Il Bac di Bari nell’occhio del ciclone

Uno Tsunami si è abbattuto sul progetto Bac, il museo dell’arte contemporanea di Bari fortemente voluto dal sindaco Michele Emiliano e dai vertici della Fondazione Morra Greco di Napoli. L’importante istituzione è attualmente in fase di progettazione all’interno degli spazi del Teatro Margherita e dell’antico Mercato Del Pesce di Bari.

Già dalla sua inaugurazione il Bac potrebbe contare su oltre 500 opere in collezione permanente proveniente dalla Fondazione che ha inoltre dichiarato di voler lanciare due nuovi poli per l’arte contemporanea rispettivamente a Napoli e a Palermo. Questa notizia non fa altro che sollevare le nostre perplessità visto che attualmente il nostro stivale non riesce a tener in vita nemmeno le istituzioni preesistenti sul suolo.

Continua l’Ikea Art con le foto di Guillaume Janot

Ne abbiamo parlato diverse volte ed abbiamo più volte discusso questo bizzarro fenomeno assieme a Luca Rossi. Stiamo parlando dell’Ikea Art, vale a dire una fantomatica corrente non-scritta e non-teorizzata che sembra però mietere molte vittime tra le nuove generazioni creative di tutto il mondo. L’Ikea Art è una vera e propria sindrome che spinge il giovane artista a replicare comportamenti e stilemi propri della celebre catena di mobili made in Sweden.

Ecco quindi che l’artista emergente trae le sue forme, le sue manifestazioni estetiche e persino i colori da quel mobilio a basso costo ma dal gusto minimal che ormai tutti abbiamo dentro le nostre case. Scommettiamo che anche voi avete nella vostra abitazione almeno un mobiletto o un complemento d’arredo firmato Ikea. All’epoca, quando lanciammo queste discussioni con Luca Rossi, furono in molti a scriverci dell’inconsistenza dei nostri ragionamenti.

Street art sotto accusa a Los Angeles: arrestato Smear

Los Angeles torna ancora a far parlare di sé per una vicenda legata alla street art locale. Dopo le censure del MOCA di Jeffrey Deitch al murale di Blu ed il conseguente tentativo di salvare la faccia con il lancio della mostra Art in The Streets (che verrà inaugurata il prossimo 17 aprile  e rimarrà in visione fino all’8 agosto 2011), eccoci dunque a parlar di una notizia assai triste che ha per protagonista lo street artist Smear.

Lo scorso mercoledì Cristian Gheorghiu (noto come Smear) è stato infatti arrestato dalla polizia losangelina e preso in custodia dallo sceriffo della contea. Di certo si sa che Smear era già stato denunciato per atti di vandalismo nel 2007. Martedì scorso le autorità avevano condotto una lunga perquisizione all’interno dell’abitazione dell’artista. Molti di voi potrebbero pensare ad un’operazione antidroga ed invece la polizia ha condotto una vera e propria azione anti-arte, sequestrando un cospicuo numero di posters, stencil e stickers prodotti dall’artista negli ultimi mesi .

Antony Gormley “rovina” la festa di St.Patrick

Lo scorso 17 marzo sono iniziate le celebrazioni per il St. Patrick’s Day, ovvero il giorno di San Patrizio, vescovo e missionario irlandese di origini scozzesi che per l’appunto  viene festeggiato da tutta la comunità irlandese del mondo nella data della sua morte. Inutile dire che il  St. Patrick’s Day da luogo ogni anno ad una vera e propria settimana di festeggiamenti. In questi giorni quindi, l‘ente del turismo irlandese ha deciso di illuminare con una fantastica luce verdognola ogni monumento e luogo storico di tutta la nazione.

Ovviamente i festeggiamenti si svolgono anche nel Regno Unito e diversi monumenti inglesi sono stati per così dire vestiti dalla festosa luce verde. L’ente del turismo aveva inoltre intenzione di illuminare anche la celebre scultura The Angel of the North, monumentale opera di 20 metri d’altezza, creata dalla star del contemporaneo Antony Gormley ed ospitata dalla contea di Gateshead in Inghilterra. A questo punto va precisato che Gormley è un accanito sostenitore del St. Patrick’s Day, anche perché nelle sue vene scorre una parte di sangue irlandese.

Tagli, Sgarbi ed invidie. La nostra scena dell’arte deve guardare avanti

Ci è giunta voce di un’altra bizzarra azione di protesta del CAM di Casoria ed abbiamo appreso anche la notizia dei primi ed improbabili nomi degli artisti selezionati dal Vittorione Nazionale© per la prossima Biennale di Venezia 2011. Abbiamo inoltre raccolto il piagnisteo dei musei che “lottano” contro i tagli alla cultura. Tuttavia,  noi questa volta non parleremo di tutto ciò.

Il motivo? Ebbene ci siamo un poco stancati di sentire a destra ed a mancina la medesima, banale musica, vale a dire un coro di voci che all’unisono inneggiano alla paura nei confronti dei tagli alla cultura ed al vilipendio della nostra martoriata scena artistica. Di buoni propositi neanche a parlarne così come non si attua mai un’attenta ricognizione sui veri fermenti artistici del territorio, quello che importa è il gossip, l’oltraggio.

Benvenuto, Artribune!

“No signori miei, non siamo pazzi. Siamo solo un gruppo di professionisti ancora, ehm diciamo così, giovani, ma dotati di una esperienza mica da ridere. Un gruppo sicuro delle sue capacità che fa una nuova proposta. Una proposta che a brevissimo diventerà indispensabile.”

con questo breve ma deciso incipit è stato inaugurato ieri il nuovo sito Artribune, piattaforma dedicata all’arte con uno staff formato da Marco Enrico Giacomelli, Massimo Mattioli, Valentina Tanni e Massimiliano Tonelli. Artribune nasce dopo la burrascosa (con finale thriller) esperienza-Exibart .

Perchè la Biennale di Sgarbi è una guerra persa in partenza

La Bunga Biennale sta entrando nel vivo ed in molti hanno preso le giuste posizioni per opporsi alla totalitaria offensiva lanciata da Vittorio Sgarbi. Tra artisti che rifiutano di partecipare e curatori che già proclamano il fallimento di un Padiglione Italia allargato, c’è anche chi difende l’operato del Vittorione Nazionale® e forse costoro avranno le loro buone ragioni. In questa ressa si rischia però di tralasciare un fattore assai importante che in sostanza ha già minato le fondamenta di questa Biennale.

Andiamo per gradi, sappiamo tutti che Vittorione ha intenzione di esporre un ricco drappello di giovani artisti provenienti da ogni regione d’Italia, i quali verranno collocati in sedi prestigiose eccetera eccetera. Ad affiancare Sgarbi in questo duro lavoro son presenti alcuni curatori, giornalisti ed altri addetti del settore, come anticipato da Exibart. Va detto però che queste personalità non sono le uniche a collaborare con Sgarbi, visto che anche Arthemisia Group in questi giorni sta contattando moltissime gallerie private di tutta Italia, a caccia di artisti da sottoporre all’attenzione del celebre storico. Tutto questo meccanismo a me sembra un poco bizzarro e confusionario ma non è questo il punto.

Vip Art Fair paga i danni

Lo scorso mese vi avevamo dato notizia dell’inaugurazione della prima edizione della Vip Art Fair, esperimento unico nel suo genere che di fatto ha portato su internet una vera e propria fiera dedicata all’arte contemporanea. L’evento era stato lanciato in pompa magna ed ottenuto il nostro press pass, noi di Globartmag siamo andati a curiosare in giro per gli stand virtuali presenti all’attesissima fiera. Una cosa però ci è subito saltata all’occhio, vale a dire l‘incredibile lentezza del sito pesantemente sovraccaricato da milioni di visitatori di tutto il mondo.

Il sito della VIp Art Fair prevedeva anche una chat dove gli utenti potevano parlare con gli assistenti di galleria per chiedere informazioni sulle opere esposte e quanto altro. Inutile dire che poche ore dopo l’inaugurazione dell’evento, anche la chat si è rovinosamente “impallata”, rendendo assai frustranti gli scambi epistolari tra clienti e gallerie. Anche la nostra redazione ha impiegato più di un’ora per visitare solo una manciata di stand e ammirare qualche decina di opere.

Concorsi truccati? Alla National Portrait Gallery vince tutta la famiglia

Un'opera di Abbie Trayler-Smith

Dalle nostre parti ci si lamenta spesso dei risultati dei concorsi d’arte e dell’assegnazione di residenze e quanto altro. “Vincono sempre i soliti” queste sono le parole che ogni addetto ai lavori, ogni artista ed ogni semplice appassionato, in cuor suo ripete. Forse le lamentele ed i dubbi non sono solamente sfoghi dettati dall’invidia, forse c’è qualcosa di vero ma è pur vero che i sotterfugi ed i piccoli intrallazzi sono l’unico modo che la scena dell’arte contemporanea nazionale conosce per “fare sistema”.

Eppure, anche se in molti sarebbero pronti a giurare il contrario, anche all’estero le cose non vanno meglio. Basti pensare a cosa è successo nel corso dell’ultima edizione del Taylor Wessing Photographic Portrait Prize, prestigioso concorso fotografico organizzato dalla National Portrait Gallery di Londra. Ebbene il primo premio ammonta a 12.000 sterline e quest’anno ad aggiudicarselo è stata Abbie Trayler-Smith.

Tracey Emin affila le armi per la sua nuova, incredibile mostra

Tremate, tremate, Tracey Emin è tornata. La scapestrata ragazzaccia della generazione Young British Artists non ha intenzione di cedere il passo alle sue più giovani colleghe e tra dichiarazioni battagliere e azioni sconsiderate ci sarebbe tanto materiale da scrivere interi libri a lei dedicati.

Comunque sia la celebre artista sta scaldando i motori per la sua nuova mostra in programma alla Hayward Gallery di Londra dal titolo Love is What You Want che aprirà le porte il prossimo 18 maggio e rimarrà in visione fino al 29 agosto. Si tratta della più grande retrospettiva mai organizzata sul lavoro di Tracey Emin con opere degli inizi fino ad arrivare ai giorni nostri. L’artista stessa ha confermato la presenza di alcune nuove installazioni in larga scala oltre che di dipinti, fotografie, neon, lavori su carta e su tessuto.

Il CAM chiama e la Germania risponde

Ricorderete certamente lo strano caso del direttore del CAM, contemporary Art Museum di Casoria. Per chi si fosse persa la notizia, vi ricordiamo che agli inizi di febbraio Antonio Manfredi aveva issato la bandiera tedesca sulla porta principale del msueo ed aveva chiesto asilo politico in una lettera inviata al cancelliere Angela Merkel, poiché vittima della camorra ed impossibilitato a proseguire le normali attività culturali dell’istituzione.

Manfredi aveva inoltre proposto di trasferire lo staff e l’intera collezione del museo in Germania, abbandonando di fatto una terra già fin troppo bersagliata da numerosi attacchi al suo patrimonio culturale. Ebbene il Corriere del Mezzogiorno ci informa che lo scorso lunedì, in mattinata, una delegazione formata dal console tedesco Christian Much, dal direttore del Goethe Institut di Napoli Maria Carmen Morese e dall’addetto alla cultura del consolato tedesco Atonia Weber, si è recata a far visita al tanto chiacchierato museo d’arte contemporanea.

Il MADRE e l’ira di Achille contro la giunta regionale campana

Le dimissioni del Cda del museo MADRE di Napoli, maturate in questi ultimi giorni hanno creato un ulteriore caso all’interno della situazione “emergenza arte contemporanea campana”. Il comunicato stampa emanato dalla fondazione parla di dimissioni “per senso di responsabilità e in coerenza con la dignità del ruolo finora ricoperto il Presidente Oberdan Forlenza, il Vicepresidente Achille Bonito Oliva e il Consigliere Enrico Santangelo, i quali hanno restituito le cariche nelle mani del Presidente Caldoro con lettera raccomandata inviata il 17 febbraio, evitando in questo modo l’insorgere di un conflitto istituzionale con la Regione Campania.”.

Ieri è stato proprio Achille Bonito Oliva, sulle pagine de La Repubblica, a rilanciare la posta con una lunga intervista in cui il celebre critico definisce la politica di centrodestra come priva di progettualità culturale e di personale intellettuale, brava solo a tagliare teste. Bonito Oliva invita i fa infatti riferimento alla decapitazione dei vertici del Ravello festival, del Napoli Teatro festival, del Trianon, del Mercadante ed ora del MADRE

Tino Sehgal e le sue strane vendite mettono in cattiva luce il Centre Pompidou

Il video artista francese Fred Forest è alla ricerca della verità. A dirla tutta la sua lotta per far luce sulle spese del Centre Pompidou di Parigi va avanti da oltre dieci anni e sembra ben lungi dal terminare. Il fatto è che Fred Forest accusa il Centre Pompidou di essere poco chiaro nei suoi acquisti delle opere in collezione permanente e c’è da dire che in passato la legge gli ha dato ragione. L’ultima vicenda in ordine di tempo riguarda l’acquisto da parte della celebre istituzione della performance Welcome to This Situation del chiacchieratissimo artista Tino Sehgal.

L’opera in questione è costituita da sei attori che mettono in scena una conversazione contenente citazioni da filosofi sconosciuti, ogni qualvolta un visitatore si trova ad entrare nell’ambiente gli attori lo accolgono con un bel Welcome to This Situation. Questa performance è quindi l’acquisto del Centre Pompidou che da oggi può rimetterla in scena a proprio piacimento Come già accennato in un nostro precedente articolo Tino Sehgal è solito vendere le sue opere in forma verbale in presenza di un notaio, senza alcun contratto scritto e soprattutto senza una ricevuta.

Caso David Wojnarowicz, la difesa dello Smithsonian

Dopo un preoccupante e aggiungeremmo noi colpevole silenzio G. Wayne Clough, segretario della Smithsonian Portrait Gallery di Washington DC, uno dei primi responsabili del tremendo atto di censura perpetrato ai danni dell’opera video A Fire in My Belly di David Wojnarowicz rimosso dalla mostra Hide/Seek, ha finalmente rilasciato alcune dichiarazioni in merito all’intera vicenda. Clough ha ovviamente difeso a spada tratta la decisione di rimuovere il video ed ha anzi dichiarato che “si doveva agire in fretta poiché oggigiorno le notizie circolano in fretta.Comunque la nostra istituzione è grande e continuerà a fare il suo lavoro. Queste sono controversie che possono succedere” .

A noi queste parole suonano un poco vuote e c’è da aggiungere che alcune delle prestigiose testate statunitensi presenti alla conferenza stampa hanno chiesto la testa del segretario. Comunque sia, Clough ha continuato la sua arringa di difesa parlando dei finanziamenti all’istituzione e di come essi erano stati messi in pericolo dall’opera di Wojnarowicz.