Se tornasse Cattelan/se non tornasse affatto

Su Globartmag abbiamo più volte criticato manifestazioni creative mirate al sensazionalismo ed al puro spettacolo. Maurizio Cattelan, in particolare è stato uno fra i nostri più bersagliati obiettivi, vuoi per la natura spettacolare della sua arte, vuoi per il suo continuo irridere un sistema che comunque lo alimenta.

Eppure, ai tempi della sua irruzione all’interno della scena, Cattelan aveva ben compreso che il carrozzone artistico nazionalpopolare doveva essere in qualche modo costretto ad una reazione, anche in termini negativi. Il revisionismo è forse una pratica squisitamente italiana e noi di Globartmag non possiamo sottrarci a questa consuetudine. Bisogna quindi ammettere che in questi tempi incerti in cui la fotografia si lascia sedurre da meraviglie del digitale che uniformano ogni scatto, in cui la pittura è ancora imbrigliata dalle estetiche della Nuova Scuola di Lipsia e le installazioni diventano sempre più minimal-pretestuose, le provocazioni del buon vecchio Cattelan ci mancano da morire.

E Gagosian apre anche a Parigi

Parigi non è certo il fulcro del sistema dell’arte contemporanea internazionale, eppure c’è chi è pronto a scommettere su una pronta rinascita della Francia. Ad alzare la posta ci ha penato il celebre dealer americano Larry Gagosian che solitamente non sbaglia un colpo ed apre le sue Gagosian Gallery in città che si rivelano in seguito come new entries del mercato o in rapida crescita esponenziale per quanto riguarda il giovane sottobosco creativo.

Basti prendere ad esempio la sede di Gagosian a Roma che ora si trova per così dire affiancata da un Macro a pieno regime ed un Maxxi nuovo di zecca, due punti a favore per un dealer che solitamente vende opere di artisti blasonati ed ospitati dai più grandi musei del mondo. Insomma stavolta Gagosian ha deciso di aprire una sede parigina che sarà inaugurata il prossimo 20 ottobre.

Le Meraviglie dell’arte in Full HD

Portare la vita reale all’interno dell’opera d’arte è stato un impegno serio per artisti del calibro di Marcel Duchamp, John Cage, Robert Rauschenberg e via dicendo. Queste ricerche hanno influenzato intere generazioni di artisti, dando vita a nuove strutture di pensiero creativo, basti pensare alle atroci verità proposte da Body Artists come Chris Burden, Gina Pane e da Hermann Nitsch considerato uno dei massimi esponenti dell’Azionismo Viennese. Nodo centrale delle azioni pensate da tali ed tanti altri artisti è la voglia di oggettivare la violenza, il dolore e la malvagità umana.

In questo l’arte ha in qualche modo anticipato la tempesta mediatica che nell’ultimo trentennio ha spasmodicamente tentato di portare la crudezza della realtà sin dentro le nostre case, tanto che oggi saremmo sorpresi di assistere ad un conflitto bellico senza il continuo bombardamento di immagini.Falkland, Guerra Del Golfo, Guerra dei Balcani e  Rivoluzione rumena del 1989 hanno decretato la rapida ascesa di una sorta di nuovo reality della violenza, una postazione privilegiata in cui la sofferenza può esser vista da varie angolazioni e soprattutto a qualsiasi ora.

Regno Unito: piccoli spazi, grandi ambizioni

 Come forse molti di voi sapranno il Regno Unito rappresenta un importante polo dell’arte contemporanea. Oltre ai tanti protagonisti dell’universo creativo come Damien Hirst, Marc Quinn e Tracey Emin (tanto per citarne alcuni), la nazione britannica offre numerosi e prestigiosi spazi espositivi come il Tate, la Serpentine Gallery, La Whitechapel Art Gallery, La Barbican e molte altre prestigiose gallerie private. Queste istituzioni organizzano periodicamente dei veri e propri blockbusters del contemporaneo, presentando mostre che attirano centinaia di migliaia di persone.

Eppure la Gran Bretagna è piena di piccoli spazi, gallerie che sono forse fuori dal grande giro dell’arte ma che propongono eventi decisamente interessanti. Vi forniamo di seguito un piccolo elenco di gallerie da tenere d’occhio se in estate vi trovate a girare per il Regno Unito.

Transmission Gallery a Glasgow
A Glasgow è facile trovare spazi gestiti dagli artisti e la Transmission è stata la prima galleria “indipendente” a mettere in mostra star del contemporaneo come Douglas Gordon.

Calano gli “amanti” dell’arte contemporanea

A quanto pare gli italiani stanno perdendo interesse per l’arte contemporanea, almeno questo è quanto si evince da un sondaggio stilato dalla società Ispo. Secondo l’attenta analisi sul territorio, la crisi economica sta radicalmente cambiando il nostro paese ed i cittadini italiani alle prese con bollette, mutui ed altri pagamenti non riescono a trovar tempo e soprattutto i soldi per l’arte. Nel 2008 infatti gli amanti dell’arte erano circa 17,5 milioni di persone, vale a dire il 35% della popolazione totale. Purtroppo nel 2010, a soli due anni di distanza, il numero è sceso drasticamente a 13,5 milioni, vale a dire il 27% della popolazione totale.

Ovviamente queste cifre si riferiscono unicamente agli estimatori di arte in genere perché per quanto riguarda gli amanti dell’arte contemporanea le cose vanno ancor peggio. Nel 2008 erano infatti 9 milioni gli aficionados del contemporaneo vale a dire il 18% della popolazione mentre nel 2010 il tasso si è dimezzato ed è passato così a quota 4,5 milioni, sarebbe a dire il 9% della popolazione nazionale.

Apre Art Hk 10 ed intanto a Roma la fiera diventa troppo mondana

Dal 27 al 30 Maggio torna Art Hong Kong edizione 2010, la grande fiera internazionale che con soli tre anni di attività si è messa in evidenza come la più importante manifestazione asiatica legata all’arte contemporanea. Certo non siamo ancora ai livelli delle altre fiere internazionali ormai universalmente riconosciute ma i segni di crescita sono evidenti, anno dopo anno. Va detto inoltre che se Frieze, ad esempio, riesce a catalizzare l’attenzione di 60.000 visitatori, Art HK la tallona con circa 30.000 visitatori, niente male per una manifestazione nata da poco. Quest’anno il numero di gallerie partecipanti è di 150, provenienti da circa 29 paesi differenti e durante le selezioni sono state lasciate a piedi altre 150 gallerie.

Ovviamente ogni fiera che si rispetti mira al successo di vendite ma, a dispetto delle tante presenze, le vendite non vanno di pari passo con i grandi numeri. Secondo Matthew Slotover, co-fondatore della Frieze Art Fair, l’ 80% delle persone in fiera curiosano in giro senza comprare assolutamente nulla. Dati alla mano si potrebbe quindi tranquillamente affermare che le fiere d’arte contemporanea siano divenute una sorta di appuntamento culturale più che commerciale. Questo ragionamento potrebbe essere valido anche per le manifestazioni fieristiche italiane, ovviamente con le dovute eccezioni. Prendiamo ad esempio Roma, The Road to Contemporary Art, manifestazione fieristica che tornerà anche quest’anno dal 27 al 30 maggio 2010 nella nuova sede del Macro Testaccio.

Vizi e virtù della scena italiana

Le stranezze della scena dell’arte contemporanea italiana continuano a tenere banco in una costellazione di gallerie e spazi sempre più votati alla ricerca del sensazionale e del diverso, anche a costo di rasentare l’incapibile assoluto. Di vizi e tic ne abbiamo descritti molti fra le nostre pagine dalla moda newyorchese di non appendere i dipinti al muro ma lasciarli appoggiati al suolo, passando per le birre dentro al secchio con ghiaccio da offrire ai vernissage e via dicendo. Vorremmo quindi in questo articolo elencarvi le nuove fissazioni dell’arte nostrana:

Un segno positivo, se non altro per il nostro povero e martoriato ambiente, arriva dalla tendenza a non stampare il catalogo di una mostra in galleria. Se prima il catalogo sembrava un must, da diverso tempo ormai agli eventi (anche in prestigiosi luoghi come Gagosian) circolano solo stringati testi fotocopiati: Meno carta ed un taglio a costi inutili visto che ormai il catalogo è una reminiscenza decisamente anacronistica che molto spesso trova una fine poco onorevole nel bidone della spazzatura.

Dopo 17 anni Pace e Wildenstein si dividono

I resoconti delle manifestazioni fieristiche nazionali, compresi quelli del Miart 2010 che si è concluso il 29 marzo, parlano di un mercato che sostanzialmente ha retto la grande “botta” della crisi economica.  Le aste internazionali parlano invece di una riduzione della bolla speculativa e di un livellamento delle quotazioni ad una dimensione più umana. L’andamento del mercato dell’arte contemporanea dunque è ancora un grande punto interrogativo.

Un fatto accaduto negli ultimi giorni può darci però alcuni indizi sul reale impatto economico della crisi sul sistema dell’arte. Dopo 17 anni di presenza sul mercato i grandi dealers Pace e Wildenstein, (raccolti sotto il marchio PaceWildenstein) hanno deciso di dividersi: “Non c’era più ragione di continuare a correre uniti, non riusciamo più a scambiarci i clienti come una volta” ha dichiarato Arne Glimcher, dirigente di Pace. Ma nel 1993 l’unione delle due gallerie sembrò un’idea brillante, capace di far confluire i collezionisti in un grande ed unico “punto vendita”.

La scena dell’arte analizzata da Jennifer Dalton e William Powhida

Fino al 20 marzo prossimo la Edward Winkleman Gallery di New York ospiterà un’interessante serie di incontri intitolati #class, eventi mirati al dialogo a 360 gradi a cui possono partecipare artisti, critici, dealers, collezionisti e chiunque abbia voglia di partecipare ed esaminare il modo in cui l’arte contemporanea viene create e viene fruita. Il dialogo in galleria sarà anche mirato ad identificare e proporre alternative capaci di riformare il presente sistema dell’arte ed il mercato in genere.

Per sistema dell’arte si intende sia una precisa rete di dealers, gallerie e musei che agisce ed espone artisti caratterizzati da una precisa estetica uniformata, oltre che una vera e propria architettura economica intangibile e non quantificabile ove regnano favori reciproci e meccanismi sepolti. L’idea di questa nuova e rivoluzionaria serie di brainstormings collettivi è stata partorita da Jennifer Dalton e William Powhida, due artisti che hanno contribuito a mettere in luce alcune logiche non troppo chiare nascoste dietro la gestione del New Museum di New York. 

Crisi: Simon de Pury canta e Rebecca Smith chiude

Simon de Pury e Rebecca Smith, due storie dissimili legate dall’arte con due differenti destini. Due aspetti della crisi economica internazionale che raggiunge il mondo dell’arte con finali differenti ed inaspettati. Da un lato le case d’asta che dopo un breve periodo di indecisione sono ripartite alla grande, livellando un poco le quotazioni pur sempre alte e macinando dollari e sterline.Dall’altro capo del filo le gallerie, in special modo quelle votate alla sperimentazione, che hanno accusato il colpo ritirandosi dal mercato e chiudendo definitivamente i battenti.

Simon De Pury, leader incontrastato della casa d’aste Phillips de Pury ha sedi sparse in tutto il mondo e lo scorso ottobre ha totalizzato un bacino di vendite di 60 milioni di sterline, bottino di tutto rispetto aiutato dalla vendita dell’opera Year of the Boar, di Jean Michel Basquiat che ha totalizzato la bellezza di 1.105.250 sterline.

Sull’onda di questi successi Simon de Pury non ha certo esitato a manifestare la sua gioia utilizzando i suoi soldi per uno scopo assai buffo, ma si sa che le persone ricche fanno cose strane con i loro soldi. Pury ha infatti prodotto un video musicale sulle note di If I Had a Hammer, nota in Italia come Datemi un Martello e cantata da Rita Pavone.

Luigi Ontani, immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo

L’iniziativa, in programma oggi 3 ottobre, vedrà i musei di AMACI e oltre 800 luoghi dell’arte contemporanea aprire gratuitamente al pubblico i loro spazi, per un’iniziativa unica nello scenario internazionale.

È Luigi Ontani l’artista scelto da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per creare l’immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento promosso dall’Associazione e dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico. Ingadgiato è il titolo dell’opera realizzata appositamente per la manifestazione: un autoritratto fotografico in cui Ontani, con il suo tipico linguaggio eclettico e dissacrante, si rappresenta intrappolato in una rete da pesca da cui pendono gadget e materiali promozionali dei musei dell’Associazione.

Start Milano, al via il week end dell’arte

A partire dal prossimo venerdì 18 settembre, StartMilano proporrà come ogni anno un week end d’arte alla città di Milano, il tutto nel corso di una grande manifestazione in grado di presentare un programma di mostre di arte contemporanea di grande qualità agli appassionati ed al grande pubblico.

Le gallerie presenteranno mostre personali e collettive di importanti artisti italiani e internazionali. StartMilano è un’esperienza culturale unica, data dall’opportunità di fruire di 41 mostre, estese sul territorio della città, con inaugurazioni che si svolgeranno in presenza degli artisti protagonisti delle mostre. Inoltre gli orari prolungati e l’apertura domenicale straordinaria delle gallerie del circuito consentiranno al pubblico di vivere uno spaccato reale dell’arte contemporanea, unico per la città.

India Art Summit 2009

Finalmente buone notizie dal versante indiano. E’ ai nastri di partenza l’India Art Summit 2009, fiera di arte moderna e contemporanea che cercherà di bissare il successo della precedente edizione. La grande manifestazione è ospitata dal Pragati Maidan di Nuova Delhi.

L’inaugurazione dell’India Summit 2008 ha registrato oltre 10.000 presenze catapultando l’evento nell’olimpo del mercato internazionale anche grazie alla presenza di artisti, critici, curatori e collezionisti provenienti da ogni parte del globo. Ora la manifestazione fieristica si è posta l’obiettivo di diventare il più importante punto di riferimento per il mercato dell’arte dell’India e del sud asiatico.

Art fund prize 2009, il premio del dubbio

L’Art fund prize è un famoso concorso britannico che premia ogni anno la più originale galleria od il più originale museo con una cospicua somma in denaro. Quest’anno la cifra in palio ammonta a 100.000 sterline, non certo bruscolini quindi allo scopo di destinare al meglio tale somma è stata istituita una votazione aperta al pubblico sul sito del noto quotidiano inglese The Guardian.

Il vincitore del sondaggio pubblico in sostanza riceve un punto che si aggiunge al giudizio finale della giuria di selezione che quest’anno include anche il film maker Lord Puttnam ed il vincitore del Turner Prize Grayson Perry. Insomma fin qui tutto bene, il problema si è presentato alcuni giorni fa quando la direzione del The Guardian ha deliberatamente chiuso il sondaggio pubblico per sospetti brogli.