Svelato il progetto dell’Orbit di Anish Kapoor a Londra

Boris Johnson, il sindaco di Londra celebre per i suoi modi grossolani e la sua aria da sbruffone, ha svelato ieri il progetto della torre di Anish Kapoor che sorgerà all’interno dell’Olympic park, struttura fulcro delle olimpiadi di Londra 2012. La torre di Kapoor, con i suoi 120 metri, sarà l’opera di arte pubblica più alta di Londra. L’ArcelorMittal Orbit (questo il nome della torre) sarà costituita da una vasta e sinuosa struttura in acciaio ed è stata acclamata come la risposta inglese alla Torre Eiffel. Kapoor ha avuto la meglio sull’artista Antony Gormley e sugli architetti Caruso St John, anch’essi finalisti per l’assegnazione dell’appalto pubblico.

“Ha rielaborato il concetto di torre e l’ha trasformato in un pezzo di arte contemporanea inglese. Questa torre avrebbe fatto impazzire di invidia sia gli antichi romani che il grande Gustave Eiffel” ha commentato Johnson con spavalderia. Il nome della torre deriva da Lakshmi Mittal, l’uomo più ricco d’Europa nonchè magnate dell’acciaio e sponsor del progetto. “Questo progetto spettacolare rappresenta un’opportunità unica per Londra e per i Giochi Olimpici. La torre sarà per sempre ricordata nella storia della città e dei giochi” ha invece dichiarato Mittal.

Giulio Paolini – Gli uni e gli altri. L’enigma dell’ora

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma presenta dall’8 aprile l’installazione di Giulio Paolini intitolata Gli uni e gli altri. L’enigma dell’ora, appositamente ideata per questa occasione espositiva e in rapporto ideale con la mostra di Giorgio de Chirico. Tra i massimi interpreti dell’arte contemporanea, Giulio Paolini (Genova 1940) ha esordito nei primi anni sessanta ed è stato tra i protagonisti dell’Arte Povera. Da sempre concepisce l’opera d’arte come una visione vertiginosa capace di evocare un numero potenzialmente infinito di altre visioni e di abbracciare un tempo dilatato, esteso a tutta l’arte passata e futura.

A partire da Disegno geometrico del 1960, la sua prima opera conosciuta: una tela nella quale compare unicamente la squadratura geometrica anticipazione di ogni possibile immagine, Giulio Paolini persegue l’idea che ogni opera d’arte attinga a un unico, enigmatico, modello. Un pensiero, il suo, che trova rispondenza nella concezione antimoderna del grande metafisico. Enigma, attesa, assenza, malinconia, prospettiva, sono i grandi temi sui quali Giulio Paolini dichiara la sua affinità con Giorgio de Chirico.

Scienza ed arte in una mostra in 3D

 Nell’universo ci sono cose impossibili da comprendere come i buchi neri, l’anti-gravità e tutte quelle particelle subatomiche che sfrecciano attorno a noi. Riuscire a dare una forma alla grandiosità che ha concepito l’intero creato e noi con esso è un’ardua prova emozionale ed intellettuale, proprio come il serpente che morde la sua coda. Possiamo però cercare di dare una forma a quello che vediamo, al cosmo ed alla nostra coscienza e questo è l’obiettivo della mostra Ouroboros: The History of the Universe, collage di mandala, galassie, astronauti ed effetti 3-D che in questi giorni è possibile ammirare alla Ise Cultural Foundation di SoHo a New York (dal 9 marzo al 23 aprile).

Alla fondazione lo spazio è completamente buio e le proiezioni si estendono su sei grandi schermi, basta infilarsi gli ormai celebri occhialini 3d (ditemi cosa non è in 3d in questi ultimi mesi) e buttarsi a capofitto all’interno del cosmo. La mostra è stata creata da Ali Hossaini (biochimico, filosofo, produttore televisivo e poeta visivo) e due giovani video artisti che rispondono ai nomi di Blake Shaw e Bruno Levy, meglio conosciuto come Sweatshoppe, mago degli effetti tridimensionali. Ouroboros è un animale mitologico dell’antica Grecia, un serpente che si morde la coda simbolo di unità cosmica ed autosufficienza.

Il Centro Pecci arriva a Milano

La sede storica del Centro Pecci di Prato è interessata da un grande progetto di ampliamento che porterà al raddoppio e al rinnovamento degli spazi (inaugurazione prevista nel 2012) mentre dal 14 aprile  apre a Milano, in concomitanza con il Salone del Mobile, una nuova sede. Un satellite ricavato da un ampio edificio di archeologia industriale nella zona dei Navigli, in Ripa di Porta Ticinese dove si alterneranno: esposizioni della collezione del Centro Pecci, mostre, presentazioni di progetti editoriali, opere site-specific. Un progetto ambizioso che porta a Milano una delle più interessanti collezioni d’arte contemporanea in Italia.

Lontani dall’idea di globalizzazione della cultura – secondo le parole di Marco Bazzini, direttore artistico del Pecci – “il vero motore del progetto di espansione del Centro Pecci a Prato e a Milano è la collezione permanente raccolta in oltre 20 anni. La possibilità di valorizzare le oltre 1350 opere d’arte contemporanea, potendole esportare, è per noi un’importante opportunità.” L’inaugurazione della sede del Museo Pecci Milano, sarà dedicata alla ricerca visiva di NIO architecten, autori del progetto di ampliamento della sede di Prato, di cui sarà proposta l’opera inedita Dark Matter (2010).

Robin Rhode, dal Sud Africa a Los Angeles

A New York l’artista sudafricano del momento è William Kentridge ma a Los Angeles la vera star è Robin Rhode, giovane artista e conterraneo del suo illustre collega. L’arte di Rhode è strettamente connessa alle sue radici sud africane e molto spesso usa meccanismi creativi simili a quelli di Kentridge come il disegno-performance e l’animazione ottenuta cancellando e ridisegnando i soggetti su carta o altri supporti.

La presente mostra personale di Roin Rhode al LACMA, Los Angeles County Museum of Art ( in visione dal 11 marzo al 6 giugno) presenta al pubblico sei opere recenti, create mediante una vasta varietà di media. Juggla (del 2007) ad esempio è un’opera costituita da un set di 20 stampe digitale ai pigmenti che raffigurano un uomo di colore , vestito come un menestrello o un giocoliere. Le opere presentate al LACMA sono state create negli ultimi tre anni trascorsi da Rhode a Berlino ed indagano sulle meccaniche dell’identità e dell’inganno visivo, presentando in varie occasioni il doppelganger dello stesso artista con la faccia coperta da enormi e stravaganti cappelli.

La residenza della principessa Diana diventa un palazzo incantato

Kensington Palace, la residenza dell’indimenticata principessa Diana di Inghilterra è stato trasformato in una sorta di palazzo incantato da alcuni designer come Vivienne Westwood e William Tempest. Il palazzo è attualmente teatro di alcuni restauri guidati dall’Historic Royal Palaces, i lavori saranno ultimati nel 2012 per una spesa totale di 12 milioni di sterline,ma nel frattempo la struttura ospiterà mostre e performance dal vivo.

Assieme alla Westwood ed a Tempest, altre stars come Stephen Jones, Boudicca, Aminaka Wilmont e Echo Morgan saranno impregnate nella creazione di installazioni che avranno come trama le incredibili e drammatiche storie delle persone che hanno vissuto all’interno del palazzo. Tra le sale coinvolte nel progetto sono state selezionate la stanza da letto della Regina Vittoria che sarà invasa da un vestito creato da Tempest ed impreziosito da più di 2.000 uccellini realizzati mediante origami. La stanza è stata ribattezzata The Room of Royal Sorrows (la stanza reale delle sofferenze) ed è stata trasformata in una rappresentazione drammatica dei travagli della Regina Maria II ed il suo vano tentativo di dare vita ad un erede.

All’asta di beneficenza per Haiti spunta Patti Smith

Poche sere fa più di 600 membri della comunità artistica di New York si sono riuniti nella sede di Sotheby’s per un’asta di beneficenza a supporto della campagna Tools For Thought, fondazione creata nel gennaio 2010 da Diana Campbell e Julie Ragolia con lo scopo di raccogliere fondi per la ricostruzione di Haiti dopo il tremendo terremoto.  Alcuni celebri personaggi della scena dell’arte internazionale sono stati invitati a donare un oggetto per la grande asta.

Tra le opere proposte vi erano anche pezzi di rilievo come uno skateboard donato dall’artista Marilyn Minter. Altri grandi nomi della scena come Dan Colen, Roxy Paine e Aurel Schmidt hanno partecipato donando una loro opera e dando il via ad una guerra di offerte decisamente forsennata, il tutto all’insegna della solidarietà. Il magnifico evento è stato impreziosito dalla presenza della dea del punk Patti Smith che ha suonato dal vivo ed ha donato My Horse in Namibia, una stampa arricchita da una sua poesia.

Il MoMa entra in possesso della @ e Firenze di Mapplethorpe

Continuano le folli spese del Moma, Museum of Modern Art di New York. Il dipartimento di design ed architettura ha infatti deciso di acquistare il simbolo @, si è unitile che fate quelle facce, il Moma ha proprio comprato la celebre chiocciolina che andrà così ad unirsi ad una collezione totale di circa 175.000 oggetti. Secondo Paola Antonelli, curatore della sezione architettura e design, il celebre simbolo “E’ una prova di eleganza straordinaria, tanto che potrebbe essere definito come l’equivalente dei readymades artistici di Marcel Duchamp”.

Il simbolo @ è stato usato da Raymond Tomlinson per l’invio della prima email nel 1971. Prima di entrare nel mondo digitale l’elemento tipografico era usato in contesti. Già presso i mercanti veneziani la @ era un segno grafico che rappresentava l’anfora, utilizzata allora come misura di peso e capacità. La si trova in un documento commerciale del 1536. La @ era presente nella macchina per scrivere Lambert del 1902 e serviva ad abbreviare la frase commerciale at a rate of (più o meno: al prezzo di). Mentre il celebre simbolo è stato acquistato in maniera gratuita, ricordiamo che la recente acquisizione dell’opera effimera di Tino Sehgal intitolata The Kiss (del 2003 costituita da due performers che si baciano) è costata al Moma la bellezza di 70.000 dollari.

Uno Scanner al Mambo di Bologna

Dal 25 marzo al 25 luglio 2010 sarà possibile visitare al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna la mostra Scanner di Matej Krèn a cura di Ivan Jančár. Scanner è l’installazione appositamente ideata per il museo MAMbo, la più alta finora realizzata dall’artista, che a partire dagli anni Novanta ha proposto questa tipologia d’intervento in vari Paesi, muovendo dalla volontà di indagare l’impossibilità di una conquista umana che possa considerarsi definitiva o conclusa, proponendo invece un’esperienza individuale destabilizzante.

La presenza al MAMbo, prima volta per Krén in Italia, è resa possibile grazie alla collaborazione con il LIC, Literárne informačné centrum di Bratislava (Centro di informazione letteraria), Associazione culturale che fa capo al Ministero della Cultura della Repubblica Slovacca e si pone come ideale coronamento della serie di eventi della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, di cui quest’anno la Slovacchia è ospite d’onore.

Daniel Spoerri – Dai Tableaux pièges agli Idoli di Prillwitz

In concomitanza con l’ottantesimo compleanno di Daniel Spoerri, il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce di Genova gli dedica un’importante retrospettiva, dal 24 marzo al 20 giugno 2010, nel tentativo di proporre una lettura critica complessiva del lavoro di uno dei protagonisti della storia dell’arte contemporanea, a partire dalla sua adesione al gruppo dei Nouveaux Realistes, nell’ottobre del 1960, sino ad oggi.

Il percorso della mostra inizia con alcune recenti sculture della serie Idoli di Prillwitz: Il guerriero, Ragazza con piede d’elefante, Il mostro-granchio, realizzate dal 2005, con una definitiva traduzione nella materia del bronzo di assemblaggi che generano figure aberranti quanto fantastiche.Le prime tre sale sono dedicate all’opera più nota di Daniel Spoerri, i Tableaux-piège, da quelli storici degli anni ‘60/’70 alla rivisitazione del soggetto in anni più recenti, con particolare riguardo alla serie Sevilla Series Eaten by….

Man Ray e Robert Mapplethorpe alla Fondazione Marconi

Il 23 marzo la Fondazione Marconi di Milano presenta la mostra Man Ray-Mapplethorpe, realizzata in concomitanza con la mostra Robert Mapplethorpe. La perfezione della forma (21.03-13.06.2010) organizzata dal Museo d’Arte di Lugano diretto da Bruno Corà, ed in collaborazione con la Mapplethorpe Foundation di New York.

La mostra permetterà di identificare analogie e differenze tra le opere e i “punti di vista” dei due poliedrici artisti americani, tra loro distinti per generazione, ma accomunati dalla magistrale capacità di rendere le forme e la bellezza dei soggetti scelti: dai fiori, agli oggetti, ai nudi maschili e femminili. Nel 1920 a Parigi, Man Ray inizia a lavorare come fotografo professionista e con il tempo diviene un collaboratore di “Harper’s Bazar”, “Vogue”, “Vu”, “Vanity Fair” e altre riviste famose. Sebbene in quegli anni Man Ray sia noto soprattutto per i ritratti, è allora riconosciuto come artista della fotografia grazie ai suoi rayographs e alla solarizzazione.

Delitto e castigo, una mostra sul crimine al Museo D’Orsay di Parigi

 Siamo a Parigi, esattamente il 30 settembre del 1981 il ministro francese di grazia e giustizia Robert Badinter riesce ad abolire la pena di morte in tutta la nazione. Ci sono voluti circa duecento anni di dibattiti e polemiche per arrivare a questa importante decisione. Fu infatti nel lontano 1791 che Louis-Michel Le Peletier de Saint-Fargeau cercò di convincere l’Assemblea Costituente ad abolire la pena capitale. Dal 1791 al 1981, dalla Rivoluzione Francese ai giorni nostri, si è lungamente parlato di giustizia divina e giustizia terrena e sul fatto che un uomo non può sostituirsi a Dio e sottrarre la vita ad un altro uomo.

Duecento anni di pena capitale hanno però creato vere e proprie figure criminali memorabili, oscure e malevole presenze che hanno foraggiato la letteratura ispirando maestri come Sade, Baudelaire, Dostoevskij e Camus. Il crimine ed in particolare l’assassinio ha alimentato anche le arti visive, nei maggiori pittori come Francisco Goya, Théodore Géricault, Pablo Picasso e René Magritte, le raffigurazioni del crimine o della pena capitale hanno portato alla creazione di opere straordinarie. Anche il cinema, fa subito suo il fascino inquieto di una violenza estrema e la rappresentazione della stessa è trasformata in piacere, addirittura in voluttà.

Chi l’ha visto? ritrova un Rembrandt e vinci 5 milioni di dollari

 Di furti d’arte ne abbiamo parlato e sicuramente ne parleremo ancora poichè il numero delle opere trafugate è in netta ascesa e supera di gran lunga quello dei capolavori ritrovati. Questa volta vorremmo parlarvi di un fatto accaduto nel lontano 1990 che rappresenta sicuramente un valido esempio di furto insolito e ben riuscito. Circa dieci anni fa, esattamente il 18 marzo del 1990,  due persone bussarono alla porta dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel Massachusetts. Gli uomini indossavano un’uniforme delle forze di polizia cittadine e così nessuno si stupì troppo di quell’insolita visita dopo la mezzanotte.

Riuscitisi ad introdurre all’interno degli spazi espositivi i due finti poliziotti ammanettarono le guardie notturne e si impossessarono di ben 13 opere valutate all’epoca circa 500 milioni di dollari. Il bottino comprendeva  Concerto a tre, uno dei 35 dipinti conosciuti di Johannes Vermeer e tre dipinti di Rembrandt Van Rijn tra cui la sua unica marina intitolata Cristo nella tempesta sul mare di Galilea, un olio su tela del 1633 oltre che una piccola stampa raffigurante un autoritratto del grande pittore.