Lady Gaga al Guggenheim per presentare Fame

Ci risiamo, la nostra eroina del pop non riesce proprio a star lontanta dal mondo dell’arte, stavolta la nostra ha scelto nientemeno che il Guggenheim di New York per presentare il suo nuovo profumo tutto nero FAME…

Quando c’erano loro…

Periodo di astuta incertezza o totale stallo creativo? In molti se lo chiedono, sta di fatto che i comportamenti dei due enfant terrible dell’arte contemporanea sono profondamente cambiati nel corso degli ultimi dieci anni. Parliamo di due artisti che nel bene e nel male hanno segnato un epoca, scrivendo nuove pagine all’interno dei libri di storia dell’arte contemporanea. Si tratta ovviamente di Damien Hirst e Maurizio Cattelan, personalità e stili diversi ma fondamentalmente simili, in comune soprattutto la voglia di scioccare, di fare notizia e lasciare il pubblico con il riso amaro in bocca.

Hirst e Cattelan, gemelli diversi separati alla nascita, uguali anche per il polverone economico sollevato dalle loro opere, sfociato in seguito nello scoppio della bolla dell’arte contemporanea. Hirst oggi ha 46 anni, un palmares ricco di ori e riconoscimenti, mostre in musei di tutto il mondo e presenze nelle più blasonate collezioni. Dopo un suo ritorno alla pittura pesantemente criticato da pubblico ed addetti al settore, il folletto britannico ha da poco realizzato l’etichetta (e la confezione) del Somerset Cider Brandy. Hirst è ormai un brand.

Hans-Peter Feldmann copia Gianni Colosimo e i suoi dollari

Hans-Peter Feldmann

Lo scorso anno l’artista Hans-Peter Feldmann ha vinto il prestigioso Hugo Boss prize, premio biennale che solitamente viene assegnato ad artisti che nel corso del tempo hanno compiuto gradi ricerche nel campo dell’arte contemporanea. Feldmann ha quindi avuto il privilegio di beccarsi i tanto agognati 100.000 dollari di borsa messa in palio dal rinomato fashion brand internazionale. Prima di lui altri celebri artisti sono riusciti a mettere le mani sulla cospicua somma, Matthew Barney ad esempio ha vinto l’edizione 1996, Douglas Gordon quella del 1998 e Tacita Dean quella del 2006.

Fin qui tutto potrebbe apparire come una normale notizia, anche un poco vecchia. Fatto sta che quei famosi 100.000 dollari Hans-Peter Feldmann li ha utilizzati per produrre la sua mostra al Guggenheim Museum di New York, in visione fino al prossimo 2 novembre 2011. In parole povere l’artista ha utilizzato fisicamente le banconote, ricoprendo lo spazio della prestigiosa istituzione con pezzi da un dollaro, fino a raggiungere quota 100.000 e creando così una bizzarra installazione che ha richiesto ben 13 giorni di assiduo lavoro.

Il Guggenheim diventa il Titanic fra le mani di Dominique Gonzalez-Foerster

Dominique Gonzalez-Foerster non è certo nuova ad installazioni luminose e sonore che puntualmente riescono ad amplificare le emozioni degli spettatori. Questa volta però l’artista francese ha superato se stessa, trascinando il pubblico nelle tumultuose e gelide acque dell’Oceano Atlantico, vale a dire le stesse che nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 inghiottirono l’RMS Titanic, dopo una devastante collisione con un iceberg che costò la vita a più di 1.500 persone.

Per il 99esimo anniversario dell’infausta vicenda, Dominique Gonzalez-Foerster ha quindi  scelto il Guggenheim Museum di New York che lo scorso 14 aprile è stato teatro della sbalorditiva performance intitolata T.1912.

Arakawa e l’arte contro la morte

Arakawa è stato uno dei più raffinati e poetici artisti dell’epoca contemporanea. Assieme a sua moglie, Madeline Gins, l’artista ha esplorato il concetto di mortalità, creando opere intese a fermare l’invecchiamento ed ingannare la morte. La filosofia personale dei due coniugi prende il nome di Reversibile Destiny (destino reversibile) ed i due hanno cercato di espanderla negli anni all’interno delle loro produzioni, tra libri, poemi, dipinti ed occasionalmente edifici.

La loro più recente opera architettonica è infatti la Bioscleave House di Long Island, un’abitazione del tutto inconsueta dipinta con vernici che spaziano su ben tre dozzine di tinte. La casa possiede un pavimento incredibilmente ripido che forza gli ospiti a rotolare (per così dire) in cucina. I diversi livelli della villa donano una sensazione di spaesamento, come se ci si trovasse in due differenti posti in una sola volta.

Wangechi Mutu vince il premio “Artist Of The Year”

Finalmente il giusto riconoscimento per una sensibile esponente dell’arte Africana, scena variopinta ed estrosa che troppo spesso viene lasciata indietro da pubblico e critica ed ignorata dai magazine del settore. Wangechi Mutu, artista multimediale celebre per i suoi collages che si riferiscono alla diaspora africana in maniera fantastica e politicamente impegnata, ha infatti vinto la prima edizione del premio Artist Of The Year, competizione organizzata dal colosso bancario Deutsche Bank.

L’artista 37enne avrà in premio ad aprile una grande retrospettiva del suo lavoro ospitata dal Deutsche Guggenheim, istituzione gestita in partnership con il gruppo bancario. Una selezione di alcune sue opere su carta verrà in seguito acquistata dalla Deutsche Bank Collection e posizionata nei vari uffici sparsi per tutto il mondo. Wangechi Mutu è nata a Nairobi in Kenya ed oggi lavora a New York ed è stata proclamata vincitrice del premio da una giuria formata da Nancy Spector curatrice del Guggenheim di New York, Udo Kittelmann direttore della Nationalgalerie di Berlino e dai curatori indipendenti Okwui Enwezor e Hou Hanru.

200 artisti per il Guggenheim Museum

Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.

200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra.

Il Guggenheim festeggia 50 anni con gli Animal Collective

Tra poco il Guggenheim Museum di New York compirà 50 anni suonati, ed è il caso di dirlo visto che per l’occasione la famosa istituzione sarà presa d’assalto dalla famosa rock band The Animal Collective. Il 4 marzo la band presenterà un progetto creato in collaborazione con l’artista Danny Perez, si tratta di una performance site-specific che trasformerà la celebre rotunda del museo in un ambiente cinetico e psichedelico

. Durante l’ evento ( che prende il nome di Transverse Temporal Gyrus) gli Animal Collective suoneranno musica appositamente composta per l’evento e si esibiranno con l’ausilio di proiezioni, costumi ed altre astrazioni visive.

Tino Sehgal e l’arte evanescente al Guggenheim Museum

 Se avete sempre desiderato vedere l’interno del Guggenheim Museum di New York nel suo stato originale allora forse questo è il vostro momento. In occasione della mostra personale dedicata a Tino Sehgal (fino al prossimo 10 marzo) infatti la grande spirale, precedentemente accesa dalle opere di Kandinsky, è stata completamente svuotata e non si vede l’ombra di un dipinto nemmeno a pagarlo oro. Ma a guardarlo bene lo spazio non è del tutto vuoto, sul pavimento della celebre rotunda un uomo ed una donna giacciono avvinghiati in un morbido e lento abbraccio.

Nelle rampe sovrastanti invece alcune persone camminano con passo leggero e parlano insieme in modo amicale mentre nuovi partecipanti si uniscono al discorso ed altri se ne vanno. L’arte di Seghal è quasi interamente composta da queste performance caratterizzate da incontri sociali, pseudo balletti e atti teatrali. L’artista ha studiato danza ma è più avvezzo a musei, gallerie e fiere d’arte. Il lavoro di Sehgal verte sui sistemi economici e sul processo distruttivo della tecnologia, il tutto in relazione all’industria dell’arte. Il suo obiettivo è quello di creare un contro-modello, una situazione dal niente che lentamente svanisce senzar lasciare una traccia fisica e soprattutto senza lasciare opere da vendere sul mercato.

Annual Art Awards, gli oscar dell’arte

Sarà il controverso artista Rob Pruitt il presentatore del First Annual Art Awards, manifestazione sponsorizzata da Calvin Klein che si terrà al Guggenheim Museum il prossimo 29 ottobre.

Pruitt da buon conoscitore del mondo glamour ha già stilato una lista di celebrità che saranno chiamate ad assegnare i prestigiosi premi, tra i nomi più altisonanti svettano quelli di Sofia Coppola, James Franco e Mary-Kate Olsen. Certo questa manifestazione ricorda molto da vicino una nota kermesse hollywoodiana e questo non è altro che l’ennesimo passo verso la totale spettacolarizzazione dell’arte.

Frank O. Gehry alla triennale di Milano

La Triennale di Milano, nell’ambito di Triennale Architettura, presenta a partire dal 27 settembre la mostra Frank O. Gehry dal 1997 a cura di Germano Celant. L’esposizione riunisce la selezione dei progetti realizzati a partire dall’importante svolta stilistica del 1997, costituita dal Guggenheim Museum di Bilbao, fino ad oggi.

I progetti in mostra, per la maggior parte inediti, sono stati selezionati insieme all’architetto americano, ideando un evento espositivo che indaghi oltre agli edifici anche le loro relazioni con il territorio in un’ottica di progettazione piu’ urbanistica: da DZ Bank Building di Berlino (1995-2001), a AGO – Art Gallery of Ontario (2000-2008), dal Jay Pritzker Pavilion di Chicago (1999-2004), all’Interactive Corporation Headquarter di New York (2003-2007), fino al resort Atlantis Sentosa di Singapore e alla sede di Abu Dhabi del Guggenheim Museum, la progettazione dei quali e’ cominciata tra il 2005 e il 2006.

Nuova opera al Guggenheim di New York? no, l’ha messa Mat Benote

 Lo scorso week end lo street artist Mat Benote ha compiuto un’altra delle sue controverse azioni clandestine proprio nel Guggenheim Museum di New York, tempio sacro dell’arte contemporanea mondiale.

L’azione si è compiuta durante il normale orario d’apertura del museo beffando decine di guardie, telecamere di sicurezza ed allarmi. Benote si è introdotto all’interno degli spazi che ospitano la collezione permanente ed ha installato una sua opera descrivendo l’intero gesto come Fine Art Graffiti. Poco dopo la sorveglianza si è resa conto  dell’intruso ed ha prontamente fatto rimuovere l’opera affissa con tanto di didascalia.

Julieta Aranda, dopo New York arriva a Roma

 L’artista messicana Julieta Aranda (1975, Città del Messico) presenta oggi 28 maggio a Roma il progetto dal titolo Publick Occurrences Both Forreign and Domestick: concepito ed esposto per la prima volta a Berlino, viene riproposto in forma sviluppata e rinnovata negli spazi della galleria 1/9 unosunove.

Il titolo riprende quello del primo giornale pubblicato nelle Americhe, a Boston, il 25 settembre 1690 e che, come molte altre pubblicazioni dell’epoca, ebbe una vita molto breve, ritirato dal commercio il giorno dopo la sua pubblicazione per motivi di censura. Allo stesso modo l’artista ha compilato e stampato un giornale che non è reso pubblico, nè destinato alla lettura, ma viene presentato come oggetto fisico attraverso un suo riutilizzo per i più diversi scopi di carattere funzionale e privato: diventa una tenda, un involucro per il cibo, una spugna per asciugare scarpe bagnate, un panno per pulire, e infine cartapesta per la produzione artigianale di altra carta.

Federico Solmi alla NOTgallery di Napoli

 Dopo aver fatto il giro del mondo e dopo una breve apparizione ad Artefiera di Bologna 2009, che ha suscitato tanto scalpore, il video e le opere legate al ciclo The Evil Empire sono finalmente presentate il 14 maggio alla NOTgallery di Napoli, con un evento tutto dedicato all’artista Federico Solmi, appena insignito del premio riservato alla video arte dalla Fondazione Guggenheim di New York.

Nell’evento Walking with the Devil Federico Solmi e la NOTgallery hanno deciso di ripresentare l’installazione di Bologna in una versione piu’ ricca e maestosa e, per la prima volta nel nostro paese, alcune delle opere piu’ significative sul ciclo “The Evil Empire”.