Per essere giovani artisti bisogna darsi da fare

Pensate forse che i nostri giovani artisti stiano perdendo terreno in ambito internazionale? Niente di più sbagliato, anzi si potrebbe senza ombra di dubbio affermare che essi hanno tutte le carte in regola per sfondare all’estero. Negli ultimi anni abbiamo subito l’ondata della YBA inglese, l’eterno ritorno degli statunitensi, l’arrembaggio dei cinesi e quello della nuova scuola di Lipsia. Ora stiamo assistendo ad una grande ascesa dell’est europeo e del Medio Oriente.

Eppure anche noi possiamo farcela, possiamo imporre il nostro stile, le nostre estetiche ed i nostri concetti all’attenzione della scena internazionale. Quello che manca è un poco di organizzazione e più volontà da parte non solo delle istituzioni e delle gallerie private ma anche da parte degli artisti stessi che dovrebbero in qualche modo porsi in uno stato di continuo movimento.

Jacob Kassay, nuova star o ennesima meteora dell’arte?

Strane cose succedono nel mondo dell’arte contemporanea. Innanzitutto parliamo di mercato e già questo dovrebbe farvi drizzare l’antenna. In più possiamo aggiungere che  il fatto del giorno è accaduto ad un’asta. Stiamo parlando di un recente evento di mercato tenutosi da Phillips de Pury & Co. di New York. All’asta erano presenti alcuni interessanti lotti ma il nome che più di tutti è riuscito a catalizzare l’attenzione è stato quello di Jacob Kassay. A questo punto vi chiederete chi è costui, ebbene possiamo dirvi che è un giovane di 26 anni, che è nato a Buffalo e che si è laureato nel 2005.

Ebbene da esordiente totale in un ‘asta internazionale, Kassay ha ricevuto una quotazione iniziale di circa 8.000 dollari, chiudendo poi per la sbalorditiva cifra di 86.000 dollari, circa otto volte la quotazione di partenza.

Ma chi è questo Gagosian? Ce lo dice Peter Fuss

Chi legge questo sito o comunque si interessa all’arte contemporanea, conoscerà sicuramente Larry Gagosian. Per rinfrescarvi le idee parliamo di uno dei più potenti dealers del mondo, proprietario di un vero e proprio franchising dell’arte che vanta nel suo carnet ben tre gallerie a New York, due a Londra, una a Beverly Hills, una a Roma, una ad Atene e una a Parigi, per non parlare della nuova sede di Ginevra. In tutto fanno dieci gallerie, quindi come dicevamo: come si fa a non conoscere Mr. Gaga?

Una provocatoria risposta prova a darla Peter Fuss, provocatorio artista di origini polacche di cui avevamo già parlato diversi mesi fa quando ad una mostra  aveva presentato degli enormi poster raffiguranti soldati della Wermacht tedesca della seconda guerra mondiale con una stella di David sul braccio al posto della tradizionale svastica. Le foto non erano originali ma riproduzioni tratte dai film Schindler’s List di Steven Spielberg e Il Pianista di Roman Polanski e successivamente elaborate digitalmente al computer.

Stranezze made in U.S.A.: arte a Times Square ed una statua-enigma a Washington

Ve lo immaginate se ogni manifesto pubblicitario ed ogni maxischermo di Times Square a New York si trasformasse in un’opera d’arte? Sarebbe veramente sensazionale. Va comunque detto che nel corso degli anni artisti come  Maya Lin, Marina Abramovic e Keith Haring si sono impossessati di alcuni degli schermi per mostrare le loro opere. Noi però stiamo parlando dell’intera piazza, anzi ad esser precisi questo è il progetto di Justus Bruns, giovane ed intraprendente artista olandese che ha da poco lanciato l’azione intitolata TS2AS, sarebbe a dire Times Square into Art Square.

Justus ha intenzione di coprire tutto il disturbo visivo causato dalla pubblicità di una delle piazze più famose del mondo, sostituendo cartelloni e schermi con opere d’arte. Il curioso progetto è stato varato nel Dicembre del 2009 ed originariamente tutto è partito come un grande scherzo, successivamente alcuni sponsor hanno preso in seria considerazione l’idea di Justus e si sono offerti di sovvenzionare l’intera azione.  

La crisi a Dublino? non per la giovane arte contemporanea

Ultimamente la verde Irlanda non se la passa poi tanto bene, la crisi economica ha colpito duramente da quelle parti e come se non bastasse i vertici nazionali hanno presentato alcuni giorni fa un piano di salvataggio internazionale per far fronte alla crisi bancaria. Vedremo quindi come e quanto l’unione europea potrà finanziare l’Irlanda e soprattutto per quanto tempo tale nazione resterà in questo stato. Come spesso succede durante queste situazioni di tensione, l’arte contemporanea e la cultura riescono a trarre linfa dai momenti difficili, tramutando bisogni e necessità in impeto creativo.

Insomma, anche se a Dublino sembra di essere tornati ai momenti di estrema povertà degli anni ’80, gli artisti hanno reagito alla crisi a modo loro. Se i negozi chiudono allora i giovani talenti creativi se ne appropriano, trasformandoli in studios o tramutando i magazzini industriali ed i garages abbandonati in spazi no-profit per mostre d’arte, performances o concerti di musica alternativa.

Lost in Translation – Arte e Intercultura alla Triennale di Milano

Martedì 23 novembre, alle ore 18.30, presso la Sala Lab della Triennale di Milano, Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura presenteranno al pubblico il progetto vincitore del concorso Lost in Translation – Arte e Intercultura. Nato in occasione del convegno Lost in Translation (23 febbraio 2010) e grazie al contributo del PaBAAC – Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle  Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, il concorso si è rivolto a giovani artisti e istituzioni culturali, chiamati per la prima volta a collaborare allo sviluppo di progetti artistici destinati al pubblico che affrontano i temi complessi dell’integrazione, dello scambio e dell’osmosi fra le culture.

Alla sua prima edizione Lost in Translation – Arte e Intercultura intende porsi come sostegno alla creatività giovanile, quale stimolo per nuove e lungimiranti politiche di inclusione culturale e per la promozione di una “nuova committenza pubblica”. La serata sarà un’occasione per riflettere sulle reali possibilità di collaborazione tra artisti e istituzioni culturali in un ambito complesso quanto attuale come quello dell’intercultura. Dall’esposizione dei principi e delle dinamiche che hanno portato alla nascita di questo concorso – dai propositi iniziali fino ad alcune valutazioni sull’esito generale – e da una riflessione sullo stato attuale dell’educazione al patrimonio in chiave interculturale, emergeranno alcune linee guida generali che ci auguriamo possano essere acquisite quali “prassi ordinaria” dalle istituzioni affinché tali progetti possano avere una ricaduta sul territorio e generare nuove relazioni e consapevolezza.

Tutti i vincitori del Premio Celeste 2010

Sono Laura Bisotti, Mario Rossi, Paola Sunday e i Quiet Ensemble i quattro vincitori della VII edizione del Premio Celeste che si sono aggiudicati i 20.000 euro per le categorie pittura, fotografia e grafica digitale, video e animazione, installazione, scultura e performance, su una short list di 40 concorrenti. Nella serata del 19 novembre, la giuria della settima edizione composta da Gabi Scardi e Julia Draganovic, ha ricevuto le preferenze espresse dagli artisti in gara, che con il proprio voto hanno assegnato la vittoria,  e annunciato al grande pubblico intervenuto – e a coloro che seguivano live la diretta in streaming sul sito di Celeste – il nome dei premiati, nell’ambito di una grande festa dell’arte.

L’opera di Laura Bisotti http://www.premioceleste.it/opera/ido:57202/
Giovane piacentina, classe 1985, intitolata Appunti, è un percorso sullo spazio… tanto in pittura come nel disegno, spiega l’artista – ricerco sempre orizzonti lunghi e piani. Tutto comincia dalla passione per i paesaggi in cui sono nata – i campi della Pianura Padana. Si tratta di opere che hanno una doppia possibilità di lettura, una più ampia in cui risultano essere dei vasti paesaggi e una più ravvicinata e intima in cui si notano i singoli frammenti che li compongono.

Contemporary Istanbul, realtà fieristica di una Turchia che cresce

Al via la quinta edizione di Contemporary Istanbul, evento fieristico che si terrà dal  24 al 28 novembre 2010. In meno di un decennio Contemporary Istanbul (CI) è diventata la fiera d’arte contemporanea leader in Turchia e nella regione. Con una vocazione a diventare una delle principali fiere d’arte globale nel prossimo futuro CI si sforza di attirare l’arte contemporanea proveniente da tutto il mondo e in particolare dalla sua geografia circostante.

Con 80 gallerie e numerose istituzioni presenti in cinque giorni di fiera CI ospita un pubblico molto vario proveniente da tutto il globo, dagli amanti dell’arte di tutte le età, agli artisti, ai collezionisti, agli accademici,ai curatori e direttori di musei. Allestita presso il Convention and Exhibition Center di Istanbul situato in una zona centralissima della città, la fiera acquista maggiore appeal con conferenze, spettacoli, concerti ed eventi culturali organizzati durante i giorni della manifestazione.

Anche la Whitney Biennial pensa al mercato per la sua edizione del 2012

Dopo che i conflitti d’interesse della stagione 2009 del New Museum di New York hanno irritato non pochi addetti del settore e semplici appassionati e dopo che il board del MOCA di Los Angeles ha scelto come direttore un astuto dealer come Jeffrey Deitch piuttosto che un curatore d’arte contemporanea, ci ha pensato il Whitney Museum a confermare questo trend tutto americano il quale sta trascinando l’arte verso il mercato puro. La celebre istituzione ha infatti scelto i suoi due curatori per la Whitney Biennial del 2012, fermo restando che il lavoro svolto quest’anno da Francesco Bonami è stato semplicemente perfetto.

Ebbene per la prossima Biennale è stata chiamata Elisabeth Sussman e fin quì tutto bene, poiché parliamo di un curatore di grande professionalità e vasta esperienza che svolgerà senz’altro un ottimo lavoro. Elisabeth Sussman ha inoltre già curato una Whitney Biennial, quella del 1993 ad esser precisi, quella volta però il suo lavoro fu duramente criticato, ma tutto questo fa parte del mestiere.

Ernesto morales, Genova – Buenos Aires. Le citta’ dei ritorni

Sabato 20 novembre, presso il Museoteatro della Commenda di San Giovanni di Pre’, la suggestiva struttura Museale appartenente al MuMa di Genova, verrà inaugurata la mostra personale dell’artista argentino Ernesto Morales genova – buenos aires. Le città dei ritorni; l’evento, inserito nel programma per le celebrazioni del Bicentenario della Repubblica Argentina, nasce dalla volontà di rileggere secondo i codici propri dei linguaggi dell’arte contemporanea i collegamenti storici e culturali tra Italia e Argentina a partire dai fenomeni di migrazione degli ultimi due secoli.

Dopo il grande successo della mostra Ciudad de Memorias inaugurata lo scorso anno a Buenos Aires presso il Museo Municipal de Bellas Artes Benito Quinquela Martin, Ernesto Morales presenta a Genova una serie inedita di trenta dipinti ispirati ai temi della memoria e dell’identità, da sempre oggetto della sua ricerca artistica; Genova quindi, come primo porto italiano dell’emigrazione, si e’ rivelata lo scenario piu’ adatto ad accogliere il progetto “Le città dei ritorni”.

Al via la sesta edizione di Lucca Digital Photofest

Sesta edizione, dal 20 novembre al 12 dicembre, del LDPF LUCCADigitalPHOTOfest, il festival internazionale dedicato alla fotografia e video arte, uno degli eventi di maggior prestigio in Europa. Tema di questa sesta, attesissima edizione e’ La Donna, fotografa e artista, soggetto o musa ispiratrice. Come sempre, anzi piu’ che mai, il programma del LDPF si presenta ricchissimo: 17 mostre, alcune in anteprima assoluta, workshop, conferenze di grandi autori, incontri al Photocafe’ e lettura dei portfolio, tutti ambientati in sedi inconsuete ed affascinanti di uno dei centri storici piu’ integri e suggestivi del mondo. Ospite d’Onore del LDPF 2010 e’ l’eclettica artista statunitense Sandy Skoglund che, il 27 novembre al Teatro del Giglio, riceverà il LUCCAdigitalPHOTO Award.

Mostre in breve sintesi:
The power of imagination” un’ampia retrospettiva di fotografie, che ripercorre la brillante carriera di Sandy Skoglund, in collaborazione con la galleria PaciArte Contemporary di Brescia.
In anteprima assoluta la mostra “Bye bye baby, Marylin”, un omaggio al simbolo della femminilità: Marylin Monroe, circa 80 immagini dalla collezione privata di Giuliana Scime’  con scatti di Richard Avedon, George Barris, Bruno Bernard Andre de Dienes, John Florea, Philippe Halsman, Tom Kelley, Bert Stern.

Ericailcane, la street art italiana conquista gli U.S.A.

Prima c’erano gli spaghetti western ed ora, in maniera abbastanza rocambolesca e fracassona, la street art made in Italy sta lentamente ma inesorabilmente catturando anche la scena internazionale. Si potrebbe dire senza ombra di dubbio che questo movimento artistico nato negli Stati Uniti ha trovato da noi un terreno assai fertile che negli ultimi tempi ha prodotto buoni frutti.

Se l’arte contemporanea nostrana “più canonica ed istituzionale” fatica ad imporre i suoi pupilli all’estero, la street art riesce dove tutti falliscono, forse perchè le nostre incursioni urbane arrivano a mixare abilmente nuove estetiche con tradizioni centenarie, forse perché questa tecnica libera i giovani artisti da tutti quei vincoli propri del nostro sistema. Sta di fatto che nomi come Blu, Sten e Lex, nel corso di pochi anni e grazie ad interventi sempre più coraggiosi e creativi, sono riusciti ad evadere dai nostri confini dove ristagnano troppi talenti ed hanno liberamente preso il volo verso lidi sempre più ambiziosi.

Alcune note sparse sulla crisi di governo e sul declino della cultura

Con il bipolarismo in lento disfacimento e con lo spettro delle elezioni anticipate mi viene da pensare ad altri 12 mesi di totale agonia per il mondo della cultura (e non solo). Ci vorranno nuove iniezioni di fondi e tutte le forze dello stato saranno concentrate sulla macchina elettorale. Da li in poi bisognerà cominciare a ricostruire la nostra cultura ma intanto salteranno cordate, cambieranno vertici dei musei, spariranno manifestazioni che saranno rimpiazzate da altre (di parte), gli stanziamenti per eventi e quanto altro dovranno essere ridistribuiti. Praticamente si verificherà ciò a cui stiamo assistendo da ormai diverso tempo: l’immobilità.

La nostra parabola non è  discendente, essa è in perfetta stasi e non è peccato definire la situazione della cultura italiana come una grande parentesi di vita di ciò che è morto, muoventesi in se stessa. Non ci vuole un genio per comprendere che se questa strada sarà perseguita anche da un futuro governo, l’immobilismo verrà ricostituito dalla posizione stessa che pretende di combatterlo.

Biennale di Venezia 2011: l’Australia sceglie, Hong Kong rinvia e i paesi nordici si “dividono”

Insomma tra ribaltoni, Berlusconi bis, fumate bianche e fumate nere, monumenti che crollano e musei che scioperano, non dobbiamo dimenticarci che la prossima estate c’è la Biennale di Venezia. Lo sappiamo che magari non è il momento giusto e sappiamo anche che il nostro Vittorione Nazionale è in questi giorni impegnato in ben altre questioni diciamo politiche ma vogliamo e dobbiamo informarvi sugli ultimi sviluppi. Ebbene anche l’Australia ha scelto il paladino nazionale, anzi a dire il vero si parla di un artista di origini egiziane.

Si tratta infatti dello scultore Hany Armanious, conosciuto per installazioni scultoree di grandi dimensioni che molto spesso vengono creati con un vasto range di materiali come fango, polvere e mattoni. Armanious è altresì famoso per piccoli oggetti fatti a mano costituiti da poliuretano, argilla e plastica. Ovviamente l’artista non ha un compito facile, visto che dovrà raccogliere il testimone lasciato da Shaun Gladwell che nel 2009 ha stupito tutti con il suo Maddestmaximus. Guai grossi per Hong Kong che ha deciso di reiniziare la fase di selezione degli artisti per problemi burocratici. La deadline per la selezione è stata quindi spostata al prossimo gennaio e a quella data rimarrà ben poco tempo per organizzare il padiglione nazionale.