L’Irlanda sceglie i suoi protagonisti per Venezia 2011

Con il passare dei giorni il carnet dei partecipanti alla non più tanto lontana Biennale di Venezia edizione 2011 si va sempre di più infoltendo. Segno evidente che la prestigiosa manifestazione è una tappa fondamentale per l’intera scena dell’arte contemporanea internazionale. Ovviamente ancora non ci è dato sapere cosa combinerà Vittorio Sgarbi nel suo padiglione Italia ma tutti sperano di non rimediare una figura barbina, ritrovandosi in mostra nomi tipo Staccolanana o Teomondo Scrofalo.

Nel frattempo sono giunte notizie fresche fresche dalll’estero, la verde Irlanda ha infatti reso noto il nome del suo ambasciatore a Venezia 2011. Si tratta di Corban Walker, artista celebre per le sue grandi installazioni e sculture che molto spesso sono costituite da fogli di vetro. Walker ha recentemente preso parte ad una mostra al LentSpace di Manhattan ed all’evento Size Matters, organizzato dal curatore d’eccezione Shaquille O’Neal ( celebre campione di basketball ) alla FLAG ArtFoundation di Chelsea.

Occhi puntati sul Quarto Plinto di Trafalgar Square per Londra 2012

Da luogo celebre ma non fondamentale, il Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra è divenuto uno dei punti cardine dell’offerta culturale britannica, catalizzando l’attenzione di pubblico e critica. Ciò grazie alle 2.400 persone che si sono avvicendate nel corso della mostra One & Other di Antony Gormley la scorsa estate. In questi giorni quindi i curatori del progetto hanno pensato bene di anticipare le mosse e di rendere noti i nomi degli artisti che saranno invitati a presentare i propri progetti per l’opera che succederà alla nave di Yinka Shonibare.

L’opera vincitrice sarà installata sul Plinto in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012. Ovviamente per sapere qualcosa in più sui progetti presentati bisognerà attendere qualche settimana poiché su tutto vige l’assoluto riserbo. Gli artisti selezionati sono: Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, nati rispettivamente negli Stati Uniti e Cuba ed oggi di stanza a Puerto Rico.  Solitamente i due mixano scultura suono, video e performance; Michael Elmgreen e Ingar Dragset, di stanza a Londra e Berlino dove il loro monumento per le vittime gay uccise dai nazisti è stato inaugurato nel 2008;

La burocrazia ed i cittadini del Colorado contro “gli stracci sul fiume” di Christo


Christo sta progettando da diverso tempo una grande installazione dal titolo Over The River, opera costituita da grandi pannelli di tela che dovrebbero dispiegarsi sulle 42 miglia del fiume Arkansas in Colorado. L’ambizioso progetto era molto sentito anche dalla compagna/collega Jeanne-Claude (prematuramente scomparsa all’età di 74 anni il 18 novembre del 2009) che purtroppo non ha vissuto abbastanza per poter vedere l’opera realizzata. C’è da dire che molto spesso i progetti di Christo sono difficili da realizzare proprio per la loro vasta scala ed una volta portati a termine per molti risultano incomprensibili.

Forse anche il Bureau of Land Management del Colorado non ha ben compreso gli intenti del noto artista. L’organismo di gestione del territorio ha infatti stilato un complesso rapporto in quattro volumi che definisce l’opera di Christo potenzialmente dannosa per l’ambiente e per le cittadine vicine di Salida e Cañon City, dove i teli di tessuto dovrebbero essere installati. Il Land Management ha però voluto dare una possibilità all’artista, fornendo alcuni suggerimenti per minimizzare il potenziale impatto ambientale.

Donald Rodney, quando l’arte è una malattia

Donald Rodney (1961-1998) è stato uno dei più acclamati e seminali artisti britannici degli anni ‘ 80. La sua figura versatile ed innovativa si è formata all’interno del BLK Art Group ed in seguito si è guadagnata un proprio posto all’interno della scena dell’arte contemporanea internazionale. Completati gli studi artistici Rodney decise di incentrare le sue opere verso tematiche politiche, orientando l’attenzione sui mass media, sull’arte in relazione alla cultura popolare e sul razzismo e l’identità razziale.

In tenera età Rodney si ammalò di una rara forma di anemia degenerativa, meglio nota come anemia drepanocitica e sapeva che non sarebbe arrivato a toccare i cinquanta anni d’età. L’infermità non ridusse però il suo potenziale creativo ed anzi l’artista iniziò a utilizzare proprio gli strumenti medici dismessi dagli ospedali inglesi, implementandoli all’interno delle sue opere.

Joseph Bertolozzi vuole trasformare la Torre Eiffel in uno strumento musicale


Conoscete Joseph Bertolozzi? No? ebbene trattasi di un compositore sui generis che usa microfoni per registrare suoni prodotti da strumenti non comuni. Bertolozzi, ad esempio, ha sonorizzato l’intero ponte Franklin D. Roosevelt Mid-Hudson vicino Poughkeespie a New York. Sulle prime l’idea sembrava piuttosto pazza ma alla fine il tutto ha funzionato. L’estroso artista ha piazzato i suoi microfoni direttamente sulle travi del ponte e su alcuni guardrails, successivamente ha cominciato a percuoterlo producendo suoni decisamente esaltanti. Il compositore ha registrato la sua opera che prende il nome di Bridge Music e le persone che desiderano ascoltarla possono farlo su una radio locale.

Il progetto ha inoltre celebrato i 400 anni del ponte intitolato ad Henry Hudson. Ora che il progetto si è concluso con tutti gli onori del caso Bertolozzi non ha deciso di restare con le mani in mano ed ha deciso di ripetere l’intero concerto a Parigi. Ovviamente il teatro della performance potrebbe essere la celeberrima Torre Eiffel, location d’eccezione tutta’ltro che facile da sonorizzare.

Paolo Canevari al Palazzo Valentini di Roma

L’opera Madre Mia apre il terzo appuntamento con le installazioni d’artista a Palazzo Valentini, che si snodano in quattro diverse date tra aprile e ottobre 2010. Paolo Canevari, realizza due grandi figure della lupa romana che sono in realtà speculari l’una all’altra. Da un grande foglio in legno l’artista ha tracciato i contorni della lupa. Separandola, ha lasciato vicino il ritaglio vuoto che evidenzia il contorno dell’animale. Per Upside down l’artista è ritornato indietro nel tempo, alle origini stesse della storia della città.

Nel ritratto, solo apparentemente semplice di un animale, ci sono millenni di storia. Ma il contorno vuoto è anche un richiamo allo spazio della Memoria che va riempito, custodito. Le due figure posso rappresentare la sostanza e il nulla, il positivo e il negativo della vita stessa. I contorni sono identici, ma è necessario saperli riempire e dar loro un senso altrimenti restano recinti chiusi e vuoti, privi di significato.
La mostra viene inaugurata dal Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, martedì 13 luglio, alle 18,30 presso la Sala Stampa di Palazzo Valentini (e resterà aperta fino al 10 settembre 2010).

Gillick, Barney e Gonzalez-Torres 3 mostre impedibili Tra Bonn e Basilea

C’è tempo fino al prossimo 8 agosto per ammirare la retrospettiva di Liam Gillick, attualmente in mostra al Bundeskunsthalle di Bonn in Germania. L’evento dall’enigmatico titolo One Long Walk… Two Short Piers include tutte le opere prodotte da Gillick nell’ultimo ventennio. Il problema è che l’artista aveva già messo in piedi una grande retrospettiva dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario che tra la primavera del 2008 e l’autunno del 2009 aveva toccato numerose tappe tra cui il Kunsthalle di Zurigo, il Witt de Withe di Rotterdam, il Kunsteverein di Monaco di Baviera ed il Museum of Contemporary Art di Chicago.

La presente mostra dunque non aggiunge niente a quanto si era detto ed anche Gillick con il suo eterno ritorno al minimalismo ed in particolare alle ricerche di Donald Judd (con qualche colore in più) ha un tantino stancato. A Basilea invece, fino al prossimo 3 ottobre 2010 lo spazio Shaulager (costruito su incarico della Fondazione Laurenz dal celebre studio di architettura Herzog & de Meuron) presenta una gustosa mostra dal titolo Prayer Sheet with the Wound and the Nail, dedicata ai mitici Drawing Restraint di Matthew Barney.

Michelangelo Pistoletto al MARCA di Catanzaro

Michelangelo Pistoletto è il protagonista della quinta edizione di Intersezioni, ormai consolidato luogo di contaminazione tra arte contemporanea e archeologia.L’attesa rassegna, diventata uno degli appuntamenti culturali italiani più importanti della stagione estiva, anche quest’anno si sdoppia. Com’è già avvenuto nel 2009 in occasione della personale dedicata a Dennis Oppenheim, il progetto dal titolo Il DNA del Terzo Paradiso prevede la realizzazione di due mostre organizzate al Parco Archeologico di Scolacium e al museo MARCA di Catanzaro. Entrambi gli appuntamenti sono curati da Alberto Fiz, Direttore Artistico del MARCA. L’evento espositivo, accompagnato da un esauriente catalogo monografico in italiano e inglese edito da Electa, s’inaugura il 24 luglio per rimanere aperto sino al 3 ottobre 2010.

Ciascuna opera contiene in sé la propria storia, la propria memoria in un continuum spazio-temporale che non consente scissioni o fratture improvvise. In questo senso il DNA del Terzo Paradiso non è solo il titolo delle due mostre, ma è anche l’opera che occupa il Foro romano, ovvero l’antica piazza di Minervia Scolacium. La grande installazione in alluminio, che ha uno sviluppo lineare di oltre 100 metri, appare come la trascrizione genetica del Terzo Paradiso, uno dei segni più noti di Pistoletto, dove il mondo naturale convive con il mondo artificiale e tecnologico creando una rinnovata armonia.

Hans Haacke allo Spazio Antonio Ratti di Como

Il 20 luglio, verrà inaugurata la prima personale italiana di Hans Haacke, presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti in Largo Spallino, 1 a Como. Per l’occasione Haacke presenterà un’opera installativa site specific all’interno della ex-Chiesa. La mostra, ad ingresso libero, sarà visitabile fino al 5 settembre 2010, da martedì a domenica, dalle 16.00 alle 20.00. Le pubblicazioni che documentano le attività dello CSAV e i progetti di Hans Haacke saranno presentate nel mese di novembre in occasione della mostra di fine corso, che si terrà a Milano presso gli spazi del DOCVA e della Fabbrica del Vapore.

Hans Haacke è nato in Germania nel 1936 e vive a New York dal 1965. Dal 1967 al 2002 ha insegnato alla Cooper Union. Nel corso degli ultimi quarant’anni si è occupato della relazione tra arte, potere, mercato, affrontando temi legati alla libertà di espressione e alle responsabilità civili in una società democratica. Dopo i primi lavori dedicati alla rappresentazione di processi fisici e organici, lo sguardo di Haacke si è progressivamente spostato sul contesto socio-politico in cui l’arte viene esposta e commercializzata.

Aaron Young al Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi

Il Giardino dei Lauri, in collaborazione con il Comune di Città della Pieve, presenta per l’anno 2010 un nuovo ciclo di progetti di arte contemporanea che vede protagonisti alcuni dei più importanti esponenti della giovane scena artistica internazionale, invitati a dialogare, attraverso la realizzazione di opere site specific, con il Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi, uno dei più prestigiosi monumenti del caratteristico borgo di Città della Pieve, concesso per l’occasione dall’Amministrazione Comunale.
Il nuovo progetto espositivo – che va ad affiancarsi a quello della sede permanente della collezione, animata da una continua attività di commissioni e nuove acquisizioni, che porterà nel Giardino, a partire da aprile 2010, nuove opere di David Altmejd, Valentin Carron, Steven Claydon, Urs Fischer, Daniel Lergon e Carlo Zanni – inaugura quest’anno con due presenze d’eccezione: il Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi ospiterà la mostra personale del tedesco Jonathan Meese, dal 8 maggio al 10 luglio, e a seguire, dal 17 luglio al 18 settembre, quella dell’americano Aaron Young.

Giovani artisti, entrambi presenti nella Collezione Lauro, che possono essere considerati a pieno titolo tra i più rappresentativi talenti emergenti di ultima generazione.

Sissi alla galleria Francesco Pantaleone di Palermo

Dall’8 luglio al 21 settembre 201, la galleria Francesco Pantaleone arte contemporanea di Palermo presenta la mostra La fantasia morde nella piega in bilico, personale di Sissi per il ciclo Domani, a Palermo. Domani, a Palermo. Artisti in residenza è un ciclo di residenze alle quali sono invitati a partecipare artisti italiani e stranieri: Stefania Galegati, Marcello Maloberti, Francesco Simeti, Liliana Moro e Flavio Favelli per la stagione 2007/08, Andrew Mania, Marc Bauer, Joanne Robertson e Adrian Hermanides per la stagione 2008/09, Gian Domenico Sozzi, Christian Frosi e Sissi per la stagione 2009/10, Per Barclay, Milena Muzquiz e Assume Vivid Astro Focus la stagione 2010/11.

Gli artisti coinvolti vengono ospitati a Palermo nei suggestivi spazi della Galleria Francesco Pantaleone, nel cuore dello storico quartiere della Vuccirìa. Al termine di ogni residenza, gli artisti realizzano una mostra personale, un progetto espositivo specifico che riflette la personale esperienza dell’artista con la città e l’approccio instaurato durante il soggiorno a Palermo. Un intervento che vuole essere espressione di un reciproco scambio tra l’artista, la città e l’opera prodotta per l’occasione.

Da che parte va la scultura contemporanea?

Potete fare un riassunto dello stato della scultura contemporanea? Alquanto difficile direte voi, l’unica cosa che si potrebbe fare è un rapido elenco di quelli che sembrano essere i trend di questi ultimi tempi. La scultura, come noto, si avvale anche delle gettonatissime installazioni site specific e delle video installazioni manifestazioni sorte nella seconda metà del secolo scorso e che non hanno nessuna intenzione di mollare la presa. L’effimero sembra essere una caratteristica costante all’interno della scultura contemporanea, vediamo sempre più artisti impegnati in ricerche che implicano materiali deperibili e molto spesso provenienti dall’ambiente naturale.

Per deperibili si intende anche l’uso di organismi morti o in decadimento come lo squalo in formaldeide di Damien Hirst che ha in qualche modo spianato la strada a questo tipo di sperimentazioni. Ultimamente il Met di New York ha posizionato sul suo tetto un’immensa installazione di Mike e Doug Starn dal titolo Big Bamboo, costituita appunto da più di 32.000 canne di bambù. In altri casi le creazioni artistiche provengono da scarti industriali e questo è sicuramente un retaggio proveniente dalle ricerche effettuate negli ambiti dell’arte Minimalista e dell’arte Povera.

Antony Gormley riempie la terra (e l’acqua) di Edimburgo con le sue statue


Antony Gormley, non pago di aver preso d’assalto trafalgar square e di spaventato l’intera città di New York con le sue statue a grandezza umana in procinto di lanciarsi dai tetti dei palazzi, ha in serbo un altro grande proggetto di arte pubblica. Si tratta di uno straordinario progetto scultoreo commissionato dalla National Galleries of Scotland dal titolo 6 Times. Il progetto prevede l’installazione di 6 statue prodotte dal celebre artista britannico all’intenro della città di Edinburgo.

Le statue verranno posizionate in tempi diversi tra la Scottish National Gallery Of Modern Art ed il mare. Ad essere precisi, quattro delle sei sculture in totale saranno adagiate sulle acque e seguiranno i movimenti del fiume Leith. Il progetto è iniziato lo scorso aprile ma nuove installazioni di ulteriori statue sono previste per tutto giugno. E’ la prima volta che un’opera d’arte della collezione National Galleries viene posizionata in maniera permanente in uno spazio esterno.

Romantici a Milano

“Io vi amo,
 vi amo ma vi sputo però,
 vi amo tutti, 
è bello è brutto è solo questo. 
L’erba, ti fa male se la fumi senza stile!”
Finisce così la canzone dei Baustelle, Un romantico a Milano, e in questa storia ci sta pure l’erba…o comunque ci starebbe bene. Perché questa è una storia senza tempo, che però si è svolta pochi giorni fa, di un incantesimo a cui mancava l’ingrediente chiave. Fin da quando sono piccola i miei genitori si lamentavano perché avevo qualcosa da ridire in ogni occasione, questo non c’entra con quello che vi sto per raccontare, ma se vi unirete al coro, non ve ne farò una colpa.

C’era una volta, nella città di Milano, un luogo fatato chiamato Hangar Bicocca. Il problema era che nessuno che ci sapeva arrivare, e quindi alla fine nessuno ci andava. Questo, in sintesi, il rapporto che ho sempre avuto con l’Hangar. Un posto conosciuto, riconosciuto, con proposte allettanti, ma fondamentalmente richiedente uno sforzo per raggiungerlo inversamente proporzionale alla facilità di restare infossata nel divano (io nemmeno ce l’ho un divano, ma ci siamo capiti). La prima volta che ho visto l’installazione permanente di Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti, mi sono pentita amaramente di non aver fatto lo sforzo prima. Nel mio personale percorso di pentimento non potevo dunque perdermi la riapertura al pubblico di questo spazio post industriale convertito all’arte contemporanea.