Con Obama la cultura ci guadagna?

Obama ha vinto di nuovo e tutti (o quasi) sono contenti. Renzi esulta e con lui molti italiani, Monti invia lettere d’amore al riconfermato presidente ed il popolo americano è arcicontento della sua sofferta scelta. Ma per quanto riguarda il mondo dell’arte contemporanea e della cultura in genere le cose miglioreranno davvero o peggioreranno irrimediabilmente?

Battiato assessore, Cuccurucucu Paloma!

Nel 1980 Franco Battiato cantava “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura” ma la coerenza, si sa, non è roba per noi italiani. Qualcuno taglierebbe corto con un “solo gli stolti non cambiano idea” ma fare dietro front per non essere stupidi ci sembra una soluzione troppo comoda. Battiato insomma ma anti-assessore si è trasformato in assessore alla cultura, accettando l’incarico offertogli da Rosario Crocetta.

La cultura si taglia, la politica no

Il curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia non è stato ancora nominato, I musei brancolano nel buio alcuni senza fondi ed altri senza personale, Il Colosseo crolla e gli scavi archeologici di Pompei non sono da meno, al cinema ed al teatro sono stati chiusi i rubinetti ed anche le orchestre sinfoniche comunali sono state rimaneggiate. Dulcis in fundo, il sistema scolastico è tutto da rifare. Eppure, in tutto questo furor di tagli ed incurie c’è chi si permette il lusso di organizzare festini pantagruelici. Si taglia la cultura ma non si tagliano le spese della politica, vediamo cosa dice la rete…

Confrontations: Repubblica contro The Guardian

 

Durante l’estate abbiamo inaugurato una nuova serie di articoli intitolata Confrontations dove mettevamo a confronto le offerte culturali di due istituzioni museali, una straniera e l’altra italiana. La serie ha riscosso un notevole successo, tanto che persino i vertici del Castello di Rivoli hanno deciso di reagire ai nostri stimoli, rompendo finalmente le barriere tra istituzione e pubblico. Oggi vorremmo fare la medesima cosa con i quotidiani nazionali e quelli esteri…

Come ti blocco il museo

I nostri assidui lettori avranno sicuramente notato la presenza della miniserie Confrontations all’interno del nostro beneamato blog. Ebbene, quello che però andrebbe attentamente discusso è il problema della direzione del museo di turno. Già, i musei in Italia offrono ben poco in fatto di programmazione ma spesso la colpa non è dei direttori. Tirare avanti la baracca non è certo facile, anche se si è dotati di sovvenzioni pubbliche e piccoli sponsors privati.

Nella maggior parte dei casi le sovvenzioni pubbliche servono a malapena a ripagare i servizi che servono a tenere in vita l’istituzione, stiamo parlando delle pulizie, dei trasporti ed in particolare della guardiania. Questi servizi , se sommati assieme, raggiungono costi a sei zeri. Ora il problema è capire se questi benedetti costi siano reali o gonfiati dalle amministrazioni. Poi ci sono gli stipendi del personale, il direttore solitamente guadagna sui 100 euro ed il resto dello staff si attesta più o meno su questa cifra.

Il fundraising non esiste

Il fundraising è la soluzione a tutti i tuoi problemi, il fundraising ti salverà. Esistono scuole, festival, corsi e master per il fundraising, esistono esperti, agenzie  e quanto altro. Tutti ti ripetono le stesse cantilene:“Attuare tutte le strategie utili per incontrare le esigenze dello sponsor”, “mirare al cuore del brand con il matching, un nuovo metodo per fare networking”, “liberate le vostre energie e adottate tutti gli strumenti a vostra disposizione”.  

Ma il fundraising in realtà è un meccanismo ben più semplice di questi automatismi lessicali. Un soggetto chiede soldi per un dato progetto e lo sponsor sborsa i quattrini. Facile no? Mica tanto, anche perché se ognuno di noi bussasse alla porta di una grande azienda e chiedesse i soldi per un suo grande progetto la povera azienda fallirebbe nel giro di pochi giorni.

Lo stato della cultura in Italia? Peggio di un film horror.

La scorsa domenica, seguendo l’abituale puntata di Presadiretta su raitre, non ho potuto fare a meno di provare un grande senso di compassione per lo stato in cui versa la nostra cultura. La puntata, intitolata appunto Cultura a Fondo, ha analizzato con perizia alcuni casi singoli, fra cui quello della Pinacoteca di Brera, i quali illustrano al meglio gli sprechi ed i tagli che in questi ultimi tempi hanno serrato la gola dei nostri tesori culturali.

Logico, non ci voleva la televisione per ricordarci che i nostri musei non hanno fondi per esporre e restaurare capolavori d’arte di inestimabile valore. Eppure la vista di quell’orrore non può lasciare lo spettatore indenne.

L’Homo Sapiens Sapiens con la sua arte contemporanea

Con l’arte non si mangia, l’arte è un bene di lusso, l’arte non è necessaria. Chissà quante volte avrete sentito queste parole negli ultimi tempi. La classe politica le ripete come una litania e via di corsa a tagliare i fondi dedicati alla nostra beneamata cultura. In Italia la situazione in cui versano i beni culturali è oramai tristemente nota ai più ma anche negli altri stati europei, come la Gran Bretagna ad esempio, quando si tratta di far cassa si guarda sempre a limitare il budget dedicato ad arte e affini.

Anche negli States però le cose non cambiano ed il candidato repubblicano per la presidenza Mitt Romney ha già annunciato di voler eliminare ogni programma governativo per le arti che non sia strettamente necessario. E dire che il National Endowment for the Arts ha già ricevuto un bel taglio netto al 6% per un totale di 146 milioni di dollari. Insomma l’arte non è un buon affare.

Streamfest, cultura eco-digitale nel Salento

La quinta edizione del festival di cultura eco-digitale è dedicato al cibo. Nei cinque giorni convivranno buone pratiche di sostenibilità, nuove tecnologie, sperimentazione artistica e produzione alimentare. Tra gli ospiti Jeff Mills, Miss Kittin, DonPasta, Sasha Funke e molti altri.

Streamfest, il festival di cultura eco-digitale, giunge quest’anno alla quinta edizione e si ripropone ancora una volta come uno degli appuntamenti più interessanti e attesi per gli amanti della musica elettronica coniugata ad iniziative che supportano la cultura ecosostenibile. Dal 7 all’11 agosto i centri storici di Lecce e Galatina, il Parco Gondar di Gallipoli e la Fiera del Salento faranno da cornice all’ormai consueto percorso itinerante del festival.

Florence Design Week

Allestimenti d’autore, forme in azione, ricerche e progetti innovativi, designers, giovani, arte, focus su ecosostenibilità, sfilate, performance, musica e “Progetti per il Made in Italy”, concorso in partnership con London Design Festival. Questo e molto altro ancora nel cuore di Firenze, dove design e ingegno si incontreranno dal 24 al 29 maggio.

Intelligenza, talento, ma anche voglia di sorprendersi e divertirsi. È la ricetta di FLORENCE DESIGN WEEK, il Festival del Design dedicato al futuro e alle imprese. «Vogliamo dare valore al Design, promuoverlo e favorirne una partecipazione emotiva e sensoriale», spiegano i direttori artistici Alessandro Pumpo e Marta Mandolini, che per il secondo anno consecutivo hanno invitato a Firenze designers, architetti, artisti, aziende e partners per offrire ai visitatori uno sguardo sul design italiano e internazionale.

Reload abbatte il muro dell’indifferenza

Un muro di mattoni, un ostacolo che viene abbattuto, il tanto sospirato ricongiungimento fra la cittadinanza romana e la giovane arte. In questa simbolica performance-incipit eseguita dal pubblico si cela l’importanza di un evento come Reload, inauguratosi il 10 gennaio scorso nelle Ex Officine Automobilistiche di Via Alessandro Ghisleri 44 a Roma ed organizzato da Gian Maria Tosatti . Per arrivare al punto, in una capitale dove si aprono nuove ale museali, dove i più grandi archistar creano le loro più  avveniristiche architetture, dove schiere di curatori istituzionalizzati faticano a metter in piedi un programma espositivo e dove si pensa a dare il nome ad un ristorante più che a sfamare la gente con la cultura, Reload giunge come un’insperata ancora di salvezza a cannibalizzare il gap tra pubblico e offerta culturale del territorio, tra artisti emergenti e spazi espositivi.

A ribadire l’importanza della manifestazione la presenza all’opening dell’Assessore alle Politiche Culturali Umberto Croppi, dimostratosi più volte sensibile alle operazioni indipendenti. Reload, oltre ad oggettivare quella tanto sospirata e mai concretizzata project room per l’arte emergente, ha dimostrato alle istituzioni che per attirare il pubblico all’interno di eventi culturali non è necessario disporre di cifre spropositate o di nomi altisonanti ma di creatività, impegno e tanto spirito di condivisione.