Nuovi fondi per il mega progetto di Frank Gehry a Ground Zero

 La Lower Manhattan Development Corporation ha annunciato di aver stanziato 50 milioni di dollari di fondi per la costruzione del Ground Zero Art Center di New York. La realizzazione del nuovo centro culturale negli ultimi tempi è stata al centro di numerose polemiche ed il progetto ha subito numerosi ritardi. Ora che i fondi sono stati stanziati si prevede la ripresa del progetto anche se i lavori per la costruzione inizieranno fra alcuni anni.

L’intero edificio è stato progettato da Frank Gehry ma la sua realizzazione è legata al Transportation Hub di Santiago Calatrava (che ha già i suoi problemi di realizzazione), l’amministrazione ha infatti intenzione di iniziare i lavori del Ground Zero Art Center solo dopo che la stazione di Calatrava sarà ultimata e questo avverrà non prima del 2014. A questo punto si prevede che il costo totale del progetto ammonterà a 500 milioni di dollari. Il centro, che avrà una capienza di 1000 posti a sedere, sarà gestito dal Joyce Theater che organizzerà un programma di balletti ed altre attività teatrali.

Mr.Brainwash ovvero il figlio illeggittimo della Pop Art

 Ultimamente lo street artist e regista francese Thierry Guetta alias Mr. Brainwash sta dividendo la critica con le sue creazioni smaccatamente pop e banali, in molti si sono posti la domanda: “Ma Mr.Brainwash fa sul serio?“. Per tutta risposta l’artista ha zittito tutti dichiarando: “Sono come una macchina, creo, creo e creo“, frase pronunciata all’opening di una sua nuova mostra personale.

Guetta sembra una copia magra di John Belushi, si è guadagnato fama internazionale disegnando la cover dell’album Celebration di Madonna lo scorso anno è c’è da dire che nella sua opera la grande cantante sembra la Marilyn Monroe di Andy Warhol. Ma tra rivisitazioni di barattoli di minestra Campbell e personaggi famosi sbattuti in primissimo piano, l’artista sembra scimmiottare Warhol senza coglierne lo spirito nemmeno da lontano. Mr. Brainwash ha passato lo scorso anno a piazzare stencil per tutta Los Angeles ed ha girato insieme a Banksy il documentario sulla street art Exit Trough The Gift Shop (vedi nostro articolo), molti pensano che Guetta/Braniswash e Bansky siano la stessa persona visto che anche le origini dell’artista francese sono del tutto sconosciute.

Se anche Hannibal Lecter si mette a dipingere…

 Molti divi del cinema e star della canzone coltivano interessi artistici con alterne fortune. Come esempi positivi di abbiamo avuto modo di ammirare le oscure creazioni di David Lynch ed il successo della retrospettiva di Tim Burton al MoMa di New York. Purtroppo eccellere in un campo artistico non significa per forza avere spiccate attitudini anche per l’arte visiva, basti citare il caso del novello divin pittore Sylvester Stallone.

Un social network smaschera l’azienda “copiona”

A volte anche i grandi commettono dei passi falsi e, forse per colpa della generale mancanza d’idee, commettono il sempre più frequente errore di sfruttare l’ingegno di altre persone. La notizia del giorno è che Paperchase, storico marchio britannico di articoli di cartoleria con oltre trent’anni di esperienza, ha intenzione di ritirare un suo articolo il cui design sembra preso pari pari da quello creato da un’artista di nome Hidden Eloise. La situazione si è fatta decisamente scottante quando ieri l’artista ha denunciato il fatto su Twitter ed in pochissime ore ha ricevuto numerosi feedbacks da colleghi e gente comune da ogni parte del globo.

Nella foto qui sopra è possibile ammirare il design creato da Hidden Eloise e la copia del suo design utilizzata da Paperchase su agende,shoppers ed altri articoli di cancelleria.L’artista aveva già contattato la grande azienda per chiedere spiegazioni ma le sue richeste erano state completamente ignorate. Da ieri però migliaia di utenti su Twitter hanno condiviso la storia di Hidden Eloise ed anno preso le sue difese, alimentando così l’interesse dei media che hanno pubblicato la notizia in tutto il mondo. L’artista ha inoltre invitato gli utenti a bombardare la mail di Paperchase, inoltrando una sua lettera contro “i vecchi vampiri che succhiano la linfa creativa dei giovani artisti”.

Liberté, Égalité, Censure, anche la Francia tappa la bocca all’arte

L’ombra della censura cade anche su uno dei paesi più liberal del mondo. La Francia ha infatti censurato un’opera dell’artista cinese Ko Siu Lan esposta al palazzo delle belle arti parigino, ricordiamo che l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Artsuna delle più prestigiose scuole d’arte del mondo. Il progetto di Ko Siu Lan è stato ritenuto passibile di censura a causa dei suoi contenuti satirici che mettono alla berlina gli slogan della campagna politica del presidente Nicolas Sarkozy.

L’opera si compone di quattro grandi banner posti all’esterno del palazzo che recano le parole “lavora”, “meno”, “guadagna”, “di più”. Ovviamente prese nell’insieme queste quattro parole si contrappongono al celebre slogan lanciato da Sarkozy che tradotto in italiano recita: “Lavora di più per guadagnare di più”. La frase coniata dal premier francese è stata più volte protagonista delle elezioni presidenziali del 2007, quando la nazione era in preda alla crisi finanziaria.

Massimiliano Gioni svela alcuni segreti della sua Gwangju Biennale

Massimiliano Gioni ha finalmente svelato alcuni dettagli sulla Gwangju Biennale che si aprirà il prossimo settembre nella città industriale della Corea del Sud. Anche se la lista dei 100 artisti partecipanti sarà resa nota al pubblico solo il prossimo aprile, il giovane direttore artistico ha dichiarato che il titolo della Biennale sarà:  10.000 Lives (10.000 Vite).

Raggiunto dai microfoni del New York Times, Massimiliano Gioni ha così spiegato la sua scelta: “Con questo titolo pongo una domanda, quale è il ruolo degli artisti in questa società caratterizzata dall’iper presenza delle immagini? La Biennale esplorerà le relazioni tra persone ed immagini e tra immagini e persone“. Il titolo della grande manifestazione è direttamente ispirato al poema Maninbo (letteralmente 10.000 vite), volume non finito del poeta dissidente Ko Un.

Patrick Skoff, l’artista che regala le sue opere con una caccia al tesoro

 Un artista di Chicago ha deciso di far conoscere al mondo la sua creatività ed ha quindi escogitato un buffo stratagemma per rendere la sua arte visibile. Alcuni giorni fa Patrick Skoff, questo è il nome dell’artista, e la sua amica Samantha Brown hanno piazzato un dipinto alla base di una statua, successivamente hanno scattato alcune foto con il cellulare ed hanno scritto qualche breve messaggio, poi sono andati via. Alcuni passanti incuriositi si sono fermati ad osservare il dipinto prima di continuare per la loro strada. Per alcuni attimi il dipinto è rimasto completamente solo. Poi un’automobile si è fermata nei pressi dell’opera ed un uomo con una vistosa barba è sceso, avvicinandosi all’opera, un dipinto astratto creato appunto da Patrick Skoff.

L’uomo ha fissato il dipinto e successivamente guardandosi attorno per paura di essere visto ha afferrato l’opera piazzandola all’interno del portellone della sua auto. La macchina è poi partita in tutta fretta, mentre Skoff, di nascosto, osservava l’intera scena. Questa buffa scenetta si ripete sistematicamente ogni mese da un anno ed è frutto di un progetto dell’artista che mira così a pubblicizzare le sue opere. In parole povere Patrick Skoff dipinge alcuni quadri e poi si mette a girare per le strade di Chicago per alcune ore, lasciando le sue opere in alcuni punti scelti a caso.

Neve a Roma

L’evento è talmente raro che non potevamo non condividerlo con i nostri lettori. Da poco tempo la Capitale è coperta da un inaspettato strato di neve ed i fiocchi cadono

3.000 dollari per un menù creato da Kiki Smith

 In trent’anni di attività il ristorante newyorchese Chanterelle ha chiesto ai più celebri protagonisti dell’arte contemporanea di realizzare le covers per i suoi menù. In totale il ristorante ha collezionato ben 65 copertine di menù create da artsiti del calibro di Robert Indiana, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Eric Fischl, Ellsworth Kelly e Cy Twombly

Biennale di Venezia 2011 anche la Germania anticipa le mosse

 La Biennale di Venezia edizione 2011 torna a far parlare di sé con largo anticipo. Pochi giorni fa l’Italia intera è stata scossa dalla bomba di Sandro Bondi che ha nominato di Vittorio Sgarbi curatore del Padiglione Italia per la prossima Biennale (Bondi ha inoltre affidato a Sgarbi la vigilanza sulle acquisizioni del Maxxi di Roma). L’opinione pubblica si è ovviamente spaccata in due, molti hanno salutato la nomina di Sgarbi come il ritorno ad un arte contemporanea meno patinata è più rispettosa di alcuni maestri lasciati fuori dal giro modaiolo.

Altri invece temono che Sgarbi metta in mostra nomi che non rispecchiano la reale scena dell’arte nazionale, andando così a cozzare contro alcuni equilibri di un mercato già labile. La nomina di Vittorio Sgarbi ha inoltre stupito tutti per la sua tempestività ma va detto che in questi giorni anche altre nazioni si preparano ad affilare le armi in vista della grande manifestazione.

Barack Obama assolda Chuck Close

 Forse anche il presidente americano Barack Obama prenderà nel 2011 la decisione di tagliare i fondi governativi dedicati alla cultura ma per adesso si è rivelato un presidente illuminato, amante e sostenitore dell’arte. In questi giorni Obama ha rivelato le sue nominations per i membri Committee on the Arts and Humanities, comitato istituito nel 1982 da Ronald Reagan con l’intento di sostenere l’arte e difendere i tesori culturali a stelle e strisce.

Ovviamente l’attento presidente ha scelto figure di alto spessore e tra queste figura anche il nome del grande pittore Chuck Close. L’artista è da tempo impegnato in una campagna a supporto dei diritti degli artisti e dell’arte in genere. Nello specifico Close ha sempre sostenuto la modifica di una legge sugli sgravi fiscali concessi agli artisti che donano le proprie opere ad una collezione pubblica. Per anni gli artisti si sono rifiutati di donare le loro opere d’arte ai musei a causa di una tassa mal concepita che non lasciava dedurre il valore di mercato di un’opera dalle dichiarazioni fiscali.

La Green Revolution di Carpisa parte da Roxy in the box

In queste ultime settimane i destini di arte e moda sembrano incontrarsi spesso e volentieri. Dopo Yang Fudong assoldato da Prada con lo scopo di girare un video per la campagna primavera estate 2010 della sua linea di abbigliamento maschile e la risposta di Furla che ha invece chiamato alle armi la video artista italiana Rä di Martino, un altro fashion brand ha deciso di legare il suo nome all’arte contemporanea.

Si tratta di Carpisa che per lanciare il suo nuovo progetto denominato Green Revolution, ha scelto l’artista Roxy in the box per la realizzazione di un’opera che rappresenterà l’icona ufficiale della  campagna pubblicitaria.

Lotta (verbale) fra critici newyorchesi, botte da orbi tra Jerry Saltz e John Yau

 Alcuni giornali statunitensi l’hanno ribattezzata The War of the Words (la guerra delle parole), un ironico gioco di parole sul celebre romanzo di H.G. Wells, The War Of The Worlds (La guerra dei mondi). Si tratta di una nuova polemica nata in questi ultimi giorni tra i due più grandi critici d’arte di New York, John Yau e Jerry Saltz. Ad aprire le danze è stato Yau che sul magazine di critica d’arte The Brooklyn Rail ha accusato Saltz di essere un adoratore di Jeff Koons, mediante queste lodi sperticate Saltz celebrerebbe il proprio narcisismo.

La visione dell’arte americana di Saltz, secondo Yau, non rappresenta il vero spirito dell’arte americana. In un suo articolo Saltz avrebbe infatti lodato l’arte di Jeff Koons, definendo la sua arte “un percorso artitico che abbraccia i nostri tempi e la nostra america”. Secondo Yau inoltre, Saltz avrebbe copiato l’articolo da una storica recensione del 1952 scritta dal critico Frank O’Hara circa l’opera di Jackson Pollock.

La Cina caccia i suoi artisti

 Mentre gli artisti occidentali vivono protetti da un’aura di relativa calma che molto spesso si macchia a causa di anonimato e povertà, gli artisti in Cina si trovano ogni giorno faccia a faccia con seri pericoli legati ad un governo autoritario che lascia fiorire solo l’arte che incontra i propri gusti politici. Quindi non è un mistero che le recenti proteste contro la sistematica distruzione degli studi d’artista da parte del governo siano state praticamente insabbiate al punto che nessuno sembra averle notate. Fortunatamente un blogger australiano è riuscito a restituire una testimonianza su questa terribile ingiustizia.

Già dall’inizio di gennaio il governo cinese ha iniziato a distruggere sistematicamente gli studi degli artisti con soli tre giorni di preavviso e dopo aver interrotto i servizi di corrente elettrica e acqua potabile. Questo perchè lo stato ha intenzione di vendere alcuni appezzamenti di terra a grandi investitori e se la terra non è libera nessuno è pronto a sborsare soldi. Pechino è stata una delle città duramente colpite da questo estremo atto di violenza, il profondo rumore dei bulldozer ha scosso l’intera comunità artistica.