Se Cy Twombly imbratta il soffitto del Louvre

The Ceiling è la nuova opera permanente di Cy Twombly per il soffitto del Louvre e va decisamente detto che il suo largo uso del blu corredato da iscrizioni di sette antichi scultori greci ci ha letteralmente spiazzato. La composizione continua inoltre con sfere e scudi in argento ed avorio che guadagnano oltre 350 metri quadrati di superficie. L’opera di Twombly è nettamente in contrasto con lo stile a cui ci aveva abituato.

Dimenticate quindi il graffitismo e le astrazioni calligrafiche di un tempo perchè adesso il visionario pittore 82enne ha cambiato totalmente registro. Ovviamente non siamo gli unici a pensare che Twombly abbia completamente perso la bussola. In febbraio, quando l’opera fu mostrata in anteprima alcuni critici francesi espressero un totale disprezzo per l’affresco ed alcuni lasciarono le sale totalmente indispettiti.

Ai Weiwei selezionato per la prossima mostra alla Turbine Hall del Tate Modern

 Ai Weiwei, Il celebre artista/attivista cinese da tempo impegnato in una dura lotta per il rispetto dei diritti civili nel suo paese nation, è stato selezionato dai vertici della Tate Modern di Londra per realizzare una nuova installazione alla Turbine Hall nel prossimo ottobre. Lo spazio cavernoso è già stato occupato da incredibili installazioni di artisti quali Miroslaw Balka e Dominique Gonzalez-Foerster , ora non resta che vedere cosa escogiterà Weiwei che di estro e creatività ne ha da vendere.

L’artista è nato a Pechino ed è conosciuto per opere che provocano reazioni e generano dibattiti, non a caso in una recente intervista  ha dichiarato:  “Libertà significa avere il diritto di fare domande su tutto”.  Sino ad oggi Weiwei è l’unico artista della regione pacifico-asiatica (che ancora vive e lavora in Cina) ad essere stato selezionato per esporre nella Turbine Hall.  Da venti anni l’artista gioca un ruolo fondamentale nella scena dell’arte contemporanea cinese e nel 2008 ha collaborato con gli architetti Herzog & de Meuron per la realizzazione del Bird’s Nest Stadium (o Nido d’uccello, ufficialmente chiamato National Stadium), struttura ufficiale delle olimpiadi di Pechino 2008.

JR, ascesa di un eroe contemporaneo dal cuore d’oro

 Dagli slums del Kenya fino alle banlieues di Parigi, il guerrilla artist JR ha piazzato le sue gigantesche facce sulle case delle aree più povere del mondo. L’artista parigino è l’unico in grado di rivaleggiare con Banksy visto che recentemente una sua opera è stata venduta da Sotheby’s ed un’altra è stata affissa sulle gigantesche mura della Tate Modern. Inoltre il lavoro di JR è particolarmente amato da celebrità del calibro di Trudie Styler e Damon Albarn, leader della celebre band musicale Blur.

JR (iniziali del suo vero nome che l’artista non ha mai reso noto) ha iniziato da teenager a creare graffiti ed ha in seguito cominciato a scattare fotografie quando ha rinvenuto per puro caso una macchina fotografica nella metropolitana di Parigi. Adesso all’età di 26 anni, l’artista ha mixato le due forme creative ed ha inventato un suo stile personale definito “photograffeur”, tecnica che consiste nel affiggere enormi fotografie in bianco e nero sulle mura e sui tetti di edifici pubblici di tutto il mondo. Ovviamente il tutto senza chiedere alcun permesso alle autorità.

Jill Magid l’artista che si trasformò in agente segreto

 Il 25 agosto del 2008 una macchina nera partita dall’ambasciata Olandese di New York si recò davanti dell’abitazione dell’artista Jill Magid a Brooklyn. Un uomo sceso dalla vettura suonò il campanello e recapitò all’artista una busta marrone. La missiva in questione conteneva un enorme rapporto redatto dalla stessa artista sui suoi tre anni spesi ad incontrare agenti dei servizi segreti olandesi. Tre anni prima infatti Jill Magid era stata incaricata dai servizi segreti di creare un’opera d’arte capace di metter in luce l’aspetto umano dello spionaggio.

Ma dietro il manoscritto c’è  una lunga storia, quella di Jill Magid di 36 anni, artista le cui sculture sono state vendute per 25.000 dollari al pezzo. Per le opere commissionate dall’intelligence olandese invece l’artista ricevette 100.000 euro. L’artista propose di intervistare alcuni agenti del servizio segreto su questioni personali e compilare un rapporto oltre che ad altre opere che avrebbero poi mascherato le loro vere identità. Jill Magid cominiciò così ad incontrare gli agenti nei bar e nelle hall degli alberghi.

Sickboy, il nuovo talento della street art inglese

 Il Blitz artistico sembra essere diventato un vero e proprio must nella scena contemporanea ed in giro per il mondo sorgono eventi lampo che si concludono il giorno stesso del vernissage. Forse è il segno di questi frenetici tempi o forse è la volontà di lasciare un segno sfuggente ma incisivo. Sta di fatto che lo scorso 16 dicembre si è svolta a Londra l’evento blitz Logopop, mostra di nuove opere limited edition e site specific dell’astro nascente della street art britannica Sickboy.

Dopo il successo della sua personale dal titolo Stay Free tenutasi lo scorso anno, dove l’artista ha trasformato un edificio in stile Vittoriano in un parco giochi a tema, Sickboy è tornato con il suo stile stravagante, invitando gli appassionati d’arte a tuffarsi nelle straordinarie profondità della sua immaginazione. Con Logopop, Sickboy ha ricreato il simbolismo lisergico che caratterizza ogni sua opera, cambiando ogni volta le carte in maniera del tutto inaspettata. Tra installazioni, tags, graffiti e tecnologia digitale l’artista ha decisamente stupito il pubblico presente, che già lo acclama come il nuovo Banksy.  La nuova collezione di opere presentate a Logopop è stata sviluppata nel 2009 con l’obiettivo di affinare le relazioni tra complessi e dettagliati lavori e semplici interventi urbani.

Olafur Eliasson progetta un ponte e…uno skateboard

Il celebre artista Olafur Eliasson che nel 2007 ha collaborato alla creazione del Serpentine Pavillion darà ancora una volta prova delle sue abilità di architetto. Ritt Bjerregaard il sindaco di Copenhagen ha chiesto infatti all’artista nordico di disegnare un ponte per la capitale danese, l’importante progetto sarà realizzato nel cuore della città sopra il Christianshavn Kanal.

Il ponte permetterà di mettere in contatto un quartiere commerciale disegnato da Henning Larsen con l’industria Danisco. Descrivendo il suo progetto Eliasson ha dichiarato  che il suo intento sarà quello di far avvicinare i pedoni il più possibile all’acqua durante l’attraversamento del fiume. L’artista in passato ha lavorato a diversi progetti tesi ad unire l’arte e l’architettura come ad esempio la facciata della concert hall di Reykjavik (attualmente in costruzione) e l’installazione per il foyer della casa dell’opera di Oslo. Il ponte di Copenhagen costerà approssimativamente 25 milioni di marchi danesi e parte dei fondi saranno donati dalla banca Privatbanken che aveva già devoluto i soldi alla città nel 1967 ma gli stessi non erano mai stati usati.

Miroslaw Balka mette in scena il nulla alla Turbine Hall

Molti di voi forse pensano che l’arte contemporanea sia totalmente vuota, altri forse ne sono totalmente sicuri. La Tate Modern con la sua decima mostra alla Turbine Hall ha deciso di togliere ogni dubbio e commissionare a Miroslaw Balka un enorme spazio vuoto ed oscuro, certamente poco adatto a coloro che hanno i nervi scoperti e paura degli spazi poco rassicuranti.

L’installazione dal titolo How it is è in realtà una grande camera d’acciaio lunga trenta metri profonda dieci ed alta tredici, una volta entrati all’interno di essa i visitatori sono liberi di camminare nella più totale oscurità, sperando di non inciampare o scontrarsi con le altre persone. La direzione della Tate Modern ha però precisato che la sicurezza e la salute pubblica sono di primaria importanza in questo genere di manifestazioni artistiche e allo scopo ha sguinzagliato una serie di guardiani muniti di torce che avranno il compito di raccogliere e guidare i “dispersi” o coloro i quali dovessero sentirsi poco bene all’interno di questa tetra e terribile opera.

Takashi Murakami, McG e Kirsten Dunst insieme per la video arte

 Il Tate Modern sembra aver ancora una moltitudine di frecce al suo arco ed in particolare la mostra Pop Life: Art in a Material World, di cui vi abbiamo ampiamente parlato, non cessa di sfornare nuove e sempre più piccanti novità. L’evento ospita infatti, in una delle sue ultime stanze, un’inattesa collaborazione tra McG (uno dei più famosi registi americani) e Takashi Murakami il re della pop art giapponese.

I due hanno creato appositamente per il grande evento un video di quattro minuti che vede la partecipazione della celebre e bellissima attrice di Hollywood Kirsten Dunst, intenta a cantare una cover di Turning Japanese, pezzo della band The Vapors. Il titolo di questa buffa e coloratissima opera video è Akihabara Majokko Princess e Kirsten Dunst (famosa per la parte di Mary Jane Watson recitata in tutti i film dedicati a Spider-Man del regista Samuel Raimi) per l’occasione indossa una parrucca blu ed un vestitino che la rende simile a Sailor Moon.

Brooke Shields nuda al Tate Modern e Scotland Yard blocca la mostra

 Neanche il tempo di aprire i battenti e la mostra Pop Life: Art in a material world, in questi giorni in visione al Tate Modern di Londra ha già suscitato polemiche e scalpore. La pietra dello scandalo è un’opera fotografica che ritrae la nota e bellissima attrice Brooke Shields. Il particolare scottante è che la foto è stata scattata nel 1976 quando l’attrice aveva poco più di 10 anni, nell’opera la Shields appare nuda e pesantemente truccata, anche la posa è decisamente sensuale ed ammiccante.

Per di più la sala che doveva ospitare la foto in questione era già ricolma di immagini a sfondo sessuale e rappresentazioni di atti espliciti mescolate a pagine prese direttamente da riviste porno. L’installazione dal titolo Spiritual America è in realtà una nuova caduta di stile del solito Richard Prince, artista che ci ha già abituati a situazioni di questo genere.

Riapre a Londra il Pop Shop di Keith Haring

Era il ritrovo trendy di Madonna negli anni ’80 e di tutti i modaioli di New York finchè circa quattro anni fa il celebre Pop Shop creato a Soho da Keith Haring ha chiuso definitivamente le porte lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. Oggi la Tate Modern di Londra ha però deciso di ricostruire interamente lo storico negozio all’interno dei suoi spazi espositivi.

Keith Haring fu da sempre affascinato dall’idea di rendere un’opera d’arte accessibile a chiunque, un oggetto capace di affascinare non solamente i ricchi collezionisti ma anche la gente comune in cerca di un semplice cappello, un portachiavi o una T-shirt. Per questi motivi l’artista aprì nel 1986 il suo Pop Shop, offrendo alla massa uno spazio in grado di trasformare il suo linguaggio artistico in un vero e proprio oggetto di consumo. La filosofia di Haring era quella di “continuare in un certo qual modo questa via di comunicazione intrapresa con i miei disegni nelle metropolitane. Volevo attrarre la stessa grande fetta di pubblico in un posto accessibile non solo ai collezionisti ma anche ai ragazzi del Bronx”.

Arte razzista al Tate Modern

“Ed anche gli inglesi a volte sbagliano” potrebbe essere il titolo di questo nostro articolo. Dopo gli sconcertanti risvolti della mostra shOUT, tacciata di pornografia gay, il Tate Modern riproporrà al pubblico una mostra già condannata come razzista quando fu presentata per la prima volta a New York. Si tratta di Red,Black,Green,Red,White and Blue, progetto di Rob Pruitt e Jack Early consistente in un collage di posters di pop stars, personalità dello sport, attori ed attivisti politici afro-americani, inteso sia come celebrazione che critica.

La Leo Castelli gallery ospitò la mostra nel 1992 e fu un vero putiferio che scatenò polemiche esplosive sia da parte dei critici d’arte sia da parte della comunità nera americana, mettendo così fine alla carriera di Early e fermando per ben sette anni quella di Pruitt. Già perchè dopo il deprecabile show nessuna galleria volle più esporre le opere dei due incauti oltre che stupidi artisti. Tanto per la cronaca Jack Early adesso vive in una specie di motel e lavora come cameriere in un’azienda di catering. Non pago di questo il Tate Modern ha quindi deciso di far rivivere l’intero show donandogli un’intera stanza nel corso della mostra Pop Life: Art in a Material World che aprirà le porte il prossimo 1 ottobre e si propone di esplorare la scena artistica di New York in relazione con la scenda degli Young British Arists.

23 feriti alla Tate Modern per una mostra di Robert Morris

Alla fine la Tate Modern ha reso pubblico il bilancio della mostra Bodyspacemotionthings di Robert Morris, evento di cui abbiamo ampiamente parlato e che si è tenuto lo scorso maggio ricalcando in tutto e per tutto la stessa mostra che nel 1971 fu costretta a chiudere i battenti a causa di opere interattive giudicate troppo pericolose per l’enorme massa di pubblico dell’epoca.

Dopo quasi 40 anni questo enorme e pericoloso parco giochi artistico non ha perso un minimo del suo potenziale di pericolosità, eppure gli organizzatori avevano assicurato di aver preso tutte le precauzioni del caso e di aver escluso un’opera giudicata non idonea per il pubblico. Alla fine le installazioni costituite da grossi scivoli, percorsi ad ostacoli corde ed altre ripide attrazioni artistiche hanno mietuto ben 23 vittime, ovviamente si tratta di feriti lievi con lesioni guaribili in una sola settimana.

Robert Morris e il parco giochi dell’arte

 Si è chiusa ieri al Tate modern quella che più di trenta anni fa fu definita la prima mostra totalmente interattiva. Si tratta di Bodyspacemotionthings, un grande parco giochi creato nel 1971 da Robert Morris dove le uniche installazioni artistiche erano delle gigantesche strutture di legno ed altri materiali grezzi dove il visitatore poteva rotolarsi, scivolare e salire proprio come in un parco per bambini.

All’epoca più di 1500 visitatori accorsero in massa all’apertura dell’evento formando una grande fila sin dalle due del pomeriggio. All’interno tutti erano totalmente impazziti di fronte ad una manifestazione senza precedenti in cui si poteva letteralmente entrare e giocare con un’opera d’arte, le persone agirono come bambini poiché erano incoraggiati a farlo dalla mostra stessa. Sin dal  primo giorno si registrarono feriti e contusi, una processione di ragazze appassionate d’arte in minigonna si ritrovò con decine di schegge di legno nelle gambe e tre giorni dopo la mostra fu definitivamente chiusa a causa di una rovinosa caduta da una delle installazioni.

Paola Pivi, la spedizione dei 1000 al Tate Modern

L’estrosità di Paola Pivi sembra non aver mai fine. Dopo i pesci rossi in aereo e gli asini alla deriva, l’artista ha deciso di occupare lo spazio esterno antistante il Tate Modern il prossimo 25 maggio in occasione di una performance senza precedenti.

L’artista  italiana ma residente in Alaska ha già trovato 700 persone per una bizzarra performance intitolata 1000 che prevede appunto l’impiego di 1000 volontari. Una parte dei partecipanti, a quanto afferma il Sunday Times di Londra, dovrà urlare all’unisono e a squarciagola in forma di protesta contro la dominazione cinese del Tibet. Sempre per la suddetta causa i restanti volontari dovranno invece abbandonarsi a ciò che più li ispira, movimenti in libertà compresi. Sempre il Sunday Times afferma che la forma di protesta è un tantino ermetica ma c’è da dire che l’artista italiana da sempre propone lavori giocosi ed irriverenti proprio per stimolare una reazione nello spettatore.