Fauxreel, ovvero quando la Street Art si vende al sistema

Da tempo la street art è entrata nei luoghi canonici dell’arte, gallerie e musei (persino in Italia) ospitano sempre più eventi dedicate a questa splendida disciplina artistica di cui molte volte abbiamo parlato fra le nostre pagine, imparando ad ammirare le incursioni di protagonisti internazionali come Banksy, Os Gemeos,Cartrain, Mat Benote e dei talenti nostrani come Sten, Lex, Lucamaleonte, Blu e Tv Boy.

Per questi e tanti altri grandi nomi della street art il passo dalla strada alla galleria d’arte è stato relativamente breve un poco come lo è stato per Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Documentare i progressi della street art organizzando mostre in luoghi istituzionali e quanto altro è un passo dovuto per la storia dell’arte ma è altrettanto importante che i protagonisti di questa disciplina non si vendano completamente al sistema dell’arte snaturando così la freschezza di una creatività nata nelle strade.

Tre grandi mostre da non perdere nel Regno Unito

Tris d’assi d’arte contemporanea per Irlanda e Regno Unito che continuano a macinare grandi mostre su grandi mostre mentre l‘offerta contemporanea italiana marcia decisamente a passo di tartaruga. Si parte con l’ Irish Museum of Modern Art di Dublino che propone fino al 23 marzo un’interessante mostra di Francis Alÿs dal titolo Le Temps du Sommeil. Moderno sognatore urbano Alÿs è da sempre alla ricerca delle assurdità e delle futilità della vita cittadina.

L’artista è la versione contemporanea del concetto del flâneur creato da Baudelaire, un vagabondo senza meta che attraverso la piattezza e la bassezza dell’umanità riesce a cogliere dei momenti poetici. Nel corso dell’evento saranno presentati una serie di dipinti, collages e diari di performances che documentano imprese folli come spingere un grande blocco di ghiaccio attraverso Mexico City fino a vederlo consumarsi in una piccola pozzanghera. La Serpentine Gallery di Londra ospita invece dal 3 marzo fino al 25 aprile, una retrospettiva dedicata a Richard Hamilton.

Alex Katz non è un genio ma almeno ci rivela alcuni segreti dell’arte

 Alex Katz è uno di quei pochissimi artisti che sono riusciti a raggiungere sin da subito un tremendo successo commerciale ed hanno visto le loro opere nelle più importanti collezioni dei musei internazionali. Ma l’arte di Alex Katz lascia comunque aperte molte domande sulla sua importanza storica. Come pittore Katz non è certo un disastro ma non ha mai avuto uno stile talmente originale da far esclamare al mondo: “Ci troviamo di fronte al nuovo Pablo Picasso“.

Nel corso della sua carriera la critica ha sempre giudicato i suoi ritratti di amici e parenti come rappresentazioni piatte, statiche e decisamente insignificanti. Ovviamente se non siete fans di Mr. Katz la mostra Alex Katz: Seeing, Drawing, Making ospitata dal Parrish Art Museum di New York fino al 4 aprile 2010, non vi farà certo cambiare idea ma l’evento è decisamente interessante e non solo per i 50 tra dipinti, stampe e disegni presenti nello spazio espositivo. Questa mostra verte infatti sul processo creativo e tra cartoni e schizzi, molto spesso posti nelle vicinanze del dipinto finito, si può avere un idea precisa di come un bozzetto può evolversi in un’opera.

I magnifici 7 artisti under 35 da non perdere

Si fa un gran parlare della giovane arte internazionale e non a torto. Le nuove leve sapranno sicuramente rivoluzionare il mercato e la creatività dei prossimi anni, ma chi sono gli artisti da tenere d’occhio? Globartmag vi offre i magnifici 7 artisti (internazionali) sotto i 35 anni da non perdere.

Adriana Lara (1978)
Artista concettuale autodidatta che lavora principalmente con materiali di recupero. La sua installazione di una buccia di banana sul pavimento del New Museum è stata una delle cose più interessanti viste alla mostra Younger Than Jesus dello scorso anno. Vive e lavora in Messico ed è rappresentata dalla galleria Air de Paris di Parigi

Angel Otero (1981)
Crea dense pitture ad olio e sculture eseguite sempre con stratificazioni di colori ad olio. E’ stato uno dei protagonisti della fiera NADA di Miami dove la galleria che lo rappresenta ha venduto tutti i suoi lavori. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Kavi Gupta Gallery di Chicago

Josh Brand (1980)
Fotografo di stampo concettuale che solitamente crea senza il bisogno della macchina fotografica. Le sue stampe sono eseguite in camera oscura. L’artista è stato scelto per la Whitney Biennial 2010. Vive e lavora a New York ed è rappresentato dalla Herald St Gallery di Londra.

Francesco Bonami punta il dito contro Vittorio Sgarbi

La doppia nomina di Vittorio Sgarbi come curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2011 e come supervisore delle acquisizioni del MaXXi di Roma ha sicuramente diviso il mondo dell’arte italiano ed ancora oggi le polemiche non accennano a diminuire. In tutto questo tourbillon di notizie, dichiarazioni e smentite è però interessante sommerfarsi a riflettere su ciò che pensano all’estero dell’intera faccenda. Andiamo quindi a leggere cosa hanno scritto sull’importante testata

La prossima edizione della Biennale di Venezia sarà un appuntamento molto sentito dagli italiani poiché la nazione celebra il 150 anniversario dalla sua unificazione proprio nel 2011. Il ministro della cultura Sandro Bondi ha difeso la sua scelta insistendo sul fatto che: ”Sgarbi ha una profonda conoscenza del patrimonio culturale italiano”.

Ma la nomina di Sgarbi ha ricevuto alcune critiche da parte del suo collega e compatriota Francesco Bonami, curatore della Whitney Biennial 2010. “Sfortunatamente l’italia ha ciò che si merita, l’arte contemporanea sta a Sgarbi come l’America a Bin Laden e non c’è dubbio che Sgarbi come Bin Laden è ferocemente in lotta contro il suo nemico. Questa nomina è quasi come un attacco suicida alla dignità italiana” ha dichiarato Bonami ai microfoni di Art Newspaper.

200 artisti per il Guggenheim Museum

Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.

200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra.

A Los Angeles la video arte va in aeroporto

 Gli aeroporti sono generalmente posti affollatissimi, dove forte è la tensione di chi deve partire, molti fissano convulsamente i monitors per informarsi su eventuali ritardi o cancellazioni, altri invece osservano semplicemente le scritte lampeggianti per passare il tempo. Insomma i monitors degli aeroporti oltre a rappresentare un’imprescindibile fonte di informazione, contribuiscono inevitabilmente a far aumentare il tasso di frenesia e nevrosi nell’animo del povero viaggiatore di turno.

Per ovviare a questa grande fonte di stress il Los Angeles International Airport ha deciso di utilizzare i suoi monitor in maniera creativa ed ha lanciato un nuovo progetto pubblico che prevede la presenza di opere video create da 17 artisti. Stando a quanto dichiarato dagli organizzatori, i video saranno proiettati in ben due differenti locations permanenti all’nterno della sala degli arrivi del terminal Tom Bradley. Alcuni dei video sono già in visione ma gli organizzatori tengono la bocca ben cucita sul programma completo delle proiezioni che sarà svelato solo in estate.

Sicilia e Campania nuovamente unite in nome dell’arte contemporanea

Raffaele Lombardo e Antonio Bassolino hanno stretto un accordo governativo tra le due regioni Sicilia e Campania, unite in una sorta di gemellaggio culturale per un progetto denominato Le Città del Mediterraneo. Le regioni hanno affidato la gestione del progetto a Riso-Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia e alla Fondazione Campania dei Festival. Tale unione prevede l‘organizzazione di ben 20 mostre d’arte contemporanea in altrettante città della Sicilia nei mesi di Agosto e Settembre.

Focus on Whitney Biennial parte II: i veterani dell’arte contemporanea

Eccoci al nostro secondo appuntamento con i protagonisti della Whitney Biennial 2010 targata Francesco Bonami. Anche se ognuno tende ad associare la manifestazione alla giovane arte ( che abbiamo descritto nel precedente articolo), quest’anno la biennale offre un vasto panorama di artisti veterani del contemporaneo. Andiamo a conoscere i 17 artisti che superano i 40 anni di età:

Ari Marcopoulos, classe 1957, autore di foto in bianco e nero che documentano gli albori della scena hip hop. Marcopoulos ha collaborato con Andy Warhol negli anni ’80 ed è apparso sui più importanti fashion magazine. Michael Asher, classe 1943, artista concettuale e critico istituzionale, ha esibito le sue opere in musei come il MoMa ed il Pompidou Center. Charles Ray, classe 1953, solitamente creatore di forme concettuali e minimaliste. Recentemente l’artista ha creato una scultura gigante che raffigura un contadino sul suo trattore. ha già partecipato alle edizioni 1989, 1993, 1995 e 1997 della Whitney, un vero veterano. Robert Williams, classe 1943, conosciuto per i suoi dipinti figurativi caratterizzati da un’aura sinistra e bizzarra. Pioniere della lowbrow art ha esposto in musei come il Moca ed è rappresentato dal mitico gallerista Tony Shafrazi.

Uno sputo a Lucio Fontana e la Gnam si pubblicizza a dovere

 Documenteremo prima il fatto e poi tireremo le somme dell’intera faccenda.

Globartmag vi ha spesso tenuti informati sui sempre più ricorrenti atti di vandalismo ai danni dell’arte. Stavolta però non si tratta di un danneggiamento bensì di un vero e proprio vilipendio, un oltraggio basso ed infame che pesa quanto una macchia d’inchiostro sulla tela od una martellata sul marmo. L’increscioso evento è accaduto alla Gnam di Roma e la vittima dell’assalto è un’opera di Lucio Fontana dal titolo Concetto spaziale- Attese del 1968, cinque tagli su tela dipinta di bianco dal valore di almeno 9 milioni di euro.

Ebbene l’opera è stata colpita da un volgare sputo, un segno di rabbia e sfregio contro la creazione di un artista che storicamente è sempre stato oggetto di roventi critiche e dissensi. Fortunatamente lo sputo è andato a finire sul vetro che protegge l’opera ed in alcuni secondi è stato lavato via ma è ovvio che la forza di tale deprecabile gesto non può essere lavata via così presto. L’episodio che vi abbiamo raccontato è però accaduto nel 2009 è stato misteriosamente reso noto solo ora dalla soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli.

Il legame tra cibo ed arte ed il suo impatto sulla vita quotidiana

Alla Kunsthalle di Düsseldorf è ancora possibile visitare (fino al 28 febbraio 2010) un’interessante ed estrosa mostra dal titolo Eating the Universe – Food in Art. La mostra in sostanza è un’attenta riflessione sul termine Eat Art coniato dall’artista svizzero Daniel Spoerri che riprese gli intenti ideologici della celebre Cucina Futurista sviluppandoli in modo da far entrare le arti culinarie all’interno delle arti visive.

Dal 1968 al 1972 Spoerri fu proprietario di un ristorante a Düsseldorf in Burgpkatz e sucessivamente della Eat Art Gallery. Proprio in quegli anni il celebre artista decise di intraprendere la nuova avventura della eat art, caratterizzata da opere d’arte realizzate con materiali commestibili. In una mostra a Milano, Spoerri presentò opere di Yves Klein, Arman ed altri, tutte realizzate con il cibo e successivamente servite durante un banchetto. Il titolo della presente mostra Eating the Universe è ispirato a Peter Kubelka, professore di film e cucina alla Studeschule di Francoforte, che negli anni ’70 lo coniò per un Tv show sulla cucina come forma d’arte.

Egon Schiele e il suo tempo

Apre a Palazzo Reale di Milano il 25 febbraio la mostra Schiele e il suo tempo, realizzata in collaborazione con il Leopold Museum di Vienna. L’esposizione presenta circa 40 dipinti e opere su carta dell’artista Egon Schiele, accompagnati da altrettanti capolavori di Klimt, Kokoschka, Gerstl, Moser e vari altri protagonisti della cultura viennese del primo Novecento.

“Egon Schiele e la Vienna del primo Novecento rivivono nelle sale di Palazzo Reale con la grande esposizione promossa dal Comune di Milano che pone al centro dell’attenzione una stagione della Mitteleuropa attraversata da un intenso fermento culturale e insieme dalle contraddizioni e dai conflitti che porteranno alla prima guerra mondiale – spiega l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -. L’obiettivo è quello di restituire al pubblico la ricchezza di un’epoca irripetibile e di una città-simbolo, Vienna, che in quegli anni rappresenta il tormentato destino del vecchio Continente”.

Keep your seat – Stai al tuo posto

Keep your seat – Stai al tuo posto la mostra che la GAM di Torino inaugura il 24 febbraio nella sua Exhibition Area al primo piano ha l’obiettivo di indagare il rapporto fra arte contemporanea e design. Ma per analizzare un rapporto così articolato è necessario possedere una precisa consapevolezza della complessità del tema e delle implicazioni storiche e sociologiche che tale compito comporta. Per questo è necessario circoscrivere l’ambito tematico, isolare alcuni aspetti, tracciare alcune fisionomie che consentano la riconoscibilità di un percorso. In questo contesto si è scelto di assegnare l’idea centrale dell’esposizione alla seduta: un soggetto a cui è attribuito un compito preciso e definito.

L’oggetto Sedia è analizzato soffermandosi sull’idea di presenza, assenza e solitudine: una scultura dai rimandi infiniti, un luogo fisico dove misurare l’idea di una realtà che non si concede facilmente e che rimanda ad altre verità.

Il Guggenheim festeggia 50 anni con gli Animal Collective

Tra poco il Guggenheim Museum di New York compirà 50 anni suonati, ed è il caso di dirlo visto che per l’occasione la famosa istituzione sarà presa d’assalto dalla famosa rock band The Animal Collective. Il 4 marzo la band presenterà un progetto creato in collaborazione con l’artista Danny Perez, si tratta di una performance site-specific che trasformerà la celebre rotunda del museo in un ambiente cinetico e psichedelico

. Durante l’ evento ( che prende il nome di Transverse Temporal Gyrus) gli Animal Collective suoneranno musica appositamente composta per l’evento e si esibiranno con l’ausilio di proiezioni, costumi ed altre astrazioni visive.