
In una piccola galleria, un film di 10 minuti viene proiettato in loop. All’interno della pellicola possiamo riconoscere il volto di stralunate rock stars che rassomigliano a Mick Jagger o sono Mick Jagger in persona compiono strani riti satanici. Punti bianchi formano una piramide mentre ragazzi nudi si distendono languidi su un sofà e marines saltano da un elicottero. Lo schermo mostra un gatto, un cane, un onnisciente occhio egiziano e gente che fuma erba da un teschio. Un sintetizzatore emette un suono insopportabile. Non c’è nessun dialogo, nessuna storia.
La galleria è la celebre Sprüth Magers di Londra ed il film in questione è Invocation of My Demon Brother del grande Kenneth Anger ( in mostra sino al prossimo 27 marzo). Anger è una leggenda di Hollywood, i suoi film pazzi, pomposi e disturbanti hanno ispirato generazioni di filmmaker e video artisti. Va da sé che tutta la produzione di Anger ha generato notevoli critiche, indignazioni, accuse di satanismo e polemiche che lo hanno persino condotto in galera.
A meno che non si ha intenzione di morire giovani è molto difficile essere un eroe e rimanere tale per sempre. Anche l’eroe, col tempo, finisce per essere commercializzato o semplicemente passa di moda. Ecco quello che è successo a Ron Arad in una fin troppo grande retrospettiva che ha viaggiato dal Pompidou Centre di Parigi al Moma, Museum of Modern art di New York per approdare finalmente alla Barbican Gallery di Londra.

Dal 1999 la giovane artista franco-algerina Alice Anderson (1976) ha continuato a costruire una sorta di romanzo visivo fatto di poetiche ed assurde avventure. Tra sculture, fotografie e video l’artista ha indagato la complessità dei legami familiari attraverso un’ottica fiabesca e surreale caratterizzata da un grande controllo dei colori e delle ambientazioni.
Molti divi del cinema e star della canzone coltivano interessi artistici con alterne fortune. Come esempi positivi di abbiamo avuto modo di ammirare le oscure creazioni di
Tris d’assi al Foundling Museum di Londra che fino al 9 maggio ospiterà una mostra di tutto rispetto con Mat Collishaw, Tracey Emin e Paula Rego. Le opere degli artisti sono ospitate proprio dove nel 18esimo secolo sorgeva il Foundling Hospital, associazione misericordiosa fondata da Thomas Coram che un tempo aiutava i bambini abbandonati e gli orfani.Coram aveva cercato in qualche modo di creare una sorta di famiglia allargata per i suoi piccoli ospiti e la cosa più insolita di questo evento artistico è che i tre artisti sono in qualche modo legati fra loro come una sorta di famiglia sui generis.

Molte volte la critica etichetta una brutta opere di un determinato artista come spazzatura.Per il suo ultimo progetto di Micheal Landy ha intenzione però di trasformare le opere d’arte in spazzatura, buttando nel cassonetto i più brutti lavori di Damien Hirst e Tracey Emin. Il prossimo venerdì 29 gennaio infatti, il provocatorio artista del gruppetto della Young British Artists installerà un enorme cassonetto alto sette metri e largo cinque metri alla South London Gallery dove gli artisti potranno buttare tutti quei lavori che vorrebbero veder definitivamente distrutti.
Qualche anno dopo aver vinto il Turner Prize edizione 1998, Chris Ofili era in un negozio di Londra per comprare una grande quantità di colori. Una volta giunto alla cassa uno studente in fila dietro di lui gli chiese: “Ma tu sei Chris Ofili? alla scuola d’arte tutti dicono che hai smesso di dipingere“.