Zaelia Bishop – Daedalus Rising

È all’insegna del labirinto la nuova mostra presentata negli spazi della Fabrica Fluxus Art Gallery di Bari. Inaugura sabato 22 ottobre alle ore 19 ed è visitabile fino al 22 novembre la personale Daedalus Rising di Zaelia Bishop (Roma, 1977), a cura di Francesco Paolo Del Re in collaborazione con Roberta Fiorito. È, questa, la prima mostra personale nel sud Italia dell’artista romano autore di affascinanti assemblage materici, sospesi in equilibrio sulle regioni selvatiche della memoria e del sogno.

Sepolto da sedimenti di rimembranze e stratificazioni di desideri e patimenti di stagioni mai del tutto disabitate, il labirinto risorge sulla spinta di un irrefrenabile movimento tellurico, come luogo di fantasmagoria, architettura impossibile in cui riconnettere ipotesi di storie, frammenti di narrazioni disparate, filiazioni letterarie, echi di possibilità, mesmerismo di citazioni e voracità di collezioni. È lo scenario ideale in cui ambientare l’affaccendarsi di un’adolescenza eterna, popolata dalla filigrana di figure care, appassionate, screpolate dal tempo che non perdona, sgretolate dagli urti di un’immane catastrofe del quotidiano che si fa concrezione, escrescenza, infiorescenza umbratile protesa verso lo spettatore, come per un abbraccio di riconoscenza. Dal labirinto parte la sfida titanica dell’artista, lo strenuo tentativo di trovare l’uscita del dedalo, nonostante la consapevolezza del possibile fallimento. 

Zaelia Bishop – Alla Gloria del Nulla

Un cerchio magico, un omaggio alla dissoluzione del tempo, una concrezione di ossessioni: nell’ambito della seconda edizione del progetto “PERFECT NUMBER – 9 artisti, 9 curatori, 9 stanze, 9 project room, 9 personali”, ospitato dal 29 luglio al 4 settembre 2011 negli spazi di Sponge Living Space a Pergola (PU), Zaelia Bishop propone l’installazione intitolata“Alla Gloria del Nulla”, a cura di Francesco Paolo Del Re.

“Immaginiamo un giardino – scrive il curatore Francesco Paolo Del Re -, il recinto di un gioco di bambini. Lasciati liberi di muoversi, i bambini giocano al centro dello spazio e non si spingono mai fino ai bordi del giardino. La Gloria del Nulla che Zaelia Bishop vagheggia è misurata nel flusso di energia mentale e simbolica che si mette in movimento nel momento in cui si visualizza il differenziale tra lo spazio del gioco e lo spazio del giardino in cui non si osa giocare. Ha a che fare con il Tempo Perduto: è scrigno di sangue, lacrime, sudore, sospiri, urla, biglie colorate, lettere strappate… Comporta lo sperpero di un vasto apparato di parafernalia al fine di raggiungere un traguardo agognato (un luogo o una persona), ma impone sin dall’inizio al protagonista del gioco (come una Sposa che si impegna a portare con sé nell’impresa tutto, anche i beni che non fanno parte della sua dote) la precisa consapevolezza che ogni sforzo compiuto sarà insufficiente per arrivare alla fine del viaggio intrapreso”.

Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio di Zaelia Bishop

Il cuore è uno specchio ustorio; a volte noi siamo il fuoco dell’altrui specchio e altre volte per alcuni siamo la superficie riflettente. È, questa, una delle verità smarrite nell’eterna stagione di crudeltà che è la fanciullezza, secondo Zaelia Bishop (Roma, 1977). Sulle friabili fondamenta di una stagione votata alla breve seduzione di una fiamma si costruiscono le immaginifiche architetture della ricerca dell’artista, popolate di nodi di storie e perturbazioni di personaggi, osservati nelle sbiaditure di un immobile travaglio.

Un tentativo di tradire narrazioni, biografie reali o fittizie, nostalgie di martirio e ambizioni orlate di affilata necessità è arroccato fra le rovine che si aggregano nella mostra Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio di Zaelia Bishop, a cura di Francesco Paolo Del Re, che inaugura il 17 febbraio a partire dalle ore 19.00 ed è ospitata dal 18 febbraio al 14 aprile negli spazi della Galleria Ingresso Pericoloso di Roma.

E se come vicino di casa avessimo un mostro?

Easy going monsters, mostri alla mano. Mostri come vicini di pianerottolo. I mostri sono tra noi. Escono fuori dalle remote regioni dell’incubo, dai meandri dell’immaginario collettivo. Fuori dal cinema e dalla letteratura di genere. Liberi, davvero, circolano nelle città all’orlo del collasso. Si confondono tra le folle e le tribù metropolitane e si mostrano in tutto il loro oscuro splendore a chi ha occhi buoni per vederli. Rivendicano il diritto di un’esistenza che fuoriesca dai limiti delle narrazioni preordinate, abbattendo ogni distinzione tra reale e fittizio, scena e fuori scena.

Non siamo più in pericolo? Sono mostri addomesticati, diventati creature civili? O siamo sull’orlo di una mostruosa, incontenibile, inenarrabile insurrezione? Attingendo al vasto patrimonio dell’immaginario horror, bizzarro e pauroso, la mostra NEXT-DOOR MONSTERS, a cura di Francesco Paolo Del Re, vuole proporre una riscrittura di alcune figure mostruose che affollano il repertorio cinematografico, popolari o quasi dimenticate, ancestrali o di nuovissima confezione. Attraverso lo sguardo disparato di dieci artisti, lo spettatore è chiamato a essere protagonista di un’indagine di desideri, ambizioni e possibilità dei mostri della porta accanto o dei mostri dentro di noi.

Three Projects@ CIAC: Mario Ricci, Zaelia Bishop, Elio Castellana

Il CIAC, Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea – Castello Colonna, presenta a partire dal 12 dicembre in contemporanea quattro progetti: una grande mostra dal titolo Vedo bene vedo male dell’artista Mario Ricci che occuperà tutte le sale del corpo principale del CIAC.

La selezione dei lavori riguarderà la produzione di quasi trent’anni di ricerca, più due grandi installazioni realizzate appositamente per il CIAC. Mario Ricci prosegue una linea di ricerca che, anche a fronte di una mutata cifra iconografica, indaga con insistenza i meccanismi della percezione, esaltando la miopia dello sguardo.Dai grandi quadri neri polimaterici degli anni ottanta, all’iperrealismo delle tele falsamente estroflesse degli ultimi anni fino alla rinuncia di una visibilità piena a favore di uno sguardo offuscato e miope dell’ultima produzione, la sua ricerca ha sempre puntato verso la possibilità di percezione oltre i rassicuranti ambiti di una figurazione contornata e risolta.

Nigredo, l’alchimia creativa

L’alchimia è un ponte sospeso tra esoterismo e filosofia, tra fisica e religione. Una struttura instabile fondata sui suoi stessi simboli intrecciati in mutue relazioni che si rincorrono all’infinito alla ricerca della speranza di una vita eterna, di una salvifica pietra filosofale. Il cardine su cui ruota il processo alchemico è la trasformazione, la volontà di cangiare forme e materiali attraverso tre stadi fondamentali. Il primo stadio di questa trasformazione è la Nigredo, momento cruciale in cui la materia si dissolve e si apre al cambiamento, attimo oscuro e purificatore che Carl Gustav Jung paragonava all’incontro della coscienza con l’inconscio ed al confronto con la propria ombra.

L’arte è per sua natura un’alchimia creativa, un processo di trasformazione della materia e dell’immagine mediante una struttura di simboli poiché l’essere umano è un animale simbolico. La Nigredo dell’arte è il punto d’inizio di una nuova materia immaginifica, di una nuova forma che si apre alla ricerca dell’opera perfetta, vera pietra filosofale di ogni istinto creativo.

FREeShout!?, festival della creatività

Esposizioni, concerti, workshop, interventi urbani. In scena dal 1° al 4 Ottobre a Prato, il Festival FREeSHOUT!? 2009 expressive young fest vedrà nuovamente decine di artisti riuniti per un evento nel quale la creatività è la componente fondamentale. Tema di questa edizione è Iperuranio, Il Mondo Ideato: un mosaico di paesi immaginari e micronazioni, stati concreti o mentali ideati dal nulla e raccontati da videoartisti, illustratori, designer, performer.

Mondi ideati che prenderanno vita nella suggestiva cornice dei Cantieri Culturali di Officina Giovani di Prato, uno spazio dedicato ai giovani e alla loro energia creativa, ricco di potenzialità ed esperienza di spicco in Italia. Diversi gli artisti che compongono il programma del festival. Tra questi, i designer di AnAtomic Factory descrivono La Repubblica del Lavoratore Precario progettando e realizzando la Sedia del Lavoratore Precario; Benedetta Ciabattari con i canDsign, invece, ispirandosi al romanzo Flatland di E.A. Abbott, concepiscono un’installazione composita che, con gli stessi presupposti geometrici di Abbott, evidenzia il ruolo del “punto di vista” nel rapporto fra persona e realtà.

Degli uomini selvaggi e altre forasticherie

Un nutrito gruppo di figure note a livello nazionale e internazionale, scelto specificatamente in base all’attinenza della loro ricerca poetica in relazione ai temi affrontati, è stato invitato, insieme ad un altro gruppo di artisti emergenti, impegnati perlopiù in realizzazioni site specific, ad esporre i propri lavori, con l’ intento di colmare quel vuoto riguardante la figura teriomorfa e fitomorfa, in tutte le sue possibilità ed attualizzazioni, che attraversando altri temi ed altri tempi, giunge alla trattazione approfondita di tematiche antiche quali l’Uomo Selvatico (animale e silvestre), direttamente collegato ad una concezione di contesto primigenio, col quale l’uomo è in rapporto di ibridazione reciproca.

Ketos 2.0, arte a sostegno delle balene

Continua il progetto Whaleless ideato da Giovanni Cervi con il sostegno della  Strychnin Gallery e Whale and Dolphin Conservation Society che ha l’intento di promuovere la conservazione delle balene e di tutte le creature marine.

Dal 9 luglio al 31 agosto sarà in mostra ai Musei Civici di Reggio Emilia Ketos 2.0, collettiva che raggruppa giovani artisti di livello internazionale, ognuno con il proprio segno e attraverso il proprio immaginario artistico ha interpretato il rischio di estinzione dei Cetacei. Da “ketos” deriva cetaceo, in greco antico era riferito ai grandi mammiferi e ai mostri marini, 2.0 è la numerazione progressiva classica dei software; l’unione di questi due mondi, classico e moderno vuole essere una spinta alla “convivenza” di mondi apparentemente lontani, come lo sono natura e tecnologia.

Le opere in mostra sono eterogenee per medium e per provenienza geografica: dalla Cina arriva Kokomoo con il suo tratto surreale, dall’Argentina Fernanda Veron, fotografa digitale dall’immaginario potente e onirico, così come Squp e Ansgar Noeth (Germania) si occupano di fotografia, la prima ispirandosi allo studio delle posture delle balene fatto dal coreografo Merce Cunningham, il secondo al mito biblico di Giona e la Balena;

Whaleless, la riscossa delle balene

Globartmag ha presenziato lo scorso 11 giugno ad un insolito ed interessante evento artistico ospitato al Temporary Love di Roma, seminale e sperimentale luogo di incontro tra arte, design e moda della capitale . Si tratta di Whaleless, progetto itinerante ideato e curato da Giovanni Cervi e sostenuto da Res Pira, Pig Magazine, Globartmag, Bang Art e dalla Whale and Dolphin Conservation Society con l’intento di promuovere la conservazione delle balene, e di tutte le creature marine, attraverso i contributi di artisti e giovani creativi provenienti da ogni angolo del mondo.

Le opere in mostra, tutte raffiguranti l’enorme cetaceo, ci hanno particolarmente colpito non solo per la capacità di ricreare universi onirici e fantastici ma anche per la straordinaria difformità di stili, linguaggi e tecniche che ha contribuito ad allargare la visione percettiva su diversi livelli, proponendo molteplici universi paralleli posti su di un unico tema centrale.

Young Artists Patrol#1, Zaelia Bishop

Proponiamo oggi la prima di una serie d’interviste dedicate alla giovane arte italiana, Globartmag scandaglierà per voi il meglio del panorama artistico nazionale per capire i meccanismi che ruotano attorno al processo creativo e le tendenze del futuro. Partiamo quindi con Zaelia Bishop, autore inoltre del template del nostro blog.

G: Il tuo lavoro è legato ad una ricerca simbolica dove ricorrono elementi botanici e figure fiabesche, il tutto sembra riferirsi ad una mitologia del tutto personale, puoi spiegarci i meccanismi mentali che si celano dietro il tuo processo creativo?

Z: Credo sia simile ad una decomposizione di immagini e di ricordi, da cui fioriscono nuovi ricordi, nuove immagini. Trasfigurati dal tempo, hanno smarrito (o sbiadito) il loro significato originale legato all’infanzia e ne hanno assunto uno nuovo, importante per la mia età adulta. Nel corso degli anni ho accumulato una gran quantità di appunti, di fogli sparsi, di disegni. Questa rappresenta una sorta di caverna o bosco selvaggio, da cui riparto ogni volta per assemblare e ricostruire simboli e percorsi di cui ho perso la memoria. E’ un piccolo pantheon, composto dai simboli e dai miracoli dalle finzioni e dalle chimere della fanciullezza.

DROME magazine, the love issue

E’ uscito il quindicesimo numero di DROME Magazine, rivista d’arte contemporanea di avanguardia che si distingue dal resto delle proposte del settore per l’estrema eleganza ed unicità di forme e contenuti. Drome è un progetto editoriale nato nel 2004 dalle menti creative di  Rosanna Gangemi (direttore responsabile ed editoriale) e Stefan Pollak (direttore creativo). Ogni numero del magazine che ha periodicità trimestrale ruota su un concetto cardine, in questa edizione ad esempio tutte le interviste e gli approfondimenti focalizzano l’attenzione sull’amore.

DROME magazine è un vero e proprio compendio monografico che abbraccia il passato ed il futuro del’arte, della fotografia, della moda, dell’architettura, del design, del cinema, della musica, del video, del teatro e della letteratura. Ogni articolo è presentato in italiano ed inglese e redatto all’insegna dell’approfondimento, della trasversalità e della sperimentazione visuale e corredato da stupende immagini che raffigurano le più innovative esperienze artistiche contemporanee.