del nostro sistema. Eppure amici miei, esistono universi tutti italiani che ci fanno venir voglia amare l’intera manifestazione creativa nazionale. Parliamo di eventi, artisti, istituzioni e quanto altro che persino all’estero ci invidiano e non hanno nulla da invidiare alla più blasonate superpotenze dell’arte. Non ci credete? Ecco 30 buoni motivi per essere fieri della scena dell’arte contemporanea italiana:

1 Le sperimentazioni sonore di Luigi Russolo e quelle di Giacinto Scelsi.
2 Marinetti, Boccioni ed il Futurismo.
3 I tagli di Fontana e i decollage di Rotella
4 La verifica incerta di Grifi e Baruchello
5 L’Art to Abandon di Franco Mazzucchelli
6 La Transavanguardia (costruita o non) di Bonito Oliva che conquista gli U.S.A.
7 Mario Schifano e tutta la Scuola di Piazza del Popolo
8 L’arte emergente che lotta contro tutto e tutti

Il MOCA cancella un murale di Blu

Continuano le stranezze made in U.S.A. per quanto concerne la rimozione di opere d’arte precedentemente volute in mostra o comunque commissionate. Questa volta è toccato al nostro Blu, caleidoscopico street artist artefice di un murale che è rimasto in visione per sole 24 ore ed in seguito è stato completamente cancellato. Stavolta però non si parla di censura ma di un atto di rispetto, almeno questo è quanto ci pare di capire dalle dichiarazioni del MOCA.

Tutto è cominciato quando il MOCA, Museum of  Contemporary Art di Los Angeles ha chiesto all’artista di realizzare un opera sul muro nord della Geffen Contemporary. Il Geffen Building sorge su un sito d’importanza storica, infatti proprio davanti il muro nord trova posto il monumento denominato Go For Broke, che commemora gli americani di origine giapponese caduti durante la seconda guerra mondiale.

Esperimento riuscito per Ricci/Forte alla Fondazione Alda Fendi di Roma

Photo By: Lucia Puricelli

Spesso a Natale i sogni si avverano per davvero. Il nostro era quello di vedere uno degli Esperimenti della Fondazione Alda Fendi di Roma libero dai barocchismi di Raffaele Curi e dobbiamo dire che la performance Some Disordered Christmas Interior Geometries di Ricci/Forte (dall’8 al 15 dicembre 2010), organizzata nei magici spazi del Silos del Foro Traiano, ha esaudito il nostro desiderio.

Difficile riassumere in un articolo la complessità di un’opera che si poggia delicatamente su molteplici discipline come performance, danza sperimentale, installazione, video arte e teatro d’avanguardia senza mai eccedere o scadere nel vuoto citazionismo. Some Disordered Christmas è un’architettura perfetta che si abbatte con veemenza ed anticonformismo davanti agli occhi dello spettatore, un ballet mecanique lisergico e disincantato che stravolge ogni retorica legata al Natale ed alla sua natura consumistica.

Arte Fiera Art First 2011

Attenta alla nuova funzione che le fiere del settore hanno assunto nell’ambito del mercato dell’arte, Arte Fiera Art First – diretta da Silvia Evangelisti e con un nuovo Comitato di Selezione – ha preservato intatti negli anni il proprio ruolo di grande vetrina del mercato dell’arte mondiale e la propria identità di valorizzazione e promozione della ricerca artistica italiana ed internazionale dai primi anni del Novecento alle tendenze attuali.

Oltre 200 gallerie distribuite nei 15000mq espositivi del quartiere fieristico bolognese, suddivisi in tre settori dedicati all’arte moderna, contemporanea e alle ultime tendenze, con una speciale sezione dedicata alle gallerie di ricerca con non più di 5 anni di attività per avvicinare al mercato dell’arte e al collezionismo un pubblico sempre più ampio.

Doppio appuntamento per la prima personale in Italia di Florian Neufeldt

Alla sua prima personale in Italia, Florian Neufeldt presenta a Roma lavori che rivelano modalità articolate di relazione con lo spazio espositivo e contemporaneamente evidenziano l’aspetto principale del suo lavoro: la condizione dell’essere”bloccato”, indifeso, affrontando dinamiche che non possono essere controllate. Presso The Gallery Apart (Roma) il 13 dicembre, Neufeldt espone alcune sculture, anche imponenti, che rappresentano i più recenti approdi del suo percorso artistico, mentre per 26cc (il 15 dicembre) ha realizzato un’installazione visivo/sonora che cattura “le parole” del mondo e ne evidenzia l’assurda ambiguità.

Le sculture che Neufeldt presenta nello spazio di The Gallery Apart mostrano un’attenzione singolare verso ciò che costituisce il nostro quotidiano. Mobili, sedie e suppellettili di vario genere vengono scomposti, ridotti a frammenti e poi riportati allo stadio di materiale, ricomposti in nuove forme, legate da fasci di luce al neon o pezzi di guardrail. Evocato o reale, ne emerge il movimento e il suo dato esponenziale, la velocità. Le forme rinnovate non perdono l’identità originaria degli oggetti da cui derivano.

Jason Kalogiros – Testimony of Simplicity

Unosolo di Milano inaugura il 15 dicembre Testimony of Simplicity, la prima mostra personale in Europa dell’artista americano Jason Kalogiros. Per l’occasione Kalogiros ha realizzato una serie di lavori fotografici in cui raddoppiamento e ripetizione diventano sia strumento di produzione che metaforico punto di partenza. Per realizzare queste immagini l’artista ha utilizzato una fotocamera a foro stenopeico (double pinhole camera) costruita con un contenitore d’avena della marca Quaker Oats. Due buchi realizzati in prossimità degli occhi dell’iconico ritratto che appare su questo contenitore diventano aperture gemelle che producono un’immagine doppia.

Il nome Quaker Oats, insieme al volto sorridente ormai simbolo di questo prodotto, intende suggerire quegli ideali di integrità, onestà e purezza spesso associati alla Società degli Amici – o Quaccheri, altro nome con cui sono conosciuti i fedeli di questo movimento religioso appartenente al protestantesimo. Con le parole Testimony of Simplicity i quaccheri intendono sostenere che l’individuo dovrebbe vivere la propria vita all’insegna della semplicità, concentrandosi solo su ciò che è realmente importante. Kalogiros si appropria del nome di questa dottrina per farne un principio guida nel proprio lavoro.

Il Pasto Nudo di Moio&Sivelli al Madre di Napoli

Sabato 11 Dicembre alle ore 19.00 si inaugura nella Project Room del Museo Madre, con la performance Naked Lunch di Moio&Sivelli, la quarta mostra della serie SPOT, curata da Adriana Rispoli ed Eugenio Viola, performance che sarà poi riproposta in video a partire dal 13 dicembre.

”Il Pasto nudo è l’attimo raggelato in cui ognuno vede quello che c’è in cima alla forchetta.” Così Jack Kerouac spiegava il motivo del titolo dato da lui stesso al delirante romanzo cut-up di William Bourroghs, trasposto poi cinematograficamente negli anni Novanta da David Cronenberg; e il cui titolo è preso in prestito in maniera irreverente da Moio&Sivelli per la loro performance al Madre, dove l’ingombrante riferimento si risolve in una rappresentazione dov’è caduta ogni barriera tra finzione e realtà, giocata sul filo di una ironia livida, che può scadere, in maniera compiaciuta, nel grottesco.

Il nuovo museo di Abramovich e le classifiche di Jerry Saltz

Roman Abramovich è ormai diventato un grande fan dell’arte contemporanea, forse anche grazie alla sua ragazza Dasha Zhukova che attualmente gestisce il Garage Center for Contemporary Culture (GCCC) di Mosca. Abramovich in questi ultimi anni ha ammassato una cospicua collezione d’arte con pezzi di Lucian Freud, Francis Bacon e tanti altri grandi nomi del contemporanea. Niente di meglio quindi che piazzare tali capolavori in un museo tutto nuovo che dovrebbe aprire nel sito New Holland Island di San Pietroburgo. New Holland Island è una vera e propria isola artificiale creata nel 18esimo secolo per immagazzinare il legname appena tagliato. Oggi quindi potrebbe diventare un nuovo tempio per l’arte contemporanea. Del resto con una montagna di soldi si può edificare di tutto.

Passiamo ora dall’altra parte del mondo e vediamo cosa succede negli Stati Uniti. In questi giorni vi abbiamo fornito diverse classifiche annuali legate all’arte contemporanea. Ogni magazine ne ha una e tutti si divertono a dare i voti a galleristi, critici, artisti e collezionisti. Il noto critico statunitense Jerry Saltz ha recentemente stilato la sua personale top 10 delle migliori mostre organizzate a New York nel corso del 2010. Ecco in maniera stringata l’intera classifica.

Lo stato dell’arte all’Accademia di Romania a Roma

Il 10 dicembre 2010 alle ore 19.00, presso l’Accademia di Romania in Roma, la Kunsthaus presenta The state of the Art, mostra collettiva multimediale che proporrà una selezione di opere per le diverse sezioni di video arte, fotografia, installazione, performance e pittura. L’evento, a cura di Luisa Conte, è organizzato con il sostegno dell’Accademia di Romania e con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma.

L’espressione “stato dell’arte” è propria del linguaggio tecnico utilizzato per indicare il livello di massima avanguardia raggiunto da una tecnologia o da un campo scientifico: in altre parole, ciò che determina una reale innovazione o evoluzione. La trasposizione di questo concetto nel campo delle arti visive vuole essere un tentativo di mostrare in che modo alcuni artisti contemporanei svolgono le loro ricerche verso un cambiamento dell’espressività culturale, lasciando al pubblico di determinare, attraverso la percezione individuale, un avvenuto “passaggio inventivo”.

I soldi del museo? Se li prende l’iPhone

Leggevo ieri un’intervista di Exibart ad Achille Bonito Oliva sullo spauracchio dei tagli alla cultura. Mi sembra che il celebre e stimato curatore e critico d’arte abbia ben fotografato le cause e gli effetti di questa terribile situazione-Italia, ma (prendendo in esame solo le istituzioni museali ed affini) quali potrebbero essere le soluzioni a questo problema? Come portare soldi alle casse dello stato ed al contempo evitare lo sfacelo totale delle istituzioni museali e culturali in genere? Difficile a dirsi. Il governo inglese ad esempio, tramite il ministro della cultura Jeremy Hunt, sta tentando di incoraggiare i ricchi del paese a finanziare le operazioni culturali dell’intera nazione.

Fino ad ora sono stati raccolti circa 120 milioni di dollari che potrebbero servire a finanziare tante iniziative o comunque a sorreggere ciò che esiste già. Il privato dunque rimane un’importante carta da giocare per non far andare tutto in rovina. Musei e monumenti gestiti dai privati, questa potrebbe essere una buona soluzione ma è ovvio che lo stato dovrebbe comunque vigilare su tutto.

Continua il caso Wojnarowicz, arrestati due artisti e banditi a vita dalla Smithsonian

Incredibilmente, arriva il nostro quarto articolo dedicato alla vicenda Smithsonian National Portrait Gallery contro David Wojnarowicz. Dopo avervi informato sul tremendo atto di censura perpetrato dall’istituzione, che ha di fatto escluso il video dell’artista A Fire in My Belly dalla mostra Hide/Seek, e sulla successiva manifestazione di oltre 100 persone davanti al museo, eccoci di nuovo a parlarvi di un ulteriore assurdo episodio.

Lo scorso 4 dicembre due attivisti si sono introdotti all’interno del museo durante gli orari di apertura e si sono piazzati tranquillamente davanti l’entrata. Una delle due persone ha in seguito tirato fuori dalla sua borsa un iPad. Il piccolo ma potente schermo è stato assicurato attorno al  collodell’uomo  tramite una tracolla ed una volta acceso ha cominciato a mostrare le immagini del video di Wojnarowicz

Un Invito al viaggio dal Museo Luigi Pecci di Milano

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è lieto di annunciare la riapertura dell’attività nella sede espositiva distaccata del Museo Pecci Milano. Dopo l’anteprima della primavera scorsa dedicata a Dark Matter, lavoro inedito di Nio Architecten – autori del progetto di ampliamento della sede museale di Prato che è attualmente in corso di realizzazione e sarà ultimato nel 2012 – il suggestivo spazio espositivo situato in Ripa di Porta Ticinese sul Naviglio grande inaugura, giovedì 16 dicembre alle ore 18.00, la mostra INVITO AL VIAGGIO. PARTE 1 | PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO: AMBIENTI, curata da Stefano Pezzato e dedicata alla collezione del Museo con opere di Pinot Gallizio, Fabio Mauri, Mario Merz, Superstudio.

L’ampio edificio di archeologia industriale – il cui utilizzo gratuito è stato ottenuto grazie a un accordo del Centro Pecci con un privato – funzionerà per due anni, durante i lavori d’ampliamento della sede di Prato, da “vetrina” nazionale per l’arte contemporanea e le attività d’eccellenza prodotte in Toscana, il cui ente regionale sostiene il progetto milanese attraverso l’agenzia Toscana Promozione, a partire dall’esposizione e valorizzazione del patrimonio di opere raccolte dal Museo pratese in oltre vent’anni di attività.

Susan Philipsz vince il Turner tra mille polemiche, ma l’artista ha un cuore d’oro

Come da copione anche quest’anno non sono mancate le proteste al Turner Prize edizione 2010. Effettivamente anche la stampa inglese aveva precedentemente bollato la presente edizione come troppo noiosa ed ingessata ma a scagliarsi contro la manifestazione, che il prossimo anno lascerà Londra per trasferirsi a Newcastle, non sono solo i giornali. Ma andiamo per gradi, la vincitrice quest’anno è Susan Philipsz che ha presentato un’installazione sonora dove si può udire la sua voce che canta una ballata scozzese e si è così aggiudicata le 25.000 sterline del premio.

La nomina ha attirato le solite proteste del gruppo Stuckists, autori di caleidoscopiche creazioni di outsider art. Gli artisti, noti per il loro amore per le arti tradizionali, si sono schierati davanti alla Tate Britain accusando l’istituzione di foraggiare una tipologia di arte vuota ed inconcludente. Quest’anno però alle proteste degli Stuckists si è unita quella di 30 studenti che hanno deciso di opporsi in tal modo ai tagli alla cultura previsti dal governo britannico.